IL  MONDO BRUCIA


 

Nei mesi che trascorre a Banja Luka l'Eucaristia diventa sempre più il polo magnetico della vita spirituale di Ivan, che peraltro non si chiude in se stesso disdegnando d’altrui compagnia. Anzi, è gentile, amabile e cordiale e le ragazze ne ricercano la compagnia. Ma, anche se nutre simpatia per qualcuna in particolare, non si lascia andare a facili innamoramenti, sia per il suo profondo rispetto verso la donna in generale, sia anche perché da un momento all'altro attende di essere chiamato per la guerra, ma soprattutto perché avverte sempre più viva l'attrattiva per un impegno di perpetua castità. Ritorna ancora Greta nei suoi pensieri.

A fine febbraio Ivan parte per la guerra e trascorre le prime otto settimane a Lebring, presso Graz e a Slovenska Bistrica. Superato l'esame di ufficiale, viene inviato a Seewiesen per un corso da sciatore, e nel gennaio 1918 al fronte italiano dove resta fino alla fine della guerra, salvo brevi licenze di dieci giorni ogni sei mese.

Nel diario Ivan riferisce la sua esperienza della guerra con gli orrori che l' accompagnavano. Costretto a guardare ogni giorno in faccia la morte, sottoposto ad ogni privazione ed esposto a pericoli d'ogni genere, matura in se stesso il modo di guardare il mondo. A contatto col dolore, la sofferenza e la morte, svaniscono in lui i dubbi e le esitazioni di un tempo e si convince che solo i principi cristiani, gli unici validi e degni di essere vissuti, danno all'uomo la forza di sopportare tutta la tragedia della vita. La figura di Cristo ed il suo insegnamento diventano il programma della sua vita. L'arte e la letteratura non lo entusiasmano più; anzi si meraviglia come lo avessero appassionato tanto.

Ogni giorno si allena nella lotta contro la debolezza della sua natura umana. Anela sempre più alla perfezione che riuscirà a raggiungere con l'aiuto della Grazia di Dio. Ma seguiamolo nel suo diario.

 

 

Pagine dal Diario

 

Graz, venerdì 18 marzo 1916

"E' molto probabile che mi mandino al fronte. In verità non temo la morte perché in Cielo è la mia vera Patria, ma non sono sicuro di meritarlo, perché non conduco una buona vita spirituale... Sono stato in dubbio se prestare giuramento o meno, impegnarmi a combattere contro nemici dichiarati tali dai signori delle cancellerie. Io sono stato sempre contro la guerra. Io voglio abbracciare tutti gli uomini e adoperarmi per riconciliarli fra loro...".

 

Graz, giovedì 23 marzo 1916

"La guerra è, in ogni caso, sempre una pessima cosa... Ammazzare gli altri! Non posso accettarlo. Io ho sempre sognato la fratellanza e l'amore. Mi si afferma che la morale cattolica richiede che si ubbidisca all'imperatore e che si ottemperi ai doveri di soldato. Per me questo è un grosso problema... Quando il padrone comanda ciò che è male io ritengo che il servitore non debba eseguirlo. Non voglio dire con questo che sto servendo una causa malvagia; ma pur intuendo lo scopo di questa guerra, essa non mi è chiara del tutto. E oltretutto sono convinto che si poteva evitare".

 

Graz, lunedì 27 marzo 1916

"Ogni momento avverto la mia fragilità umana. E quello che è più amaro è che mi sento un uomo mediocre e superficiale ... Ho bisogno di forza spirituale. Ho bisogno di attingere alla fonte inesauribile dell'amore, alla forza onnipotente dell'Eucaristia, che riempie l'anima di luce più chiara del giorno, e la sazia spiritualmente e l'acquieta facendole gustare qualcosa d'infinito e d'immenso. Ohm, quanto desidero abbeverarmi sempre continuamente a questa fonte! Signore, aiutami".

 

Slovenska Bistrica, domenica 16 aprile 1916

"Sono stato a lungo in chiesa. Una cosa splendida! Oggi mi sento così ripieno di luce, di entusiasmo e di amore. Come se in un baleno si fosse riaccesa in me la vita spirituale".

 

Sabato 26 agosto 1916

"Il problema più importante per l'uomo è quello della morte. Questo problema mi deve ora più degli altri interessare perché una volta al fronte fra qualche mese potrei da un momento all'altro lasciare questa terra. I programmi umani non hanno un saldo fondamento. Così io li feci per la mia vita futura, per una felicità terrena, senza pensare di dover morire. Devo quindi riflettere di più sulla morte, in maniera da esservi preparato in ogni istante...".

 

 

 

Zingarella 18 maggio 1917

" I cannoni hanno tuonato paurosamente, facendo tremare la baracca. Ma l'uomo si avvezza a tutto. Che i cannoni tuonino o non tuonino io me ne vado per la mia strada come se nulla fosse... Il dolore, i patimenti, la vista di tanti morti e di tanti mutilati, libera l'uomo da tante futilità e lo costringe a interrogarsi sul senso della vita. L'esperienza finora vissuta mi richiama alla mente le parole del Signore: Di che avete paura, forse ancora non avete fede? Ma perché temere? Egli lassù sa già che cosa sarà di me. Egli mi ama infinitamente e sa se per me è meglio che io muoia o che viva ancora. Perché temere, se Egli traccia le mie vie? Bisogna vivere sempre lodandolo, senza curarsi del pericolo di morire".

 

Zingarella 22 giugno 1917

"Ho visto venti morti, caduti negli ultimi combattimenti ... alcuni cadaveri erano mutilati... Ecco, questa è la vita. Non è sentimentalizzare, che sarebbe debolezza, ma è la più cruda realtà, e questa grida: Non lasciati vincere! Vinci la morte! Al di sopra di tutto sta Cristo che dice: Chi crederà in me, non saprà cosa sia la morte...

Vorrei ricevere il Signore, che mi ama più di tutti e mi è più caro di tutto al mondo. Ma non ne sono degno; sono troppo debole perché possa pienamente sacrificare per la Santissima Eucaristia. Dice bene l'autore dell'Imitazione di Cristo: noi siamo pronti a gustare l'Ostia, ma ci disperiamo quando si tratta di portare con gioia la croce."

 

Monte Rasta 9 settembre 1917

"Qui non c'è la Santa Eucaristia. Vivo come un pagano... Dio consolatore, vieni a trasformare la mia natura con i raggi dell'eternità; e, assimilato a Te, io comprenda il senso dell'esistenza"!

 

Monte Rasta, 5 ottobre 1917

"I desideri si combattono in me e l'incostanza mi scava la terra sotto i piedi. Quando verrà finalmente il tempo in cui non ci saranno più contraddizioni... non più notte e nessun peccato? Quando suonerà l'ora dell'eterna gloria, dell'eterna luce? Quando vedremo l'Agnello resuscitato e la bellezza della nostra Mamma celeste? Quando ci uniremo ai cori celesti, nel cantico eterno del "sanctus" immersi nello splendore di Dio?...

L'astinenza e l'Eucaristia è la via. Digiuno e Comunione, due cose in alternativa fra loro. Il digiuno c’è penoso perché ci spoglia del godimento, la Comunione ci fa partecipi di una gioia infinita e divinizza il nostro corpo. Le nostre strade sono sconosciute. Chi lo sa se resterò in vita. Andremo in Carinzia dove comincerà l'offensiva. Dio guida le sorti delle nazioni ed egli sa anche cosa è meglio per me. Sarò contento d’ogni cosa e accetterò con gratitudine tutto ciò che Egli mi destinerà. Se per la mia morte soffriranno i miei genitori, anche il loro dolore passerà: non è questa terra una valle di lacrime? ... Ma non costringetemi uccidere degli uomini"!

 

Nonostante la guerra fosse nella sua fase cruciale, Ivan appuntava nel suo diario i primi schemi di programmi per la sua vita spirituale. Il mondo esterno, cioè, non lo turba anche se vive in mezzo ai fischi delle granate e vede cadere i compagni attorno a se. Inizia così la sua ascesi che consisterà sì nel mortificare il corpo, ma, nello stesso tempo, anche nel curarlo perché non appaia trasandato, memore dell'insegnamento di Cristo: "Quando digiuni, non mostrarti triste...".

 

 

 

Pagine dal Diario

 

Fonzaso 5 febbraio 1918

"...mangiare di regola solo durante i pasti (2 volte al giorno). Vincere il proprio corpo. Giaciglio duro, levata di buon'ora, periodicamente un giorno di digiuno completo, in maniera da raggiungere il pieno dominio sul corpo. Di pari grado va curata la salute e l'aspetto esteriore. Fanno una brutta impressione quelle persone che, anche se buone, si presentano però trasandate... Tutto ciò che è brutto è conseguenza del peccato.

Occorre vivere sempre alla presenza di Dio. Fare ogni giorno possibilmente appena sveglio, la meditazione e la preghiera; quindi S. Messa e Comunione. In queste ore va dimenticata ogni preoccupazione per pensare solo alla vita spirituale. D'ora innanzi non voglio più vivere come prima della guerra. Devo cominciare una nuova vita con l'aiuto del Signore".

 

In questo periodo Ivan ottiene tre mesi di licenza. Il 9 aprile è à Vienna e sul diario appunta le sue preoccupazioni per il futuro. Quale carriera intraprendere? Si sente portato per l'arte e la letteratura, ma sa che cozzerebbe contro il volere della madre. Egli è pronto a sacrificare le sue inclinazioni per la conversione della madre che era ebrea,  anche se convertitasi formalmente al cristianesimo per contrarre il matrimonio religioso col marito.

Ivan in tutto si rimette alla volontà di Dio. Poi è di nuovo al fronte. Il 20 maggio è a Fontanella; il 28 seguente a Fontana Secca: qui sul diario chiede a Dio di fargli raggiungere il pieno dominio sul suo corpo. A Solarol il 13 luglio successivo appunta sul diario i suoi aneliti di unione con Dio e di purificazione da ogni forma di peccato. Il 23 agosto è nei pressi di Belluno. Il suo proposito è il dominio assoluto sulle passioni, con una grande forza di volontà. Egli ha messo ormai Dio al primo posto nella sua vita, quando la guerra finisce e riprende i suoi studi a Vienna. I genitori, trasferitisi nel frattempo a Zagabria, hanno acconsentito a che egli studiasse letteratura.