Tommaso Federici

professore di liturgia

al Pontificio Istituto Liturgico “Anselmianum” a Roma

 

LA SCOPERTA DI IVAN MERZ

 

 

L’articolo che fu scritto ancora nel 1975, è pubblicato nel volume di mons. Fabijan Veraja “Ivan Merz – Pioniere dell’Azione Cattolica in Croazia”, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1998.p.747-748.

         La figura e l’opera di Ivan Merz destano sorpresa indicibile appena sono avvicinate. La “grande” cultura europea, basata essenzialmente sull’asse Parigi-Berlino, con alcune propaggini radiali, ignora del tutto sia Ivan Merz, sia quanto egli ha significato per la sua patria croata nel campo religioso, spirituale e liturgico. Si tratta del resto di cultura cattolica, tanto più iniqua ed ingiusta in quanto fondata su motivi remotamente ma realmente razzisti.

         Dirigere poi una tesi di laurea su Ivan Merz, come è toccato allo scrivente, è esaltante. Si entra di fatto in uno scambio vitale, al quale è impossibile sottrarsi, e dal quale è impossibile non imparare moltissimo. Occorrerebbe pubblicare la sua “opera omnia”, da rendere nota a tutti i cattolici.

         Questo laico, giovane, senza grandi aiuti alle sue spalle, unisce un ingegno eccezionalmente acuto ed una notevole scienza: il primo, dono nativo, è coltivato assiduamente; la seconda è stata acquisita con anni di sforzi incessanti. Se in campo liturgico-teologico si presenta come un autodidatta – e chiediamoci ammirati: che avrebbe fatto, allora, se avesse seguito regolari ed accademici studi teologici? -, tuttavia conosce i grandi maestri dell’epoca, in specie francesi e tedeschi, qualcuno di essi di persona, altri frequentando le loro opere.

         La sua dote, risaltata nella tesi, è l’intuito che gli fa conoscere subito i veri problemi dello spirito, della comunità, dell’avvenire: per questo anticipa di quasi 40 anni quanto il Vaticano II, in modo del resto non completo, ha in parte sanzionato, in parte incoraggiato nel campo del rinnovamento totale della vita cristiana.

         Come laico e cristiano, iniziatore del rinnovamento, desta ammirazione ed affetto. Si intuisce molto bene, dai suoi scritti, anche quando sono velati dal pudore spirituale, che da sempre ha deciso di essere di Dio e dei suoi diritti inalienabili sugli uomini che ama. Si comprende allora il vero fervore della sua vita spirituale, cosi densa nella sua drammatica brevità. Si possono indicare approssimativamente tre centri della su vita: lo studio e l’assimilazione integrale della fede cristiana, dove nel suo tempo, in Europa, veramente non e secondo a nessuno; al centro dello studio pone la liturgia, oggetto del suo interesse immediato qual strumento privilegiato del rinnovamento ecclesiale totale. Poi, la vita vissuta, coi reiterati e sempre più totali propositi di santità, posti in essere senza condizioni; al centro di tali propositi sta sempre vivere la vita liturgica quale impatto d’amore e di comunione con Dio nella celebrazione della comunità. Infine, l’apostolato tra la gioventù, al quale ha dedicato realmente la sua vita, e al quale pone come meta la liturgia.

         Ma tutto questo è come cementato dalla sua fedeltà, inattaccabile da ogni diminuzione, alla Chiesa, al Papa, ai Vescovi. Per questa fedeltà ha dovuto patire incomprensioni, subire avversioni ed affronti da parte di altri cattolici, che invece avrebbero dovuto riconoscerne il genio e la vita spirituale. La sua dottrina, assai insistita, sull’”Azione Cattolica”, indipendente dalla politica e quale vero modo d’essere della “Chiesa nel mondo”, è un modello di verità, di realtà, di lucidità, di attualità, dal quale lo scrivente ha imparato molti fatti notevoli.

         Un’anima assetata di Dio e preoccupata giustamente del bene dei fratelli, non poteva non avere tensioni ecumeniche: egli ha fatto la prima guerra mondiale, ed ha visto in atto “l’inutile strage” di popoli, e di cristiani; ha cosi desiderato il superamento delle divisioni e delle violente opposizioni tra genti, popoli, stati e nazioni, indicandone anche la via: la conversione del cuore a Dio ed al fratello.

         Sulla dottrina liturgica di Ivan Merz noi professori del Pontificium Institutum Liturgicum di Roma siamo pieni di ammirazione, e comprendiamo come egli sia stato il vero iniziatore del movimento liturgico croato, realtà che non sempre gli autori croati, che hanno scritto su di lui, hanno compreso.

         Cosi, laico, unico tra i fondatori dei movimenti liturgici e di rinnovamento nell’età moderna, Ivan Merz è degno di essere acclamato come figlio diletto, prezioso della Chiesa, anima eletta, santo di Dio , ed essere proposto come esempio di santità moderna reale e vissuta.

Roma, 1975.