Capitolo IX

 

IVAN MERZ IN FRANCIA

 

(ottobre 1920 - giugno 1922)

 

 

 

 

C. corrispondenza di ivan merz con i genitori

 

           Una delle maggiori preoccupazioni di Ivan era la vita spirituale dei suoi genitori. Il padre Mavro era cattolico, uomo onesto e bene educato, ma lontano dalla pratica religiosa. La madre era stata soltanto battezzata (v. Cap. I, Intr.) e della religione cattolica sapeva quel poco che aveva appreso da Ivan e dall'ambiente dei cattolici bosniaci. Nel suo Diario di guerra, il 4 agosto 1918, Ivan scrive che per lui il giorno più felice della vita sarebbe stato quello in cui suo padre e sua madre sarebbero diventati buoni cristiani, se tutta la famiglia fosse diventata una famiglia cattolica. Era convinto che la preghiera poteva ottenere molto. Egli nota come il padre si lasci convincere da argomenti logici, bisogna soltanto persuaderlo che anche lui era educato nei pregiudizi. Quanto alla madre Ivan è sicuro che l'amore materno verso il figlio avrà un ruolo determinante.

           Nel viaggio verso Parigi, il 24 ottobre 1920, manda ai genitori un saluto da Milano, e nelle successive cartoline e lettere da Parigi li informa delle cose materiali (alloggio, cibo, prezzi, ecc.), le cose che interessano sua madre: che il suo figlio stia bene! Ma il 24 dicembre 1921 egli indirizza al padre una lettera di ben altro tono. Prende così inizio una corrispon­denza che, nello stesso tono, coinvolgerà anche la madre.

 

                                                                           1

 

           Lettera di Ivan al padre, Parigi, 24 dicembre 1920.

 

        Caro padre,

           La Tua lettera mi ha rallegrato come nessun'altra finora. Questa è la prima volta che mi hai del tutto apertamente e chiaramente rivelato i Tuoi pensieri più segreti, le Tue lotte e aspirazioni ed io mi sforzerò di collegare le mie considerazioni alle Tue.

           Tu scrivi: «Io spesso sento il desiderio (impulso) di uscire da me stesso». Questo desiderio è una particolare caratteristica del nostro secolo. Io infatti frequento qui varie associazioni che sono fondate sulle più svariate visioni del mondo e dovunque si sente la lotta e la ricerca delle anime. Quando si frequentano queste riunioni di atei, credenti, socialisti, ebrei ecc., si rimane profondamente convinti che c'è un Dio che incessantemente agisce sulle anime umane. In ogni anima umana c'è un immenso desiderio di qualcosa di grande. Uno cerca la gloria, un altro le grandi opere, un terzo diventa pessimista (il che dimostra in modo drastico che egli desiderava qualcosa di grande, ma che non crede di poterlo raggiungere). Ad ogni livello della gente, dalla prostituta alle più grandi personalità della storia dell'umanità si vede la brama di qualcosa di assoluto. Non c'è un uomo che si accontentereb­be di essere padrone del mondo intero, o di tutto l'universo, no, nel momento in cui riuscisse ad ottenerlo, egli vorrebbe avere ancora di più. Questa è una profonda verità. Il superuomo di Nietzsche è giustificato nella misura in cui di fatto l'aspirazione al superuomo è un assioma dell'anima. Il moderno individualismo ha un vero nocciolo nel fatto che esso si entusiasma per la brama dell'individuo di elevare le (sue) capacità con mezzi naturali ed artistici fino alla soprannatu­ra. Per concludere questi pensieri: nell'uomo c'è una brama della grandezza, di diventare Dio. Caro padre, Tu non troverai alcun sistema filosofico che metta in evidenza e così costruisca questo pensiero come il cristianesimo che afferma che è compito e ardente desiderio di ogni uomo di diventare egli stesso figlio di Dio. Questa inconscia aspirazione e lotta, questa insoddisfazione è l'anelito di Dio.

           Credo che per questa volta saranno sufficienti queste righe, benché esse Ti lascino insoddisfatto, perché lo stesso anelito di Dio è strettamente fuso con il desiderio di agire ed elevare la propria personalità (in questo mondo). Ma, prima di dedurre le conseguenze pratiche di questa conoscenza, amerei sapere i Tuoi pensieri in proposito. Bacio da Hans.

 

                                                                           2

 

           Dalla lettera di Ivan al padre, Parigi, 7 gennaio 1921.

 

        Nel frattempo Ivan ha ricevuto dal padre due lettere nelle quali questi gli ricorda il Natale nella casa paterna. Ivan dal canto suo lo informa come presso la signora Michaut egli con i suoi compagni ha passato bene la vigilia di Natale, cantando «i nostri canti natalizi»; poi sono andati alla Messa di mezzanotte nella parrocchia di S. Francesco Saverio. Poi continua:

 

        Quanto alla vita interiore della mamma, io ci penso e ammetto che l'educazione gioca in lei il ruolo principale.(...) Si tratta di mostrare che il Cristianesimo non è una contraddi­zione ma il compimento del giudaismo. Tu, caro padre, hai un meraviglioso campo di attività e potresti procurare alla mamma una perfetta pace dell'anima e una santa soddisfazio­ne, così la felicità della nostra famiglia qui sulla terra sarebbe perfetta.

 

                                                                           3

 

           Lettera di Ivan al padre, Parigi, 23 gennaio 1921.

 

        Le preghiere di Ivan non sono rimaste senza effetto. Egli ha ricevuto la lettera del padre del 15 gennaio e il 20 annota nel Diario (v. sopra) che il padre, dopo vent'anni, il 12 gennaio ha fatto la Comunione. Il 23 dello stesso mese gli risponde:

          

        Caro padre,

           La Tua lettera del 15.I. mi ha profondamente rallegrato ed io ringrazio Iddio per aver esaudito le mie incessanti preghiere e regalato a Te la salvezza della fede. Sono fermamente convinto che gli avvenimenti delle Tue nozze d'argento non sono stati un caso, ma predisposti dalla Provvidenza che immensamente ama la sua creatura. La Tua lettera è di una tale forza persuasiva che potrebbe stare come un documento della verità del cristianesimo nelle novissime edizioni delle confessioni dei convertiti. Essa quasi in tutto ricorda queste confessioni: il desiderio interiore di una felicità senza limiti e l'operare di una forza esterna all'uomo la quale lo spinge al confessionale e alla Comunione e gli impone la fede come un regalo, sono i tratti che hanno vissuto tutti i convertiti, da Agostino fino a Benson e Brunnetière. 

           Spero che l'amore che ci unisce l'uno all'altro diventerà più profondo e più tenero, e che noi dopo i combattimenti di questa vita anche in Dio e nell'Eternità saremo legati con i cori delle innumerevoli schiere delle più diverse nazioni e lingue.

        Naturalmente adesso dobbiamo mantenere il bene ricevuto ed io sono persuaso che, nonostante la Tua fede, sicuramente dovrai ancora affrontare gravi lotte nell'anima. Tuttavia la cosa più importante è già fatta e l'incremento sarà ottenuto con una forte volontà. Il miglior mezzo per sentire sempre la grandezza del cristianesimo è di lasciare che la vita di Cristo nel Vangelo e nella Liturgia agisca su di noi. Il Vangelo e il Messale sono le più grandi opere che l'umanità possiede, piene di imperitura poesia che nessuna opera artistica può raggiungere. […]

 

                                                                           4 

 

           Dalla lettera di Ivan al padre, Parigi, 16 marzo 1921.

 

        Ivan fa sapere di essere oberato di lavoro e che anche a causa di altri ostacoli non riesce a scrivere esaurientemente; non dice che l'ostacolo più grave in questo periodo è rappresenta­to dalla sua malattia degli occhi. D'altra parte la sua corrispondenza nell'ultimo tempo si è moltiplicata e con angoscia aspetta ogni nuova lettera. In una volta ha scritto più di 20 cartoline e inoltre continuamente invia riviste al prof. Marakoviæ. Quanto allo studio, ora si rende conto che avrebbe bisogno di alcuni mesi soltanto per imparare perfettamente il francese, poi di un mezz'anno per leggere le più importanti opere della letteratura francese e infine di un altro mezz'anno per orientarsi nella letteratura cattolica. Fatto questo e dati gli esami, si sentirebbe abbastanza preparato per la vita pratica. Poi chiede:

 

        Sono avido di sapere come si sviluppa la vita dell'anima, Tua e della mamma. Dovete sempre pensare che la vita è breve e l'Eternità senza fine e che un'anima umana, come recentemente disse un uomo politico francese (Marc Sangnier), vale più di tutto il mondo, perché il mondo passerà e l'anima rimane per sempre.

        Non dovete in nessun caso dimenticare la Comunione pasquale, poiché questo è il minimo che il buon Dio ci chiede. […]

 

                                                                           5 

 

           Lettera di Ivan ai genitori, Parigi, 5 ottobre 1921.

 

        Dopo una serie di cartoline e brevi lettere, il 5 ottobre Ivan scrive la seguente:

 

        Cari genitori,

           Grazie al papà per la lettera e alla mamma per le cartoline. […] Ancora non so quanto tempo rimarrò qui. Per la mia dissertazione ho raccolto parecchio materiale, ma devo ancora leggere un gran numero di opere...

           Ho lavorato di sera relativamente molto poco e i miei occhi sono davvero deboli, ma non per il troppo lavoro - almeno io penso così - bensì perché ho un difetto naturale. […] Voi non dovete inquietarvi per questo, ma vi prego di prendere in mano il rosario e di recitare qualche volta alla Madonna di Lourdes qualche decina di Ave Maria per questa intenzione. Forse vi meraviglierete che io calcolo con i fattori soprannaturali come cose più ordinarie. Ho imparato questo a Lourdes, dove più ciechi hanno acquistato la vista. E' noto ad esempio che lo scrittore Henri Laserre ha lavato i suoi occhi con l'acqua di Lourdes ed è completamente guarito. Per riconoscenza alla B. Vergine Maria, ha scritto il noto libro su Lourdes. Io lo imito e vi prego di aiutarmi con le vostre preghiere.[…]

        La Tua osservazione alla mia affermazione che i convertiti hanno salvato la Francia è vera e Ti ringrazio per avermi avvertito. La Francia non è ancora salvata, perché - per quanto i cattolici abbiano nelle proprie file un gran numero di intellettuali (Bourget, Bordeau, Baumann, Bazin, Doumix, Baudrillart, Jammes, Claudel ecc.) che godono di fama mondiale - le masse del popolo sono demoralizzate. I cattolici sono per lo più in minoranza.  Da noi la intelighenzia è atea, e il popolo conserva tuttora i costumi cristiani, mentre qui il caso è quasi contrario. E' vera la Tua affermazione che soprattutto i sacerdoti e gli ordini religiosi hanno contribuito a questo rinnovamento cattolico tra gli intellettuali francesi, ma questi intellettuali (che in gran parte sono convertiti) hanno riabilitato nella vita pubblica la dottrina cattolica. Noi costì viviamo ai confini della Chiesa ed è del tutto naturale che vi sorgano delle sette e che le apostasie siano all'ordine del giorno. Bene dice il Communio di oggi (Messa di s. Dionigi): «Vi dico, amici miei: non temete coloro che vi perseguitano», e san Paolo (Gal. 6,14-18) ci si offre come modello: «Fratelli, voglio vantarmi soltanto nella Croce del nostro Signore Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo». In questo sta la filosofia della felicità: bisogna cioè che il nostro punto centrale sia nell'al di là, bisogna dimenticarsi del tutto lavorando per il nostro Signore Gesù Cristo, che è l'unico eterno. Tu potresti dire: con queste idee noi tutti potremmo morire di fame! Ritengo che le nostre deduzioni logiche devono esse coerenti: se infatti crediamo nella Divinità assoluta (suppongo che anche la mamma ci creda), allora non esiste il caso («Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri»...Lc. 12,1-8). Dobbiamo dunque sempre fare la volontà di Dio, e se egli vuole che soffriamo la fame, soffriamo la fame e se ci chiede di lasciarci tagliare la testa, diciamo: Grazie a Dio. Bisogna inoltre sapere che il buon Dio non caricherà mai l'uomo di un peso che egli non sia in grado di portare. Tutto questo lo scrivo per coloro che vivono in una incessante paura nervosa. Se Dio non esistesse, ed esistesse il caso, li comprenderei, ma poiché noi siamo felici di sapere che questa vita è un breve periodo e che dopo saremo in cielo per l'eternità, siamo felici e coraggiosi, sacrifichiamo il secondo di questa vita per entrare nell'ampio ed immenso Cielo.

        Prego, fatemi sapere ogni pensiero contrario, affinché possiamo nel reciproco impegno in questi venti trenta anni che saremo forse sulla terra, impiegare tutte le nostre energie per salvare le nostre anime e quante più anime dei nostri prossimi. […]

           Vi ama il vostro figlio e fratello in Cristo    

                                                       Hans

 

                                                                           6

 

           Lettera della madre a Ivan, Zagreb, 17 ottobre 1921. 

 

        La precedente lettera di Ivan ha avuto l'effetto di una provocazione per la mamma, ed ha segnato l'inizio di una discussione a distanza tra lei e il figlio, facendo emergere le due visioni del mondo contrastanti. La preoccupazione della madre era la salute del figlio e la sua felicità terrena, e quella del figlio il bene spirituale della madre. Le distanze erano troppo grandi perché la madre allora potesse comprendere il figlio; lo comprenderà più tradi, e dopo la morte di Ivan autorizzerà la pubblicazione di questa interessante corrispondenza. Ella stessa - al momento in cui consegnava le lettere al dr. Kniewald, biografo di Ivan - non credeva di aver potuto scrivere così al suo Hans e così pensare; ormai lei stessa sempre più vedeva le cose con gli occhi di Ivan, il quale con le sue preghiere e le sue sofferenze aveva ottenuto alla madre il dono della fede nella vita eterna soprannaturale.

 

        Hans!

        Io non dico «caro», perché tutto il giorno ho pianto a causa della Tua lettera raccomandata.

        Che pensieri sono questi, e per giunta a Parigi! Dell'"essere o non-essere" non bisogna pensare: tutto è così com'è - le teste giudiziose si son rotte su questo e gli uomini sono impazziti! Perché mi crei delle preoccupazioni, Hans? Già da più anni sono in pena perché tu vuoi essere ben diverso dagli altri! Perché? Dove è il mio Hans, che era allegro e di buon umore, che amava e comprendeva tutto quello che è umano?

        E' stata bella la tua infanzia con i genitori che ti amavano, Tu al centro, viziato e adorato - e adesso tu non vivi, ma ci rattristi. Non si può, Hans, andare con la testa attraverso il muro! Noi ti abbiamo spianato la via e ti abbiamo forzato alla vita militare, perché i tuoi occhi non erano buoni. Tu hai voluto assolutamente studiare la filosofia, ciò che rovina di più gli occhi. Perché? Perché lo fai ancora un anno se questo non va? Bisogna adattarsi alla vita. Tu mi hai detto che io non penso al domani, perché oggi sto bene! Ora dici che non siamo a lungo su questa terra, solo 25-30 anni. Perché, Hans, non pensi a noi per i quali tu sei tutto, che saremo distrutti sulla terra se tu muori! Perché vuoi non vivere e solo macerarti? E' così bella la giovinezza, fiorente la tua età e noi siamo preoccupati perché tu tormenti te stesso e noi. Ogni uomo ha delle ore quando considera se stesso, ma sempre una stessa cosa, io non lo capisco! 

        Anche il papà è triste, non lo si vede mai ridere! Scrivici lettere felici, Hans, e non sempre che ti prepari l'anima per l'altro mondo! Tu non hai alcuna ragione per occuparti di tali pensieri. Fa ginnastica, frequenta la gente e non essere unilaterale! ... Avere sempre per compagnia i libri, scritti secoli fa, questo è terribile!

        Grazie per i tuoi auguri per l'onomastico. Mi si stringeva il cuore. Tu devi scrivermi in tedesco e calmarmi. Ringrazio molto la signorina Michaut, le risponderò. Il papà è tornato da Sarajevo il 15, è stato un po' malaticcio.

        Ti salutano molti che ti voglione bene:... Vedi come è bello il mondo per te! Lavora fisicamente per qualche tempo, finché gli occhi migliorino! Fa un corso di meccanica. Forse lo puoi fare?... Bacio dalla mamma.

 

                                                                           7

 

           Lettera di Ivan alla madre, Parigi, 20 ottobre 1921.

 

                                                                                                   Motto: Ecco, presi la penna e carta,

                                                                                                         perché il cuore non mi dà pace.

        Mia cara mamma,

        Benché la Tua lettera sia scritta in un tono senza molta speranza e in essa mi attacchi severamente, essa tuttavia mi ha molto rallegrato. Spero che la nostra corrispondenza sarà in avanti più frequente e che avremo occasione di dirci tutto l'uno all'altra. E' pienamente comprensibile e naturale che la mia assenza settennale da casa e la vita in diversi ambienti sociali abbia esercitato un forte influsso su di me. Inoltre ti è noto che la vita all'università a Vienna, poi la guerra, lo studio e infine Lourdes mi hanno pienamente convinto della verità della religione cattolica e che per questo tutta la mia vita gira intorno al Cristo Signore. Tu non devi comprendermi male e immaginarti che essere credente e triste sia la stessa cosa. E' vero proprio il contrario. Bisogna servire il Signore con letizia e gioire per la bellezza della natura, per la felicità della vita familiare e per tutti gli altri doni.

        Sapevo che la mia lettera raccomandata Ti avrebbe causato dolore e io l'ho scritta con l'intenzione che il nostro amore diventi più profondo e più nobile. Naturalmente, so a priori che mi ami più di tutto il resto e perciò io profitto della Tua bontà. Sempre mi sentivo stringere il cuore quando Ti scrivevo soltanto delle cartoline informandoTi del cibo, del tempo e della salute della signora Michaut. Già quando ero a Vienna volevo comunicarTi qua e là qualcosa della mia vita interiore, del mio cuore, ma non ho osato farlo. Adesso il ghiaccio è rotto e Ti prego, cara mamma, di rispondermi sempre con precisione. Di tutto cuore desidero che i nostri sforzi e le nostre aspirazioni siano le stesse affinché non parliamo linguaggi contrari. Tu mi costringi a dirTi quanto santo è il mio amore per il papà e per Te. Tuttavia vorrei che le nostre reciproche aspirazioni non fossero dirette soltanto al nostro benessere, alla nostra salute, ma che guardassimo la vita familiare come un mezzo ad un fine; ciò significa lavorare nel nostro cerchio per la gloria di Dio e per il bene del nostro prossimo. In questo caso i nostri interessi saranno identici ed io non sarò costretto a condurre una vita divisa (doppia) nei Tuoi riguardi. Ti ricordi bene come spesso mi hai pregato di raccontarTi qualcosa e mi hai causato un grosso imbarazzo. Spesso dovevo comunicarTi qualcosa che non mi piaceva particolarmente e su quello che mi stava a cuore e che avrei volentieri comunicato stavo zitto. Lo stesso accadeva con la corrispondenza: mentre agli amici scrivevo delle lettere, Tu ricevevi soltanto le cartoline. Questo deve finire: oltre ai legami dell'amore naturale che la natura e la gratitudine rendono saldo, dev'essere instaurata una affinità spirituale.

        E' naturale che devono essere eliminati alcuni ostacoli: questi sono ad es. i pregiudizi che hai nei riguadi della religione che, apparentemente, si cura soltanto dell'altro mondo, e ciò nonostante procura sulla terra la felicità e il benessere (Montesquieu).

        Ti prego di riflettere ancora una volta su questo, che il cristiano dev'essere allegro e che non deve aver paura della vita e degli uomini. Un proverbio francese dice: un saint triste, un triste saint! (Un santo triste è un triste santo).

        Quanto a me cerco di essere naturale, ma non posso nulla contro il fatto che da mio padre ho ereditato il bisogno di riflettere.

        Tu, dunque, puoi essere sicura che io sono contento e che sto bene. Durante l'estate, spesso sono stato tutto il giorno nei boschi dei dintorni parigini e ho mangiato nella natura. Adesso però mi procuro questo piacere soltanto di domenica. Inoltre sono sempre in compagnia di altri. Noi abbiamo qui la nostra associazione e spesso ci troviamo insieme. Spesso mi trovo anche con i francesi, alcune volte ho dovuto tenere discorsi ecc...

        Ho ricevuto la cartolina di papà da Ilidža. Come sta il papà? Chi ha incontrato a Sarajevo?...  Bacio da Hans.

 

                                                                           8

 

           Lettera della madre a Ivan, Zagreb, 27 ottobre 1921.

 

        Hans,

        La Tua cara lettera mi ha parzialmente rallegrata e parzialmente no. Vi sono molte cose che non capisco, che non mi hai detto e così conosco i Tuoi piani oggi tanto quanto ieri. Che i Tuoi pensieri si concentrino sulla fede cristiana, lo so, e nessuno ha da obiettare qualcosa in merito, tuttavia non posso immaginare ciò come una vocazione nella vita. Mi rallegrano le Tue parole di amore. Per me non c'è sulla terra maggiore felicità di questa, e, se avessi castelli, li metterei tutti ai Tuoi piedi, per realizzare i Tuoi sogni d'infanzia!

        Hans! Tu sei sulla via sbagliata. Non si può lavorare solo per gli estranei e non per sé! Dove è la bontà se ami tutti gli studenti, e lasci perdere i tuoi? Lavorare solo per gli altri è una disgrazia in sé e una disgrazia per la famiglia. Hans, noi Ti abbiamo perduto già da ragazzo, quando Marakoviæ ha preso nelle mani il bambino immaturo! Egli ti ha sconsigliato tutto quello che era umano e il felice, spensierato, caro bambino è diventato una continua fonte di preoccupazione. Secondo lui tutto era cattivo, non lo era solo la filosofia! Suo padre ha un progetto letterario e per questo ha bisogno di partigiani. Non ha fatto un'opera buona, perché a Te ha fatto danno e a noi ha quasi spezzato il cuore!

        Hans! Tu sei giovane, Tu sei colto, Tu sei buono, Tu hai una mente lucida. Getta via da te tutto ciò che hai intrapreso da ragazzo immaturo. L'uomo non deve rispondere di quello che si è immaginato da giovanotto. Lavora, Hans! Fà i tuoi esami! Costruisciti un nido e il Tuo focolare dev'essere la tua più santa felicità. Allora puoi agire anche all'esterno. Prima questo, poi anche il resto! E allora Lourdes! Questo è stato un episodio nella Tua vita! Dimenticalo! Non si può sempre pensare a tutto quello che ci commuove. Hans, le monache non sono persone oggettive. Queste non pensano, perché vogliono credere.

        Ancora una cosa, Hans! Va tra gli uomini e ascolta le opinioni degli altri. Non chiuderti dietro a un unico muro che a Te conviene. Da ogni uomo si può imparare qualcosa, ognuno per sé è singolare, però non trovi questo nella cucina della signora Michaut. «Il talento si forma nel segreto, ma il carattere nel torrente del mondo». Tu, Hans, hai passato il tuo tempo a Vienna sognando e lo stesso stai facendo a Parigi. Dr. Rebac ha senso e tempo per tutto. Egli va in chiesa tutti i giorni, addirittura ha un altare in casa, ha cura della famiglia e si occupa della patria. Perché tu non prendi lui come esempio, Hans?

        Papà a Sarajevo è rimasto improvvisamente privo di sensi, ma adesso di nuovo sta bene...

        Qui nevica. Sii il mio buon bambino e scrivi mi! Un bacio dalla Mamma.

 

                                                                           9

          

           Lettera di Ivan alla madre, Parigi, 6 novembre 1921.

 

        Cara mamma,

        I miei piani sono molto semplici. Darò gli esami, mi impiegherò e lavorerò nella nostra organizzazione e nelle riviste. Che io sia perduto per voi, neanche parlarne! E' naturale e si comprende da sé che risponderò sempre alla vostra chiamata e, se sarà necessario, aiuterò in primo luogo voi e solo allora i miei amici. Ci sono dei malintesi tra di noi.

        La fede cattolica è la mia vocazione e lo deve essere per ciascun uomo senza eccezione. Poiché questa vita è solo una breve preparazione all'eternità, è naturale che tutto il nostro lavoro sia indirizzato a questa. Uno si sposa per procurare nuovi abitanti al Cielo, un altro è inoltre giornalista e diffonde la verità, uno è ferroviere e contribuisce alla rapida diffusione del Regno di Dio ecc. Questo sembra una cosa straordinaria perché viviamo nel secolo della depressione spirituale. Abbiamo dimenticato di pensare in modo soprannatu­rale e si vive e si muore senza saperne il perché. E' probabile che questa depressione una volta abbia fine, ma noi non dobbiamo lasciarci schiacciare da questa sporca atmosfera in cui viviamo.

        Quanto a Lourdes, anche gli avversari sono d'accordo che lì accadono delle guarigioni che la scienza odierna non può spiegare. Lo stesso Zola, che era uno dei più accaniti avversari del cattolicesimo, riconosce nel suo romanzo Lourdes che la sua eroina è guarita, ma nel romanzo poco dopo sostiene che si è di nuovo ammalata. Egli spiega la guarigione per mezzo dell'autosuggestione (?). In realtà la donna che egli descrive non si è ammalata. Egli stesso ha ammesso che con i personaggi dei suoi romanzi può fare quello che vuole, senza badare alla verità.

        Non molto tempo fa, durante un grande pellegrinaggio è guarita una giovane dell'ospedale St. Louis, che non poteva muoversi (ho dimenticato di quale malattia soffrisse). I medici avevano dichiarato che la sua malattia era guaribile solo dopo mesi di cure. A Lourdes è guarita istantaneamente e ha visitato qui l'ospedale St. Louis. Puoi immaginare quale impressione abbia prodotto la sua venuta tra i malati e gli infermieri. Molti, che alla sua partenza sorridevano, sono rimasti molto stupiti. I giornali ne hanno riportato i particolari.

        Mi dispiace che Tu non conosca il francese per poter mandarTi gli studi medici con le riproduzioni delle radiografie. Inoltre questo non avviene solo a Lourdes. Nel Belgio, alcuni anni fa, un certo Rudder è guarito dopo una breve preghiera. Tutto ciò è dimostrato scientificamente: qui ad es. all'università cattolica, il dr. Beck, che per alcuni anni è stato primario a Lourdes, tiene le conferenze scientifico-popolari sull'argomento.

        Tu non sei costretta a credere ai miracoli di Lourdes, ma le guarigioni insperate non possono essere negate.

        Spero che noi siamo dello stesso pensiero e che pregheremo insieme il buon Dio. Voglia Egli dirigere le nostre vie come Egli trova bene per noi e non come vorrebbe la nostra fantasia.

        Prova, cara mamma, a pregare con la corona che Ti ho mandato e invoca la cara Madre di Dio di Lourdes di guarirTi, Lei forse Ti aiuterà. Il papà può aiutarTi in questo e certamente anch'io non sarò pigro.

        Per una risposta scritta, rapida, precisa prega Hans.

 

                                                                          10

 

           Lettera della madre a Ivan, Zagreb, ? novembre 1921.

 

        Mio caro Hans,

        Ti amo così, quando mi sei sincero, certo sempre torniamo al primo amore (diceva uno scrittore francese). Molto tempo è passato da quando la madre poteva così bene guardare nel cuore di suo figlio. Però allora aveva a che fare con un uomo maturo, oggi invece con un bambino sovraeccitato, nervoso, malato! Hans, Tu hai deviato dalla giusta via, impara dagli animali che istintivamente fanno ciò che è giusto e non cercano la propria salvezza Dio sa dove. E' vero, Tu vivi in un mondo cattivo, tutto è così sporco, come Tu dici. Però Tu sei uscito felicemente da tutto, la giovinezza dorata dovrebbe far pazzie in Te e Tu dovresti rallegrarTi per la bellissima Parigi. Invece Tu Ti pieghi sui vecchi libri e vuoi vivere secondo le loro lettere e in tal modo distruggerai la Tua vita. Per alcuni mesi io ricevevo da Te soltanto le immagini di conventi e il mio cuore per questo piangeva amaramente. E' per questo che si va all'estero meraviglioso, per destare tali sentimenti?

        Hans, torna a casa! Tu hai bisogno della famiglia, Tu hai bisogno d'amore. Adesso Ti è necessario un lavoro meccanico e non i pensieri. Da quasi 17 anni sei continuamente nei banchi di scuola e ora sia la fine. Allora quando, come ventenne alfiere, venisti dalla guerra a casa, eri grasso, eri sazio, avevi piene le tasche, hai portato dei doni ed eri contento. Tu dicesti: «Mamma, vedi, ora sono felice». Hans, non bisogna volere ciò che è impossibile. Dobbiamo adattarci alla vita e con tutto ciò si può rimanere un uomo onesto e completo.

        Io mi rallegro e Ti ringrazio per le Tue parole consolanti quando dici che non ci dimenticherai. Noi pensavamo che Tu saresti entrato in un convento, così tristi e dolorose erano le Tue lettere. Che cosa farebbe il papà in questo mondo senza di Te che sei il suo idolo? Io morirò ed egli rimarrà del tutto abbandonato. Come è nobile e bello lavorare per il proprio prossimo. Hans, Tu sei fatto per la felicità familiare. Assumere un impiego, compiere il dovere, questo è il sogno della mia vita, magari potessi viverlo dopo 25 difficili anni. […]  

        La gente si fa beffe sul Tuo conto e dice che Tu vivi nell'antichità. Tu stesso, Hans, mi hai spesso rimproverato a causa della superstizione. Gli ecclesiastici hanno il loro punto di vista e lo propugnano. Tu, come uomo illuminato, hai sempre pensato sobriamente (prima). Valutare il mondo secondo il punto di vista cristiano e secondo questo vivere è bello e dedicarsi al giornalismo come il principe Lichtenstein, Eberle, Hussarek è molto nobile. Questi uomini pieni di spirito, saggi, distinti non hanno mai scritto sui miracoli, eppure sono cristiani irreprensibili. Anche tu cambia e non lo fare più. Io pensavo, Hans, che Tu studiavi a Parigi le lingue, la storia dell'arte; invece Tu ti lasci prendere per il naso e vivi i miracoli. Va nelle strade, ridi, salta e torna a noi sano in patria. Devi stare attento ai Tuoi occhi, senza di essi sei un povero storpio. Meglio un contadino con gli occhi che uno scienziato cieco. La vita non deve passare solo nella professione e nel lavoro, essa ha anche le sue esigenze umane e i doveri, che è peccato trascurare. […]

        Qui fa freddo e umido, l'inverno è cominciato presto. Noi riscaldiamo bene. […]

        Adesso, sta bene, Hans! Quando vieni, devi essere contento di me. Ma non andare in giro come un superuomo, vivi semplicemente, umanamente. Il papà è più sano. Chiede la tua tessera di viaggio, subito e raccomandata. Oggi ho ricevuto la cartolina.

        Un bacio dalla Mamma.

 

                                                                          11

 

           Lettera di Ivan alla mamma, Parigi, 27 novembre 1921.  

 

        Cara mamma,

        Adesso voglio rispondere brevemente alla Tua ultima lettera. Mi piace naturalmente soprattutto sentire la Tua opinione, però Tu, cara mamma, devi ammettere che un uomo non può sapere tutto e perciò deve rivolgersi allo specialista che lo possa istruire nella rispettiva materia alla quale egli ha dedicato la vita.

        Non voglio richiamare la Tua attenzione solo sui fatti di Lourdes, che sono accertati dai medici come eventi che superano le leggi della natura. Su questo sono stati scritti libri scientifici, medici, alle università si tengono delle conferenze e, ciò nonostante, la Chiesa non esige da noi di credere ai miracoli di Lourdes. Però Tu sei in errore se pensi che non si può affatto credere nei miracoli. Tutto l'Antico Testamento è una testimonianza storica piena di miracoli, che Dio ha fatto al popolo ebreo per conservare la sua fede. La fede cristiana trae la sua origine dalla risurrezione di Cristo e se non credessimo alla Risurrezione, tutto l'edificio del cristianesimo crollerebbe. Tu ricordi Eberle, Lichtenstein - essi hanno creduto e credono ai miracoli come l'ultimo contadino cristiano nella più remota provincia.

        Spero, cara mamma, che anche Tu creda ai tanti miracoli su cui sorge il cristianesimo, e riconosca che guardi con scetticismo gli eventi di Lourdes. Se trovo l'occasione di mandarTi un'opera tedesca che tratta l'argomento spero che i fatti Ti convinceranno.

        Quanto ai Santi e la mia visione «arcaica», devo tenermi fermamente a questo finché non mi si convinca del mio «errore». A dire il vero questo non è possibile perché i fatti storici non devono essere falsificati.

        Quanto alla mia salute mi dicono in genere che negli ultimi tempi ho un buon aspetto e che sono ingrassato. Da solo non posso giudicare, ma il mio compagno Šæetinec che si pesa sempre, ha guadagnato undici chilogrammi da quando è presso la signora Michaut. Già Ti ho scritto che qui il vitto è abbondante. Per la prima colazione ricevo una grande tazza di cioccolato (due volte più che da Te). A mezzogiorno ci sono carne, legumi, formaggio, frutta, riso, così che dovremmo rimaner soffocati se cedessimo alle insistenze della signora Michaut. Tutto è condito con burro. Tutti i giorni la cena è calda. Io ricevo quotidianamente una frittata di 3-4 uova, legumi a volontà e dessert (frutta cotta, crema al cioccolato ecc.). Tu vedi, cara mamma, che il vitto qui è più abbondante che da Te. Io sarei contento se non fosse così, ma se i Francesi sono abituati ad essere buongustai («gourmands»), non ho il diritto di criticare nella casa altrui, come lo facevo a casa.

        In genere non trovo sufficienti parole per lodare la sig.ra Michaut […]. Spero, dunque, cara mamma, che non sarai troppo preoccupata per me?! […]

                                                                                                                            Un bacio da Hans.