AMICO DEI GIOVANI


 

Già durante i suoi studi, a Vienna come a Parigi, Ivan aveva militato in diverse organizzazioni cattoliche, assimilandone il lavoro, le regole, i metodi. Giunto a Zagabria nel 1922 entrò a far parte della Lega della gioventù cattolica, divenendone presidente. Quando il sodalizio si trasformò nella Lega Aquilina Croata (branca giovanile del più ampio movimento Cattolico Croato), Ivan venne eletto vicepresidente e segretario, incarichi che mantenne fino alla morte. La Lega Aquilina (gli Orli, Le Aquile cioè) aveva come scopo l'educazione e la formazione della gioventù sul piano religioso, intellettuale, morale e fisico. Una caratterizzazione specifica della Lega era l'attività ginnica. Entrato a far parte del Movimento, Ivan vi impresse subito una forte nota religiosa e culturale, assieme. Sul piano religioso l'organizzazione accettò, su proposta del Merz, il motto: Sacrificio - Eucaristia - Apostolato.

Il regolamento della Lega, composto interamente da Ivan, era caratterizzato due idee fondamentali: amore verso la Chiesa e attaccamento al Romano Pontefice. Per il movimento Ivan non si risparmiò, dando il meglio di se stesso fino all'ultimo giorno della sua vita. Pur se malato, spesso stanco, non mancava mai agli incontri e alle sedute dell'organizzazione, viaggiava ogni qualvolta lo richiedevano le necessità del sodalizio, visitava i vari gruppi associativi, dirigeva la corrispondenza, teneva conferenze. Ma Ivan non si limitò a dare alla Lega una forte impronta religiosa, bensì anche formativo-culturale. Egli per primo approfondì la filosofia e studiò teologia sotto la guida di padre Alfirevi_, della Compagnia di Gesù. Per i giovani, quindi, Ivan fu non solo un apostolo ma anche una guida illuminata perché ben preparato. Era per loro soprattutto un amico al quale si potevano rivolgere in qualsiasi necessità: per un consiglio, un'idea, un aiuto materiale o per la ricerca di un posto di lavoro. La sua casa era aperta a tutti e spesso dormiva sul duro pavimento perchè cedeva a chi ne aveva bisogno il suo letto.

La sua amicizia consisteva soprattutto nel guidare sulla via del bene l'amico, indirizzarlo verso la verità, aiutarlo a trovare la via giusta. Nei suoi incontri con i giovani Ivan si sforzava di accenderli di amore per la Chiesa e per il Signore. Quando giunse l'ora della sua morte, egli offrì la vita per la gioventù del suo paese, estremo olocausto che coronò i sei intensi anni di proficuo apostolato tra le file della Lega Aquilina Croata.

 

 

 
IVAN E L'AZIONE CATTOLICA

 

 

Verso la fine del 1922 Pio XI pubblicava l'enciclica sull'Azione Cattolica. Più volte, successivamente, esortò clero e fedeli a realizzare il programma dell'enciclica. I vescovi dell'attuale Jugoslavia si fecero eco, dopo circa un anno, del documento papale raccomandando a clero e fedeli il movimento. Ivan Merz fu tra i primi, se non il primo, a rispondere con generoso entusiasmo all'appello del Papa sul quale vedeva Cristo in terra. Dopo averne diffuso i principi si decise anche a scrivere un libretto "Azione cattolica" pubblicato a Šibenik nel 1927.

L'Azione cattolica è la collaborazione del laicato all'apostolato gerarchico della Chiesa. La sua meta è l'estensione del Regno di Cristo nel sociale, in maniera che tutti gli uomini conoscano e amano di più Dio. Il movimento è alla diretta dipendenza della Gerarchia. Ora questi principi non erano bene accetti al Movimento Cattolico Croato fortemente politicizzato e quasi del tutto sganciato dall'autorità dei vescovi. L'opera di Ivan volta a impregnare dei principi dell'Azione cattolica la Lega Giovanile Croata (Orli - Aquile) venne pertanto fortemente osteggiata e ad Ivan venne dato del rivoluzionario. "Strana rivoluzione - era la sua risposta - ripetere quello che dice il Papa". Molto Ivan ebbe a soffrire per questa sua fedeltà alle direttive del Papa, ma alla fine i principi dell'Azione Cattolica permearono la Lega Aquilina (ramo giovanile del Movimento Cattolico Croato). Ivan non vede la nascita del Movimento in Croazia, ma la sua operosità fu come il seme che doveva germogliare a suo tempo. Pochi anni dopo la sua morte, infatti, i vescovi croati istituivano nel Paese l'Azione Cattolica.

 

 

 

LA GRANDE PROVA

 

 

L'impegno apostolico diretto a impregnare dei principi dell’Azione cattolica la Lega Aquilina Croata costò a Ivan incomprensioni e contraddizioni, accompagnate da attacchi, accuse e offese anche da parte di taluni dai quali non erano da aspettarsi. E Merz tutto sopportò con eroica pazienza, tacendo e pregando, ma soprattutto perdonando i denigratori. E quando i suoi collaboratori si animavano nella discussione, prendendo le sue difese, egli li esortava subito a non venire meno all'amore cristiano.

Ivan giustificava sempre anche coloro che più furiosamente lo aggredivano, con grave scandalo in seno allo stesso Movimento Cattolico, in quanto Ivan non cercava altro che di attuare le raccomandazioni del Papa e riportare l'associazionismo cattolico sotto l'egida dei vescovi. Il suo comportamento così magnanimo destava ovviamente ammirazione oltre che stupore. Nel saper perdonare, infatti, senza venir meno ai suoi principi ovviamente, Ivan seppe dimostrare la sua grandezza.

 

 


 

L'IDEA D’UNA NUOVO COMUNITA LAICALE

 

 

Nelle annotazioni sul diario durante gli esercizi spirituali del novembre 1923 abbiamo visto come Ivan già accarezzasse l'idea di una comunità di laici che egli definiva provvisoriamente (non avendone ancora un'idea ben precisa) Confraternita di Laici Cattolici. Questo sodalizio avrebbe dovuto riunire tutti i laici impegnati nelle più disparate professioni, disposti a spendere il loro tempo libero per Cristo e la sua Chiesa.

La spinta maggiore per quest'idea venne ad Ivan dall'iniziativa attuata in Italia dal cardinale Ferrari di Milano, il quale aveva fondato un Istituto i cui membri, sia uomini sia donne, cooperavano nel loro tempo libero per la diffusione e l'incremento della fede cattolica. Ivan progettò anche di recarsi in Italia per approfondire meglio la conoscenza dell'opera del cardinale Ferrari e trapiantarla cosi nel suo paese. Intanto cercava di entusiasmare dell'idea i suoi collaboratori e molte persone erano pronte a dare la loro adesione e a impegnarsi a vivere in povertà, obbedienza e castità. Sennonché la morte improvvisa d’Ivan impedì la realizzazione del progetto. Ma l'idea non andò smarrita. Un gruppo di collaboratrici d’Ivan, guidate da Marica Stankovic, fondò il primo istituto secolare in Croazia, denominato "Collaboratrici di Cristo Re", ispirato appunto all'idea del Merz.

 

 

 
APOSTOLO DELLA PENNA


 

Fin dal ginnasio Ivan aveva letto molte opere, soprattutto di carattere letterario. Aveva in seguito letto libri di teologia e spiritualità che avevano enormemente arricchito la sua formazione cristiana. La sua biblioteca aveva così raggiunto il numero di 1200 volumi, tutti testi scelti di letteratura, di filosofia, teologia e spiritualità.

Era quindi preparato a svolgere anche con la penna l'apostolato che con tanto zelo faceva fra i giovani. Così iniziò a scrivere articoli sui diversi giornali cattolici o d'ispirazione cattolica. Oltre agli articoli (se ne contano più di un centinaio) scrisse anche vari opuscoli e libretti (piccole opere) formativi come, ad esempio: "L'Azione Cattolica", di cui abbiamo accennato", "Tu e lei" dedicato ai fidanzati, "La vita eroica di Santa Giovanna d'Arco", "I più recenti miracoli a Lourdes", "I cattolici e il ballo", "Il libro d'oro". Se fosse vissuto a lungo - ricordiamo che Ivan Merz è morto ad appena 32 anni - sicuramente avrebbe lasciato una quantità considerevole d’opere, così come si riprometteva.

Va considerato che trovava il tempo di scrivere nonostante gli innumerevoli impegni che lo assorbivano nell'apostolato tra i giovani. Il suo zelo non conosceva ostacoli, nè stanchezza, quando si trattava di diffondere con ogni mezzo il regno di Cristo.

 

 

 

AMICO DEI POVERI


 

Lavorando fra i giovani, Ivan Merz donava se stesso, il suo aiuto indifferentemente al ragazzo di famiglia agiata come al povero e al bisognoso. In questo senso per lui non c'erano distinzioni di sorta. Ma la sua premura per i poveri risaltava ancor più verso le persone bisognose d'ogni sorte alle quali sapeva offrire con squisita affabilità l'aiuto materiale assieme a quello spirituale, sovente accompagnando l'uno e l'altro con la sua amicizia sincera.

Quanto alla sua generosità si sa con certezza che sistematicamente devolveva per i poveri il dieci per cento del suo stipendio d’insegnante. I poveri erano i suoi amici: basti ricordare Misko, un invalido lustrascarpe che viveva nello stesso quartiere di Ivan a Zagabria. Non solamente lo aiutava nelle sue necessità, ma sovente lo invitava a cena e sempre si fermava in cordiale conversazione quando lo incontrava per strada. Ecco un'altra testimonianza è d’Ante Radic_: "Ritornavo con Ivan da una visita alla sezione della Lega aquilina di Granesina. Sul tram con noi c'era un sudicio mendicante dal quale tutti si scostavano. Merz subito gli si avvicinò e intraprese con lui un amabile discorso. S'informò del suo stato e poi passò a consigliarlo fraternamente. Tra l'altro gli raccomandò di accostarsi ai Sacramenti, e poi....in ultimo lo invitò a casa sua fra la sorpresa e lo stupore dei viaggiatori".

La grandezza di un uomo si riconosce dal modo in cui tratta gli infimi (Carlyle). Un altro attestato della premura di Ivan per chiunque si trovasse nel bisogno ce lo offre la maestra Mira Majetic: "Un anno venne organizzato un pellegrinaggio a Lourdes e Ivan voleva a tutti i costi che io ci andassi. Ma io non potevo decidermi perché... mi mancavano i mezzi. Venutolo a sapere provvide a tutto lui e non solo alle spese ma anche al passaporto e ad altro. Quando volli ringraziarlo anche per l'intera giornata che aveva speso per procurarmi i documenti, egli mi rispose: "Il tempo che si dedica a qualcuno non è mai una perdita, ma un guadagno. Le giornate veramente perdute sono quelle durante le quali non si fa niente per gli altri. Queste parole mi si impressero nel profondo dell'anima e per quel pellegrinaggio gli sarò grata per tutta la vita".

La carità di Ivan abbracciava ogni categoria di persone comprese le ragazze traviate e i delinquenti. Suor Maria Francesca che si occupava appunto di queste povere sventurate presso la polizia di Zagabria, scrive di non aver trovato neppure presso i sacerdoti, o almeno nella maggior parte di loro, la premura di Ivan verso le giovani traviate e i ragazzi sbandati. Non si scandalizzava di loro, ma del peccato.

Dell'amore e della comprensione d’Ivan verso chi avesse sbagliato poté godere, tra gli altri, un ex religioso. In quell'epoca non era cosa da poco conto lasciare l'abito, pur con tutte le ragioni che si vuole: si era considerati come disonorati e perciò disprezzati e abbandonati. E questo era accaduto al religioso in questione. Egli stesso ha raccontato che tutti lo avevano allontanato. Solo Ivan Merz non lo aveva condannato. Gli restò vicino, lo aiutò, comprese il suo caso e gli prestò aiuto in ogni occasione.