INTRODUZIONE

 

            Ivan Merz è un giovane laico, vissuto in un periodo storico di grandi cambiamenti politici che mutarono la faccia dell'Europa e che incisero anche nella sua breve vita (1896-1928). Nacque a Banja Luka, nella Bosnia occupata dall'Austria-Ungheria, in una famiglia liberale, fece gli studi medi nell'ambiente multietnico e multireligio­so della città natale, terminandoli nei giorni in cui a Sarajevo veniva ucciso il principe ereditario Francesco Ferdinando (28 giugno 1914). Non per propria scelta ma per volontà dei genitori, entrò nell'Accademia militare di Wiener Neustadt, che abbandonò tre mesi dopo, disgustato della corruzione dell'ambiente. Nel 1915 iniziò gli studi universitari a Vienna, ma nel 1916 fu arruolato nell'esercito per essere poi mandato al fronte italiano, dove passò la maggior parte del 1917 e del 1918. La fine della Prima guerra mondiale lo trovò a Banja Luka, dove visse il rivolgimen­to politico e la nascita del nuovo Stato jugoslavo. Nel 1919 e 1920 è di nuovo a Vienna, studente della Facoltà di filosofia. Nell'ottobre del 1920 parte per Parigi, dove frequenta lezioni alla Sorbona e all'"Institut Catholique"; nel frattempo prepara la dissertazione dottorale sull'«Influsso della liturgia sugli scrittori francesi da Chateaubriand in poi», che presenta alla Facoltà di filosofia dell'Universi­tà di Zagreb (1923). Superato anche l'esame di Stato, viene abilitato per l'insegna­mento della lingua e letteratura francese e tedesca. Fino alla morte (10 maggio 1928) fu professore al Ginnasio arcivescovile di Zagreb.  

            Una vita apparentemente ordinaria e semplice, a parte il periodo sul fronte, eppure già entrata nella storia del cattolicesimo croato. Finora poco conosciuta fuori dei confini della sua patria, la figura di Ivan Merz, la cui causa di canonizzazione è in corso, affascina chi viene a conoscerla. Il p. Irenée Hausherr S.I., antico professore di spiritualità al Pontificio Istituto Orientale, il quale conobbe Ivan Merz in Bosnia e poi ebbe la possibilità di rivederlo in Francia e a Roma, dopo la sua morte scrisse:

            «Les Croates ne doivent pas laisser périr le mémoire de Ivan Merz. Un homme de cette intelligence et de cette vaste culture, vivant dans le monde une vie toute en Dieu, une vie d'enfant selon la parole évangelique et par cette simplicité même et cette abandon paisible à la bonté du Dieu le Seul Bon décuplant ses énergies pour le bien - c'est un spectacle trop beau et trop bienfaisant pour qu'on ait le drot de le cacher ni en Croatie ni en dehors de Croatie» (v. infra, Cap. XVII, 7).

            Una figura di studente e di soldato cattolico, poi di intellettuale laico di vasta cultura, che, per amore di Dio, mette tutte le sue energie al servizio del prossimo e precisamente come apostolo dell'Azione Cattolica.

            Ma quel che colpisce in Ivan Merz è il suo itinerario spirituale, veramente singolare, specialmente nella prima fase (di formazione): senza famiglia, senza noviziato, senza seminario, senza una guida spirituale stabile egli da solo trova la via alla santità, così che qualcuno l' ha definito "un frutto spirituale spontaneo", dove la presenza della Grazia appare sperimentalmente dimostrata. Pochi sono i santi - e non so se tra i laici ve ne sia qualcuno - il cui sviluppo interiore possiamo seguire così da vicino come nel caso di Ivan Merz; e ciò grazie al suo diario intimo che comincia a scrivere da maturando, continua poi nell'esercito, sul fronte e durante gli studi universitari. Da esso emerge non un "santo nato" ma un giovane che combatte per il bene ed esce vincente, per cui col suo esempio trascina chiunque si sforzi di realizzare l'ideale cristiano della perfezione. Da uomo maturo egli diventa un esempio di apostolo e come tale è un modello anche per ogni sacerdote e religioso. Infine Merz è l'«uomo cattolico» per eccellenza, il cui cuore batte all'unisono con il cuore della Chiesa, per la quale non ci sono confini nazionali o politici; della Chiesa che è Corpo mistico di Cristo, raccolta intorno al Cristo reale nell'Eucari­stia, rappresentato dal suo Vicario in terra, il Papa. La Chiesa, l'Eucaristia, il Papa: tre amori, o meglio un unico amore di Merz, che egli cerca di istillare nella gioventù cattolica croata con tutte le forze.

            Si fa promotore - lui laico - del movimento liturgico in Croazia e pioniere dell'Azione Cattolica secondo le direttive di Pio XI, con lo scopo di formare una élite di apostoli che  lavoreranno al "rinnovamento di tutte le cose in Cristo". Poco più di un lustro egli fatica, combatte, soffre perché nella sua patria si affermi e rafforzi il regno di Dio. A tal fine diventa l'anima del movimento giovanile delle Aquile, per il quale sul letto di morte offre anche la propria vita.

            La sua vasta cultura, la sua molteplice esperienza di vita e il suo profondo senso cattolico fanno di Ivan Merz un "santo europeo"- vicino al mondo germanico, latino e slavo. A distanza di settant'anni dalla morte, egli non ha perduto nulla della sua attualità, anzi sotto un certo aspetto questa è aumentata, in quanto nel frattempo il mondo è diventato ancor più secolarizzato e ha più bisogno di testimoni del "soprannatu­ra­le". E Merz è uno di questi, in grado eminente, egli che il p. Hausherr aveva definito "le naturel dans le surnaturel".

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            In questo volume viene presentata la vita e l'opera di Ivan Merz, nel contesto storico-ambientale in cui si svolse. Questo contesto era molto complesso, per cui si è creduto opportuno dare all'inizio un quadro generale delle condizioni politiche e religiose della sua patria (Cap. I e II), onde evitare una grande quantità di note storiche.

            Nei capitoli III-IX si possono seguire le varie tappe del periodo di formazione di Ivan Merz: dal 17-esimo anno in poi, fino al ritorno da Parigi. Come già accennato, a farci conoscere la vita intima del protagonista è il suo diario, «con cui voleva educare la sua interiorità e della sua anima creare un capolavoro» (28 febbraio 1916). Di sincerità spietata verso se stesso, egli annota gli alti e bassi della sua vita spirituale, la quale però appare in continua ascesa. Lo tormenta il problema dell'amore e poi quello del dolore e della morte, che egli risolve nella luce della Fede. Bisogna poi leggere il diario di guerra (Cap. VII) per sentire tutta la profondità di quell'anima nella quale si riflettono, intrecciando­si, le miserie materiali e morali della vita militare e i lumi della Grazia. «Non c'è la santa Eucaristia - scrive il 9 settembre 1917. - Vivo qui come un pagano o come una fiera, come se l'Agnus non fosse più nel centro del cosmo, come se non esistesse affatto. Dio Consolatore, vieni a compenetrare la mia natura con atomi di eternità, affinché - più simile a Te - capisca il corso dell'esistenza. Lo Stato moderno si cura di rum, mentre la santa Eucaristia è una cosa secondaria. Dove sono i cappellani militari? Perché abbandonano il loro gregge proprio ora quando ha più bisogno di Dio?!». - «O Dio, la cosa migliore sarebbe se fossi già da Te, brucia quindi con la fiamma della tua Misericordia tutti i parassiti del peccato che si sono insinuati nella mia anima, affinché possa presentarmi buono e santo innanzi a Te; o almeno, perché nella vita possa essere inspirato dalla santa gioia e di una volontà sovrumana» (13 luglio 1918). - Anche sul fronte Ivan digiuna: «Memento mori - la pancetta sta nell'angolo in agguato! Chi dice che il digiuno è una sciocchezza non sa nulla. Non c'è una vera vita spirituale senza digiuno... O Dio, dammi una forte volontà, anche se dovessi essere scalzo e nudo!...» (23 agosto 1918). - Dalle rovine morali della guerra esce rafforzato l'atleta dello spirito. «Mai dimenticare Dio! Desiderare sempre di unirsi a Lui. Ogni giorno - di preferenza all'alba - dedicarsi alla meditazione, alla preghiera, possibilmente vicino all'Eucaristia o durante la s. Messa...In quell'ora vanno fatti i progetti per la giornata che inizia, vengono e­saminati i propri difetti e si chiede la grazia per superare tutte le debolezze. Sarebbe una cosa terribile se questa guerra non avesse alcuna utilità per me!... Devo cominciare una vita rigenerata nello spirito della nuova conoscenza del cattolicesimo. Solo il Signore mi aiuti, perché l'uomo non può fare nulla da se stesso» (5 febbraio 1918).

            Merz esce dalla guerra come uomo e cristiano maturo e tale riprende gli studi a Vienna (Cap. VIII) e continua in Francia (Cap. IX), impegnandosi sempre più per il Movimento cattolico croato. Tornato a Zagreb, egli dà al movimento giovanile delle Aquile un nuovo orientamento, secondo i principi dell'Azione Cattolica (Cap. X); ciò provoca l'opposizione dei dirigenti del Seniorato cattolico croato, che è il "forum supremo" del Movimento catolico, il cui ramo principale, allora, è il Partito Popolare Croato (Cap. XI-XIII). L'"Azione Cattolica" e la sua "depoliticizzazione" diventano uno scoglio sul quale s'infrange l'unità del vecchio Movimento cattolico. Viene introdotta l'Azione Cattolica dipendente dall'Episcopato; così l'idea di Merz, in linea di principio, riporta la vittoria. Egli però scompare dalla scena di questo mondo, lasciando l'esempio di come si vive, combatte e soffre per la causa di Dio (Cap. XVI). Merz si sforza di dare alla propria vita il "pieno contenuto", tendendo alla santità (Cap. XV), e tutta la sua opera educativa la indirizza per formare degli apostoli della santità (Cap. XIV). La fama di santità che lo circonda presto fa pensare alla causa della sua canonizzazione (Cap. XVII).

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            Questa Positio è stata redatta secondo la mente della nuova legislazione per le cause dei santi, cioè come un lavoro organico, scientifico, contenente «l'esposizione documentata, in ordine cronologico, della vita e attività del Servo di Dio, nonché le testimonianze sulla sua santità», nel quale «le fonti scritte e le testimonianze orali vengono criticamente vagliate, nel contesto storico-ambientale...».[1] Così emerge progressivamente la figura morale del Servo di Dio, nel suo sviluppo e crescita, fino ad apparire in tutto l'eroismo cristiano.

            Sulle fonti scritte e le deposizioni processuali utilizzate in questo lavoro si veda il Cap. XVIII, che tiene il posto di una tradizionale Informatio.       

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            Dopo la morte, Ivan Merz ebbe due biografie, ad opera del dr. Dragutin Kniewald (Ivan Merz, Zagreb 1932) e del p. Josip Vrbanek S.I. (Vitez Kristov Dr.Ivan Merz, Zagreb 1943), entrambi ottimi conoscitori del Servo di Dio, i quali avevano a disposizione i suoi scritti e l'abbondante archivio, nonché la possibilità di raccogliere notizie dai testi oculari. Però non erano liberi di riferire tutto quello che sapevano, sia a causa della proibizione dell'Episco­pato croato di scrivere sulle controversie nelle file dei cattolici organizzati, nelle quali fu coinvolto lo stesso Merz, sia per riguardo alle persone ancora viventi; perfino certe pagine del Diario di Merz non potevano vedere la luce, per ragioni di opportunità politica.

            Dopo il 1945, durante la dittatura comunista, per oltre un ventennio non era possibile scrivere né di Merz né del Movimento cattolico croato. Quanto su Ivan Merz venne pubblicato in seguito, poco poteva servire ai fini della nostra Positio. Ciò vale per gli articoli apparsi nelle riviste croate, come anche per alcune tesi di laurea difese presso le Università ecclesiastiche romane (cf. Cap. XIV note 1 e 4). Quanto alla storia del Movimento cattolico croato, molti dettagli relativi alle prime due decadi del secolo XX vengono riportati da Petar Grgec nella biografia del dr. Rudolf Eckert (cf. Cap. II nota 15 e 17). Sul Movimento esiste anche un libro del p. Bonifacije Peroviæ OFM, Hrvatski Katolièki Pokret (Ed. croata Ziral, Roma 1974)); si tratta però delle memorie personali che l'autore, già attivo nel movimento cattolico in Croazia, scrisse all'estero senza avere a disposizione tutta la documentazione necessaria, né la sua memoria poteva essergli di aiuto per il periodo che ci interessa (fino al 1928), perché egli allora visse lontano da Zagreb e non aveva una informazio­ne esatta su quanto succedeva "ai vertici".

            Il presente studio, fatto direttamente sulle fonti, costituisce quindi un contributo originale per la storia della Chiesa in Croazia nella prima metà del secolo XX. Tuttavia la natura e lo scopo di questo lavoro ci hanno imposto dei limiti, per cui non tutto quello che si sarebbe potuto dire su quel periodo (in particolare sulle controversie tra i cattolici) ha trovato posto in questo volume. Ma per quanto riguarda la figura di Ivan Merz, i nuovi eventuali studi potranno soltanto arricchirne la conoscenza, senza alterarne l'immagine che emerge dalle pagine seguenti. Quanto al movimento cattolico croato dopo la morte di Ivan Merz, cioè dal 1929 al 1945, la vera storia di quel periodo dev'essere ancora scritta.

 

            Roma, 10 maggio 1998.                                                       Mons. dr.  Fabijan   Veraja


 

    [1] Cf. Regolamento della Congregazione per le cause dei santi del 21 marzo 1983, Art.16 § 1. - Sulla struttura della Positio secondo la mente della nuova legge, cf. F. Veraja, Le cause di canonizzazione dei santi, Libreria Editrice Vaticana, pp. 61-67.