C a p i t o l o  X

 

APOSTOLO DELL'AZIONE CATTOLICA

 

 

 

 

            L'appellativo che più si addice a Ivan Merz nell'ultimo periodo della sua vita (1923-1928) è, appunto, apostolo dell'Azione Cattolica; anzi, egli è stato in Croazia pioniere dell'Azione Cattolica quale la volle Pio XI nella sua prima enciclica Ubi arcano Dei del 23 dicembre 1922. Per poter comprendere l'opera di Merz in questo settore, è necessario riprendere il discorso sul Movimento cattolico croato dopo la Prima guerra mondiale.

           

            1. Gli inizi del movimento delle "Aquile" in Croazia.

           

            Il movimento delle Aquile era un tipo di cattolicesimo organizzato, caratteristico dei paesi slavi. Nato in Boemia all'inizio del secolo XX e, quasi contemporaneamente, in Slovenia, si affermò in Croazia soltanto dopo la Prima guerra mondiale.

            All'origine di questo movimento erano state le sezioni di ginnastica, nell'ambito delle associazioni culturali della gioventù cattolica. Esse erano sorte come reazione al liberale "Sokol" (Falco), movimento per l'educazione fisica, morale e intellettuale del popolo, fondato a Praga nel 1862 da Miroslav Tyrš (1832-1884). L'obiettivo primario del "Sokol" boemo era la liberazione dall'oppressione absburgica, ma ben presto anche "la liberazione da Roma - sulle orme di Hus". Dopo la caduta dell'Austria-Ungheria, la lotta contro il "clericalismo" - sinonimo per il cattolicesimo - divenne la caratteristica principale del "Sokol" non solo nella Cecoslova­chia, ma anche in Slovenia (anche se da principio meno apertamente), dove la prima associazione del "Sokol" era stata fondata già nel 1863.

            Il carattere anticattolico del "Sokol" di Tyrš aveva spinto i cattolici in Boemia, Moravia e Slovacchia a fondare, a partire dal 1902, analoghe associazioni, con lo stesso obiettivo di liberazione nazionale, ma su base cattolica. Simili associazioni furono fondate anche in Slovenia, per iniziativa dei sacerdoti Anton Korošec e Janez Krek (1905/6). Queste nel 1909 si costituirono in una Lega e si chiamarono "Aquile".

            In Croazia, dove la prima associazione del "Sokol" era stata fondata nel 1874 (a Zagreb), l'organizzazione per lungo tempo era rimasta indifferente quanto alla religone - come del resto molte altre istituzioni culturali e nazionali -, così che ne facevano parte anche buoni cattolici e perfino certi sacerdoti. Ma l'indifferentismo era anche un ottimo terreno per il "libero pensiero". Quando poi nel 1919 fu costituita la "Lega Jugoslava del Sokol" (Jugoslavenski Sokolski Savez), del quale gli Sloveni assunsero la direzione, anche l'anticlericalismo del Sokol in Croazia divenne più evidente.           

            Ora l'obiettivo del Sokol jugoslavo era anzitutto una radicale riforma scolastica, per poter educare la gioventù secondo i principi del Sokol. Al Sokol era aperta la strada nelle scuole, dove penetrava non solo legalmente ma addirittura ufficialmente, senza che fosse soggetto ad alcuna autorità scolastica. Infatti il ministro della Pubblica Istruzione, il 19 gennaio 1920, «fa sapere ai direttori e agli insegnanti delle scuole che la sorveglianza e la direzione della gioventù del Sokol è di competenza delle associazioni, dei distretti e della Lega (del Sokol)». Lo stesso ministro già il 18 novembre 1919 aveva approvato gli Statuti della Lega delle Associazioni Scolastiche Jugoslave (Savez Jugoslavenskih Školskih Udruženja), dove nel § 28 si permetteva ai professori di partecipare alle sedute di questa Lega, ma solo con il diritto di consulenza. Il 23 ottobre 1920 Svetozar Pribičević, quale ministro di Pubblica Istruzione, approvava di nuovo gli Statuti di questa Lega, dove ora figurava la seguente risoluzione (5c) dell'assem­blea generale di Varaždin: «La SJSU (Savez Jugoslaven­skih Srednjoškolskih Udruženja) lavora alla liberazione dalla tradizionale visione del mondo e della vita, sostituendola con la visione scientifica, evoluzionista, realista».

            Il 30 agosto 1920 l'assemblea dei delegati della Lega Jugoslava del Sokol a Maribor assumeva «un atteggiamento di lotta contro il clericalismo e le organizzazioni delle Aquile», dichiarando che «il clericalismo e (l'ideologia del) Sokol sono inconciliabi­li».[1]

 

            Su iniziativa dell'infaticabile Petar Rogulja, nei giorni 2-4 agosto 1919 fu tenuto a Homec, vicino a Kamnik (Slovenia), un corso sulle questioni sociali, al quale presero parte un centinaio di seniori croati. Vi fu presente anche il sac. dr. Dragutin Kniewald,[2] che poco prima aveva assistito ad un raduno della gioventù studentesca a Zagreb[3] e aveva deciso di fondare a Senj, dove si occupava della gioventù, le organizzazioni (maschile e femminile) di studenti medi. Il corso di Homec allargò i suoi orizzonti. Avendo conosciuto più da vicino le Aquile slovene, concretizzò ulteriormente la sua idea: nella futura organizza­zione di studenti medi a Senj ci sarà una sezione maschile e una femminile di Aquile. E così fece.            Contemporaneamente, a Zagreb si interessava delle Aquile il sac. Pavao Jesih, segretario del Seniorato e del Partito Popolare Croato, egli però voleva fondare questa associazione per la gioventù cittadina non scolastica (apprendisti).

            Dopo l'esperienza di Homec e la decisione del vescovo di Senj di mandare i suoi studenti di teologia a Zagreb, l'ambiente di Senj era diventato troppo stretto per l'intrapren­dente Kniewald. D'altra parte, a contatto con Pavao Jesih e con altri seniori di Zagreb (tra cui Velimir Deželić jr., suo compagno di ginnasio), in lui era maturata l'idea di dedicarsi a tempo pieno alla gioventù delle scuole medie di Zagreb. E di fatto, con il consenso del vescovo Marušić  e dietro il formale invito da parte di Petar Rogulja, Kniewald nel febbraio del 1920 si trasferì a Zagreb, per essere a disposizione del Seniorato.[4]          

            Poiché nell'immediato dopoguerra era stata costituita la "Jugoslavenska katolička đačka Liga" (Lega jugoslava degli studenti medi cattolici, citata in seguito come Liga),[5] il compito di Kniewald era di entrare nell'ambiente della Liga e di guadagnarsi la fiducia della gioventù studentesca. Pertanto egli cominciò a frequentare le riunioni della Liga - come anche del "Domagoj", associazione degli universitari cattolici - e ben presto introdusse tra gli studenti delle scuole medie inferiori gli esercizi ginnici e poi lo spirito del movimento delle Aquile. Così i ragazzi, oltre ad avere una formazione religiosa, letteraria e sociale, erano tenuti insieme dagli esercizi ginnici e dai giochi all'aperto. Ciò era importante nel momento in cui sotto le pressioni del "Sokol" jugoslavo la ginnastica era diventata una delle materie principali nelle scuole.

 

            Nell'estate del 1920 ci fu a Maribor il grande raduno della gioventù cattolica slovena e croata (v. sopra, Cap. VIII Intr., 6). In vista di questo raduno, Kniewald, quale relatore per i ragazzi delle scuole medie e per le Aquile, ebbe dal Seniorato l'incarico di visitare i seniori e gli studenti cattolici nei principali centri in Croazia, Slavonia, Bosnia ed Erzegovina. Accompagnato da uno studente del "Domagoj", che viaggiava a nome della Liga, egli visitò Slavonski Brod, Sarajevo, Mostar, quindi Osijek, Vinkovci, Vukovar, Ilok, Požega; tornato a Zagreb, si recò a Karlovac, Ogulin, Krišpolje, Lički Osik, Gospić. Su ogni centro poi, egli riferì al Seniorato di Zagreb.

            «La mia relazione al Seniorato sui risultati di questo lungo viaggio non fu accolta con entusiasmo, probabilmente perché il suo tono era realistico. Non parlavo di successi, dove non c'erano, né di particolari impegni, dove non li ho visti. Ho messo in rilievo dove sarebbe stato necessario impegnarsi di più. Non ho sottaciuto che in genere sono i singoli a impegnarsi e non le associazioni dei seniori come tali. Nelle organizzazioni della Liga ci vorrebbe più anima, più vita, più impulso, più contatto con la Liga. Non c'è più quell'entu­siasmo che caratterizzava le organizzazioni studentesche prima della guerra. Io non l'ho sperimentato, ma ne ho sentito parlare e ne ho letto nei resoconti. Forse le Aquile potrebbero introdurre una maggiore vitalità nelle file degli studenti. I seniori si occupano più di politica che delle questioni studentesche. D'altra parte i seniori costituiscono un cerchio ristretto, separati dagli altri fedeli; forse per motivi politici? Tutto ciò è stato ascoltato abbastanza freddamente, quasi senza discussione, forse perché i resoconti dei politici erano notevolmen­te diversi: raduni, assemblee, tutto bene frequentato, il Partito Popolare avanza e sottrae il terreno a Radić... Questo era il tono dei resoconti politici nel Seniorato. Il mio resoconto si differenziava molto da tali relazioni. […] Forse ad alcuni dispiaceva perché non avevo lodato particolarmente il lavoro delle organizzazioni studentesche e del Seniorato, di cui essi si erano fatti un'altra immagine in base alle relazioni della Liga. Forse qualcuno era rimasto meravigliato e infastidito perché si insisteva sull'idea delle Aquile come qualcosa capace di "ringiovanire" e dare una nuova vitalità alle organizzazioni della Liga, forse anche un nuovo orientamento... Ho sentito qualche osservazione: che le Aquile sarebbero per la gioventù non scolastica e non per gli studenti. Il dr. Šimrak mi disse di non capire come posso occuparmi di questa ragazzaglia (in orig.: balavadija) - pensava agli studenti medi -, mentre ci sono tanti altri, più importanti problemi e compiti. Io invece pensavo che la cura degli studenti medi fosse uno dei compiti più importanti e che alla gioventù studentesca del dopoguerra, oltre a un orientamen­to religioso, letterario e sociale, si dovesse dare anche l'orientamento delle Aquile, per tenerla legata alla vita, alla natura e alla gioventù contadina e operaia. Dalla seduta del Seniorato in cui ho fatto la mia relazione, sono uscito malcontento. Mi pare che altrettanto malcontenti siano rimasti alcuni altri seniori».[6] 

 

            Intanto, sempre in vista del raduno di Maribor, Kniewald aveva fatto visita al vescovo Mahnić, il quale - tornato dall'Italia gravemente malato - si trovava in Varaždinske Toplice (Terme di Varaždin). Benché molto sofferente, ma lucido di mente, il vescovo si interessò dei problemi dei giovani, delle Aquile e del prossimo raduno di Maribor. Per questa occasione accettò di indirizzare alla gioventù una lettera particolare (la c.d. lettera di Maribor), in cui, tra l'altro, rilevava che le organizzazioni cattoliche devono offrire ai propri membri tutto quello di cui hanno bisogno per la propria educazione e formazione; per la prima volta venivano menzionati anche gli esercizi ginnici e in particolare veniva raccomandato il movimento delle Aquile. Al tempo stesso, però, si sottolineava che lo scopo principale delle organizzazioni studentesche non è la letteratura o la ginnastica, ma la rinascita in Cristo.[7]

           

            Delle discussioni svoltesi a Maribor abbiamo già parlato sopra, nel Cap. VIII Intr. Era stato previsto che dopo il raduno si tenesse un corso speciale per le Aquile croate. Il Seniorato ne aveva assicurato anche il finanziamento e Kniewald doveva organizzarlo, ma in questo non ebbe la collaborazione né di Nikola Kolarek, presidente della Liga, né del prof. Ljubomir Maraković, i quali «non avevano compreso il nuovo spirito e le nuove necessità della gioventù».[8] Tuttavia il corso fu tenuto e alla fine i patecipanti costituirono il "Savez Gimnastičkih Odsjeka" (SGO = Unione delle Sezioni Ginniche), per i ragazzi, e "Sveza Gimnastičkih Odsjeka" (SaGO = Lega delle Sezioni Ginniche), per le ragazze. In proposito Kniewald commenta:

            «La SGO e la SaGO sono i fatti. E' il germoglio delle future Aquile croate. Ora questi sono ragazzi e ragazze, ma fra 3-4 anni saranno maturandi e fra 5-6 anni studenti universitari. D'altra parte è un fatto che i funzionari della Liga non solo non si sono impegnati per le Aquile tra i ragazzi (delle scuole medie), ma, a giudicare dall'insieme delle cose, hanno fatto il possibile perché le Aquile non venissero introdotte nella Liga. Ci attende, dunque o la lotta dentro la Liga o le Aquile (dovranno rimanere) fuori della Liga. Io mi immaginavo la cosa diversamente, però che cosa posso fare se io non sono né l'unico né il principale fattore nella Liga? Da noi alcuni guardano le Aquile dall'alto, come qualcosa che conviene alle masse popolari ma non agli intellettuali. Con chi confidarmi, con chi parlarne e consigliarmi? Non ho nessuno... Lascerò che la Liga vada per la sua strada "intellettuale" e "letteraria", non me ne occuperò, mi adopererò però, perché la SGO e la SaGO non rimangano sulla carta, come molte cose nella Liga, ma che si traducano in realtà di vita. Noi offriremo l'Aquilismo[9] in tutto il suo ambito, cercheremo di creare "uno stile di vita delle Aquile"... Spero che nel Seniorato mi appoggerà Jesih, perché la SGO e la SaGO non sono creazioni esclusivamente studentesche, ma includono anche i giovani e le giovani non studenti. E a Jesih sta a cuore che l'Aquilismo si diffonda anche tra essi... Nelle sezioni ginniche noi daremo quella novità che non c'è nella Liga. Nel Seniorato darò le dimissioni dall'ufficio di relatore per gli studenti delle scuole medie. Mi dedicherò unicamente alle Aquile; l'ufficio di relatore per gli studenti può assumerlo il dr. Ljubomir Maraković».         Kniewald poi sottolinea che nelle associazioni delle Aquile non bisogna limitarsi alla ginnastica e nemmeno alle parate, si insisterà invece di più sulla vita religiosa. «Andando per questa strada forse ci distingueremo alquanto dall'Aquili­smo sloveno, dal quale comunque ci distingueremo già per il fatto che non saremo un gruppo di parata o d'assalto di nessun partito politico e nemmeno del Partito Popolare Croato. Le Aquile croate non saranno le giovani leve (in orig.: podmladak) del Partito Popolare Croato, come le Aquile slovene sono praticamente le giovani leve del Partito Popolare Sloveno».[10] Kniewald espose le sue idee davanti al comitato del Seniorato e insistette sulle dimissioni da relatore per i ragazzi delle scuole medie; questo incarico fu allora assunto dal prof. Maraković.

            Già nel mese di settembre del 1920 circa trenta sezioni di ginnastica, maschili e femminili, iniziarono la loro attività nelle organizzazioni giovanili. La SGO e la SaGO preparavano gli esercizi ginnici, davano istruzioni per le uniformi, stendevano gli abbozzi di conferenze, tenevano la corrispondenza con ogni sezione, mentre le sezioni eseguivano le istruzioni, mostrando una nuova vitalità, quale non esisteva nelle organizzazioni della Liga. Il nome delle Aquile però non compariva pubblicamente, in quanto mancava ancora il riconoscimento delle autorità civili.

            Il 15 agosto 1921, a Đakovo fu tenuta la prima pubblica manifestazione delle Aquile (anche se non ancora sotto questo nome), nonostante il tentativo delle autorità civili di impedirla. Per superare la questione del riconoscimento giuridico civile, il 23 ottobre 1921 fu costituita a Ljubljana la "Jugoslavenska Orlovska Sveza" (JOZ = Lega Jugoslava delle Aquile), come organizzazione unitaria con le Leghe subordinate (Orlovski Podsavezi) a Zagreb e a Ljubljana. Così le sezioni ginnastiche dello SGO assumevano il nome di Aquile. Ma già all'inizio di gennaio del 1922, il comissariato per l'Istruzione e il Culto a Zagreb proibiva agli studenti delle scuole medie di far parte delle Aquile. La reazione del periodico delle Aquile (Vjesnik O.P., num. 2) fu forte: «Con forza brutavogliono strappare dalle nostre anime quello che ci è di più sacro, quello che amiamo con tutto l'ardore dei nostri cuori giovanili, quello che amiamo più della nostra vita. (Con questi ordini vogliono decidere che cosa deve amare la nostra gioventù...) Dal fuoco della lotta e dei sacrifici sorgerà la grande e orgogliosa idea dell'Aquilismo...!».[11]

            Il giovane movimento delle Aquile dovette superare anche delle difficoltà che provenivano dall'interno del movimento cattolico e precisamente da parte della Liga (Lega Jugoslava degli Studenti Cattolici), che pretendeva che le sezioni ginnastiche della gioventù scolastica fossero sotto la sua competenza. Ciò fu causa di continui dissensi, perché né gli studenti stessi né la SGO e la SaGO erano disposti ad entrare nella Liga. Kniewald in proposito, all'inizio del 1921, annotava nel Diario: «Quando noi a Maribor abbiamo proposto che il lavoro delle sezioni delle Aquile (maschili e femminili) si svolgesse all'interno del segretariato per le Aquile, da costituire nell'ambito della Liga, allora si è passato sopra. Ora non si può tornare indietro. Neanche gli studenti lo vogliono, perché vedono la grande differenza tra l'attività e il progresso delle sezioni delle Aquile e la stagnazione nell'attività delle organizzazioni della Liga».[12] Alla fine del 1921 la situazione non era cambiata.[13] Tra la Liga e le Aquile stava sorgendo ancora un'altra divergenza: mentre nell'ambiente della Liga si tendeva al lavoro comune dei ragazzi e delle ragazze, nell'orga­nizzazione delle Aquile le sezioni maschili svolgevano la loro attività separatamente da quelle femminili, salvo in casi di particolari manifestazioni solenni.

            Nell'estate del 1922, circa 600 Croati presero parte al grande raduno delle Aquile a Brno (Cecoslo­vacchia).[14] Come il raduno di Maribor aveva segnato l'inizio del movimento delle Aquile in Croazia, così il raduno di Brno diede un nuovo impulso allo sviluppo del movimento.

 

            2. Ivan Merz e l'Azione Cattolica. Nascita dello "Hrvatski Orlovski Savez" (HOS = Lega Croata delle Aquile).

 

            Nell'estate del 1922 tornava da Parigi a Zagreb Ivan Merz. Terminata la dissertazione dottorale su "L'influence de la Liturgie sur les écrivains français, de Chateaubriand à nos jours", nel maggio del 1923 la presentò alla Facoltà di filosofia dell'Università di Zagreb. Il relatore della tesi fu il prof. Petar Skok, già suo professore di francese a Banja Luka. Merz fu dichiarato "doctor philosophiae" il 31 luglio 1923.

            Volle quindi sostenere l'esame di Stato per essere abilitato all'insegnamento nelle scuole medie. A tale scopo dovette anzitutto elaborare a casa i temi assegnatigli per la lingua francese e per quella tedesca. Per il francese la Commissione esaminatrice accettò la sua tesi dottorale, mentre per il tedesco egli scrisse su Lessing e i Francesi. Entrambi i lavori furono giudicati ottimi. Sostenne poi i prescritti esami scritti e orali, ottenendo la nota "ottimo" in francese e "bene" in tedesco e croato-serbo. Il 20 ottobre gli fu rilasciato il diploma con cui veniva abilitato all'insegnamento delle lingue francese e tedesca in tutte le classi delle scuole medie. Intanto aveva già iniziato a insegnare la lingua francese nel Ginnasio arcivescovile di Zagreb.

 

            Dopo il ritorno in patria, Merz si inserì subito attivamente nel movimento cattolico. Il 3 dicembre 1922 veniva eletto presidente provvisorio dell'"Omladinski Savez" (Lega dei giovani), appena istituito nell'ambito dello "Hrvatski Katolički Narodni Savez"[15] (Lega Nazionale Cattolica Croata), allo scopo di riunire tutte le organizzazioni culturali della gioventù (prevalentemente non scolastica) e di coordinare tutto il lavoro per il movimento dei giovani. Nel darne notizia, il corrispondente del settimanale "Katolički List" scriveva che per il movimento dei giovani cominciava una nuova epoca.

            Dragutin Kniewald, registrando nel diario quanto riportato dal "Katolički List" commen­tava: «Leggo nel "Katolički List" num. 50, p. 606, che...è stato istituito "Omladinski Savez"...Presidente del comitato provvisorio è...Ivo Merz. Di nuovo questo nome! Ripetutamente lo incontro in "Luč" e in "Hrvatska Prosvjeta" di quest'anno... Scrive molto e bene sulla letteratura cattolica. Conosce la liturgia e, sembra, non solo dai libri, ma vive la vita liturgica. Interviene nelle questioni tanto attuali, anche in quelle difficili, come lo è il santuario di Bistrica. Adesso, appena terminati gli studi, è presidente del movimento della gioventù. Il corrispondente del "Katolički List" dice che per il movimento dei giovani comincia una nuova epoca. Il congresso dell'Omladinski Savez è iniziato con la Messa pontificale del vescovo Lang, il quale è presidente della Lega Nazionale Cattolica Croata. Molti giovani si sono confessati e comunicati... Tutto questo mi suona nuovo. Merz? Ricordo il suo scritto Novo doba, in "Luč" 1918/19. Ivo Horvat ne cita un passo in "Luč" del 26.VI. c.a. come scritto da una specie di autorità».[16]

            Dieci giorni più tardi Kniewald aggiungeva: «Per alcuni giorni ho sfogliato ripetutamen­te la "Luč" di quest'anno... A questo sono stato mosso dalla collaborazione di Merz. Non conosco questo giovane, l'ho visto qualche volta, ma penso di non aver mai parlato con lui. Tuttavia c'è nel suo atteggiamento qualche cosa di particolare, modesto, eppure eccezionale. E poi i suoi articoli!...La sua collaborazione mi ha spinto a esaminare più attentamente i numeri della "Luč" di quest'anno che volge al termine». Kniewald, quindi, con il suo stile sobrio e asciutto, analizza vari articoli della "Luč", soffermandosi di più su quello di fra Krsto Kržanić OFM, professore a Sinj, il quale pensa che le Aquile siano oggi «la più necessaria iniziativa dei nostri studenti medi» e con entusiasmo aggiunge che in questo movimento gli studenti cattolici troveranno la forza, la disciplina, l'educazione della volontà, una educazione marcatamente cattolica. E Kniewald si domanda: «Questo entusiasmo è espressione del modo di pensare e della volontà della Liga e del Seniorato quanto agli studenti medi, oppure è solo una scintilla dal lontano Sinj? Se fosse la prima ipotesi, penso che con questo nuovo orientamento sarebbero poste le premesse necessarie per un corretto sviluppo. Infatti si vede che l'Aquilismo ha conquistato la gioventù. Quale posizione nei suoi riguardi prenderà la Liga, quale l'appena istituita Lega dei giovani (Omladinski Savez), quale il suo presidente Ivo Merz? Hic Rhodus!».[17]

 

            Secondo il desiderio di Merz negli statuti dello "Hrvatski Katolički Omladinski Savez" (HKOS) veniva asserito che lo HKOS è un'organizzazione che è sotto la competenza della Chiesa la quale è rappresenta­ta dal consigliere (assistente) spirituale dell'organizzazio­ne. Gli statuti furono approvati dalla Curia di Zagreb e assistente spirituale fu nominato il p. Bruno Foretić S.I. In occasione del Congresso Eucaristico a Zagreb, il 18 agosto 1923 ci fu la seconda assemblea dello HKOS che confermò Ivan Merz nella carica di presidente. Egli, nel suo discorso, manifestava il proposito di lavorare perché nelle associazioni fosse rafforzata la vita religiosa. In tale senso vennero accolte anche le risoluzioni da lui proposte.

            «Quale presidente dell'Omladinski Savez il dr. Merz è riuscito in un tempo molto breve, insieme con il p. Foretić S.I. che era l'assistente spirituale della Lega, a porre le fondamenta dell'educazione religiosa dei giovani cattolici croati. Il dr. Merz e il p. Foretić hanno posto tutto il lavoro dell'Omla­dinski Savez sulla base soprannatu­rale. Da ogni giovane si esigeva come minimo la s. comunione mensile. Merz e Foretić si adoperavano perché i vescovi in tutte le diocesi croate nominassero i consiglieri (assistenti) spirituali per la cura della vita religiosa delle associazioni giovanili nelle loro diocesi. Così pure cercavano che ogni associazione della gioventù avesse un proprio assistente spiritua­le».[18]

 

            La presenza di due organizzazioni nel movimento della gioventù cattolica croata, Omladinski Savez (Lega dei giovani) e Orlovski Podsavez (Lega delle Aquile), imponeva la necessità di una radicale riforma in questo settore, per il fatto stesso che due Centrali dirigevano le stesse associazioni e che le direttive dell'una e dell'altra centrale spesso si contraddicevano. Pertanto nel 1923 ci furono ripetuti sondaggi e trattative tra la Lega delle Aquile (Orlovski Podsavez) e la Lega dei giovani (Omladinski Savez), in vista dell'unifica­zione dei due organismi, onde creare un'unica organizzazio­ne della gioventù cattolica. Secondo i ricordi del p. Foretić,[19] Merz era contrario all'unificazio­ne delle due organizza­zio­ni in un'unica organizzazione delle Aquile, come veniva proposto dai delegati sloveni, perché le Aquile non avevano (e gli Sloveni non lo volevano) un assistente spirituale.

            Il 18 novem­bre 1923 Merz, insieme con il dr. Protulipac, il dr. Avelin Ćepulić e il p. Foretić, era a Ljubljana dove con i rappresentanti della Lega Jugoslava delle Aquile (JOZ) discusse sul modo e le condizioni della costituzione di una Lega Croata delle Aquile indipendente dalla centrale di Ljubljana. Gli Sloveni in quella occasione insistettero che l'organizzazione delle Aquile era laicale, per cui anche nell'educazione religioso-culturale dei suoi membri non dipendeva dalla gerarchia ecclesiastica e l'organizza­zio­ne poteva diffondersi anche in una diocesi dove il vescovo non la voleva. Il sacerdote, poi, nell'organizza­zione poteva essere solo un "fratello", uguale agli altri membri. Invano Merz, con lettera del 21 novembre 1923, tentò di dimostrare alla direzione della JOZ che anche le Aquile slovene, secondo i propri statuti, erano una organizzazione religioso-culturale e come tale soggetta all'autorità ecclesiastica; gli Sloveni rimasero irremovibili sulla propria posizione. Il vescovo di Ljubljana mons. Bonaventura Jeglič, che aveva ricevuto i delegati croati, diceva loro: «Mi dispiace molto che non abbiate trovato un accordo con la JOZ. Voi però siete sulla via buona».[20]

            Incaricato dal comitato dell'Omla­dinski Savez, Merz redasse una circolare per i vescovi in cui si sottoponeva alla loro approvazione il progetto, nelle sue linee fondamentali, della nuova organizzazione, dal nome "Hrvatski Katolički Orlovski Savez" (Lega Croata Cattolica delle Aquile), che dalle Aquile avrebbe conservato solo il nome e la parte tecnica (ginnastica), mentre avrebbe assunto interamente il programma religioso-culturale dell'Omladinski Savez. Il nuovo organismo sarebbe stato indipendente dalla Slovenia, alle dirette dipendenze dei vescovi, i quali avrebbero potuto anche proibirlo nella propria diocesi. Il sacerdote non poteva essere membro di questa organizzazione ma solo assistente spirituale, quale rappresentante della Chiesa. Per quest'ultimo punto la circolare si richiama espressamente alle direttive di Pio X formulate nella lettera al Sillon francese (Acta Ap. Sedis, 1910, pp. 630, 610-611). Alla fine si fa presente che il progetto ha già avuto l'approvazione dell'arcivescovo di Zagreb, mons. Antun Bauer, il quale, anzi, ha promesso anche «un suo aiuto per l'edizione croata del "Libro d'oro", rielaborato e completato, che in questi giorni va in stampa e che, mettendo in secondo piano il momento di ginnastica, pone l'accento su quello religioso-culturale, in quella forma che è stata definita dalla Santa Sede negli ultimi anni».[21]

            Il 16 dicembre 1923 si tenne a Zagreb l'assemblea generale dell'"Omladinski Savez" e l'assemblea costituente della nuova organizzazione "Hrvatski Orlovski Savez". In quella occasione fu decisa la nascita dello "Hrvatski Orlovski Savez" quale centrale di tutta la gioventù cattolica croata. Nella sua relazione Merz sottolineava che "ogni movimento cattolico che non conta con il Cielo come con una realtà, è basato su di un cattivo fondamento». Tenendo presente lo sviluppo del movimento delle Aquile in Slovenia e, secondo il modello sloveno, in Croazia, egli vede che per molti giovani il movimento delle Aquile è più attraente dell'altro movimento dei giovani (Omladinski Savez), però «l'Aquilismo quale esiste oggi in Slovenia e da noi, non tende al rinnovamento interiore come il movimento dei giovani. Se vogliamo, dunque, che l'Aquilismo cominci a operare in quello spirito che desideriamo, le Aquile dovrebbero assumere dall'Omladinski Savez quel di più che esso ha sotto l'aspetto religioso e dovrebbero impegnarsi a tradurre in pratica le risoluzioni dell'ultima assemblea generale dello HKOS (Hrvatski Katolički Omladinski Savez)».[22] E così si fece.

 

             Come si vede, in questi lavori preparatori Ivan Merz ebbe un ruolo di primo piano, soprattutto circa l'impostazione di fondo della nuova organizzazione, che doveva fondarsi sui principi dell'Azione Cattolica. Come nessun altro allora in Croazia, Merz conosceva la posizione del nuovo papa Pio XI sull'Azione Cattolica e voleva mettere in atto le sue direttive in proposito. Non riuscì, però, a ottenere che la nuova organizzazione si chiamasse espressamente "cattolica" e così nell'assemblea costituente del 16 dicembre 1923 nasceva "Hrvatski Orlovski Savez" (HOS = Lega Croata delle Aquile).[23] Come presidente ne fu eletto il dr. Ivo Protulipac, mentre a Ivan Merz fu affidato l'ufficio di relatore per le questioni culturali.[24]

            Con lettera del 28 dicembre, a firma del presidente e del segretario dello "Hrvatski Orlovski Savez", l'arcivesco­vo Bauer veniva informato della istituzione della nuova organizzazione e dei suoi Statuti. Nella lettera si legge: «Abbiamo cercato che in questi Statuti il nostro Aquilismo fosse caratterizzato come una organizzazione cattolica di élite, perciò in essi viene sottolineato il desiderio della nostra gioventù di essere nel più stretto rapporto possibile con il proprio episcopato e sotto la sua guida. Un importante istituto negli Statuti è quello che prevede che la Lega abbia un direttore spirituale, nominato dalla Chiesa su proposta della Presidenza. Il compito di questo direttore spirituale è di esercitare il supremo controllo sulla vita religiosa nell'organizzazione e di curare il progresso spirituale dei membri». Infine si prega che a tale posto venga nominato il p. Bruno Foretić S.I.

            L'Episcopa­to, nella sua conferenza straordinaria tenuta a Zagreb dal 29 gennaio al 2 febbraio 1924, accolse favorevolmente la nuova organizzazione. Nella lettera del 31 gennaio indirizzata allo HOS si legge: «L'Episcopato cattolico saluta la Lega Croata delle Aquile quale organizzazione di tutta la gioventù cattolica croata che desidera sotto la superiore direzione della s. Chiesa aver cura della corretta educazione della gioventù cattolica croata secondo i principi di Cristo... di tutto il cuore benedice l'organizzazione  della Lega Croata delle Aquile e tutto il suo programma operativo, espresso nel suo motto: Sacrificio, Eucaristia, Apostolato. L'Episcopato cattolico saluta tutta la nostra gioventù cattolica, tutte le Aquile ragazzi e ragazze, in tutti i loro sacrifici, in tutta la loro venerazione della Ss.ma Eucaristia e in tutto il loro operare apostolico. Il lavoro con tale motto attirerà certamente tutte le benedizioni di Dio sulla nostra organizzazione unitaria della gioventù... L'Episcopato raccomanderà caldamente al proprio clero e ai cattolici del nostro Stato di venire incontro alla Lega Croata delle Aquile nella (sua) azione di organizzazione della gioventù cattolica, affinchè i principi del "Libro d'oro" conquistino la nostra gioventù e la preservino moralmente sana per il bene della religione e della nazione...».[25]

            L'11 marzo 1924 l'arcivescovo di Sarajevo, mons. Ivan Šarić, indirizzava al suo clero una lettera pastorale sulle «Aquile cattoliche», raccomandando caldamente l'organizzazione, che i Vescovi «hanno salutato con entusiasmo».[26] Seguì la lettera dell'arcivescovo Bauer alla "Lega Croata delle Aquile",[27] in occasione della "Giornata della gioventù", promossa dalla Lega e approvata dall'Episcopato, che si sarebbe celebrata ogni anno la domenica dopo la festa di S. Giovanni Evangelista "ante Portam Latinam", protettore delle Aquile. Nella lettera in particolare veniva lodato «quel vero spirito cattolico» che impregnava il "Libro d'o­ro" e che garantiva la rinascita del popolo croato. «Voi, cari figli, ...avete sottolineato chiaramente ed esplicitamente nel vostro programma i vostri principi cattolici e così siete diventati modello a tutte le organizzazioni educative nel nostro popolo...». 

 

            Prima che i preparativi dell'unificazio­ne dei due organismi cattolici entrassero nella fase conclusiva, Ivan Merz si era ritirato in esercizi spirituali per implorare la luce divina sul proprio futuro: se farsi religioso o rimanere nel mondo. Durante il ritiro egli comprese che il Signore lo voleva nel mondo e il 7 novembre 1923 annotò: «Servirò Dio come correttore nelle organizzazioni cattoliche, perché riconosco le deviazioni permanenti dalle rette dottrine - Sen(iorato), Orl(ovi), Domag(oj). Rappresen­tan­te dell'ideali­smo dell'Azione Cattolica nel seminario...». E, conoscendo varie lingue e il movimento cattolico in diversi paesi, intendeva «essere intermediario tra questi movimenti e il nostro (Attività di correttore)». P. Vrbanek, precisa in proposito che «negli esercizi spirituali non fu fatta parola "delle deviazioni dalle rette dottrine". Il puro e disinteressato amor di Dio, dunque, ha spinto Ivan all'attività pubblica. E poiché egli da parte sua aveva fatto proprio tutto per conoscere la volontà di Dio, secondo la dottrina cattolica non possiamo supporre che la paterna Provvidenza l'avrebbe abbandonato proprio nel momento più decisivo».[28]  E «il successivo sviluppo della situazione ha dimostrato chiaramente che era veramente la volontà di Dio che Ivan rimanesse nel mondo e fosse "correttore del movimento cattolico" croato».[29]

           

 

 

                                                                           1       

 

            Ivan Merz nel Diario di D. Kniewald, fino alla fine del 1923.

 

            Già più volte abbiamo citato il Diario di Kniewald, dove parla di Ivan Merz. Qui riportiamo le sue annotazioni del 31 dicembre 1923. Questo testo, con le note a pie' di pagina, ci rivela come Ivan Merz era visto da un contemporaneo, il quale era osservatore acuto e critico dei fatti e delle persone della vita cattolica croata. All'epoca non esisteva ancora un particolare legame personale tra Kniewald e Merz, anzi Kniewald aveva qualche riserva in quanto Merz era nel Seniorato, dal quale Kniewald era uscito. La testimonianza è preziosa perché "istantanea". La stima di Kniewald per Merz è basata sui "fatti" constatati o, in altri termini, è fondata sulle qualità oggettive di quest'ultimo come si stavano progressivamente manifestando agli occhi di Kniewald. In seguito questi diventerà collaborato­re di Merz, il suo primo biografo e il teste principale nel Processo Informativo. Ecco come egli vedeva Merz alla fine del 1923.

 

            Di proposito non ho finora accennato a quello che così spesso occupa i miei pensieri, durante tutto quest'anno. E' venuto da me nella mia stanza, non annunciato, un uomo giovane e slanciato, dall'atteg­giamento calmo e misurato. Si è presentato come professor Merz. E' venuto a chiedermi di tenere una conferenza sulla liturgia in occasione dell'accade­mia che la Congregazione Mariana delle signore, in realtà la signora Springensfeld, stava preparando. Anche lui, Merz, terrà una conferenza. Sono rimasto sorpreso, perché nessuno mi invita, sono isolato da quando sono uscito dal Seniorato. (...)

            (Merz) E' tornato da Parigi, dove l'abbiamo(!!) mandato.[30] Ha ottenuto il dottorato ed ora è professore al Ginnasio arcivescovile. Senza dubbio egli è nel Seniorato. Dell'invito rivoltomi di tenere la conferenza ho parlato con il p. Vrbanek, direttore della Congregazione Mariana delle signore. Mi disse che era nel Seniorato, ma che era pieno dello spirito di Dio.

            Mi ha fatto subito una impressione straordinaria: calmo, posato, sa quel che vuole. Quando egli venne io stavo studiando le encicliche Il fermo proposito e Ubi arcano Dei. Erano aperte davanti a me. Gli dissi come una cosa riservata che stavo studiando queste encicliche e che avrei dovuto preparami in particolare per la richiesta conferenza sulla liturgia. Egli, con un certo sorriso di mite e serena benevolenza mi disse: «Grazie a Dio, che a Zagreb c'è ancora qualcuno che si interessa di queste cose». «Ancora qualcuno?». Dal successivo colloquio mi sono reso conto che egli studiava molto le encicliche e che conosceva bene la Ubi arcano Dei e le direttive di Pio XI sull'Azione Cattolica.[31] Già in precedenza sapevo che amava la liturgia e il Messale.[32] Ho promesso, dunque, di tenere la desiderata conferenza e così ci siamo separati.

            Ho parlato, come di solito, abbastanza vivacemente. Ha parlato anche lui, ma io sono rimasto deluso: tutto mi è parso morto e secco quanto allo stile e alla retorica, sebbene quanto al contenuto tutto fosse veramente buono e, dal punto di vista del metodo, era ben pensato ed elaborato. 

            In seguito non abbiamo più avuto contatti, ma spesso dovevo ricordarmi di lui. Egli non è un uomo nuovo. Da quando nella "Luč" 1919-1920 ha pubblicato il suo scritto, in realtà la conferenza tenuta nella "Hrvatska" di Vienna, "Novo doba",[33] spesso si fa vivo in "Luč", "Hrvatska Prosvjeta", "Katolički List", "Narodna politika". I temi sono vari: la letteratura francese, Lourdes, l'arte, l'Internazionale cattolica, la liturgia, le organizzazioni cattoliche.[34] Tutto però unisce lo stesso spirito: la calma, l'oggettività, la sincera devozione che conquista, il profondo spirito ecclesiastico. Anche nel "Katolički List" di quest'anno spesso si è fatto sentire con articoli seri sull'influsso della liturgia sulla letteratura francese (num. 33, 37, 38). A dire della Redazione, si tratta degli estratti dalla dissertazione di Merz. Mi è stato detto che il dr. Merz è autore anche dell'articolo sull'Opera Cardinal Ferrari, nel "Katolički List", num. 46 c.a.[35] Quando indagavo (su di lui), sono stato avvertito che nella riunione della Liga degli studenti, durante il Congresso Eucaristico di quest'anno a Zagreb, ha parlato "dell'acquisto delle giovani leve". Raccontano che questa conferenza ha sorpreso tutti i presenti. E' stampata nella "Luč" del 9.XI.1923. Infatti, invece delle misure tecniche per raccogliere i giovani, egli raccomanda l'unione con Gesù, perché ritiene che la conquista dei giovani sia un lavoro pastorale per la salvezza delle anime. Questa è una visione "nuova", ma in realtà è solo la continuazione logica della sua conferenza "Novo doba".[36]

            Vedo sul "Katolički List" num. 51 di quest'anno, che nel raduno delle Congregazioni Mariane del 9.XI. c.a. ha tenuto la conferenza sulla forza interiore della Congregazione. Non ero presente; ho letto questa conferenza ripetutamente.[37] La prima impressione: parla come un sacerdote, è una conferenza eccellente di un sacerdote profonda­mente convinto. Eppure no, c'è una grande differenza tra questo e quello che di solito sentiamo dai sacerdoti. Per mezzo della Liturgia, dell'Eucaristia, della confessione e della B. Vergine Maria "attingiamo la vita divina...finché non passiamo nell'aldilà nel suo tenero abbraccio e sul Cuore di Gesù, pieni di santa gioia... Soltanto allora la nostra anima diventerà perfetta, riflesso ardente del santissimo, eterno Sole divino Uno e Trino". Si ha l'impressione che qui non si tratti di parole, ma della vita piena del desiderio della Divinità. E quando egli dice "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me", sembra che questa non sia quella spesso ripetuta, ampollosamente ripetuta, parola di S. Paolo, bensì una reale esperienza. Ha ragione il p. Vrbanek: questo è un uomo di Dio, pieno dello spirito di Dio.

            Dal "Katolički List", num. 49 c.a. vedo che egli è presidente della Lega della gioventù cattolica croata (Hrvatski Katolički Omladinski Savez). Segretario è il rilegatore Jerolim Malinar. Per il 16 dicembre hanno convocato l'assemblea generale straordinaria della Lega della gioventù. All'assemblea ha parlato il dr. I. Merz sull'unificazione del movimento della gioventù e Malinar ha parlato del lavoro finora svolto dalla Lega. Il contenuto di questi discorsi si trova certamente condensato in quelle poche righe del "Katolički List" num. 52, p. 645. Da questi discorsi risulta "la necessità di creare a Zagreb un'unica centrale per tutta la gioventù cattolica". Cessa la Lega della gioventù (Omladinski Savez), mentre viene fondato il "Hrvatski Orlovski Savez" (HOS = Lega Croata delle Aquile) come un'entità autonoma di carattere religioso. "La Lega, d'intesa con le autorità ecclesiastiche, farà nominare gli assistenti spirituali nella centrale e nelle singole associazioni. Il "Libro d'oro", pubblicato dalla Lega, contiene delle norme molto radicali circa i doveri religiosi dei membri".

            Non so se il dr. Merz abbia qualche funzione nel nuovo HOS, come adesso lo chiamano. Conosco bene il "Libro d'oro" di Terseglav, non conosco ancora questo libro croato né so chi l'abbia redatto. Sebbene io stia lontano da tutte queste cose e ne sia rimasto sorpreso, devo tuttavia riconoscere che ciò fa bene sperare, tutto è sulla buona strada e potrebbe significare un grande cambiamento. Parlando tecnicamente, ciò doveva avvenire prima o poi, dopo (il raduno di) Maribor. E' nuovo lo spirito, che è diverso da quello sloveno. Là c'è la tecnica e l'organizzazione "sulla base cattolica", in realtà la politica, qui invece, per quanto finora è dato di vedere, la vita secondo la fede. Io ho posto le fondamenta dell'organizzazione a Maribor, a Đakovo e dopo, ma non sono stato in grado di attuare questo cambiamento, questo spirito. Lo sta attuando ora il dr. Merz? Che cosa ne dice il Seniorato? E che cosa gli Sloveni? Benedicat Deus![38]

 

 

                                                                           2

 

            Ivan Merz, Sticanje podmlatka (Acquisto delle nuove leve), relazione

pubbli­cata in "Luč" XIX, 1923/24, pp. 14-16.

 

            Durante il Congresso Eucaristico a Zagreb nell'agosto del 1923, la Liga aveva organizzato un corso per i propri membri. Uno degli argomenti principali di cui si discusse fu "l'acquisto delle nuove leve", ossia come reclutare tra i ragazzi delle scuole medie nuovi membri per le associazioni della Liga. Il tema doveva essere svolto da Ivan Merz, il 20 agosto. Egli con la sua relazione stringata sorprese tutti i presenti, tanto che Stjepan Podolšak, nel riferirne in "Luč", scrisse: «Comunque mi ha impressionato intensamente la relazione veramente profonda del dr. I. Merz. Questo è una nuova comprensione, o diciamo la profonda, corretta comprensione del nostro lavoro, della vita, delle nostre lotte e conquiste. L'idea dell'operare apostolico! Non potrebbero anche i nostri studenti dopo il Congresso Eucaristico seguire su tutte le linee le direttive che egli ha dato?». Gli echi di questa conferenza erano arrivati anche agli orecchi di D. Kniewald (v. sopra, 1).   

            Qui riportiamo la maggior parte della relazione. In essa Merz di fatto dà una immagine di sé, del suo modo di affrontare il lavoro apostolico.

 

            Questa relazione potrebbe essere intitolata: "Come uno studente dell'organizza­zione cattolica lavorerà per la salvezza delle anime?" Già queste ultime parole "lavorare per la salvezza delle anime" ci richiamano in mente l'idea del lavoro pastorale, che è antico quanto l'umanità e in cui la Chiesa ha la più grande esperienza. Osserviamo pertanto i principi fondamentali del "lavoro per la salvezza delle anime" e applichiamoli alle concrete circostanze in cui vivono i nostri studenti (medi).

            Chi vuole salvare le anime degli altri, deve anzitutto sapere come salvare la propria anima, "Prima sibi caritas"; solo quando sapremo come offrire la nostra anima al Signore Iddio, saremo in grado di farlo con l'anima del nostro prossimo. Il fondamento del nostro lavoro apostolico e del successo, dunque, sta in noi stessi, nel nostro rapporto con Gesù che deve vivere in noi. La cultura del nostro intelletto, della volontà e del sentimento è  condizione preliminare per il nostro lavoro fuori delle nostre file...

            Quali mezzi usare per formare, anzitutto, noi stessi? La meditazione mattutina tutti i giorni, spesso partecipare alla s. Messa e ricevere i sacramenti, quotidianamente esaminare la coscienza e fare la lettura spirituale. Se faremo così la vita di Gesù in noi sarà sempre più viva e forte, comprenderemo meglio il senso della vita e l'economia della salvezza e ci renderemo conto dell'amore con cui il nostro Amore - Gesù - ama ogni anima umana. E poiché Gesù brama e trepida per ogni singola anima, essendo essa creata per la beatitudine eterna, questa brama e trepidazione per le anime dei nostri prossimi da Gesù passa a noi e in noi nasce il desiderio di mettere tra le braccia di Gesù tutte queste anime che per questo sono state create.

            Abbiamo fermamente deciso di conquistare, con Gesù, l'anima di questo o quel tale. Un primo passo l'abbiamo già fatto quando abbiamo messo la nostra libertà al servizio della volontà di Gesù. Il secondo passo consiste nel nostro personale rapporto con i nostri compagni. In ogni circostanza, del tutto involontariamente, deve fluire da noi quella pace soprannaturale, quel riposare in Dio di cui siamo collaboratori. Noi contempleremo nell'anima del nostro prossimo, che non è nostro seguace, un oggetto di immenso valore, che come il vetro potrebbe rompersi se lo prendessimo in modo inopportuno. Perciò siamo prudenti, siamo pieni di misericordia e di pazienza con i nostri avversari; in ogni momento essi devono rendersi conto che noi in essi amiamo qualcosa, il cui valore essi stessi non conoscono, e che siamo disposti ad aiutarli nelle cose più piccole come in quelle più grandi.

            Se ogni membro della nostra organizzazione tratterà i propri compagni con tale amore, intorno alla nostra organizzazione stessa si creerà una vena, una certa atmosfera misteriosa e profumata, così che, non appena un nostro compagno viene in contatto con un nostro membro, avrà la sensazione della presenza di un mondo grande che egli soltanto intuisce, ma non conosce ancora.

            E' necessario creare quest'atmosfera di tolleranza, di amici inconsapevoli intorno alla organizzazione, per poter scegliere tra questi alcune anime elette che dobbiamo rapire. Ho detto: anime scelte! Perché di solito è vana tutta la nostra fatica se vogliamo attirare nelle nostre file la gente corrotta, bestemmiatori o lussuriosi. Perché questa gente si converta sono necessari i mezzi più forti di quelli di cui desideriamo parlare. Noi dobbiamo cercare di attirare soprattutto quei giovani che di per sé sono generosi, pronti al sacrificio, ma a causa dei pregiudizi o per altre ragioni non hanno avuto occasione di abbracciare le verità del cristianesimo.

            Da quanto esposto possiamo concludere: le nostre organizzazioni studentesche non sono società di salvataggio per accogliere chiunque perché vi si corregga, ma sono istituti di educazione di quegli studenti che sono pronti a osservare le rispettive regole, che hanno per scopo di educare una élite.

                                                                          

            Nella continuazione della conferenza Merz indica alcuni aspetti negativi dei cattolici. Il primo sarebbe quello di non distinguere gli errori dagli erranti.

 

            E' sbagliato ciò che spesso accade che noi attacchiamo i nostri avversari non distinguendo le idee erronee che essi sostengono dalle loro anime immortali che bisogna salvare. Come conseguenza di questo atteggiamento non corretto nei riguardi dei sostenitori delle idee erronee, avviene che i membri delle associazioni cattoliche come una cricca si separano dai propri compagni e non riescono ad allargare il proprio raggio d'azione. La carità deve rompere questi muri stretti della nostra organizzazione ed espandersi su tutto l'ambiente in cui la Provvidenza ci ha posti.

            […] "Charitas Christi urget nos": ci spinge a uscire, con una santa pace e ardente amore, dal cerchio della nostra organizzazione per parlare e lavorare con i nostri avversari. Molti di loro sentiranno che la nostra vita interiore poggia su una roccia alta, dalla quale si guarda con calma la fluttuazione della vita che è molto più in basso. Il nostro avversario a contatto con noi percepirà lo spirito dell'eternità, il che lo spingerà a riflettere sui problemi che in lui si sono assopiti, ma che possono risvegliarsi.

           

            Merz rileva anche un altro aspetto negativo, di segno opposto, che consiste nel voler continuamente essere con gli avversari, con il rischio di patteggiare con essi, scendendo a compromessi.

 

            Perciò bisogna porre il principio che un nostro membro non può avere amici (nel senso stretto della parola) fuori delle nostre file, perché la vera amicizia si basa soltanto sulla fede nelle stesse verità eterne... Un nostro membro può avere amici solo tra i cattolici convinti e se comincia a frequentare gli avversari, in ogni momento della vita deve tener presente di essere tra di loro apostolo, rappresentante di Gesù Cristo di cui è testimone. Un tale deve avere una fede forte che gli darà la Ss.ma Eucaristia e la penitenza... Tutto dipende da Dio. L'uomo deve soltanto disporre la propria anima in modo da diventare strumento idoneo dell'azione di Dio.

            Finora abbiamo parlato dell'azione dei singoli sull'ambiente chiuso alle idee cattoliche. Ma per conquistare le nuove leve è particolarmente importante che i membri dell'organizzazione si aiutino a vicenda e si vogliano bene. Non basta che i loro rapporti si limitino a quelli di carattere ufficiale bensì nell'organizzazione devono coltivare le vere amicizie cristiane, che sono il risultato dell'identità di ideali e che durano eternamente, perché i loro ideali sono eterni... Sarebbero state molto meno numerose le defezioni nelle nostre file se in esse fosse stato più sviluppato il culto dell'amicizia. […]

            Per ricordare più facilmente queste cose, dall'intera relazione tireremo queste risoluzioni:   

            1. Nelle nostre associazioni occorre coltivare più intensamente di quello che abbiamo fatto finora sincere amicizie tra i singoli (membri).

            2. Con le premure e la disposizione al sacrificio dobbiamo far opera di apostolato tra i nostri compagni che non sono ancora nella nostra organizzazione, per creare intorno alle nostre associazioni un'atmosfera in cui la gente sarà ben disposta nei nostri riguardi.

            3. Nel cercare di conquistare gli individui, occorre contare su quelli che già di per sé hanno buone qualità (spirito di sacrificio, carattere), consapevoli che le nostre organizza­zioni non sono associazioni di salvataggio, bensì istituti di educazione.

            4. Nessun membro della nostra organizzazione manterrà rapporti di amicizia con gli avversari solo per amicizia; egli deve essere tra di loro rappresentante dei nostri principi e tener presente che è tra gli avversari solo per operare per la salvezza delle loro anime. […]  

 

                                                                           3

 

            Libro d'oro della gioventù croata delle Aquile.[39]

 

            Le Aquile slovene avevano il loro "Libro d'oro", redatto dal  sac. Franc Terse­glav già nel 1910. Per l'edizione croata, questo libro è stato "completato e rielaborato" da Ivan Merz, ma il suo nome non appare da nesuna parte. Egli ha dato all'edizione croata un nuovo carattere, coerentemente con la nuova impostazione dell'organiz­zazione delle Aquile croate sui principi dell'Azione Cattolica di Pio XI. L'aveva preannunciato nella circolare inviata ai vescovi, dove si diceva che l'edizione croata del "Libro d'oro", «mettendo in secondo piano il momento di ginnastica, fa rilevare quello religioso-culturale, in quella forma che è stata definita dalla Santa Sede negli ultimi anni».

            «L'idea guida del redattore (Merz) è stata che l'organizzazione delle Aquile deve educare una élite e perciò non deve perseguire un gran numero di membri, ma cercare di formare dei cattolici consapevoli che attueranno il rinnovamen­to del proprio ambiente. Poiché non c'è formazione dei membri senza la vita spirituale, il "Libro d'oro" esige da ogni Aquila un minimum, e precisamente che almeno una volta al mese si accosti ai ss. Sacramenti, che faccia le preghiere del mattino e della sera e l'esame di coscienza la sera. Chi non è disposto a farlo, non può essere membro dell'organizzazione delle Aquile...

            Quanto all'organizzazione stessa delle Aquile, essa ha trovato nel "Libro d'oro" la sua espressione. Così in esso si dice chiaramente che l'intero "Hrvatski Orlovski Savez" è sotto la competenza della suprema autorità ecclesiastica (cioè dell'Episcopato croato), che in esso nomina un assistente spirituale generale. Inoltre ogni singola associazione delle Aquile e della gioventù (Omladinska društva) deve avere un suo assistente spirituale che curerà l'educazione religiosa e morale della gioventù. Il tal modo il movimento della Gioventù Cattolica Croata entrerà nella sua normale carreggiata e diventerà dipendente dalla gerarchia ecclesiastica, come in genere lo deve essere l'Azione Cattolica.

            Alla fine del "Libro d'oro" si trova il Discorso del Santo Padre Pio XI alla gioventù italiana. In esso con molta precisione è tracciata l'ideologia del movimento della gioventù ed è molto chiaramente stabilito il rapporto che la gioventù dell'Azione Cattolica deve avere verso i propri parroci».[40]

            Nel Seniorato, però, ci fu qualche opposizione alla redazione di Merz, e immediata­mente prima della stampa, dopo che era stato concesso l'Imprimatur, furono espunti alcuni passi nonché la Prefazione scritta da Merz. I passi espunti erano quelli dove si sottolineava                            l'ubbidienza, l'amore  e la devozione delle Aquile croate al Papa e ai vescovi diocesani. Così a p. 12 , nella risposta alla domanda "Qual'è l'ideale dell'Aquila?" sono state espunte le parole: "(l'ideale dell'Aquila è)... l'amore verso il Santo Padre il Papa, verso i vescovi cattolici e i sacerdoti". E a p. 46 è stata espunta la domanda "Perché l'Aquila deve alla santa Chiesa l'amore profondo e vibrante?", con la relativa risposta. Tuttavia, nell'edizione croata c'è un capitolo sull'amore verso la santa Chiesa, dove si parla anche del posto che i sacerdoti hanno nell'organizzazione delle Aquile (VI).

            La Prefazione di Merz, invece, fu sostituita con poche righe. Più tardi, lo stesso Merz la pubblicò in estratti, nell'articolo Iz povijesti Orlovstva (Dalla storia dell'Aquili­smo) in "Katolički Tjednik" (Sarajevo) del 19.VI.1927., pp. 8-9. Dopo aver parlato degli inizi del movimento delle Aquile e della svolta avvenuta nel 1923, Merz continuava:

 

            E, infatti, quando uscì l'edizione croata del Libro d'oro, molti si accorsero che stava nascendo una nuova epoca nello sviluppo delle organizzazioni cattoliche tra i Croati. Nella già stampata "Prefazione" di questo Libro d'oro viene espressamente menzionata questa novità. Questa Prefazione contiene essenzialmente tutte quelle direttive principali che, anche se attraverso alcune resistenze, si sono fatte strada nella nostra vita cattolica. Poiché questa Prefazione spiega le ragioni della forza conquistatrice dell'Aquilismo e mette in evidenza alcune caratteristiche più marcate che in seguito hanno cominciato a distinguersi nella vita delle nostre organizzazioni cattoliche, la riportiamo in estratti:

            «Tuttavia molti, meravigliati, chiederanno perché...abbiamo osato di completare e rielaborare questo libro (sloveno). La ragione principale ne è che dopo il 1910, anno della pubblicazione di questo libro, in tutto il mondo, in modo particolarmente solenne, si è sviluppata l'Azione Cattolica... La più recente generazione cattolica ha fatto un passo più avanti. Essa è stata trascinata dalle onde di quei fiumi che hanno avuto la sorgente nella Roma eterna già nel 1905, quando il papa Pio X di venerata memoria emanò il breve sulla frequente e quotidiana s. Comunione. La giovane generazione nutre l'amore fervido verso il nostro Salvatore, sempre presente nella Ss.ma Eucaristia; qui attinge la propria forza per il suo agire, per l'apostolato... essa è in costante ed intimo contatto con Gesù che regna nelle loro anime. Da qui viene anche l'amore ardente dei giovani verso la santa Chiesa, immacolata Sposa di Gesù, e verso i suoi vescovi e sacerdoti. Essi si sono convinti che al sacerdote spetta il primo e principale compito nella diffusione del Regno di Dio, e che i laici devono associarsi ad essi; devono diventare i loro collaboratori... Con questa edizione del Libro d'oro si è voluto appunto restituire al sacerdote quel posto dignitoso che spetta al discepolo di Gesù. Da questo Libro d'oro si vede che la gioventù ha gli occhi sempre rivolti verso Roma, dove si trova quel faro che con i suoi raggi illumina tutta la terra. E dalla stessa Roma ultimamente sono uscite le direttive che contano con l'Azione Cattolica come con un fatto e in modo preciso ne hanno definito il ruolo. Pertanto, nel rielaborare il Libro d'oro abbiamo tenuto presenti soprattutto quelle direttive che gli ultimi Papi hanno dato all'Azione Cattolica, specialmente al movimento dei giovani. Dell'Azione Cattolica, quindi, fanno parte "le forze cattoliche organizzate collegate per la salvaguardia, diffusione, applicazione e difesa dei principi cattolici nella vita individuale, familiare e sociale...". Da tutto ciò si comprende che noi oggi esigiamo dalla nostra gioventù molto di più di quanto era possibile fare tredici anni fa. Per questo abbiamo stabilito nei particolari quali sono i doveri religiosi dell'Aquila, quante volte come minimo deve ricevere la santa Comunione, quale deve essere il suo rapporto verso la Chiesa e i suoi ministri». 

           

            Nel cap.I del Libro d'oro, l'organizzazione delle Aquile è definita come "organizza­zione cattolica della gioventù croata", con il fine di riunire tutta la gioventù cattolica croata per farne una schiera di apostoli, formandoli sul piano religioso, intellettuale, morale, sociale e fisico, e attraverso ad essa suscitando nel popolo l'entusiasmo per i modelli del pensiero e della vita cristiana. La base di tutto il lavoro dell'Aquila è la fede cattolica, i suoi principi e i comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa.      

            Nei dieci capitoli del Libro d'oro i giovani potevano trovare un "vade mecum" abbastanza dettagliato, atto ad orientarli affinché la loro vita fosse veramente cristiana. E tre anni e mezzo dopo l'uscita del libro, Merz poteva così concludere l'articolo sopra citato:

 

            Questi principi, che le guide della Lega Croata delle Aquile, tre anni e mezzo or sono, hanno messo in rilievo e hanno cominciato a tradurre nella vita sistematicamente, possono spiegare la breve per ora, ma significativa storia dell'Aquilismo croato. Questi principi sono stati per le guide l'occasione di grandi gioie, ma anche di molte difficoltà e sacrifici. Esse (le guide), con l'aiuto di Dio, proseguiranno nell'insistervi, perché sono i principi dell'Azione Cattolica come la Chiesa di Roma la promuove in tutto il mondo.

                     

 

 

 


 


    [1] Cf. Kulturna načela Sokolstva u Češkoj i Jugoslaviji (I principi culturali del Sokol in Cecoslovacchia e in Jugoslavia), Zagreb 1920, opuscolo di 72 p., uscito anonimo, ma dovuto a D. Kniewald (v. nota segu.). - Quanto al Sokol croato, v. anche Hrvatsko Sokolstvo s katoličkog stajališta (Interkonfesionalizam) (Il Sokol Croato dal punto di vista cattolico - Interconfessionalismo), Zagreb 1924/25. Questo opuscolo (in realtà l'estratto degli articoli apparsi sul "Katolički List") è stato scritto da Ivan Merz, ma il suo nome non figura. L'opuscolo fu attaccato nel periodico dello Hrvatski Sokolski Savez (Lega del Sokol Croato), e Merz - firmandosi "Orao" (Aquila) - rispose con l'articolo Na adresu "Hrvatskog Sokola" (All'indirizzo del Sokol Croato), che concludeva così: «Il Sokol Croato, purtroppo, è un movimento dilettante: in modo dilettante comprende le questioni fondamentali religiose e morali e nel suo lavoro si serve di metodi pedagogici da dilettanti. - Nelle difficili e funeste condizioni in cui oggi si trova il popolo croato, il romanticismo nazionale del Sokol croato non è in grado di rafforzare e sollevare questo popolo. Bisogna costruire sulle solide fondamenta religioso-morali e scientifiche ed edificare sulla tradizione cattolica del popolo croato. Anche i Sokol croati siano convinti che soltanto la Chiesa Cattolica è il porto della verità e la fortezza della salvezza per il popolo croato; se ad essa non chiederanno aiuto, invano lo cercheranno (altrove). Questo dicono loro ad alta voce, in questo difficile e funesto tempo, i fratelli di sangue». 

    [2] Dragutin Kniewald, nato a Zagreb il 23 luglio 1889, dopo l'esame di maturità studiò filosofia e teologia a Roma, come alunno del Collegio Germanico-Ungarico (1908-1915). Ordinato sacerdote per la diocesi di Senj-Modruš, dove un suo zio materno era parroco a Hreljin, fu dapprima segretario del vescovo mons. Josip Marušić e impiegato nella Cancelleria della Curia. Il 1 ottobre 1916 assunse il posto di professore di teologia morale e pastorale nel Seminario di Senj e al tempo stesso svolse l'ufficio di prefetto nel convitto "Ožegovićianum" (così chiamato dal nome del vescovo Mirko Ožegović, 1775-1869, che lo fondò nel 1857). Nel 1919 il vescovo Marušić decise di mandare, temporaneamente, i propri chierici nel Seminario di Zagreb; così Kniewald, libero dall'insegnamento, poté dedicarsi di più agli studenti medi sia nel convitto che nelle Congregazioni mariane.

    [3] Il raduno si era svolto nell'aula "Vijenac". Kniewald nel diario, p. 74, annota come due studenti in particolare avevano attratto la sua attenzione: il tecnico Prikril e lo studente di filosofia Ivan Merz. «Prikril ha partecipato attivamente nella discussione. Merz era riservato e ho avuto l'impressione che volesse osservare piuttosto che partecipare».

    [4] Fu Petar Rogulja che con telegramma del 30 gennaio 1919 invitò Kniewald a trasferirsi a Zagreb, ma i due poi non ebbero più occasione di vedersi, perché Rogulja già il 19 febbraio morì a Sarajevo. Per una più oggettiva valutazione della figura di Petar Rogulja può servire anche il giudizio non interessato dello stesso Kniewald. Questi al suo arrivo a Zagreb ebbe nel seminario una sistemazione più che povera. Descrivendola nel Diario rileva che anche Milan Pavelić (già padre spirituale nel Seminario di Senj, invitato a Zagreb dal Seniorato per essere di aiuto nella redazione della progettata rivista "Moderna kultura") e Pavao Jesih non erano in condizioni molto migliori, a differenza dei canonici che nelle loro "curie" vivevano quasi lussuosamente. «Questa grande differenza - scrive (Diario, p. 81) - la stigmatizzano soprattutto Petar Rogulja e Petar Grgec, come redattore di "Narodna politika". L'uno e l'altro, specialmente Petar Rogulja, vivono da senzatetto. Rogulja viaggia molto e non ha un vero appartamento. Ha una stanza che lascia ad altri, mentre egli stesso dorme dove e come riesce, talvolta semplicemente sul tavolo e sulla sedia. Questo genere di vita e di privazioni ha presto rovinato la sua resistenza ed egli è morto inaspettatamente, come un senzatetto, a Sarajevo. Non l'ho più visto dopo il mio trasferimento a Zagreb. E' morto nell'estrema povertà, in mezzo al lavoro, dopo aver vissuto la vittoria del suo pensiero politico con la caduta della Monarchia (absburgica) e la fondazione dello Stato dei S.C.S., e, al tempo stesso, la realizzazione dei suoi obiettivi nel Movimento cattolico con la costituzione del Seniorato e del Partito popolare... Adesso queste istituzioni dovranno vivere e agire senza di lui. Probabilmente seguiranno ciò che egli ha detto una volta, ma non vedo nessuno che possa dare nuovi orientamenti nelle nuove situazioni che stanno nascendo. Come tutti gli epigoni, la direzione del Seniorato e del Partito Popolare probabilmente si atterranno alle direttive di Rogulja date in passato, in altre circostanze, come se esse fossero eterne e come se la vita non andasse avanti. Con Rogulja uno non poteva essere d'accordo in tutto, però ognuno doveva riconoscere la sua grandissima laboriosità, lo spirito di sacrificio e il disinteresse».

    [5] La Lega era solo di nome "jugoslava", in realtà riuniva soltanto le associazioni croate, mentre gli Sloveni andavano per la loro strada.

    [6] Kniewald, Diario, p. 102s.

    [7] Lettera del vescovo Mahnić fu redatta in croato; è stata pubblicata in traduzione slovena in "Čas" 1920, pp. 288-290.

    [8] Così Kniewald scrisse più tardi, il 4 agosto 1923 (Diario, p. 173), quando ormai lo sviluppo delle Aquile aveva dato ragione a lui che le aveva introdotte in Croazia.

    [9] Siamo costretti a coniare il termine "Aquilismo", per esprimere ciò che in croato s'intende con la parola "Orlovstvo", termine astratto con cui viene indicato non solo il movimento o l'organizzazione delle Aquile, ma anche lo spirito, l'ideologia del movimento.

    [10] Kniewald, Diario, p. 111.

    [11] I. Protulipac, Hrvatsko Orlovstvo (L'Aquilismo Croato), p. 68s. La proibizione delle Aquile nelle scuole medie fu ritirata dal ministero di Pubblica Istruzione il 6 febbraio 1923.

    [12] Kniewald, Diario, p. 120.

    [13] Ibid., p. 134.

    [14] Come curiosità notiamo che durante la solenne parata a Brno, davanti al gruppo croato portava la bandiera croata il giovane Alojzije Stepinac, più tardi arcivescovo di Zagreb e cardinale. Cf. A. Benigar, Alojzije Stepinac, Roma 1974, p. 58.

 

    [15] Il "Hrvatski Katolički Narodni Savez" (HKNS) fu istituito, su proposta di Velimir Deželić jr. fatta durante il congresso cattolico di Ljubljana nel 1913, allo scopo di coordinare il lavoro culturale e soprattutto sociale dei cattolici croati. Il primo segretario, sac. Milan Ivšić, voleva farne una organizzazione analoga al tedesco "Volksverein", ma quando egli, dopo la guerra, si recò all'estero per gli studi, il suo successore sac. Pavao Jesih, senza mirare troppo in alto, raccolse nel Savez tutte le associazioni cattoliche esistenti (ad eccezione delle Congregazioni Mariane e delle confraternite). Al vertice di questa Lega era il Seniorato Cattolico Croato. Cf. Deželić, IVc, pp. 5-6.

    [16] Kniewald, Diario, al 17.XII.1922, p. 165s.

    [17] Ibid, al 28.XII, p. 166. - Per comprendere questi interrogativi di Kniewald e i seguenti estratti del suo Diario, occorre tener presente che egli, mentre scriveva questo, non era più nel Seniorato, per cui era cessato anche il suo incarico di relatore per le Aquile. Il 18 marzo 1921 era stato eletto supplente (in seguito diventerà professore ordinario) alla cattedra di teologia pastorale della Facoltà teologica di Zagreb e ai primi di novembre nominato secondo padre spirituale delle Suore di Carità di San Vincenzo de' Paoli. Oltre ad essere molto occupato dal suo lavoro professionale, egli si era allontanato dal Seniorato anche perché non ne approvava certi modi di agire. Nel Diario, a p. 141s si legge: «E' successo prima della quaresima del 1921. Più volte ho parlato a Stjepan Barić, uno dei principali seniori, della necessità di creare all'interno del Seniorato, anzi all'interno del comitato del Seniorato, un comitato più ristretto al fine di coordinare tutte le azioni del Seniorato. Volevo proporre questo al comitato del Seniorato, ma prima ne ho parlato con alcuni principali membri del comitato. Allora Barić ha invitato a cena alcuni di noi... Durante la cena si è parlato di tutto, all'infuori di quello che mi interessava. Alla fine...verso le 11...ho iniziato il discorso su quel comitato ristretto d'azione, di coordinamento e di ideologia. Barić mi interruppe: "Sì, sì, ecco per questo ci siamo riuniti, per decidere di tutto ciò, non però davanti al comitato del Seniorato e nemmeno davanti al plenum: ciò non è possibile, bensì qui noi possiamo sistemare tutto questo e allora nessuno nel comitato e nel plenum potrà opporsi". - ??? - Mi sono meravigliato e ho sottolineato che il mio desiderio era che tutto ciò fosse "legale" dentro il Seniorato e non "illegale". "Ah, legale o illegale, ciò che conta è il successo!". Io però non volevo entrare in questo e così questa "discussione" è finita senza risultato. O meglio: il risultato ne è stato che mi sono reso conto che un tale gruppo, che "illegalmente" guida il Seniorato, esiste già e che si è voluto attirarvi anche me. Ma io non ho voluto. E da allora, direi, data il raffreddamento di alcuni nei miei riguardi. Chi è in questo "comitato ristretto illegale", per chiamarlo così, che di fatto dirige tutto nel Seniorato? Ritengo che sono il dr. Šimrak, Stjepan Barić, Petar Grgec, il dr. Maraković, Pavao Jesih». Poiché i rapporti di Kniewald con il Seniorato erano già raffredati, bastò poco perché egli smettesse di frequentare le riunioni del gruppo. E ciò avvenne quando, su iniziativa del rev.do Jesih, senza che Kniewald ne fosse consultato, fu impedito alle Aquile di Zagreb di fare gli esercizi ginnici nell'aula del "Djetički dom" (Casa degli apprendisti). Kniewald ne rimase male e fece presente a Jesih che non avrebbe più partecipato alle riunioni del Seniorato, «perché il Seniorato esiste per coordinare il nostro lavoro e se ciò manca, allora io sono superfluo nel Seniorato». Questo fu solo l'ultima goccia che fece traboccare il vaso. Per il Seniorato Kniewald sarà un "senior apostata" ("otpali senior", cf. Diario di Kniewald, p. 172).

    [18] D. Kniewald, Sluga Božji Dr. Ivan Merz, Zagreb 1988, p. 215.

    [19] "I ricordi del p. Foretić" (dattiloscritto) contenengono i racconti del p. Foretić a un suo confratello più giovane, Julije Balog, il quale li annotava durante i colloqui, iniziati il 2 sett. 1940. In Arch. Merz.

    [20] D. Kniewald, op. cit., p. 213s.

    [21] Hrvatski katolički Omladinski Savez: Okružnica biskupima (HKOS: Circolare ai vescovi), orig. firmato da Ivan Merz, presidente, Bruno Foretić S.I., assistente spirituale, e Jerolim Malinar, segretario; in Arch. Merz, F25 - 8.

    [22] Kniewald, op. cit., p. 215s.

    [23] Durante l'assemblea costituente dello HOS del 16.XII.1923 - come risulta dal relativo verbale - il dr. Šimrak si oppose acciò che l'organizzazione si chiamasse Lega Cattolica Croata delle Aquile. Fu aiutato dagli Sloveni. Il dr. Merz si soffermò su questo punto e spiegò perché proprio nel titolo era stato messo "cattolica". In tutto il mondo le organizzazioni cattoliche sono denominate come cattoliche, perché allora le Aquile dovrebbero essere una eccezione? E quando l'assemblea accolse la proposta del dr. Šimrak, Merz pregò che fosse inserito nel verbale che egli era per il nome H.K.O.S. (Hrvatski Katolički Orlovski Savez). Inoltre, a nome di 108 associazioni della gioventù Merz si oppose acciò che lo HOS fosse membro della JOZ (Lega Jugoslava delle Aquile) a Ljubljana.­ Cf. Vrbanek, op. cit., p.113.

    [24] Cf. I. Protulipac, op. cit., pp. 72-76.

    [25] La lettera, a firma degli arcivescovi Bauer (Zagreb) e Šarić (Sarajevo) e di altri cinque Ordinari, fu pubblicata su "Katolički List" 1924, num. 6, p. 65s.

    [26] In "Vrhbosna" nn. 5 e 6, del 20 marzo 1924, pp. 33-34.

    [27] Pubblicata in "Katolički List" num. 19, dell'8 maggio 1924, pp. 221-222.

    [28] J. Vrbanek, op. cit., p. 95.

    [29] D. Kniewald, op. cit., p. 203.

    [30] Kniewald con il doppio punto esclamativo vuole sottolineare che fu anche lui a preparare l'invio di Merz a Parigi. A p.113 del Diario, infatti, scrive: «Nell'estate del 1920 era tornato dalla Francia e dal Belgio il p. Miroslav Vanino S.I. In un colloquio con me egli aveva sostenuto la necessità che alcuni universitari fossero mandati a studiare a Parigi. In linea di principio egli aveva già ottenuto il consenso di mons. Baudrillart...e di mons. Baupin... Di questo mio colloquio con il p. Vanino riferìi nel Seniorato, il quale decise di invitare il p. Vanino a esporre più dettagliatamente, in una riunione "ad hoc", la sua proposta che era piaciuta a tutti. P. Vanino ci fece una piccola conferenza sulla necessità e la possibilità che alcuni nostri giovani studiassero a Parigi. Si mostrò disposto ad adoperarsi, insieme con il console generale francese a Zagreb, che conosceva bene, perché due o tre nostri studenti universitari, meritevoli e che già conoscevano il francese, ottenessero una borsa di studio francese a Parigi. Fu scelto Ivan Merz, già alunno del prof. Maraković, che questi particolarmente raccomandò; tutti gli altri furono d'accordo che Merz veniva in considerazione al primo posto. Con Merz dovevano andare Đuro Gračanin e Juraj Šćetinec... L'esecuzione pratica di questa decisione fu affidata al p. Vanino e al dr. Maraković quale relatore del Seniorato per le relazioni internazionali».

    [31] Il 20 febbraio 1924 Merz scriveva a mons. Beaupin: «Pour ce qu'est de moi, j'emploie tout mon temps libre à étudier les Encycliques des Papes. Les livres de Brun (La Cité chrétienne), et de M. Goyau (Catholicisme et politique) m'ont rendu de bien grands services». - Mons. Beaupin commenta: «J'ai l'impression que, préoccupé de séparer l'action catholique de l'action politique, Jean a cherché dans ces documents pontificaux la science dont il avait besoin. De cette préoccupation, ses lettres à moi adressées contiennent de nombreux témoignages. Lorsque je les aurai toutes relues, j'esprère pouvoir vous donner sur ce point des renseignements très intéressants et appuyés sur des textes de lui comme sur des conversations que j'ai eues avec lui. C'est un chapitre capital de son histoire intime» (lett. al padre di Ivan, del 3 marzo 1931.- Arch. Merz).

    [32] In occasione della pubblicazione del Messale Romano in lingua croata, a cura di D. Kniewald, Merz dalla Francia mandò le sue Riflessioni sul Messale Romano al prof. Maraković perché le pubblicasse in "Hrvatska Prosvjeta". Kniewald, dopo averle lette, annotava nel Diario, p.147: «Pare che Merz a Parigi non solo non perda il tempo, ma che abbondantemente attinga alla vita cattolica francese. Già da prima lo sapevo. Ma mi ha sorpreso questa conoscenza della liturgia, della letteratura e dell'arte. Di passaggio menziona anche il mio studio sull'arte di Beuron, pubblicato in "Hrvatska Prosvjeta", durante la guerra. Ma questo solo di passaggio. Ciò che invece mi ha sorpreso è che Merz guarda l'anno liturgico con gli occhi del Messale e del Breviario. Egli conosce le sequenze e gli inni. Mette a confronto la liturgia e la letteratura mondiale e dice che la liturgia è l'arte viva, mentre la letteratura mondiale è "fossile dei vari stadi delle anime umane che hanno abitato sulla terra". Abita questo giovane su questa terra? Ho l'impressione che si orienti molto bene nella letteratura, ma ancor meglio nella liturgia, nella vita liturgica che nel suo caso è diventata una realtà. Nella nostra edizione del Messale Romano trova alcuni errori, altri non li vede o non li vuole rilevare; raccomdanda invece quello che bisognerebbe aggiungere perché l'edizione sia migliore e più bella... Merz afferma che "la traduzione di un'opera così fondamentale è un aspetto epocale nella nostra vita letteraria. Anzi potremmo dire che questo è il libro di più grande valore che abbiamo nella lingua croata. (La vecchia traduzione dei Vangeli non viene in considerazione, perché la lingua è troppo antiquata)". Perciò raccomanda specialmente ai membri del movimento cattolico di procurarsi il Messale croato e (sottolineato da lui) di conformare ad esso la propria vita. Egli è convinto che questo libro educherà una serie di solidi operai cattolici pronti al sacrificio e che in molti susciterà il desiderio del sacerdozio o della vita religiosa. Merz insiste che non dobbiamo fermarci a questa edizione. Egli attende che quanto prima venga pubblicata l'edizione completa del Messale croato e raccomanda che si pensi anche alla traduzione croata del Breviario. Faxit Deus!».   

    [33] Vedi sopra, Cap. VI, B.

    [34] Vedi infra, Scritti di Ivan Merz.

    [35] L'articolo sull'Opera Cardinal Ferrari era uscito anonimo e Kniewald allora non sapeva che autore fosse Ivan Merz. Nel Diario, il 16 novembre 1923 annotava: «"Katolički List" num. 46 riporta l'articolo informativo sull'Opera Cardinal Ferrari. Molto interessante e importante. Non reca la firma. L'articolo termina: "L'amore verso l'Eucaristia, la costante, ininterrotta, organizzata preghiera e infine la fede viva nel mondo soprannaturale creano le opere durature e grandi dell'azione cattolica. Faccia il buon Dio che anche noi cominciamo a usare nel movimento cattolico i metodi analoghi e che rigettiamo lontano da noi tutto ciò che ci divide, ciò che è di carattere accidentale e perisce nel tempo stesso in cui è nato". Questo è un nuovo linguaggio. Si parla da noi, naturalmente, della devozione, dell'Eucaristia ecc., ma qui tutto ciò suona alquanto diversamente, queste non sono parole vuote, questo ha un tono di vita e di realtà. Chi è costui?».

    [36] Vedi infra, 2.

    [37] E' stata pubblicata in "Katolički List" 1923, num. 51, pp. 618-619. Vedi infra, Cap. XIV Intr. 1.

    [38] Quando all'inizio del 1924 uscì il Libro d'oro, Kniewald ne scrisse la recensione in "Katolički List" num. 4, 1924, che il 30 gennaio riassumeva nel Diario, p. 177s: «Non è questo la solita traduzione. Ciò si vede già nella definizione dell'Aquila. Per gli Sloveni l'Aquila è "l'organizzazione della gioventù onesta cristiana slovena", mentre qui si legge che l'Aquila è "l'organizzazione cattolica della gioventù croata". Il motto è: Eucaristia, Sacrificio, Apostolato; il Patrono è S. Giovanni Evangelista, è sottolineato l'amore alla Chiesa, viene introdotto l'ufficio di padre spirituale come pastore dell'organizzazione... Dell'esercizio di ginnastica si dice che non è la caratteristica essenziale delle Aquile. Ciò può essere inteso in diversi modi. Il libro è dedicato all'intero Episcopato cattolico. Questa dedica - concludo la mia recensione - è il simbolo della nuova gioventù, in cui si sveglia non solo la sua vita e quella della nazione, ma anche la vita di Gesù Cristo e la vita della Chiesa. E questa è la più bella raccomandazione del Libro d'oro. Esso è il programma della gioventù croata per tutto il XX secolo. Dicono che tutto ciò è stato redatto dal dr. Merz, ma che nel Seniorato sono sorte alcune difficoltà in proposito. Dunque, un uomo giovane molto dinamico, il quale sa quel che vuole e al quale è dato di poter realizzare ciò che vuole. Peccato che non ci siamo incontrati prima. Ed anche ora, dopo il primo incontro ravvicinato, di fatto ciascuno è impegnato nel proprio lavoro. Tutto considerato, anch'egli, come me, dev'essere tutto assorbito dal molteplice e vario lavoro. Ancor di più ci separa il Seniorato, e perciò nella prassi continuo a tenermi del tutto da parte».      

    [39] Nell'originale croato il titolo è: Zlatna knjiga hrvatske orlovske omladine - Prvo hrvatsko nadopunjeno i prerađeno izdanje (Prima edizione croata completata e rielaborata), Zagreb 1924. In cima al frontespizio è stampato il motto: Sacrificio - Eucaristia - Apostolato. L'Imprimatur è del 10 dic. 1923. Il libro reca la dedica: All'intero nostro/ Episcopato cattolico/ con filiale devozione e amore dedica/ il "Libro d'oro"/ la "Lega Croata delle Aquile". Il libro è redatto in forma di domande e risposte (tipo catechismo) e diviso in dieci capitoli: I. L'Aquila - fine, lavoro, ideale; II. Doveri delle Aquile e lo scopo della vita; III. Le virtù delle Aquile (pietà, amicizia, disinteresse, spirito di sacrificio e umiltà, amore della verità e sincerità, amore della giustizia); IV. Carattere; V. Condotta cavalleresca e vita illibata; VI. Amore verso la santa Chiesa; VII. Amore per il popolo e i doveri dell'Aquila verso il popolo; VIII. La salute del corpo e l'amore del focolare familiare; XI. Carità cristiana e Misericordia; X. L'Aquila e gli avversari. - Nell'Appendice viene riportata una breve storia del movimento delle Aquile e il discorso di Pio XI alla gioventù cattolica italiana del 21 ottobre 1923; segue l'inno delle Aquile. Il libro, di formato tascabile, consta di 96 pagine. - Secondo i citati "Ricordi del p. Foretić", quando Merz aveva proposto il motto: Sacrificio-Eucaristia-Apostolato, il dr Protulipac si era dichiarato contrario. «Merz secondo il suo solito taceva. Sapeva che egli avrebbe accettato. In un'altra seduta, poi, Merz disse: "Vedete, voi pensavate che la gente avrebbe protestato perché le diamo cose troppo devote; invece vedete che accade proprio il contrario, il popolo le accetta».

    [40] Così Merz riferiva nell'articolo Nove smjernice omladinskog pokreta (Nuove direttive del movimento della gioventù), in "Katolički List" num. 1, del 3 gennaio 1924, pp. 10-11.