Teste Vll - MARIJA MAROŠEVIĆ

 

 

          Ad II interr.: «(Mi chiamo) Marija Marošević, insegnante in pensione, attualmente abitante a Zagreb, Škrlčeva 9/II. Sono nata a Vukovar, di religione romano-cattolica, nubile, di età di 84 anni. Non sono legata al Servo di Dio da vincoli di parentela».

 

          Ad III interr.: «Credo di averlo conosciuto (il S. di D.) quando avevo circa 36 anni, intorno al 1919, al ritorno del dr. Ivan Merz da Vienna dove aveva studiato insieme con mio fratello. L'impressione che mi fece è stata straordinaria. Non ho notato nulla di insolito, ma mi è piaciuto il fatto che avevamo le stesse idee circa il Movimento cattolico. Più tardi ho parlato col p. Vrbanek del dr. Merz come di un uomo straordinario».

 

          Ad IV interr.: «L'ho conosciuto nel suo passaggio per Zagreb quando andava a far visita a mio fratello malato, ingegnere Dragan, a Brestovac. Ciò è avvenuto alcune volte. Dopo che mio fratello era tornato a casa, (il dr. Merz) veniva da noi, ma non troppo spesso. Altrimenti, non lo incontravo apposta, ma nemmeno lo evitavo».

 

          Ad V interr.: «L'ho conosciuto mentre ero insegnante di scuola media a Zagreb».

 

          Ad VI interr.: «Nessuno mi ha suggerito di dire qualcosa di particolare e non esatto del dr. Merz».

 

          Ad VII interr.: «Nessuno, niente».

 

          Ad VIII interr.: «Dopo ho sentito parlare di lui, qualche volta veniva da noi dopo il suo dottorato, talvolta faceva visita a mio fratello».

 

          Ad IX interr.: «Ho letto le biografie scritte dal dr. Kniewald, Vrbanek e p. Nagy nonché gli articoli sui giornali su di lui. In occasione della sua morte io dissi alle mie alunne che era morto un santo professore a Zagreb».

 

          Ad X interr.:«Io l'ho considerato sempre come un uomo santo; dicevo a suo padre di scrivere le sue memorie su Ivan e il suo lavoro. Quando sua madre si lagnava perché Ivan non era come gli altri uomini, io le dicevo che egli non era un uomo comune».

 

          Ad XI interr.: «No, non ricordo».

 

          Ad XII interr.: «Non ho sentito niente».

 

          Ad XIII interr.: «Forse, ma non lo ricordo esattamente».

 

          Ad XIV interr.: «Tutta la sua persona era attraente. Non ho notato che egli fosse pesante a qualcuno».

 

          Esame sugli Articoli.

 

          Ad art. 1-29: «Tutto questo mi è noto dalla biografia e dai genitori di Ivan, ad es. che sapeva saltare per la finestra nella stanza. Era molto vivace».

 

          Ad art. 30-32: «Ivan ha scritto a mio defunto fratello dalla Francia, particolarmente da Lourdes, dicendo che la Madonna è presente in questo santo luogo, e penso che ci abbia portato dell'acqua di Lourdes».

 

          Ad art. 33-43: «Mentre Ivan viveva a Zagreb presso i suoi genitori, egli e sua madre mi hanno pregato di venire da lei perché era sofferente. Ivan lavorava nella sua stanza, e molto, ed io non osavo disturbarlo. So che una volta la madre lo chiamò: "Hans, la signorina è venuta, e tu non sei venuto nemmeno per salutarla". La madre mi disse che Ivan più volte non era venuto nemmeno a pranzo perché era molto occupato dal lavoro, ed io le suggerii di dirlo al p. Vrbanek, che allora era anche il di lei confessore, perché egli dicesse a Ivan di venire (a pranzo). E così fu fatto. La madre si meravigliava del grande influsso che il confessore aveva su Ivan. Dopo che ero stata trasferita a Zemun, Ivan mi ha scritto menzionando anche il caso dei Vetero-cattolici a Stenjevac, io da parte mia gli ho scritto come mi trovavo lì a scuola. Quando la signora Kumičić voleva disdire il contratto di locazione dell'appartamento in cui vivevano i genitori di Ivan nel "Starčevićev dom", io suggerii a Ivan di rivolgersi al p. Vrbanek che era in buoni rapporti con la sig.ra Kumičić, e tutto fu sistemato bene».

 

          Ad art. 44-152: «Non posso ricordare nella vita di Ivan Merz dei particolari che colpiscano, a proposito delle singole virtù, ma la sua figura in genere mi è rimasta impressa nell'anima come di un uomo santo e virtuoso.

          Ricordo che una volta Ivan mi aveva accompagnato a casa, dopo che ero stata al Congresso a Roma (1922) come membro della Congregazione Mariana, chiedendomi che cosa mi avesse impressionato di più nella città eterna. Gli ho risposto: l'obelisco sulla Piazza S. Pietro con l'iscrizione: Christus vincit... Egli ha risposto con entusiasmo: Questo è giusto. - Qualche volta ho ascoltato le conferenze di Ivan, specialmente su Lourdes. Parlava con grande convinzione e col desiderio di convincere gli altri della bellezza e del valore delle cose di Dio. Sono stata in contatto con i collaboratori del dr. Marz, non li ho mai sentiti dire qualcosa di negativo su Ivan. Ero convinta che Ivan si sarebbe fatto benedettino, perché viveva una profonda vita liturgica. L'ho visto tornare dalla s. Conunione, tutto raccolto e a mani giunte. In modo analogo ho pensato del defunto Avelin Ćepulić e di mio fratello Dragan. Quando mio fratello Dragan morì, Ivan e Avelin gli fecero avere una comune corona di fiori, con la scritta: Al caro amico - Ivan e Avelin.

          Delle correnti nel Movimento cattolico sapevo qualcosa, ma non mi sono immischiata in certe lotte. Dopo una riunione alla quale ho partecipato anch'io e ho detto qualcosa che sembrava andasse in favore della parte avversaria, uscivamo insieme dalla torre presso l'arcivescovado; Ivan mi disse: "Fuggiamo, essi sono cattivi" - sono certa che questa non era una valutazione morale di quegli uomini. A me non ha mai rimproverato la mia condotta in questa materia. Le donne lo rispettavano e non temevano di essere male influenzate da lui. Era come un angelo. Quando stava per iniziare gli esercizi spirituali in vista della scelta dello stato di vita, ci chiese di pregare per lui. Io ho raccomandato questa intenzione ai miei e alla signorina Mira Majetić, pensando che egli sarebbe diventato sacerdote, il che auspicavo. Noi ammiravamo la sua perseveranza. Sapevo che viaggiava molto per motivi di apostolato, (andando) dai Vescovi, nelle sue organizzazioni ecc.... Sua madre e suo padre mi hanno raccontato che Ivan sapeva dare ai poveri il vestito e qualcosa di simile e che li invitava a pranzo o qualcosa di simile. Il compianto Ivan mi ha parlato dell'Opera Cardinal Ferrari, ma a causa delle circostanze io non ho potuto decidere qualcosa. Ero al corrente della sua ultima malattia, perché sua madre, più di lui, si lamentava. Se ben ricordo, io gli ho suggerito di recarsi a Hvar, per rimettersi, ed egli vi è andato. Ivan era molto moderato quando per Natale o in altre circostanze veniva da noi; quando gli offrivamo qualcosa, ne prendeva un poco. Era molto cordiale e semplice. Talvolta accompagnava mio fratello Dragan fino a casa, ma nelle ore serali non entrava nella casa. Dopo il ritorno di mio fratello Dragan da Lourdes, dove non era guarito ma era stato spiritualmente rigenerato, siamo andati a Marija Bistrica, e Ivan con noi. In treno stava in piedi, e a Bistrica anche lui è andato in ginnocchi intorno all'altare, e dopo ha chiesto: "Perché si fa così?" Siamo poi tornati a piedi a Zagreb. Gli ho offerto cioccolata, anzi glie ne ho messo in tasca, ma egli l'ha restituita. Nella Jurjevska ulica (via) o lì vicino Ivan ha raccontato degli orrori della guerra e delle vicende, ed io gli ho chiesto: "Ha lei, come cattolico ben formato, preparato qualcuno alla morte?" Mi ha risposto: "Quello era ancora un cattolicesimo letterario". - Io facevo visita ai genitori di Ivan ogni settimana o più raramente; a Ivan dispiaceva se saltavo (la visita). La mamma era una donna d'indole forte e molto cara, ma desiderava che suo figlio fosse più mondano. Altrimenti i genitori erano persone molto oneste. Quando mio fratello Dragan si ammalò nel gennaio del 1927, Ivan, sebbene egli stesso fosse malato, veniva a fargli visita. Egli stesso ha composto una specie di piccole litanie alla Madonna, con invocazioni alla Madre di Dio dei diversi santuari (Bistrica, Remete, Trsat ecc. ). Poco prima della morte del fratello Ivan è venuto, e il fratello ha chiesto la sua benedizione. Ivan ha recitato dal Messale una preghiera, Dragan ha benedetto Ivan facendogli il segno della croce sulla fronte, e Ivan ha benedetto il fratello. Questo è stato il loro ultimo incontro.

          Dopo la morte di Dragan, Ivan ha chiesto se era possibile passare ad abitare da noi al Pantovčak, perché vicino alla centrale delle Aquile, e la stanza era bella; dopo però non ne ha più parlato.

          Nel 1928, se ben ricordo, le Aquile (ramo femminile) hanno organizzato una festa nell'aula di S. Girolamo. Ivan era presente insieme con altri membri dell'organizzazione. Terminato il programma, si cominciò a ballare a coppie, il che non piacque a Ivan, perciò il ballo si trasformò in "kolo" (danza nazionale collettiva), al quale si associò anche lui insieme con i compagni.

          Prima della morte di Ivan la madre aveva espresso il desiderio ch'egli fosse trasferito dalla (via) Draškovićeva al Sanatorio sul Prilaz, e gli infermieri l'avevano già preso per portarlo colà, ma il dr. Mašek li fermò e fece riportare Ivan nella stanza. In quei giorni, io feci sapere ad alcune appartenenti all'organizzazione delle Aquile fuori di Zagreb che Ivan era malato, andai spesso a visitarlo da sola o insieme con esse, ma egli stava male e non reagiva. Una volta mentre lo portavano in barella la sua faccia mi sembrò tanto simile al volto di Cristo. Durante i funerali di Ivan sono rimasta con sua madre e abbiamo recitato la corona (misteri dolorosi). Quanto all'esaudi­mento delle preghiere (per sua intercessione), lo so dalle sue biografie.

          Dopo la morte di Ivan sono rimasta a cena con i suoi genitori, fino a tardi; volevo tornare a casa, ma la chiave si era spezzata nella serratura; tornata davanti al loro appartamen­to, ho suonato il campanello, ma essi non hanno risposto perché si erano addormentati. Ho messo i libri per terra, e - stando un po' seduta, un po' in piedi e in ginocchi ho pregato perché qualcuno non profanasse il corpo di Ivan. In un'altra occasione sono stata di nuovo a cena dai genitori di Ivan, i quali mi offrirono la sua stanza perché dormissi nel suo letto. Io mi consideravo indegna di questo, passai quindi la notte sulla sedia.

          Sono molto lieta perché è in corso il processo per la sua beatificazione».