c a p i t o l o  XIII

 

LE AQUILE E L'ORGANIZZAZIONE DELL'AZIONE CATTOLICA CROATA

 

 

 

 

B. il "caso" di mostar

 

 

            Il "caso" di Mostar era sorto in seguito all'esclusione dall'organizzazione delle Aquile di Žarko Vlaho, presidente del Distretto delle Aquile di Mostar e al tempo stesso presidente del locale Partito Popolare Croato. La Presidenza dello HOS aveva preso questa decisione in seguito alle dichiarazioni di Vlaho durante l'assemblea generale del Seniorato, del 29 ottobre 1926 (v. Cap. XII, 1 con nota), ritenute non rispettose dell'Episcopato. Di questa esclusione lo HOS aveva informato l'arcivescovo Bauer e il vescovo di Mostar, mons. Alojzije Mišić. Quest'ultimo però il 23 novembre 1926 fece presente alla Direzione dello HOS che l'Azione Cattolica, quindi anche l'organizzazione delle Aquile, è sotto la competenza del vescovo diocesano, per cui prima di procedere all'esclusione di Vlaho dall'organizzazione delle Aquile bisognava informare l'Ordinario, comunicargli le ragioni e attendere la sua decisione, tanto più che Vlaho è uno dei più attivi membri dell'A.C. e necessario nella diocesi.[1]

            Nella risposta dello HOS del 26 novembre 1926 venivano esposti i principi a cui la Presidenza si atteneva nel suo operato; e quanto all'esclusione di Vlaho essa riteneva di aver esercitato un suo diritto: «Noi non Le abbiamo comunicato tutte le ragioni per cui abbiamo escluso Vlaho dall'organizzazione delle Aquile, perché credevamo che tale atto fosse una questione interna della nostra organizzazione quali ne risolviamo a centinaia; il nostro lavoro quindi diventerebbe impossibile se per ogni nostra decisione dovessimo preventiva­mente chiedere permesso ai singoli vescovi diocesani». Dopo aver riferito il motivo per cui Vlaho fu escluso, ossia per aver detto, tra l'altro, «che i primi cristiani dalle catacombe hanno combattuto contro l'impero romano, e che i seniori, se occorre, combatteranno contro i vescovi», la Presidenza dello HOS dichiarava: «Gli Statuti e il Regolamento elaborato in base ad essi ci autorizzano a effettuare tali esclusioni, poiché ciò spetta alla nostra potestà disciplinare di centrale nazionale riconosciutaci dal rev.mo Episcopato. Se V. S. Illustrissima non desidera nel territorio della Vostra diocesi associazioni della gioventù organizzate come in tutte le altre diocesi secondo gli Statuti e il Regolamento della Lega Croata delle Aquile noi siamo disposti su espresso desiderio di V. S. Ill.ma di liquidare le associazioni delle Aquile nel territorio della Vostra diocesi, sapendo che è nostro dovere obbedire ai Vostri desideri...».[2]

            Il vescovo Mišić il 15 dicembre replicò con una lunga lettera, con opportune precisazioni sul rapporto della Centrale di una organizzazione come quella delle Aquile e l'Ordinario del luogo, il quale in nessun caso può rinunciare alle sue prerogative di supremus pastor e iudex nella sua diocesi, per cui ogni suo suddito ha il diritto di appellarsi a lui. Ciò valeva anche per il caso di Vlaho. «Per non fare ingiustizia a nessuno, abbiamo fatto esaminare attentamente la questione del sig. Žarko Vlaho. Ci siamo rivolti a persone la cui testimonianza ci offre sufficiente garanzia e che sono in grado di sapere con certezza se e in che cosa il sig. Ž. Vlaho abbia mancato di doveroso rispetto verso l'autorità dell'Episco­pato». E poiché la risposta di questi uomini stimati è stata negativa, il vescovo non ammetteva che Vlaho fosse allontanato dalla presidenza del Distretto delle Aquile, e a fortiori che fosse escluso dall'organizzazione.[3]

             La Presidenza dello HOS, allora, fece pervenire al vescovo le testimonianze scritte di Josip Lehpamer e del dr. Marko Klarić sulle dichiarazioni di Vlaho, ma ciò non face cambiare il parere del vescovo, il quale anzi non rispose più allo HOS. In questa situazione di stallo Merz cercò di trovare una via d'uscita, intervenendo in via privata presso l'amico dr. Petar Čule che allora era archivista dell'Ordinariato di Mostar e vicepresidente del Distretto delle Aquile.

 

                                                                          15

 

            Lettera di Ivan Merz al dr. Petar Čule, Zagreb, 15 marzo 1927. - Copia in Arch. Merz, F52 - 12.

 

            Questa lettera getta un po' di luce non solo sul caso di Vlaho ma anche sulle condizioni particolari dei cattolici di Erzegovina. Al tempo stesso ci rivela l'animo di Merz, la sua comprensione e il tatto nell'affrontare situazioni delicate.

                                                                          

            Caro amico,

            Forse Ti meraviglierai ricevendo da me questa lettera. In quest'ultimo tempo,  guardando i Tuoi libri ho pensato a Te un po' di più. Perciò del tutto spontaneamente e senza parlare ad alcuno sul contenuto di questa lettera, vorrei scambiare con Te i pareri circa il conflitto di Žarko Vlaho con lo HOS. Altrettanto penso che non sia opportuno che Tu parli ad altri di questa lettera, ma solo che cerchi di servirtene per operare nello spirito di carità e di riconciliazione. Sono inutili tutte le organizzazioni e tutti i movimenti e tutte le ideologie, se tra di noi non ci sarà la carità e il tatto.

            Tu sai che abbiamo escluso Vlaho dall'organizzazione delle Aquile, perché la sera stessa in cui fu tenuta l'assemblea generale del Seniorato abbiamo saputo del suo discorso (pronuncia­to) con eccitazione contro l'Episcopato. Dico: la stessa sera, subito, mezz'ora dopo le parole di Vlaho, queste sono state messe per iscritto. La cosa non è rimasta molto segreta, poiché se ne parlava anche al Kaptol tra i nostri. Per essere ancor più sicuri, abbiamo avuto da un sacerdote (dr. Klarić) e da un laico (sig. Jos. Lehpamer) le testimonian­ze che Vlaho ha gravemente mancato del doveroso rispetto verso l'Episcopato. Poiché conosco bene Vlaho ancora da Vienna, sapevo che egli ha agito precipitosamente con eccitazione, ma che egli è devoto alla Chiesa. Credimi che non c'è stata alcun'altra ragione fuorché questo suo eccesso, quando ho votato per la sua esclusione. Ero convinto che Vlaho non poteva essere riammesso finché non fosse riparata l'ingiustizia fatta all'Episcopa­to. Pensavo che ciò sarebbe stato facile ottenere, poiché anche il miglior cattolico può essere precipitoso e mancare di rispetto verso l'autorità. 

            E' sopravvenuta però un'altra complicazione: l'Ill.mo (vescovo) ci fa sapere di avere le prove che Vlaho non ha mancato contro l'autorità; questa risposta dell'Illustrissimo ci è dispiaciuta per lui stesso, perché, come dissi, questo peccato di Vlaho non è un segreto qui nelle file dei cattolici. Inoltre noi abbiamo mandato all'Illustrissimo le testimonianze scritte del dr. Klarić e di Lehpamer. Non abbiamo avuto risposta da lui, ma da Vlaho, il quale scrive che i nostri testimoni mentiscono, e che l'Illustrissimo ha fatto un'inchiesta e ha ordinato a Vlaho di rimanere Presidente. A noi l'Illustrissimo non ha fatto sapere nulla. Inoltre la lettera (di Vlaho) è piena di offese. Ad ogni modo, anche se lo HOS avesse sbagliato, ognuno ha il diritto di non essere offeso.

            Da parte di Vlaho sono state commesse anche parecchie altre imprudenze. In Slovenia, quando il dr. Natlačen, presidente della Lega Jugoslava delle Aquile, ha cominciato a far propaganda per le elezioni regionali, ha dato le dimissioni dall'ufficio di presidente, perché è nella tradizione delle Aquile di cercare di rimanere al di fuori delle controversie dei partiti. Questo è anche nello spirito dell'Azione Cattolica. Se in Erzegovina non si poteva trovare nessun altro che Vlaho che si esponesse per il Partito Popolare Croato, occorreva fare in pubblico un po' più di distinzioni tra le Aquile e il Partito Popolare. Secondo il mio parere è molto inopportuno che il Distretto (delle Aquile) pubblichi i propri avvisi ufficiali (destinati) alle Aquile nel giornale del Partito, in prima pagina. Se fosse stata premessa solo la precisazio­ne: "Come apprendiamo, il Distretto delle Aquile di Erzegovina ha inviato ai propri membri la seguente circolare", sarebbe stato salvato il principio di distinzione tra le Aquile e il Partito Popolare. Così invece i liberali considerano le Aquile come organizzazione ginnica del Partito Popolare; e in parte ne siamo responsabili noi stessi. Così le Aquile vengono trascinate nella lotta dei partiti, mentre esse, come la Chiesa, dovrebbero stare fuori di queste controversie. Lo dico solo tra parentesi.

            Un'altra cosa con cui adesso si opera è che il Vescovo è pastore supremo nella diocesi e siccome l'Azione Cattolica fa parte della cura pastorale, essa è sotto la sua giurisdizione illimitata. Ciò è vero, e proprio per questo grande principio le Aquile hanno combattuto. Solo bisogna aggiungere che negli Stati moderni l'Azione Cattolica ha il carattere interdiocesano e a causa dei grandi vantaggi di questa attività interdiocesana l'Ordinarius loci non delega la propria potestà alle associazioni locali (Distretti), bensì direttamente alle Centrali interdiocesane, che sul territorio della diocesi agiscono in virtù delle facoltà ad esse delegate. Così la Conferenza Episcopale nel 1924 ha confermato gli Statuti della Lega Croata delle Aquile e secondo questi Statuti la Lega opera in tutte le diocesi, ha il diritto di escludere ecc., finché vige questo ordinamento legale. Se in una diocesi si cerca di agire contro questo ordinamento, ciò vuol dire che la diocesi desidera avera una propria Azione Cattolica e che non desidera godere dei benefici dell'Azione Cattolica interdiocesana. Finché esiste un ordinamento giuridico, volerlo violare significherebbe creare un vero caos in tutta l'organizzazione delle Aquile, dividerla secondo le diocesi e annientarla. Se la Lega delle Aquile non ha ingerenza diretta fin nell'ultima unità, essa non può rispondere di queste unità davanti all'autorità statale, non è in grado di organizzare un raduno, dove si partecipi agli stessi esercizi, con la stessa banda musicale e sotto la guida del dirigente della Lega. In tal caso, le Aquile non potrebbero condurre i Croati al raduno panslavo, se (la Lega) non avesse autorità disciplinare con tutte le conseguenze su tutti i suoi membri fino all'ultimo.

            Perciò capirai che per l'unità di tutto il movimento lo HOS ha cercato con tutte le forze di mantenere l'ordinamento legale creato dalla Conferenza Episcopale nel 1924. Forse in provincia sembra che lo HOS potrebbe cedere qua e là, che con un po' di buona volontà si potrebbe passare sopra tante cose; credimi che si fa così in gran misura e nei limiti del possibile; ma se i cedimenti oltrepassano i limiti (e quando ciò avvenga, lo può giudicare solo la Centrale che conosce le necessità di tutte le diocesi), ciò conduce all'anarchia in tutto il movimento.

            Ho voluto esporTi in caritate come io vedo le cose. Ti prego di rifletterci un po'. Sono convinto che a Mostar c'è qualche sacerdote che insieme con Te potrebbe adoperarsi perché tutto sia risolto nello spirito di carità, ma che i principi rimangano intatti. Desidero pure sentire il Tuo parere su tutto ciò. Così pure, se Ti incontri con il vescovo, puoi riferirgli quelle cose che non abbiamo scritte a lui, e che a Te sono note.

            Raccomando questa lettera alla piccola Teresa perché ella la adorni con le sue rose e dal Sacratissimo Cuore implori quanto prima la carità e la concordia.

            Si raccomanda nelle ss. preghiere il Tuo (I.M.)  

 

 

                                                                          16

 

            Dalla lettera di Ivan Merz a Petar Čule, Zagreb, 25 marzo 1927. - Copia in Arch. Marz, F52 - 17.

 

            Alla precedente lettera di Merz il dr. Čule rispose subito, il 21 marzo. Egli sapeva che il vescovo Mišić non aveva voluto rispondere alla seconda lettera dello HOS sul caso di Vlaho ("perché ciò sarebbe superfluo, avendo già risposto una volta"): «Solo questo so che il vescovo non sacrificherà Vlaho, specialmente non adesso dopo che si è tanto esposto nella lotta contro i vetero-cattolici. Anch'io sono del parere che Vlaho come personalità politicamente esposta non sia adatto per dirigere il Distretto delle Aquile. Però non abbiamo un altro. Da noi le Aquile vengono terribilmente attaccate e perciò a noi conviene solo un tale presidente che non teme nessuno ed è pronto per ogni lotta. Vlaho ha tentato di dare le dimissioni nell'ultima assemblea, ma tutti i delegati hanno unanimemen­te dichiarato di voler solo lui. Se voi sapeste quali e quanto terribili sono le condizioni da noi lo capireste. Nemmeno noi sacerdoti che lavoriamo per le Aquile possiamo tranquilla­mente passare per le vie di Mostar senza che ci attacchino, e con gli altri le cose stanno ancor peggio».[4]

            Ricevuta la lettera di Čule, Merz ritenne opportuno rispondergli subito. Riportiamo solo la prima parte (tre quinti) della lettera, tralasciando il resto dove si parla della necessità di rispettare l'attuale Regolamento delle Aquile, per evitare l'anarchia.

 

            Caro fratello,

            Data l'importanza dell'argomento di cui mi scrivi nella Tua ultima lettera, Ti rispondo subito. Non ho detto a nessuno di aver ricevuto la Tua lettera, e che Ti rispondo. Spero che il buon Dio esaudirà le molte preghiere che si fanno perché finalmente venga sistemata la questione di Vlaho. Se ho usato qualche espressione meno opportuna, perdonami; mi attendono molti lavori e non posso riflettere a lungo.

            1. Mentre a Mostar, come Tu dici, in genere sono convinti che Vlaho non ha pronunciato le parole che gli vengono attribuite, qui a Zagreb in genere sono persuasi che Vlaho nel suo vivace discorso ha mancato del rispetto dovuto ai Vescovi. Sono convinto che anche quei due stimatissimi seniori di cui mi scrivi, hanno risposto all'ill.mo Vescovo con restrizione mentale. Da parte mia concedo che forse il rev.do Klarić e J. Lehpamer abbiano riprodotto in modo non esatto o che abbiano capito male il discorso di Vlaho, ciò nonostante, parlando con altri seniori, in base alle loro dichiarazioni ho avuto l'impressione che il discorso di Vlaho non sia stato corretto.

            2. Infine tutti possiamo sbagliare, perciò la Chiesa ci ha messo a disposizione i Sacramenti perché ci liberiamo dal male. Poiché l'ill.mo Vescovo è convinto - e ciò dopo quelle due dichiarazioni scritte - che Vlaho non ha fatto nulla di male e che egli si sottomette all'autorità ecclesiastica, noi desideriamo che il Vescovo ce lo comunichi. Lo HOS non sa affatto che Vlaho, dopo la nostra lettera all'ill.mo Vescovo del 5.I, abbia dichiarato per iscritto di sottomettersi in tutto all'autorità ecclesiastica e che abbia riferito le proprie parole dette nell'assemblea, che alcuni avrebbero capito male e che avrebbero un significato sostanzialmente diverso da quello per cui viene accusato. In tal modo tutto è risolto; ma come noi possiamo saperlo se non ci viene comunicato? Le informazioni private, come ad es. l'ultima lettera di Vlaho, non possono essere meritorie. Perciò anche dopo la lettera di Vlaho abbiamo sollecitato la risposta dell'ill.mo Vescovo, per sapere come stanno le cose. Io personalmente adesso lo so, ma, credimi, gli altri membri della Presidenza non capiscono perché l'ill.mo Vescovo non risponda. Tanto più, che noi siamo in quotidiana corrispondenza con tutti gli Ordinari dove operano le Aquile, e tutto procede nel miglior ordine. Anzi i Vescovi ci raccomandano di scrivere il più possibile e di tenerli informati di tutto il nostro lavoro nelle loro diocesi. E noi lo facciamo, come è nostro dovere.

            3. Penso che questo dissenso possa concludersi così che l'ill.mo Vescovo ci faccia conoscere lo stato della questione press'a poco (secondo la Tua lettera) in questi termini: "Abbiamo ricevuto la Vostra lettera del 5.I. c.a. con le allegate testimonianze scritte del rev.do sig. dr. Klarić e del sig. J. Lehpamer. Abbiamo subito fatto delle indagini e abbiamo avuto l'impressione che il rev.do sig. dr. Klarić e il sig. Lehpamer non abbiano compreso bene le parole pronunciate dal sig. Žarko Vlaho durante l'assemblea generale del Seniorato del 29 ottobre 1926. Dopo la Vostra lettera del 5.I. c.a. il sig. Žarko Vlaho ha dichiarato per iscritto di sottomettersi in tutto all'autorità ecclesiastica ed ha citato le parole pronunciate all'assemblea, che alcuni hanno capito male e che hanno un significato sostanzialmente diverso da quello per cui viene accusato. Siamo convinti che le testimonianze del rev.do sig. dr. Klarić e del sig. Josip Lehpamer siano state date con la migliore intenzione e che la Presidenza dello HOS abbia agito altrettanto nella migliore intenzione di difendere il prestigio  dell'Episcopato, ma poiché abbiamo esaminato la questione, siamo convinti che si tratti di un malinteso, in quanto alcuni hanno compreso male le parole del sig. Ž. Vlaho. - Alla Presidenza dello HOS imparto la benedizione ecc.".

            4. Credo che laggiù in Erzegovina le condizioni siano particolarmente difficili e complicate. Solo bisogna far attenzione che non si cominci a considerare come norma ciò che è solo un male necessario. Bisogna pensare molto seriamente perché un laico si dedichi interamente al Distretto delle Aquile, senza essere contemporaneamente esposto politicamen­te. Questo è il desiderio del Santo Padre, e di regola così va meglio. Se non è ancora possibile attuarlo in Erzegovina, allora bisogna cercare con tatto di evitare le conseguenze negative di questa confusione del temporale con lo spirituale. (...) Se l'ill.mo Vescovo pensa che nella sua diocesi le condizioni esigano una eccezione e richiedano che sia tollerato che per ora gli uomini esposti nell'Azione Cattolica siano al tempo stesso esposti anche nell'azione del Partito, noi saremo contenti di poter ubbidire all'Illustrissimo, poiché Egli riceve la grazia di stato per guidare la sua diocesi, e non lo HOS che può solo essergli di aiuto. […]

            Mi raccomando alle Tue devote preghiere. Il buon Dio sistemi tutto così che sia per il bene delle anime, fosse anche contrario ai nostri desideri e alle nostre vedute.

            In SS.mo Corde Iesu!

 

 

 

 

 

                                                                          17

 

            Lettera di Ivan Merz a Petar Čule, Zagreb, 18 maggio 1927. - Copia in Arch. Merz, F52 - 21.

 

            Il 12 maggio 1927 si tenne a Mostar la seduta straordinaria del comitato del Distretto delle Aquile, con la partecipazione dei delegati dello HOS da Zagreb, Dušan Žanko e Drago Cerovac. Prima di passare all'ordine del giorno, il dr. Čule e Ž. Vlaho raggiunsero un accordo con i delegati in merito all'esclusione di Vlaho dall'organizzazione e precisamente che il dr. Čule avrebbe scritto allo HOS che il Vescovo rimane sulla propria posizione, anche dopo aver ricevuto dallo HOS altro materiale, al che «Žanko e Cerovac dichiarano che essi personal­mente ritengono risolta la questione, e che il Distretto di Erzegovina può star sicuro che tutta la Presidenza accoglierà l'attuale parere dei delegati. La decisione definitiva lo HOS la manderà al Distretto dopo il ritorno dei fratelli D(ušan) Žanko e Dr(ago) Cerovac».[5]

            Il 13 maggio 1927, riferendosi al nuovo intervento dello HOS presso il vescovo Mišić, il dr. Čule mandò allo HOS la comunicazione ufficiale sul colloquio avuto con il vescovo, il quale gli aveva ripetuto: 1. di aver avuto l'assicurazione di due eminenti seniori «che gli accusatori di Vlaho hanno male interpretato le sue parole, nelle quali non c'è stato assolutamente alcun attacco all'Episcopato», per cui il vescovo non ha motivo per non credere a questi due seniori; 2. Vlaho ha fatto pervenire all'Ordinariato un esposto con cui si giustifica dalle accuse e si dichiara figlio fedele della Chiesa cattolica, riconoscendo in tutto l'autorità del vescovo. Merita di essere creduto perché è stato sempre corretto. 3. Perciò l'Ordinario considera la questione chiusa. Al tempo stesso ha ordinato a Vlaho di rimanere nell'organizzazione delle Aquile con tutte le funzioni assegnategli dall'assemblea distrettuale. 4. Quando Čule ha ripetutamente insistito presso il vescovo di rispondere alla seconda lettera dello HOS, a cui erano state allegate le testimonianze di Lehpamer e Klarić, il vescovo ha detto: «Il vescovo ha fatto inchiesta una volta e la considera valida e oggettiva. Qui non si può più cambiare nulla. L'Ordinariato rimane fermo sul suo primo rescritto, per cui è superfluo rispondere un'altra volta».[6]  

            Pare che Merz non avesse ancora in mano questa lettera di Čule quando gli scrisse la seguente:

 

            Caro amico,

            Dopo la relazione di Cerovac e Žanko sul loro soggiorno a Mostar, Ti scrivo di nuovo del tutto privatamente senza dire niente agli altri membri della Presidenza. Perché la questione di Žarko Vlaho venga liquidata il più presto possibile, ho redatto una dichiarazione. Se la trovi opportuna, cerca di indurre Žarko a sottoscriverla. In essa non c'è niente che gli sarebbe difficile firmare. Quando avrà questa dichiarazione, lo HOS potrà scrivere al rev.do Klarić e a Lehpamer e penso che essi saranno d'accordo perché, dopo questa (lettera) e l'ultima del Vostro Illustrissimo (Vescovo), probabilmente si renderanno conto di aver capito male le parole di Vlaho nell'Assemblea generale del Seniorato.

            Dalla relazione ho capito che da Voi si è creata una grande confusione nell'attuazione dell'Azione Cattolica. La mia opinione personale è che occorre agire lentamente, con tatto, però fermamente secondo i principi. Mi sembra che sia stato commesso un grave errore quando la Lega Nazionale (Giunta diocesana) è stata consegnata nelle mani dei seguaci di Radić. Penso che senz'altro occorra cercare - quanto prima - che anche da voi la Lega Nazionale sia ordinata come altrove, cioè che in essa entrino automaticamente almeno quelle organizzazioni che esistono nella diocesi: il Seniorato, la Liga, lo HOS, la SHO. Inoltre bisogna mettere a capo alcuni nostri uomini ed eventualmente qualche personalità politica neutrale, ma che sia devota alla Chiesa e al proprio Ordinario.

            Per accontentare i vetero-cattolici (per paura di loro) non si devono fare delle concessioni, che dimostrino qualche debolezza o qualche timore; la Chiesa non teme nessuno.

            D'altra parte ci vuole molto tatto, sembra infatti che ci sia stata parecchia mancanza di tatto confondendo la politica e le Aquile (almeno così pensano alcuni francescani più anziani, come ci scrive Žanko). Perciò sarà forse bene che le Aquile siano indipendenti dalla politica, ma che siano parte della cura pastorale, come le congregazioni, il Terz'Ordine. Forse sarebbe bene che l'Ill.mo Vescovo scrivesse una lettera alle Aquile della sua diocesi, parlando della loro missione, del loro legame con la Chiesa e, di conseguenza, che essi, come la Chiesa, sono al di fuori dei partiti. 

            L'unica difficoltà sta nella circostanza che nella persona di Žarko (Vlaho) il Partito Popolare è personalmente legato alle Aquile. Se non ci fosse in atto questa controversia con Vlaho, vi consiglierei di mettere almeno formalmente qualche personalità non politica, e Žarko potrebbe continuare a lavorare come finora. Se non c'è qualche laico, potrebbe provvisoriamente occupare questo posto un sacerdote che non è politicamente esposto. A questo però bisognerà pensare un po' più tardi, quando sarà del tutto sistemata la questione di Vlaho.

            Penso che questo sia il modo più corretto perché l'opposizione dei seguaci di Radić non sia tanto diretta contro le Aquile. In tal modo pian piano si arriverà alla consapevolezza che c'è una grandissima differenza tra l'Azione Cattolica e il partito politico. Così pure l'Azione Cattolica potrà svolgere la sua missione di rinnovamento e il popolo non identificherà il partito e l'Azione Cattolica e a causa del partito non respingerà la Chiesa che opera attraverso l'Azione Cattolica.

            Contemporaneamente, in Erzegovina deve essere senz'altro depoliticizzato il Seniorato. Da voi il Seniorato lavora nello stesso ambito culturale, economico politicizzato come prima della Conferenza Episcopale. Questo è un grande male, perché il Santo Padre ha formalmente ordinato che in tutto il mondo l'Azione Cattolica deve essere indipendente dal partito. E' male perché la Conferenza Episcopale nella sua delibera num. 206 Pr. del 21 ottobre ha stabilito che "il Seniorato voglia modificare i propri statuti così che come unità d'élite possa collaborare nell'Azione Cattolica"...escludendo "il lavoro politico-partitico".

            Ritengo che il Consiglio superiore del Partito Popolare Croato di Erzegovina, rispettivamente il Comitato ristretto degli intellettuali cattolici debba guidare il Partito Popolare. Penso che non si debba trattare (decidere) nelle stesse sedute contemporaneamente e dell'Azione Cattolica e del Partito Popolare. Così si crea la confusione. Bisogna senz'altro dividere il lavoro. I sacerdoti si dedichino incondizionatamente e in primo luogo all'Azione Cattolica, perché essa rientra direttamente nella loro missione spirituale, alla quale sono obbligati ex iustitia, e solo in extrema necessitate, se avanza il tempo, i prudenti si occupino del Partito Popolare Croato se ritengono che tale lavoro rientra nella loro missione diretta e che facilita la loro missione pastorale e non la ostacola. Con buona volontà si può ottenere tutto.

            Queste sono le mie riflessioni sulle condizioni di Erzegovina. Te le comunico perché so che lo scambio di opinioni è sempre utile. Ciò che importa è che non si perda di vista il principio e che si cerchi sempre affinché la tesi elimini dalla vita l'ipotesi.

            Se non hai consegnato la mia lettera a Cerovac, Ti prego di mandarmela a Zagreb.

            Mi raccomando nelle ss. preghiere e Ti saluto cordialmente in Cristo dev.mo I.M. 

 

                                                                          

                                                                          18

 

            Risposta di Petar Čule alla precedente lettera di Ivan Merz, Mostar, 22 maggio 1927. - Orig. in Arch. Merz, F52 - 29.           

 

            Caro Ivo,

            Mi affretto a risponderti all'ultima tua lettera che ho ricevuto ieri. - La lettera espresso per Cerovac è arrivata in tempo. Eravamo con i vostri delegati nella riunione del Distretto, quando mi fu portata la lettera che ho subito consegnato a Drago (Cerovac), senza nemmeno aprirla.

            Mi dispiace di non poter dare a Žarko V(laho) la dichiarazione da te stesa, o qualche altra simile, perché la firmi. Anche Cerovac ha chiesto qualche cosa di simile a Vlaho, ma questi ha rifiutato. E - ritengo - a ragione. Egli ha dato una volta la sua dichiarazione al proprio Ordinario e questa è conservata nell'archivio della diocesi, ritengo quindi che dopo questo nessuno abbia il diritto di chiedergli simili dichiarazioni. Magari lo HOS avesse chiesto tale dichiarazione prima di essersi deciso al passo fatale di escludere Vlaho dalle file delle Aquile, l'avrebbe avuta subito, e non una ma anche dieci, se ce ne fosse stato bisogno.  Allora però lo HOS non ha avuto sufficiente tatto e prudenza. Lo dico sinceramente a te come amico. Perché è una grande mancanza di tatto condannare l'uomo senza prima sentirlo. Ti dico francamente che anche io, se fossi al posto si Vlaho, oggi non firmerei tale dichiarazio­ne, non perché non sono d'accordo con essa, ma perché ciò potrebbe essere considerato come una certa confessione della colpa, rispettivamente l'approvazione della decisione non corretta dello HOS, e forse nemmeno l'ill.mo sig. vescovo sarebbe contento che egli (Vlaho) firmi tale dichiarazione.

            Tu dici che tale dichiarazione da parte di Vlaho sarebbe necessaria per accontentare i suoi accusatori: Dr. Klarić e Lehpamer. Proprio a causa di loro io non farei mai tale dichiarazione. Secondo il mio modesto parere, essi si sono comportati in modo scorretto in tutta la vicenda. Ammesso che Žarko avesse di fatto parlato così come essi riferiscono, e che essi si siano sentiti obbligati in coscienza di denunciare la cosa all'autorità superiore, essi non lo dovevano denunciare allo HOS ma solo all'Ordinario di Vlaho. Prima dell'assemblea essi hanno giurato di tenere il segreto su quello che avrebbero sentito nell'assemblea. Questo giuramento era richiesto soprattutto perché lo HOS non venisse a conoscenza delle decisioni del Seniorato. Di conseguenza io ritengo che essi erano legati dal giuramento vis-à-vis lo HOS, poiché lo HOS non è una autorità spirituale e nemmeno più anziana del Seniorato. Quanto all'Ordinario, si capisce che il giuramento non li legava né poteva legarli secondo la legge morale.

            Tu ci consideri, noi in Erzegovina, troppo autonomisti. Ciò non è alcun male. Anche noi in provincia non possiamo essere come le figure degli scacchi della Centrale di Zagreb.[7] Dimmi francamente, se sarebbe giusto questo. Se a noi si chiede lavoro, bisogna anche interrogarci quando sono in questione gli affari puramente nostri. Nihil de nobis sine nobis! In genere non è possibile in tutte le nostre regioni lavorare secondo la stessa forma. Le nostre condizioni in molte cose sono essenzialmente diverse dalle vostre nella Banovina, (= Croazia-Slavonia già governata dal bano croato), perciò bisogna lasciare anche ai nostri uomini una certa libertà nell'organizzazio­ne delle Aquile in Erzegovina, se non si vuole che l'intero movimento delle Aquile da noi venga meno. Io penso che la Lega abbia finora tenuto in poca considerazione i Distretti e di aver dato ad essi poca competenza. Se ciò non viene corretto, i Distretti potrebbero atrofizzarsi del tutto, il che avrebbe terribili conseguenze.

            La Giunta diocesana dell'A.C. è stata ordinata a Mostar in quel modo perché l'Illustrissimo ha voluto che si iniziasse su una base più larga. Del resto noi sapremo aggiustare le cose in modo che non ci sia alcun danno.

            La questione di Vlaho risolvetela senza condizione e subito così come ci siamo intesi con i Vostri delegati a Mostar. Posso anche dire che Vlaho nell'assemblea a Zagreb non ha sostenuto il proprio parere, bensì il parere di noi tutti in Erzegovina, quando ha insistito che il Seniorato non doveva essere modificato per quanto riguarda l'essenziale dei suoi Statuti e la sua struttura. In questo noi ci appoggiamo su alcune dichiarazioni del nostro ill.mo vescovo che è per noi l'unico competente. Devi sapere che secondo il diritto canonico le decisioni della Conferenza Episcopale obbligano soltanto in quanto ogni vescovo le fa proprie per la sua diocesi. Ogni cattolico, quindi anche Vlaho può dire: Io non obbedisco alla decisione della Conferenza Episcopale, ma alla decisione del mio Ordinario. Certo, la situazione sarebbe diversa se non si trattasse della semplice Conferenza Episcopale ma di un vero sinodo nazionale.

            Risolvete, dunque, quanto prima la questione di Vlaho, perché questo è il desiderio del vescovo e di tutti i nostri uomini in Erzegovina. L'Erzegovina è molto battagliera ed io ho avuto finora molta fatica per impedire lo scoppio della lotta totale tra l'Erzegovina e lo HOS, temo però che in futuro non ci riuscirò. Io sono preoccupato per le conseguenze che ne potrebbero derivare per tutto il movimento delle Aquile.

            Ti saluta molto e augura ogni bene il Tuo in X-to

                                                                                                                                  Dr. Petar Čule

 

                                                                          19

 

            Lettera dello HOS a mons. Alojzije Mišić, Zagreb, 3 giugno 1927. - Copia in Arch. Merz, F52 - 23.

 

            Dopo l'ultima lettera di P. Čule lo HOS chiudeva definitivamente la questione Vlaho, inviando al vescovo Mišić la seguente lettera, con le copie di quelle inviate al dr. Klarić e J. Lehpamer.[8] In queste venivano riportati gli estratti dalla lettera del vescovo del 15.XII.1926. e da quella di Čule del 13.V.1927, per concludere: «Siccome per la Lega Croata delle Aquile in questo caso è meritoria l'inchiesta dell'Ordin­ario di Mostar, accogliamo il suo punto di vista, credendo che Lei... "ha male interpretato alcune...parole" del sig. Žarko Vlaho».

            Al vescovo Mišić, dunque, lo HOS, a firma del presidente e del segretario, scriveva:

 

            Illustrissimo Signore,

            Con riferimento alla lettera del rev.mo sig. dr. Petar Čule, archivista della diocesi, del 13.V.1927, con la quale ci comunica la risposta della S.V. Illustrissima alla nostra lettera del 5.I.1927, ci permettiamo di ringraziare Vostra S. Illustrissima e informarLa che consideria­mo liquidata, nel senso della lettera di V.S. Ill.ma del 15.XII.1926 (Num.1241), la controversia con il sig. Žarko Vlaho, sorta in seguito alle sue dichiarazioni durante l'assemblea generale del Seniorato Cattolico Croato del 29.X.1926.

            Noi abbiamo informato il rev.do sig. dr. M. Klarić e il sig. J. Lehpamer sul risultato dell'inchiesta di V. S. Illustrissima. Ci permettiamo di allegare copia di queste informazioni.

            Preghiamo V. S. Illustrissima di perdonarci per averLe procurato preoccupazioni ed anche in questa occasione Le esprimiamo la nostra devozione e ubbidienza, pregandoLa di ricordare le organizzazioni delle Aquile nelle Sue preghiere di Pastore.

            Baciamo la mano consacrata, nel Cuore Sacratissimo...

            il Presidente                                     il Segretario           

 

            P.S. Preghiamo V. S. Ill.ma di voler portare a conoscenza del sig. Žarko Vlaho questa lettera con i due allegati.

 

 

                                                                          20

 

            Lettera di p. Krešimir Pandžić a Ivan Merz, Široki Brijeg, Venerdì Santo 1928.- Autografo in Arch. Merz, F52 - 32.

 

            La lettera fa capire che la situazione delle Aquile in Erzegovina, più particolarmen­te tra gli studenti medi del ginnasio di Široki Brijeg, poteva dipendere dall'orientamento dei Francescani di Makarska che erano dalla parte del Seniorato. Infatti, l'associazione studentesca delle Aquile a Široki Brijeg fu liquidata e gli studenti passarono sotto la Liga.[9]

 

            Carissimo,

            Dal mio silenzio desidero mandarTi il saluto pasquale e colloquiare un po' con Te a distanza. Anche in questi santi, misteriosi giorni certamente Ti interessa la sorte delle Aquile, anche di quelle dell'Erzegovina. E' possibile che nei prossimi giorni, almeno per noi francescani venga formulata la posizione ufficiale e obbligata.

            Forse sai che noi, secondo le Costituzioni, abbiamo ogni tre anni il visitatore, inviato dal nostro generale francescano - di solito da un'altra provincia vicina - e allora avviene anche un maggiore cambiamento del personale. Quest'anno il visitatore in Erzegovina è fra Anto Cikojević (Makarska) e già ha visitato quasi tutta la provincia, per cui verso il 20.IV. dovrebbero essere eletti i nuovi superiori nella provincia e poi eventualmente effettuati gli spostamenti del personale. Nel capitolo verosimilmente sarà trattata anche la questione delle Aquile in Erzegovina. Cikojević è venuto dalla Dalmazia già stranamente indisposto verso le Aquile: adesso il tipo delle Aquile gli è poco simpatico, formalistico ecc. non solo per gli studenti, ma anche per gli altri. Così forse pensano in Dalmazia. Tuttavia qui è stato alquanto "sottoposto a doccia", ma è del tutto contrario alle Aquile tra gli studenti, specialmente nei nostri ginnasi (francescani). Con tutta probabilità egli insisterà perché si decida ed attui in questo senso. - Strano: i Dalmati all'inizio si facevano in quattro per innalzare le Aquile al di sopra di tutto, facevano propaganda, fondavano associazioni, bande musicali, organizzava­no raduni... Adesso è nero quello che era bianco. Non capisco tanta contrarietà, anche nel caso che l'unità del movimento cattolico dipendesse proprio dall'ubbidienza e sotto­missione di tutte le unità a certi seniori e alla maggioranza dell'attuale Seniorato. L'essenza, il tipo di organizzazione delle Aquile era lo stesso prima come è adesso: prima era buono, adesso non lo è. Ci sarà di mezzo del fanatismo e del dispetto.

            Io ero e rimango dell'opinione che il tipo di organizzazione delle Aquile abbia il diritto di esistere e che abbia i suoi pregi. Mai tutti diventeranno Aquile, e nessuno è tenuto ad esserlo. Ma chi vuole vivere e servire Dio e la Chiesa in questo modo, perché ostacolarlo? Si dice che il tipo della Liga è più antico, e che l'altro è superfluo e introduce solo la discordia. Questa è una grettezza d'animo. Se la Chiesa avesse agito così ad es. con gli ordini religiosi, allora i benedettini potevano agitare contro i francescani, i domenicani, i gesuiti, dicendo che i nuovi ordini erano superflui e che minacciavano la loro esistenza. Così avremmo oggi l"unità" come gli Orientali, un solo ordine. Tra gli appartenenti al Movimento cattolico c'è la controversia sulla questione dove deve essere la centrale delle Aquile studenti. La questione è stata discussa dai vescovi ed è stata risolta in un determinato modo. Se occorre rivedere la decisione, per evitare gli scandali dell'agitazione tra gli studenti e nell'interesse dell'unità lo facciano di nuovo i vescovi. E non siano i singoli o i gruppi a fomentare dal basso la ribellione e il costante nervosismo.

            Quanto alle Aquile studenti, io proponevo o 1) di sottometterli allo HOS, che è l'unica centrale esistente ed approvata dall'Episcopato, o 2) di fondare un'altra nuova centrale o 3) di abolirli del tutto. Se vengono aboliti, bisognerebbe introdurre le associazioni giovanili, il che sarebbe solo un'edizione più debole delle Aquile - oltre che la distruzione di quanto è stato creato con fatica, e un'offesa per gli operatori.

            Ecco, io ho cercato di fare il possibile in questa questione, avvertendo che le misure costrittive in un luogo possono avere come risposta simili metodi in un altro, e che in questo modo si crea il partitismo e si avvelena l'atmosfera, invece di aiutare ad appianare i contrasti ingiustificati, riconoscendo e sostenendo la buona volontà e il lavoro di ciascuno.

            Si additano come retroscena: i gesuiti, la restaurazione dell'Austria, e che si chiede la testa di alcuni dei primi seniori, che sarebbero disposti a tutte le correzioni. Strane affermazioni e dicerie. - Il principale disturbo per le Aquile sono i seniori. -  Ti scrivo questo con buona intenzione e per Tua informazione, non permettere che ne risulti il male, Tu sei discreto. Nell'interesse comune dovete cercare qualche onorevole accordo, che i vescovi potrebbero imporre per amore o per forza.

            Tuo devotissimo in Xto        fra Krešimir Pandžić

 

 

                                                                          21

 

            Risposta di Ivan Merz al p. Krešimir Pandžić, Zagreb, 11 aprile 1928. - Copia in Arch. Merz, F52 - 33.

 

            Un mese dopo aver scritto questa lettera, Ivan Merz era già morto.

 

            Caro Krešo,

            Ti ringrazio per la lettera del Venerdì Santo e per gli auguri pasquali. Contraccambio di tutto cuore, augurando che il Risorto benedica Te e i Tuoi sforzi. Il contenuto della Tua lettera mi sembra tanto importante per cui non vorrei tardare con la risposta.

            Certo che mi interessa la sorte delle Aquile in Erzegovina: penso che il buon Dio e il buon senso vinceranno e che fra poco si arriverà all'unità. Per raggiungere questa unità è indispensabile che vengano riconosciuti i legittimi dirigenti delle Aquile, per quanto essi possano essere sgraditi al Distretto di Erzegovina. C'è sempre la possibilità legale che nell'assemblea generale vengano eletti altri dirigenti più simpatici. Dall'allegato "Vjesnik", ed anche dall'ultima lettera dell'ecc.mo arcivescovo vedi che lo HOS sta sulla posizione legale creata in base alle decisioni della Conferenza Episcopale. Il Distretto di Erzegovina ha sbagliato lasciandosi indurre dalle forze estranee alle Aquile ad attuare l'Azione Cattolica per proprio conto ed hanno tenuto la loro assemblea generale costituente prima che noi a Zagreb avessimo il nuovo Regolamento dell'Azione Cattolica, confermato dalla Conferenza Episcopale. La Conferenza Episcopale ha affidato allo HOS e non ai singoli Distretti di ordinare le relazioni delle Aquile con gli organi coordinativi dell'A.C. (il che è comprensibi­le, dato che gli stessi principi devono valere per tutte le diocesi), e l'ecc.mo arcivescovo come presidente della Conferenza Episcopale ha confermato questo ordinamento. Chi dunque vuole l'unità nelle file dell'Azione Cattolica deve attenersi alle norme pubblicate nell'"Orlov­ski Vjesnik" (15.III.1928),[10] quindi la posizione delle Aquile di Erzegovina è illegale. Invano i membri del Distretto si appellano al proprio Ordinario: questo è un sotterfugio, perché l'ill.mo Ordinario certamente vuole che le Aquile nella sua diocesi funzionino come nelle altre diocesi. Sarebbe doveroso quindi che l'Ordinario di Mostar si informi del vero stato delle cose e che gli si dica che per le Aquile di Erzegovina la situazione potrà diventare normale quando egli avrà dichiarato semplicemente nulle le conclusioni dell'ultima assemblea  generale del Distretto di Ercegovina, invitando i funzionari del suo Distretto a mettersi in contatto con lo HOS secondo le norme pubblicate nell'"Orlovski Vjesnik" del 15.III.1928. Forse Tu potresti assumerti il compito di informarne personalmente l'ill.mo Ordinario. Qui non si tratta di nessun sentimentalismo: i membri del comitato del Distretto devono sapere che nessuno ha qualcosa contro di loro, ma che devono sapere che si sono precipitati con la loro assemblea generale. Penso che in questo nemmeno i vostri superiori religiosi non prenderanno un'altra posizione, perché sono convinto che essi per primi daranno l'esempio di devozione verso la gerarchia e che non saranno intrapresi dei passi contrari a quanto è stato deciso dalla Conferenza Episcopale. Se gli attuali dirigenti non sono loro graditi, anche essi col tempo saranno sostituiti, ma non sarebbe prudente abbandonare o sabotare un movimento che ha tante possibilità di successo e che finora ha senz'altro progredito assai. Quest'anno quasi non ci siamo curati che fossero fondate nuove associazioni, e ieri facendo la statistica ho visto che dall'assemblea generale abbiamo 20 nuove associazioni. Prendi il movimento dei giovani, a cui ogni onore, che fa tanti sforzi per allargarsi (e spesso a spese delle associazioni delle Aquile[11]), e dubito che abbiano 10 associazioni che funzionino normalmente. Questi sono i fatti con cui un uomo realista deve contare. Sono convinto che alle Aquile è garantito un sicuro e molto grande successo nel nostro popolo, se anche in avanti si farà una vera e maggiore attenzione ai valori spirituali e soprannaturali nell'educa­zio­ne dei membri e nella vita pubblica. Se ciò non sarà fatto, è meglio che (il movimento) scompaia. Perciò noi qui, nonostante i grandi sforzi, ostacoli e tutto ciò che ogni apostolato comporta, siamo pieni di ottimismo e lavoriamo con la massima calma e fiducia, temendo unicamente il peccato e nessun'altra forza in questo mondo. Le lotte degli ultimi anni ci hanno sufficientemente persuasi che non c'è al mondo forza che potrebbe nuocerci fin tanto che noi ricorreremo SOLO, precisamente SOLO all'aiuto del Signore. E che anche in futuro non mancheranno le croci, questa è la legge, perché non c'è salvezza e santificazio­ne delle anime senza la sofferenza secondo l'esempio del Maestro.

            Quanto alle Aquile studenti, penso che essi siano nelle condizioni di vivere. Da ciò non segue che non ci sarà un avvicinamento con la Liga. Se tale avvicinamento non è già avvenuto, la ragione è che i seniori non hanno finora attuato la decisione della Conferenza Episcopale del 1926 sulla riorganizzazione della Liga in una centrale studentesca di coordinamento e di rappresentanza, in cui tutti i gruppi di studenti abbiano la loro autonomia. Recentemente ci è stato comunicato che la Giunta Centrale dell'Azione Cattolica ha avuto dall'ecc.mo arcivescovo l'istruzione, in cui viene espressamente richiesto che la Liga debba essere riorganizzata in tale centrale di coordinamento di tutta la gioventù studentesca. Perché i seniori lo impediscono? In tal modo nella Liga sarebbe rappresentato anche il Distretto studentesco di Mahnić e allora anche noi saremmo informati del lavoro della Liga. Se già esistono due tipi di organizzazione cattolica da noi, penso che per un lavoro solidale tra di essi sia indispensabile questo coordinamento. In tal caso si può anche fare che la "Luč" (di cui l'ultimo numero è bene redatto) sia un organo comune, ma allora farà parte della redazione anche il Distretto studentesco di Mahnić. Come vedi, si potrebbe senza difficoltà raggiungere la pacificazione nelle file degli studenti, ma i seniori lo impediscono, perché desideranno col tempo riavere tutta la gioventù studentesca (questa è la mia opinione personale) e assicurarsi così l'educazione di tutta la intellighenzia. - Naturalmente finché domineranno le tendenze così esclusiviste non si può sperare in una prossima pacificazione. Ad ogni modo Tu nel tuo ambiente puoi operare in questo spirito di conciliazione e insistere sulla necessità che la Liga sia riorganizzata secondo la decisione della Conferenza Episcopale del 1926, tuttora in vigore. Quanto al tipo, i sacerdoti promuovano quello da cui sperano di poter ottenere più vantaggio spirituale. Non sarebbe prudente assumere una posizione esclusivista e forzare un solo tipo, se non esistono le condizioni per questo.

            In merito all'ultima parte della Tua lettera, già siamo stati avvertiti da diverse parti che si agita molto contro di noi specialmente con questo "frankovluk".[12] Si va più oltre ancora (ne siamo stati informati anche per iscritto), mettendoci in relazione con la restaurazione dell'Austria-Ungheria. Ovviamente, tali cose potevano inventare o persone maliziose o uomini così politicizzati che ad ogni atto umano affibbiano qualche tendenza partitica; non possono capire che uno possa agire per motivi diversi da quelli politici. Però, come dissi, a questo non badiamo molto e continuiamo a svolgere il nostro lavoro. E che qualcuno chieda la testa di alcuni seniori principali, anche questo è una fandonia: ciascuno faccia il proprio lavoro a gloria di Dio e non si immischi in quello che non lo riguarda. Nessuno nega che tra questi seniori più in vista ci siano uomini particolarmente capaci e che sarebbe un gran peccato per la causa cattolica se essi si ritirassero.

             Sono convinto che a tempo debito saprai servirti di queste mie informazioni del tutto personali. Cerca che i sacerdoti svolgano davvero il ministerium reconciliationis. Perché essi dovrebbero litigare circa i tipi di organizzazioni, circa la loro struttura organizzativa? Abbiano il cuore generoso cattolico come la Chiesa che comprende lo stile romanico e gotico e barocco e che è indifferente verso la monarchia e la repubblica ecc., solo se non sono lesi i diritti della Chiesa e se da queste cose contingenti può essere ottenuto un capitale (bene) eterno.

            Anche in avvenire mi raccomando nel s. memento, Tuo in Gesù devotissimo    I.M.

 

 

 

 

 

                                                                          

 


 


    [1] Orig. in Arch. Merz, F52 - 1.

    [2] Copia ivi, F52 - 3.

    [3] Orig. ivi, F52 - 4.

    [4] Autografo di P. Čule in Arch. Marz, F52 - 14.

    [5] Verbale della seduta in Arch. Merz, F52 - 26.

    [6] Orig. ivi, F52 -27.

    [7] «In Erzegovina hanno convocato l'assemblea del Distretto delle Aquile con il solito ordine del giorno e in essa, contrariamente a tutte le norme e all'espressa disposizione del Regolamento, senza preventivamente informare la Lega, hanno proposto una nuova riorganizzazione del Distretto delle Aquile di Erzegovina, così che questo Distretto ha i propri Statuti e il proprio Regolamente, e con questo è di fatto uscito dalla Lega. Perché l'ironia sia più grande, dopo il fatto compiuto, hanno inviato questi Statuti alla Lega per la conferma, benché sappiano che non possono più essere membri dell'organizzaz­ione delle Aquile». Così il caso di Erzegovina viene sintetizzato in una circolare riservata dello HOS (copia in Arch. Merz, F27 - 19). Cf. la reazione di don Ante Radić ai fatti di Erzegovina, sopra, 8.

    [8] Altre copie si trovano in Arch. Merz, F52 - 22 e 24.

    [9] Ciò viene rilevato nel volantino che l'Associazione Universitaria delle Aquile "Mahnić" pubblicò come risposta a quello dell'Associazione "Domagoj" (copia in Arch. Merz, F27 - 20; sul volantino del "Domagoj" v. sopra, nota 31).

    [10] V. sopra, nota 30.

    [11] Cf. sopra, 14, ultimo capoverso (disapprovazione dell'arcivescovo Bauer).

    [12] "Frankovluk", termine spregiativo per la politica dei "Frankovci", cioè appartenenti al Partito "puro" del diritto di Josip Frank, scioltosi dopo la caduta della Monarchia absburgica (cf. Cap. I, 6). - Il 26 gennaio 1928, il prof. Matija Petlić di Đakovo, in una riunione delle Aquile a Berk, parlando delle correnti nel movimento cattolico croato, aveva affermato che "tra i cattolici esistono due correnti che sono in sostanza diversamente orientate politicamente, per cui l'una guarda verso l'altra con notevoli diffidenze e pregiudizi." Poiché la relazione del dr. Petlić era uscita su "Narodna Politika" del 15 febbraio, da diverse parti la predetta frase fu interpretata come se egli avesse alluso anche alle Aquile. L'organo delle Aquile "Orlovska Straža" reagì con una nota contro "le dichiarazioni inesatte", e Petlić chiese che vi fosse pubblicata la sua "smentita". Ne nacque un casus che Merz cercò di risolvere nel rispetto della verità, del buon nome delle Aquile e dello stesso dr. Petlić. Il 4 aprile 1928 (dunque otto giorni prima di scrivere al p. Pandžić), Merz ringraziava il vescovo Akšamović per la comprensione «della difficile posizione in cui ci troviamo per la costante azione contro di noi e l'organizzazione delle Aquile», poi proseguiva: «Purtroppo la situazione nelle file dei cattolici in seguito all'agitazione in atto è tale che l'articolo del rev.do dr. Petlić ha provocato un allarme a nostro danno. Anche in questi giorni...ripetuta­mente si è usciti contro di noi con la tesi del nostro "frankovluk". Sembra che ci siano dei tentativi di screditare noi e la nostra organizzazione proprio con questa parola, perché saremmo nelle mani del "partito dei Frankovci". E' del tutto comprensibile che, esistendo tali voci, anche l'articolo del rev.do dr. Petlić sia stato così compreso in provincia e ci abbia causato gravi dispiaceri» (copia in Arch. Merz, F50 - 28; cf. anche Cap. XII, nota 63).