Teste Xlll - ANTE RADIÆ

 

 

          Ad II interr.: «Don Ante Radiæ, decano del Capitolo di Šibenik, delegato vescovile. Šibenik, Vilsonova 1. Nato il 3 luglio 1897 a Šibenik, romano-cattolico. Non legato da vincoli particolari con il Servo di Dio».

 

          Ad III inter.: «Ho incontrato il Servo di Dio, dopo il suo ritorno dagli studi a Parigi, in occasione del Congresso della Lega dei giovani a Zagreb. Subito mi ha fatto buona impressione».

 

          Ad IV interr.: «Lo incontravo ogniqualvolta venivo a Zagreb - quasi tutti i mesi -, mi recavo anche a casa sua. Lo vedevo in tutte le riunioni e congressi nonché nei pellegrinaggi a Roma nel 1925 e 1926. Non l'ho mai evitato. Egli era molto fine e gradevole».

 

          Ad V interr.: «(In quel tempo) vivevo a Šibenik dove ero vicario corale, cappellano nella cattedrale, impiegato presso la Curia vescovile, insegnante di religione, dirigente dell'organiz­zazione cattolica e della Caritas».

 

          Ad VI interr.: «No». 

 

          Ad VII interr.: «No».

 

          Ad VIII interr.: «Tutti quelli che lo hanno avvicinato erano in buoni rapporti con lui e ne parlavano con elogi. Più tardi menzionerò un caso particolare».

 

          Ad IX interr.: «Ho letto tutto quello che è stato scritto di lui: tutte le biografie e gli articoli. Dopo la sua morte ho tenuto una conferenza su di lui e ho scritto sul settimanale di Šibenik "Katolik", da me fondato».

 

          Ad X interr.: «Su di me personalemnte egli ha avuto un grande influsso. Sono convinto che egli meriti gli onori degli altari, e questa convinzione mi è rimasta per tutto il tempo dalla sua morte. Dopo la sua morte la mia venerazione per lui è cresciuta e ho raccomandato anche ad altri [di venerarlo, invocarlo]».

 

          Ad XI interr.: «Nei colloqui privati ho sentito parlare di lui soltanto bene».

 

          Ad XII interr.: «Ho sentito che gli avversari di Ivan nell'organizzazio­ne avrebbero parlato in questo senso».

 

          Ad XIII interr.: «Ivan era gentile, socievole, non oltrepassava mai i limiti».

 

          Ad XIV interr.: «A me non era pesante. Egli irradiava soltanto il bene».

 

          Agli Articoli risponde:

 

          Ad art. 1-30: «Questo mi è noto dalle biografie, non ho nulla da aggiungere".

 

          Ad art. 31: «Ivan era un lavoratore instancabile; se non c'era nessun altro, molte cose le faceva lui stesso».

 

          Ad art. 32: «Per esperienza personale so che Ivan nelle esortazioni e nelle riunioni vedeva tutto sub specie aeternitatis».

 

          Ad art. 33: «E' stato veramente il correttore e guida nella nostra Lega Croata delle Aquile. Egli sapeva portare i propri collaboratori, ad es. il dr. Protulipac, dal lavoro dell'organizzazione agli esercizi spirituali».

 

          Ad art. 34: «Ivan ha unito la Lega dei giovani con le Aquile perché fossero più forti contro il "Sokol". Ha fatto sì che nelle singole associazioni ci fosse un padre spirituale, che fosse coltivata la vita eucaristica, la devozione al Papa e alla Gerarchia».

 

          Ad art. 35: «Al tempo delle controversie [nel Movimento cattolico] egli sostiene i principi della Santa Sede sull'Azione Cattolica».

 

          Ad art. 36-40: «Non ho nulla di particolare da dire».

 

          Ad art. 41: «Ho assistito ai funerali [del S. di D.] come delegato del Vescovo di Šibenik e delle Aquile della Dalmazia settentrionale. Ho percepito allora che tutti sentivano che era morto il nostro santo».

 

          Ad art. 42-51: «Niente».

 

          Ad art. 52: «Nei contatti con lui mi son convinto che egli guardava tutto nello spirito della Fede. Con riferimento all'art. 49 aggiungo che nella lotta con i vetero­cattolici e altrimenti Ivan ha mostrato quanto ci tenesse ai principi della sua religione».

         

          Ad art. 53-54: «Non ho nulla da aggiungere».

 

          Ad art. 55-56: «Durante il pellegrinaggio, quando abbiamo visitato a Milano l'Opera Cardinal Ferrari, Ivan additando il Santissimo Sacramento ha detto: Qui è la fonte della loro azione e forza. Quando nel 1927 venne a Šibenik per tenere una conferenza, aveva in precedenza viaggiato tutta la notte e arrivato alle 10 del mattino ancora a digiuno, aveva subito voluto ricevere la s. Comunione».

 

          Ad art. 57: «Ivan era molto devoto alla Madonna, specialmente dopo il pellegrinaggio a Lourdes; teneva conferenze su Lourdes e tutta la sua stanza era come una cappellina. Durante il pellegrinaggio delle Aquile (ramo femminile) a Roma nel 1926, ci furono certi inconvenienti quando nei vagoni in cui si trovavano le appartenenti all'organizzazione erano entrati alcuni sacerdoti sloveni. Abbiamo sistemato le cose; arrivati a Roma, essi volevano che le Aquile (le giovani) fossero alloggiate presso i privati. Ivan ha cercato e trovato un convento e dopo averle sistemate, alle 2 di notte, stanco, ha recitato il rosario».

 

          Ad art. 58-60: «Niente di particolare».

 

          Ad art. 61: «Ivan voleva che tutti noi nell'organizzazione delle Aquile fossimo guidati dal pensiero del Papa, della Chiesa, dei Vescovi».

 

          Ad art. 62: «Ivan non si accontentava della teoria, ma voleva che nella vita concreta fossimo continuamente arricchiti ed istruiti dalla Chiesa e nutriti dalla liturgia. Perciò traduceva le encicliche e voleva che fossero attuate nella vita».

 

          Ad art. 63: «Nulla da aggiungere».

 

          Ad art. 64: «Per noi egli era il simbolo dell'orientamento ecclesiale. In tutte le riunioni cercava di animarci per il lavoro secondo le direttive della Chiesa».

 

          Ad art. 65-67: «Egli ispirava in tutti noi la venerazione per il Papa per contrastare le idee liberali di quel tempo. Per questo ha organizzato due pellegrinaggi a Roma. Dopo il primo pellegrinaggio nel 1925 ha proposto che venisse celebrata la Giornata del Papa. Teneva conferenze su Roma e il Papa. Durante il pellegrinaggio delle Aquile [le giovani] nel 1926, Ivan ha tradotto il discorso del Papa e dopo l'ha consegnato all'Arcivescovo».

 

          Ad art. 68: «Niente».

 

          Ad art. 69: «Ivan ha cercato che le decisioni del Magistero fossero determinanti per l'organizzazione. Egli ha introdotto i sacerdoti-assistenti».

 

          Ad art. 70: «Voleva che i sacerdoti-assistenti fossero le guide delle nostre associazioni. Proteggeva il buon nome dei sacerdoti e non ammetteva che si parlasse contro di loro, perciò molti sacerdoti lo stimavano molto».

 

          Ad art. 71: «Ivan pensava seriamente di istituire un istituto secolare, perché era convinto che chi lavorava nell'organizzazione doveva essere di Dio e interamente dedito a (questo) lavoro».

 

          Ad art. 72-80: «Non ho nulla da aggiungere».

 

          Ad art. 81: «Per la sua illimitata fiducia in Dio era calmo anche nelle più difficili situazioni, e questa calma la trasmetteva anche ad altri».

 

          Ad art. 82: «Ivan pregava molto, specialmente prima delle decisioni importanti riguardanti l'organizzazione».

 

          Ad art. 83: «Ci raccomandava sempre la fiducia nella Provvidenza».

 

          Ad art. 84: «Niente di particolare da aggiungere».

 

          Ad art. 85: «Con le parole e con le lettere destava anche in noi la speranza. Avevo una decina di lettere di Ivan».

 

          Ad art. 86-89: «Niente di particolare».

 

          Ad art. 90: «Ad ogni passo potevamo persuaderci che tutto il suo lavoro proveniva dall'amore verso Dio, che cercava di risvegliare anche negli altri».

 

          Ad art. 91-95: «Niente da aggiungere».

 

          Ad art. 96: «Ivan ha insegnato a molti come meditare, me ne sono convinto io stesso; ci ha insegnato a vivere la liturgia e sacrificarci per Dio e il prossimo. Il solo suo aspetto esteriore faceva effetto sugli altri. Durante il suo soggiorno a Šibenik nel 1927, dopo il raduno l'ho accompagnato alla stazione insieme con Ante Zaninoviæ; al ritorno dalla stazione questo giovane Aquila mi disse: "Don Ante, sentivo come se qualcosa scorresse dal dr. Merz in me, e ciò mi faceva un ottimo effetto".

 

         

          Ad art. 97-98: «Niente da aggiungere».

 

          Ad art. 99: «Più volte ho potuto costatare che nei dissidi, inevitabili nell'Organizzazio­ne, Ivan ha sempre agito in modo conciliante».

 

          Ad art. 100: «Ivan considerava sacra la buona fama degli altri e non permetteva che alla sua presenza si parlasse male di qualcuno».

 

          Ad art. 101-107: «Niente di particolare da aggiungere».

 

          Ad art. 108: «Ivan indirizzava tutta la sua vita e attività alla gloria di Dio; tutti lo abbiamo notato».

 

          Ad art. 109-114: «Niente di particolare».

 

          Ad art. 115: «Gli esercizi spirituali erano il suo ideale per la nostra gioventù organizzata, perciò cercava che se possibile tutti gli anni le associazioni avessero gli esercizi spirituali - cosa insolita per quel tempo -, e che i giovani ricevessero la s. Comunione tutte le prime domeniche del mese, durante la messa solenne (per il popolo)».

 

          Ad art. 116-121: «Niente di particolare».

 

          Ad art. 122: "Ivan era sensibile quando qualcuno si trovava in imbarazzo: Durante il pellegrinaggio delle Aquile [le giovani], al ritorno, alla stazione di Firenze Ivan aveva osato tirare il freno di emergenza per fermare il treno, al fine di consentire alle Aquile [in ritardo] di salire. Perciò ha avuto delle noie, insieme con don Ante Radiæ che è stato corresponsabile del gesto».

 

          Ad art. 123-131: [Niente].

 

          Ad art. 132: «Le Aquile [i giovani] hanno organizzato un ballo nell'aula di S. Girolamo. Hanno cercato di persuadere Ivan, don Ante Radiæ, Marica Stankoviæ e Victorija Švigir che tutto era in ordine e decente e ci hanno invitato a vedere. Ci siamo andati e abbiamo costatato che non tutto era perfetto; Ivan quindi e noi altri abbiamo lasciato l'aula in modo dimostrati­vo.     

          Era contrario alla moda immodesta e si è preoccupato perché l'uniforme delle Aquile [le giovani] fosse decente. Questa è stata di buon gusto così che è piaciuta al papa Pio XI, e le Aquile stavano intorno all'altare e cantavano i nostri canti mentre il Papa celebrava la Messa.

          Nella sua conferenza a Šibenik, nel 1927, Ivan diceva ai giovani Aquile come ognuno di loro doveva essere il cavalliere dell'onore della donna».

         

          Ad art. 133-138: «Non ho nulla da aggiungere».

 

          Ad art. 139: «Nei contatti con Ivan mi son reso conto che parlava pochissimo di se stesso e che pazientemente sopportava se gli altri non lo stimavano».

 

          Ad art. 140: «E' stato sempre incondizionatamente ubbidiente alla Chiesa, sottoponendo all'autorità della Chiesa tutto il suo lavoro e cercando di far penetrare questo spirito nell'Organizzazione».

 

          Ad art. 141-142: «Nulla da aggiungere».

 

          Ad art. 143: «Il suo grande lavoro incontrava ostacoli, e per superarli ci voleva molta forza; Ivan però non indietreggiava, non aveva timore. Sono convinto che l'organizzazione delle Aquile difficilmente avrebbe retto alla prova se Ivan con la sua fortezza non avesse difeso i nostri principi».

 

          Ad art. 144-152: «Non ho nulla di particolare da aggiungere».

 

          Ad art. 153: «Posso assolutamente affermare che i ricordi di Ivan rimangono ben vivi, mentre le sue lettere o regali o qualunque cosa [che abbia relazione con lui] vengono conservate come reliquie».

 

          Ad art. 154: «Subito dopo la morte e i funerali, tutti dicevano che era morto un santo; hanno preso parte ai funerali migliaia di persone. Spesso, venendo a Zagreb, ho visto come la gente - singole persone e gruppi - visitano la tomba di Ivan come la tomba di un sant'uomo che veneriamo e invochiamo perché interceda per noi».

 

          Ad art. 155-159: «Niente di particolare».

 

          Ad art. 160: «La fama della santità di Ivan che è generale presso tutti quelli che lo hanno conosciuto, è sorta spontaneamente durante la sua vita, e non è stata creata artificial­mente. Essa è dovuta alle sue straordinarie virtù. Desidero che quanto prima egli sia dichiarato santo».