C a p i t o l o XIII
LE AQUILE E L’ORGANIZZAZIONE DELL’AZIONE CATTOLICA CROATA
DOCUMENTI
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Lettera dell’arcivescovo Šarić a Ivan Merz, Sarajevo, 4 marzo 1927. – Orig. in Arch. Merz, F8 – 7.
Gli Statuti (Pravila) e il Regolamento (Poslovnik) del “Katolički Narodni Savez” (KNS) stampati a Đakovo nel 1926, come già accennato sopra, furono inviati ai vescovi e ad altri interessati, per eventuali osservazioni. Ivan Merz, dopo averli studiati attentamente, fece pervenire le sue osservazioni al vescovo di Đakovo e, in copia, all’arcivescovo Šarić. Quest’ultimo era d’accordo con le critiche di Merz e non mancò di avvertire il vescovo Akšamović dell’inaccettabilità di certe disposizioni del Regolamento, soprattutto degli articoli riguardanti il c.d. “Consiglio centrale” del K.N.S. (art. 28-34), che in realtà avrebbero consentito al Seniorato di esercitare un controllo superiore (“forum supremo”) sull’A.C. Questi articoli in seguito furono tolti e non figuravano più nel testo recepito dalla Conferenza Episcopale dell’ottobre successivo.
Questa lettera, come del resto tutta la corrispondenza Šarić-Merz, fa vedere il grado di collaborazione di Merz con l’arcivescovo nello studio dei problemi riguardanti l’Azione Cattolica in Croazia.
Caro Dottore,
Con riferimento alla Sua lettera del 24 dicembre 1926 voglio informarLa delle mie impressioni che ho avuto studiando gli Statuti e il Regolamento del “Katolički Narodni Savez” del SHS (Giunta Nazionale Cattolica = Giunta Centrale dell’A.C. nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni), trasmessimi dall’ill.mo vescovo Akšamović, sui quali Lei ha fatto le sue osservazioni.
Come Lei, così anch’io ho subito notato l’inserzione di un “Consiglio centrale”,[1] e l’omissione del “Seniorato” dall’elenco delle centrali delle organizzazioni che entrano a far parte dell’Azione Cattolica. Ero subito convinto che ciò era opera del Seniorato e che con questo si è voluto conservare in forma legale la vecchia struttura, secondo cui il Seniorato è in realtà l’unico iniziatore e il vero padrone di tutto il movimento cattolico. Esso infatti è del tutto indipendente sia dall’Episcopato (da nessuna parte viene menzionato qualche rappresentante della Chiesa) che dal Consiglio Superiore dell’Azione Cattolica (Il Comitato centrale è tenuto ad accettare tutti gli intellettuali, che lo desiderano, nel Consiglio centrale;[2] questo ha un suo presidente particolare; il suo mandato è illimitato nel tempo;[3] nell’attività non è legato dalle direttive del Comitato centrale), mentre d’altra parte ad esso viene demandata tutta l’iniziativa nel “Katolički Narodni Savez”, gli si dà il monopolio sull’educazione degli studenti, gli si lascia tutta la stampa, gli si riconosce il diritto di dare delle direttive sul lavoro del Comitato centrale e dell’Assemblea generale.[4]
Ho fatto presente tutto questo nella lettera all’ill.mo vescovo Akšamović e contro questa inserzione ho preso la più decisa posizione, appellandomi, al tempo stesso, alle decisioni meritorie già prese dalla Conferenza Episcopale e alle direttive della Santa Sede, che non conosce affatto un tale ordinamento dell’Azione Cattolica fittizia. Ho chiesto che il Seniorato venga assolutamente incluso nell’Azione Cattolica con tutti i diritti e doveri e, se gli si vuole assegnare un compito particolare, che sia dipendente dal Comitato centrale. Secondo la Sua proposta, ho avanzato anche l’idea che l’organo consultivo sia solo un collegio di specialisti, completato dai membri del Comitato centrale e dai rappresentanti della Chiesa, il cui mandato e ufficio dipenderanno interamente dalla fiducia della direzione ufficiale della Lega. Allo stesso modo ho menzionato e mi sono adoperato per la costituzione del “Collegio degli assistenti ecclesiastici (spirituali)”.
Condivido anche la Sua opinione circa la relazione del “Katolički Narodni Savez”, come organizzazione di coordinamento, con le organizzazioni professionali culturali-educative, e circa la difettosa, rispettivamente errata formulazione, nel progetto, di questa relazione. Ho attirato l’attenzione dell’ill.mo Akšamović anche su questo, facendogli presenti pure qui le osservazioni del Suo elaborato (sui membri della Lega, sulla competenza delle Giunte diocesane sui distretti e associazioni professionali, sulla composizione del Comitato centrale).
Ho fatto presente anche l’osservazione sulla necessità che siano esclusi dai posti direttivi dell’A.C. le eminenti personalità politiche, così pure (ho rilevato) l’incoerenza che c’è tra la concezione della Lega degli studenti (Liga) (com’è nel progetto) e la precedente concezione che era strada adottata dalla Conferenza Episcopale[5] e dallo schema grafico.[6]
Non sono entrato nei dettagli della formulazione, perché ciò non era possibile né opportuno in questa forma.
Ho proposto invece che a tutte le organizzazioni interessate (Lega Croata delle Aquile e il Seniorato) si chieda di fare le loro osservazioni e di esprimere i desideri, formulandoli con precisione, per l’eventualità che vengano accolti e che l’Episcopato allora possa scegliere e stabilire la redazione definitiva.
E’ possibile che ciò venga fatto. Per questo soprattutto Le scrivo affinché possiate prepararvi per ogni eventualità e studiare a fondo la questione.[7]
Poiché l’ill.mo Akšamović mi aveva comunicato che prossimamente ci sarebbe stata la riunione dei vescovi, in un primo momento non pensai di scrivergli. Dato che questa ritarda, gli ho scritto. Per questo anche a Lei rispondo così tardi.
Penso che sarà contento. Anche per il futuro Le raccomando di guardare sempre alla luce dell’eternità anche questi problemi e di pregare molto perché tutto finisca per il bene della Chiesa. La saluta molto dev.mo nel Sacratissimo Cuore
+ Ivan, arcivescovo
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Lettera di Ivan Merz a mons. Božo Ivaniš, Zagreb, 1 aprile 1927. – Copia in Arch. Merz, F8 – 10.
Mons. Božo Ivaniš, vicario generale di Banja Luka, aveva chiesto a Merz di procurargli una forma o un esempio di Azione Cattolica adatta per un ambiente in cui non ci sono delle organizzazioni, «qualche cosa di semplice, di primitivo per la Diaspora, e non per regioni (cattoliche) compatte».[8] Lo interessava come l’A.C. era stata attuata a Salzburg. Anche questa lettera fa vedere il ruolo e l’impegno di Merz nell’organizzazione dell’A.C.
Revererendissimo Singore,
A causa della malattia e di altri affari importanti solo ora riesco a risponderLe alla Sua stimata cartolina del 17.III. c.a. Adesso c’è un vivo movimento in tutte le diocesi e fra poco sarà formata anche la Giunta diocesana a Split, e forse già questo mese a Sarajevo e a Šibenik. Comprendo che nella diaspora le difficoltà in proposito sono molto più gravi, tuttavia penso che in tutte le nostre diocesi debbano valere nelle grandi linee gli stessi Statuti dell’Azione Cattolica, perché altrimenti sarebbe difficile un lavoro comune. Non ho gli Statuti di Salzburg, sono però convinto che anche Salzburg avrà preso come modello gli Statuti dell’Azione Cattolica Italiana, confermati dalla Santa Sede e che sono un vero capolavoro. Perciò mi permetto di inviarLe in traduzione questi Statuti, con poche modifiche.
Penso che non sarebbe difficile cominciare ad introdurre l’Azione Cattolica nella diocesi di Banja Luka.
Parrocchia: I presidenti delle associazioni puramente religiose (3 dei più stimati e della miglior vita privata e pubblica) e le presidentesse, insieme fino a 7, formino il comitato preparatorio del Consiglio parrocchiale. Questi possono parlare del lavoro comune nella parrocchia sotto la guida del parroco (l’intesa per le manifestazioni religiose, le missioni, la giornata della buona stampa, la diffusione del “Katolički Tjednik” ed altro. Inoltre devono aver cura di rivolgersi a Zagreb quando viene il momento opportuno per costituire una associazione dell’Azione Cattolica per la gioventù maschile o femminile. Le associazioni religiose non fanno parte dell’Azione Cattolica, su cui la Santa Sede tanto insiste).
Diocesi: Occorre trovare a Banja Luka un distinto laico cattolico (pio, di vita integra, intelligente) che può fare da presidente provvisorio, nonché qualche signora o giovane, qualche sacerdote. Tale comitato di 5-6 persone con il suo assistente spirituale potrebbe essere a capo del Comitato preparatorio della Giunta diocesana. Questa avrebbe cura di promuovere nelle singole parrocchie, dove ciò sia possibile, l’istituzione di associazioni di Azione Cattolica e di mettersi in contatto con Zagreb e cercare dalle singole centrali istruzioni e uomini che verranno laggiù e aiuteranno nella fondazione delle associazioni. Ma prima di tutto un sacerdote deve istruire bene questi uomini e spiegare loro perché la Santa Sede esige questo apostolato moderno dei laici e in che cosa questa azione si distingue dalle associazioni puramente ecclesiastiche, alcune delle quali sono anche prescritte dai canoni.
L’avverto che in questi giorni escono due manualetti presso il sig. Malinar (Pejačevićev trg 15) dal titolo: L’Azione Cattolica[9] e L’Azione Cattolica e il Movimento cattolico (Documenti).[10]
Se Voi vi metteste a formare la Giunta diocesana secondo gli Statuti che sono stati stampati su “Katolički List”,[11] La prego di informarmi, Le manderei copia del Regolamento che la Lega Croata delle Aquile ha trasmesso al comitato preparatorio della Lega Centrale.[12] Non ho ancora gli statuti dei Consigli parrocchiali, sebbene ne sia già stata fatta una redazione.
Sono sempre pronto a darLe delle informazioni, per quanto io ne sia informato.
Devotissimo nel Sacratissimo Cuore, si raccomanda nel memento I.M.
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Lettera del vescovo Mileta a Ivan Merz, Šibenik, 12 novembre 1927. – Autografo in Arch. Merz, F35 – 14.
La Conferenza Episcopale dell’ottobre del 1927, oltre ad approvare il testo definitivo degli Statuti e del Regolamento dell’A.C., aveva pure nominato il rev.do Dragutin Hren assistente spirituale del Distretto studentesco delle Aquile a Zagreb. Questa nomina, secondo la dichiarazione dell’arcivescovo Bauer, era stata fatta nella persuasione che gli studenti desiderassero il rev.do Hren per tale ufficio, il che non era vero. Hren aveva perduto la fiducia nelle file delle Aquile a causa di una sua dichiarazione, apparsa sul “Katolički List” del 19.V.1927, p. 283, che fu interpretata come attacco al p. Foretić S.I. e alla direzione dello HOS.[13]
Il vescovo Mileta, rispondendo a Merz, suggerisce il comportamento che le Aquile devono assumere in tale questione, come anche in merito alla richiesta della Conferenza Episcopale di modificare il Regolamento dello HOS.
Egregio Signore Dr. I. Merz.
Alla Vostra stimata lettera del 6.XI., ricevuta ieri sera, rispondo subito.
Quanto alla nomina del rev.do Hren siate pazienti e accoglietelo dalle mani di Dio. Le Aquile ragazzi e ragazze gli obbediscano. Il principio delle Aquile è l’ubbidienza, attenetevi a questo principio anche nei momenti difficili, nella prova, ed anche eroicamente. Dio saprà indirizzare tutto per il bene delle Aquile. Però mentre obbedite e rispettate il rev.do Hren, come rappresentante dell’Episcopato, non vi è proibito adoperarvi presso l’ecc.mo arcivescovo Bauer e presso i vescovi membri del Comitato ristretto dell’Episcopato perché il rev.do Hren, non appena sarà possibile, venga allontanato dall’ufficio di assistente spirituale. In occasione della riunione del Comitato ristretto, consegnate all’Episcopato una memoria con argomenti in tal senso, e intervenite anche personalmente presso l’ecc.mo Šarić e l’ill.mo Akšamović, quando vengono a Zagreb, specialmente presso quest’ultimo. Poi spesso, per mezzo di mons. Beluhan, intervenite in questa faccenda presso l’ecc.mo Bauer; in questo bisogna che lo annoiate, se sarà necessario.
Voi potete liberamente richiamarvi alla dichiarazione dell’ill.mo Akšamović secondo cui la Conferenza Episcopale ha preso in esame soltanto il § 184 del vostro Regolamento, e potete liberamente attenervi alla formulazione di questo paragrafo come egli stesso ve l’ha dettato. Fategli (ad Akšamović) sapere che si impone la modifica di molti paragrafi del Regolamento e di alcuni paragrafi degli stessi Statuti. Poiché questa materia è di importanza vitale, penso che Lei o il dr.Protulipac, o ancor meglio tutti e due, vi rechiate a Đakovo alla prima occasione e gli mostriate questo scritto della Presidenza della Conferenza Episcopale, e ascoltiate il suo consiglio.
Inoltre, quando dovrete presentare all’Episcopato i vostri Statuti e il Regolamento, in una dettagliata memoria di accompagnamento fate vedere che sono conformi agli Statuti dell’Azione Cattolica e al Regolamento dell’A.C., o almeno che non sono in contrasto con gli Statuti e il Regolamento dell’A.C. Quando poi l’ill.mo Akšamović e l’ecc.mo Šarić vengono a Zagreb per la riunione del Comitato ristretto, consegnate loro copia di questa memoria e pregateli di difendervi.
Sarà difficile che i vescovi si leghino le mani e la libertà di nominare gli assistenti spirituali. E’ meglio e più efficace che voi praticamente otteniate gli assistenti spirituali che desiderate e in cui avete fiducia. Se però potete, e se sperate di riuscirvi, adoperatevi perché la vostra tesi vinca anche in teoria. Io, ad es. nelle mie diocesi, non vorrei essere obbligato a nominare l’assistente che l’organizzazione chiede,…
Mi ha comosso la Vostra dichiarazione sull’ubbidienza alla Chiesa. Dio benedica Lei e le Aquile.
Dev.mo in Cristo
Dr. Fr. Jerolim Mileta, vescovo, amministratore apost.
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Dalla Relazione di Ivan Merz al Consiglio Federale delle Aquile, 27 novembre 1927. – Autografo in Arch. Marz, F35 – 46.
Certamente seguendo il consiglio del vescovo Mileta, Merz preparò l’abbozzo di una lunga memoria per la Conferenza Episcopale, in risposta al rescritto num.187/Pr. del 20 ottobre 1927, che la stessa Conferenza aveva indirizzato allo HOS e in cui gli chiedeva che fossero riformulati alcuni paragrafi del suo Regolamento. Di questo Merz preventivamente riferì al Consiglio Federale delle Aquile, esordendo così:
L’introduzione di questo rescritto suona: «L’Episcopato Cattolico ha preso visione degli Statuti e del Regolamento sottopostigli dallo HOS ed ha costatato che gli Statuti sono conformi con la costituzione e la struttura dell’Azione Cattolica». I paragrafi menzionati nel rescritto della Conferenza Episcopale sono stati studiati a fondo dalla Presidenza dello HOS, che li ha confrontati con i paragrafi corrispondenti degli Statuti e Regolamenti dell’Azione Cattolica di altri popoli: della Francia, Germania, Austria, Cecoslovacchia, Belgio, Slovenia, e in particolare dell’Italia, poiché le norme (valide) in Italia, essendo state elaborate sotto il controllo della stessa Santa Sede, nelle sue parti essenziali possono esserci “norma iudicandi tutoque agendi”.
I paragrafi citati nel rescritto della Conferenza Episcopale riguardano i seguenti capitoli:
1. Assistente spirituale nell’organizzazione delle Aquile;
2. Il rapporto delle Aquile con l’autorità ecclesiastica;
3. Il rapporto delle Aquile con le centrali di coordinamento;
4. Il rapporto dei Distretti diocesani con la Centrale.
L’ecc.mo sig. arcivescovo Bauer ci ha comunicato che non dobbiamo cambiare i nostri Statuti se la Conferenza Episcopale non esige in essi qualche modifica essenziale, perché il sottoporre oggi all’autorità statale la domanda per la modifica dei nostri statuti potrebbe avere delle conseguenze imprevedibili. Siccome lo stesso rescritto della Conferenza Episcopale sottolinea che “i nostri Statuti sono conformi con la costituzione e la struttura dell’Azione Cattolica” (Num. 187/Pr. del 20.X.1927), riteniamo che non sia necessario né opportuno modificare questi Statuti.
Quanto ai paragrafi del Regolamento citati nel rescritto della Conferenza Episcopale, indirizzeremo alla Conferenza Episcopale la domanda perché nessun paragrafo del nostro Regolamento venga cambiato, ma che con una circolare della Presidenza dello HOS vengano comunicate all’organizzazione tutte quelle direttive che la Conferenza Episcopale con il suo rescritto num. 187 ha dato allo HOS. In tal modo sarà attuato ciò che desidera l’Episcopato, dall’altra parte la nostra organizzazione sarà preservata dall’anarchia che la minaccia se si toccano le norme espresse nel Regolamento. A tutti è chiaro, infatti, che se un solo paragrafo del nostro Regolamento viene dichiarato “labile”, agli occhi della gioventù diventeranno “labili” anche gli altri paragrafi. Quali conseguenze potrebbe avere un tale cambiamento del Regolamento, meglio di tutto lo dimostra il caso di Erzegovina, di cui abbiamo riferito a parte.
Siamo convinti che in questo modo veniamo incontro all’ecc.mo Episcopato, che desidera che da una parte la disciplina tra le Aquile venga mantenuta per il progresso dell’organizzazione, e che dall’altra parte siano più chiaramente precisate alcune posizioni di principio e di organizzazione, richieste come condizione dall’Azione Cattolica.
Noi riportiamo in primo luogo la formulazione di ogni capitolo che l’Episcopato desidera che sia meglio rilevato, e in seguito riportiamo la motivazione della nostra formulazione. […]
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Lettera dello HOS ai vescovi, Zagreb, 1 dicembre 1927. – Copia in Arch. Merz, F35 – 3a.
Non sappiamo quando i dirigenti dello HOS abbiano avuto in mano il Regolamento dell’Azione Cattolica, approvato dalla Conferenza Episcopale; comunque, avendone preso visione, rimasero sconcertati, perché in alcuni articoli vedevano la minaccia per l’unità dell’organizzazione delle Aquile. Protulipac e Merz quindi prepararono per i vescovi la seguente lettera.
Illustrissimo Signore,
Noi eravamo convinti che il nuovo Regolamento dell’Azione Cattolica avrebbe conservato l’unità della struttura e la natura specifica dell’organizzazione delle Aquile. Invece ci siamo sbagliati: questo Regolamento nella sua essenza è in piena contraddizione con l’organizzazione delle Aquile ed è la sua negazione. Tutto il Regolamento in se stesso è contraddittorio, e i paragrafi 40[14] e 68[15] comportano la liquidazione dell’organizzazione delle Aquile. Che cosa altro ci rimane se non disconoscere questo Regolamento o convocare l’Assemblea generale dello HOS e scogliere lo HOS, oppure con telegramma pregare la Santa Sede di sospendere provvisoriamente l’applicazione di questo Regolamento. Questo Regolamento è, come vedete, catastrofico per le Aquile e la catastrofe è già iniziata. Non appena questo Regolamentio arriverà tra le Aquile in provincia – e qualcuno già penserà perché ciò avvenga – le Aquile si renderanno conto che per loro esistono due ordinamenti giuridici opposti: uno firmato dall’ecc.mo Bauer e il nostro Regolamento. Così sarà annullata l’autorità della Presidenza e nella nostra organizzazione cominciano ad essere in vigore due discipline contraddittorie.
Ciò significa introdurre l’anarchia in tutta la nostra organizzazione. L’anarchia è già cominciata. L’Erzegovina in base a questo ha già modificato per conto proprio il regolamento del suo distretto e si è organizzata su base confederativa, così che lo HOS sull’Erzegovina ha soltanto il diritto di una ispezione morale, come la Lega delle Nazioni sugli Stati sovrani.
Nella recente riunione del Consiglio Federale siamo stati tutti d’accordo che l’Erzegovina, di propria volontà si è esclusa dalla famiglia delle Aquile Croate. E questo Regolamento della Giunta Nazionale Cattolica ha legalizzato questa secessione, poiché secondo questo Regolamento solo le Confederazioni di Distretti sovrani (=autonomi) hanno il diritto di essere membri dell’Azione Cattolica. Noi non possiamo accettare tale (tipo di) Aquile, perché non sarebbe leale verso le altre Leghe delle Aquile straniere che noi sotto il nome di Aquile abbiamo un’organizzazione essenzialmente opposta (dal punto di vista organizzativo). Perché ciò non avvenga e prima che nelle associazioni in provincia si arrivi all’anarchia completa, riteniamo nostro dovere convocare l’Assemblea generale e proporle lo scioglimento dell’organizzazione delle Aquile.
Per evitare questa catastrofe, di queste terribili conseguenze abbiamo informato l’ecc.mo sig. arcivescovo, il quale ci ha detto che egli non comprende esattamente la questione, si rende conto della grande portata (della questione) e proibisce e sospende la spedizione e la diffusione di questo Regolamento. Così si è ovviato alquanto alla prima difficoltà. Ci ha pure detto che subito uno (di noi) si rechi a Đakovo e lì cerchi di intendersi con l’Illustrissimo.
Tra parentesi osservo che il punto di partenza di questo Regolamento è del tutto sbagliato: invece di coordinare le organizzazioni esistenti – senza menomare le singole autonomie -, esso fa l’opposto ed esige che le organizzazioni esistenti si adattino a questo Regolamento.[…]
Illustrissimo Signore, La preghiamo di fare questo:
1. Scrivere subito all’ecc.mo Bauer e chiedere che
a) dica alla Giunta Nazionale Centrale che questo Regolamento è solo un progetto, per la riflessione in vista della sistemazione definitiva;
b) che esso può essere dato soltanto alle Presidenze delle Leghe professionali e agli Ordinari, perché facciano le loro osservazioni;
c) che venga assolutamente proibito di darlo a chiunque altro;
d) che da parte della Conferenza Episcopale sia subito indirizzata alla Lega delle Aquile una dichiarazione scritta, in cui si chieda che la Lega continui a lavorare secondo il regolamento delle Aquile e che nelle proprie file mantenga la piena disciplina.
2. Bisogna quindi categoricamente dichiarare che il § 40 e il § 68 non possono rimanere nel Regolamento dell’Azione Cattolica, perché ciò significa la liquidazione delle Aquile. L’Azione Cattolica non esige tali paragrafi, poiché tali paragrafi non ci sono affatto negli statuti dell’Azione Cattolica Italiana, dal momento che l’ordinamento interno delle singole organizzazioni professionali non rientra nel Regolamento degli organi coordinativi.
Tali confederazioni di distretti sovrani, per quanto ci consta, non esistono in nessuna Azione Cattolica nel mondo. Non sono quindi il postulato dell’Azione Cattolica, bensì il frutto di altre tendenze. Gli altri popoli hanno gli statuti confermati dalla Santa Sede e questi sono impostati su base centralistica (gli Scauti, la Federazione della gioventù francese e sim.).
Nello stesso Regolamento ci sono gravi contraddizioni: si dà il diritto di appello dall’Ordinario ad forum laicale (§ 57). Da nessuna parte viene menzionata la Santa Sede. Guardate ad es. la contraddizione tra il § 40 e il § 69 (la seconda frase). Uno prevede il diritto di appello, l’altro non lo prevede.
(Omettiamo alcune ripetizioni). Per impedire l’eventuale anarchia, qualora l’ecc.mo Episcopato non prendesse su di sé l’iniziativa in questo senso, forse non ci resterà altro che rivolgerci alla Santa Sede, e nel frattempo astenerci dalla partecipazione nell’organizzazione di una tale Giunta Nazionale.
Siccome l’ecc.mo sig. arcivescovo Bauer desidera che la questione sia sistemata d’accordo con il vescovo Akšamović, La preghiamo di voler mandare anche al vescovo Akšamović copia della vostra lettera (che indirizzerà) alla Presidenza della Conferenza Episcopale; nella lettera precisare che Vostra Signoria Ill.ma non può assumersi, per la propria diocesi, la responsabilità per le lotte, lo sfacelo e gli scandali pubblici che ne seguirebbero, per la rovina interna ed esterna dell’organizzazione delle Aquile, per l’anarchia tra i membri e per la perdita di prestigio e di stima del rev.mo Episcopato davanti ai laici e al clero, se a nome dell’Azione Cattolica si chiedono le cose che con l’Azione Cattolica non hanno nulla a che fare, e sono in evidente contrasto con ogni sano principio di organizzazione.
Il delegato dello HOS sarà per questo a Đakovo l’8 dicembre, perciò preghiamo che fino a questa data ci siano a disposizione a Đakovo le vostre copie. Speriamo, Illustrissimo, che non abbandonerete le Aquile in questa difficile situazione né presso l’altare né nelle iniziative.
In Christo Rege!
Dr. Ivo Protulipac Dr. Ivan Merz
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Dalla lettera di mons. Josip Srebrnić, vescovo di Krk, a Ivan Merz, Krk, 6 dicembre 1927. – Autografo in Arch. Merz, F35 – 15.
Uno dei destinatari della precedente lettera dello HOS fu il vescovo di Krk, al quale Merz aveva fatto pervenire, con un’altra sua personale, anche gli Statuti e il Regolamento, non sappiamo se quelli delle Aquile o quelli dell’A.C. approvati dalla Conferenza Episcopale. Il vescovo Srebrnić rispose immediatamente. Al lettore lasciamo di valutare quanto giustificato fosse il giudizio del vescovo Srebrnić, quando nella lettera dello HOS vedeva una “ribellione contro l’Episcopato”.
Molto stimato Signor Dottore,
In allegato Le restituisco gli Statuti e il Regolamento, come lo desidera nella sua stimata lettera del 1.c.m. Ho ricevuto anche la lettera del 1.c.m., firmata da Lei e dal dr. Protulipac in merito agli Statuti e al Regolamento. Lei sa come prima della mia partenza da Zagreb L’ho avvertita che lo HOS ha bisogno di un po’ di pazienza, se non fosse proprio tutto così come ci si attendeva. La persuadevo, come anche il sig. dr. Protulipac, che tutto è transitorio, perché se l’esperienza dimostrasse la necessità di cambiare il Regolamento, semplicemente lo si cambierebbe di nuovo.
Dalla lettera però vedo che tutto Vi ha agitato e anzi ribellato contro l’Episcopato, verso il quale, proprio nel momento di una piccola prova, dovreste avere piena fiducia. Di questo però non voglio scrivere, perché di questa cosa ho scritto al sig. dr. Kniewald, invitandolo a far leggere la mia lettera a Lei e al sig. dr. Protulipac. State sicuri che tutta la questione si sistemerebbe bene anche senza alcuna osservazione contro l’Episcopato, che in questa questione nessuno può giudicare, perché nessuno sa come sono stati composti gli Statuti e il Regolamento. Vi rimando dunque alla lettera che ho scritto al sig. dr. Kniewald.[16]
[…] Altrimenti perseverate e siate tranquilli! Ogni agitazione nuoce allo HOS. Sono convinto che tutto finirà bene. Bisogna soltanto avere un po’ di pazienza e lavorare nello stesso modo come finora: energico, intraprendente, confidando nell’aiuto di Dio, che non vi mancherà mai! Dio sia con Lei.
In SS.(mo) C(orde) J(esu) Josip dr. Srebrnić, vescovo
P.S. Questa lettera vale anche come risposta al sig. dr. Protulipac.
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Lettera del vescovo Akšamović a Ivan Merz, Đakovo, 6 dicembre 1927. – Orig. in Arch. Merz, F35 – 17.
Il vescovo Akšamović, a sua volta, cercò di minimizzare le difficoltà che i dirigenti dello HOS vedevano nell’attuazione del Regolamento dell’A.C. Nella lettera che segue, egli entra nei particolari, che diventano più comprensibili se si tiene conto del contenuto degli altri documenti qui riportati. Va tuttavia sottolineato che il controverso art. 40 era il risultato dello sforzo dei vescovi «di avvicinare le due correnti opposte che già da parecchio tempo sostengono un certo dualismo ideologico nel Movimento cattolico». Pare però che lo stesso vescovo Akšamović non fosse del tutto convinto che le cose si sarebbero sistemate facilmente, dal momento che nel Post scriptum prevedeva che l’art. 40 avrebbe potuto avere varie, forse anche contrarie interpretazioni; perciò ne preannunciava un commento ufficiale, in un manuale di prossima pubblicazione.
Signor Professore,
Secondo la decisione della Conferenza Episcopale i vostri Statuti, che constano di 12 paragrafi, sono stati approvati. Il Regolamento non è stato approvato, ma è stato detto che il § 184 deve essere conformato all’art. 40 del Regolamento dell’A.C. S’intende che con questo § 184 vanno riformulati anche gli altri paragrafi, se regolano diversamente il rapporto dei Distretti entro l’organizzazione della Lega Croata delle Aquile.
Negli Statuti dello HOS § 5, num. 3, è chiaramente stabilita la dipendenza dei Distretti e dei Consigli locali dallo HOS, per cui sotto questo aspetto nulla è stato cambiato con l’art. 40 del Regolamento dell’A.C.
I Distretti ricevono soltanto una maggiore autonomia, ma per niente una forma federativa, come Lei dice. Se qualche diocesi forzatamente interrompe il rapporto con lo HOS, nessuno la impedirà (in questo), fossero previste le più severe misure nei paragrafi (del Regolamento) dell’A.C. La Conferenza Episcopale ha cercato che si avvicinino le due correnti opposte, che già da parecchio tempo sostengono un certo dualismo ideologico nel Movimento cattolico. Ritengo che con l’art. 40 abbiamo trovato la più felice soluzione. Della prassi che finora era in vigore nelle organizzazioni delle Aquile secondo il Regolamento dello HOS, non è cambiato nulla, eccetto quello che stabilisce il capoverso d) dell’art. 40 del Regolamento dell’A.C. L’esperienza passata ha dimostrato che un membro inquieto può metter discordia tra il Distretto e la Centrale.
Affinché nelle associazioni riunite nell’A.C. regni una forte disciplina, è necessario che le controversie siano rapidamente risolte, e ciò si ottiene con il pronunciamento definitivo del Distretto. I membri acquistano maggior rispetto per i dirigenti del Distretto, inoltre la Centrale non spende le sue energie per questi piccoli affari, ma le impiega per affari più importanti dell’associazione. E’ comprensibile che la Conferenza Episcopale non abbia proceduto alla redazione del Regolamento dello HOS, ma ha invitato la Centrale di modificare l’art.(sic = §) 184 del Regolamento dello HOS conformemente all’art. 40 del Regolamento dell’A.C. Bisognava ancora aggiungere che occorreva riformulare anche gli altri paragrafi, se dopo il cambiamento del § 184 risultassero in contraddizione con il (suo) contenuto.
Questo non crea allo HOS alcuna difficoltà, perché il Regolamento non deve avere l’approvazione dell’autorità statale, bensì solo della Conferenza Episcopale, che ha autorizzato il Comitato ristretto dell’Episcopato di sbrigare tali affari, ed esso può riunirsi in qualunque momento su invito del Presidente della Conferenza Episcopale. Negli Statuti dello HOS andrebbe cambiato soltanto il § 5, punto 4, che stabilisce che nel caso dello scioglimento di una associazione locale i (suoi) beni appartengono allo HOS. Questa modifica non la chiede la Conferenza Episcopale, bensì le associazioni locali, specialmente quelle che hanno costruito le proprie case. E’ chiaro che tutte le diocesi nell’assemblea generale chiederanno la modifica di questo punto. Negli Statuti non occorre cambiare nient’altro, ma se c’è qualche dubbio, si chiarisca nel Regolamento.
Signor Professore, le mie spiegazioni in merito alle Sue osservazioni nella Sua stimata lettera del 5.XII. c.a. hanno lo scopo di persuaderLa come è possibile senza difficoltà procedere alla revisione del Regolamento, senza toccare gli Statuti. L’art. 40 del Regolamento dell’A.C. pone le stesse condizioni a tutte le organizzazioni che desiderano essere membri del “Katolički Narodni Savez”.
Lo HOS si trova in una posizione fortunata, poiché i suoi Statuti, per quanto ricordo, sono stati approvati dalla Conferenza Episcopale, e la revisione è necessaria per il Regolamento. Le altre associazioni devono sottoporre per l’approvazione anche gli Statuti. Faccio presente che il § 1 degli Statuti dovrà essere cambiato o si dovrà spiegare con una formulazione più appropriata nel Regolamento, poiché adesso c’è la tendenza che le associazioni della gioventù (omladinska društva) siano organizzate a parte. Questo però si potrà fare più tardi, quando si vedrà la prassi concreta. Chi ama sinceramente il movimento cattolico e vi collabora non cercando se stesso né le proprie ambizioni personali, ma cerca Gesù e il rinnovamento del Suo Regno sulla terra, facilmente indovinerà i metodi per l’attuazione degli Statuti e del Regolamento della Centrale del Katolički Narodni Savez (Centrale nazionale dell’A.C.).
Signor Professore, voglia ricevere l’espressione di stima e il saluto amichevole
Đakovo, 6.XII.1927. Antun Akšamović, vescovo
P.s. Nel caso che tuttavia esistono diverse, forse anche opposte opinioni nell’interpretazione del Regolamento dell’A.C., specialmente dell’art. 40, su questo sarà dato un commento ufficiale nel manuale che fra poco apparirà. Se la cosa è urgente, io sono disposto di venire a Zagreb e mettermi d’accordo con l’ecc.mo sig. arcivescovo, perché si riunisca il Comitato ristretto dell’Episcopato, che si adopererà perché tutti gli Statuti e i Regolamenti di tutte le associazioni siano sottoposti alla revisione e si conformino al Regolamento dell’A.C.
Penso di aver chiarito sufficientemente nella precedente esposizione che la modifica del Regolamento dello HOS deve essere fatta in modo da ottenere:
1. Divisione in Distretti secondo le diocesi,
2. Una certa autonomia dei Distretti,
3. Dipendenza dei Distretti dalla Centrale dello HOS in tutte le questioni riguardanti le associazioni locali.
Poiché i Vostri Statuti sono composti così che in essi non c’è alcun istituto che escluda le tre caratteristiche sopra rilevate, tutto questo può essere modificato senza difficoltà nel Regolamento.
Soltanto il § 1 degli Satuti comprende anche le associazioni della gioventù (omladinska društva) sotto la direzione dello HOS. Per l’Episcopato era indifferente se queste associazioni fossero guidate separatamente o sotto la direzione comune (dello HOS). Perciò su questo non è stata presa alcuna decisione. Poiché nella Conferenza Episcopale abbiamo costatato che l’Omladinski Savez (Lega della gioventù) ha presentato la relazione in cui si dice che la Lega dirige le proprie associazioni autonomamente, essa è stata invitata a redigere gli Statuti e il Regolamento. Se la Lega della gioventù si svilupperà in questo senso, lo HOS può riformulare il § 1 con una disposizione provvisoria, e quando le condizioni nelle organizzazioni si saranno sistemate, si vedrà se questo § 1 dovrà essere modificato definitivamente.
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Lettera di don Ante Radić a Ivan Merz, Šibenik, 9 dicembre 1927. – Autografo in Arch. Merz, F35 – 16.
Don Ante Radić (1897-1980), sacerdote della diocesi di Šibenik, uno dei fondatori (1925) del ramo femminile delle Aquile (Orlice), partecipò come rappresentante della Giunta diocesana della sua diocesi nel “Consiglio Informativo dell’A.C.” e nell’assemblea costituente della Giunta Centrale dell’A.C. a Zagreb. Come risulta dal verbale delle riunioni del “Consiglio Informativo”, egli fu molto attivo nella discussione sul Regolamento dell’A.C. Quando poi ricevette il testo approvato dalla Conferenza Episcopale dovette costatare che esso era ben diverso da quello concordato nel Consiglio Informativo. Scrisse quindi la seguente lettera.
Caro amico,
Ho ricevuto la Tua lettera del 5 c.m., per la quale Ti ringrazio. Voglio risponderTi subito.
La Tua lettera non mi ha sorpreso, perché per bontà dell’ill.mo vescovo già prima mi era nota la Vostra posizione nei riguardi del regolamento della Conferenza Episcopale, rispettivamente del dr. Rogić e del Seniorato.
Ho preso visione di questo Regolamento, l’ho letto e studiato bene e con mio grande rammarico ho dovuto costatare che è stato radicalmente cambiato quel Regolamento che abbiamo concordemente elaborato a nome della Centrale del “Katolički Narodni Savez” nelle riunioni (conferenze) d’ottobre, e che il dr. Rogić ora vi ha contrabbandato tutto quello che non aveva potuto inserirvi allora. Così diventano pienamente illusorie le assemblee della Centrale del KNS e delle Giunte diocesane, come anche le assemblee delle Leghe nazionali professionali, se non si rispettano le loro proposte e opinioni, ma si crea qualcosa di nuovo per accontentare certi individui e varie cricche. Ammetto che si possa cambiare varie cose, ma così radicalmente modificare il nostro e elaborare una cosa del tutto nuova, è terribile! Così si può eludere tutto! Dobbiamo impedire questo con tutti i mezzi leciti e disponibili! Perciò io approvo la Vostra idea di appellarci alla Santa Sede, se l’ecc.mo arcivescovo, rispettivamente il Comitato ristretto dell’Episcopato non accetta la nostra corretta posizione e non cambia questo scandaloso Regolamento. Non dobbiamo cedere ulteriormente, aspettare e indugiare, perché vedo che andiamo sempre peggio, vogliono farci tacere per forza, vogliono ad ogni costo creare confusione nelle nostre file! Non dobbiamo cedere per amore di una falsa e ingannevole pace, perché noi ci troviamo in guerra aperta!
Tu mi comunichi che l’ecc.mo Bauer, resosi conto della gravità dei nostri argomenti, ha proibito la diffusione del Regolamento. Nel frattempo, il vescovo di Split, forse proprio apposta ha già pubblicato questo Regolamento nel suo Foglio diocesano, dove nel decreto di accompagnamento ordina e annuncia questo: «…Per le organizzazioni culturali nella diocesi avrà vigore solo ciò che loro comunica o ordina, o direttamente o tramite il “Foglio diocesano”, la Giunta diocesana del “Katolički Savez” o i Distretti culturali d’accordo con essa, per cui per qualunque questione devono rivolgersi soltanto ad essi…». Parlando della fondazione delle associazioni rileva che esse possono essere fondate “dopo che siano state esaminate e prese in considerazione tutte le circostanze personali e locali, e sempre soltanto con la conoscenza della Giunta diocesana e d’accordo con essa…dopo che si sia pervenuto alla convinzione e abbia avuto la garanzia morale che esse potranno permanentemente prosperare ed operare». A Split, dunque, con questo decreto dell’ill.mo vescovo, è stato fatto lo stesso come a Mostar! Che cosa fare adesso? Come reagirà a questo l’ecc.mo Bauer? Che cosa avete concordato con l’ill.mo Akšamović l’8 c. m.? Siete stati da lui? Che cosa avete ottenuto?
Non ritengo né opportuno né necessario di mandare questa volta, a nome del comitato del Distretto, un esposto al mio Ordinario. Inoltre egli non si trova adesso a Šibenik, è assente e ritorna solo verso il 15. L’ill.mo Mileta non fa parte del Comitato ristretto (dell’Episcopato).
Ti prego di tenermi regolarmente informato dello sviluppo della situazione. Sai che mi interessa. Te ne sarò grato.
Non approvo (il fatto) che non siate intervenuti contro l’Erzegovina. Nemmeno secondo il Regolamento come questo essi erano autorizzati a fare quella riorganizzazione!
Anch’io, nonostante tutto questo, fiduciosamente spero che il Ss.mo Cuore di Gesù ci farà uscire da questa difficile situazione. Per questo prego ogni giorno nella s. Messa.
Saluta Te e tutti i nostri più cari, con il nostro “Dio vive!”, dev.mo
Don Ante Radić
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Lettera del dr. Ivan Pavlinac a Ivan Merz, Sarajevo, 9 dicembre 1927. – Orig. in Arch. Merz, F35 – 47.
Quale fosse l’atteggiamento, in quel momento, della Curia arcivescovile di Sarajevo sulla questione del Regolamento dell’A.C. lo apprendiamo da questa lettera.
Caro dottore,
A causa del lavoro non ho potuto risponderLe subito, ora Le comunico la mia opinione in merito alla Sua proposta.
Ne ho parlato anche con il dr. Čekada, ed egli è dello stesso parere. Il Distretto (delle Aquile di Sarajevo) come tale non ha ricevuto il Regolamento, né questo è stato pubblicato nella nostra diocesi, e nemmeno se ne è discusso nel comitato della Giunta diocesana, che da noi non è stata ancora istituita, quindi il Distretto non può agire (in essa).
L’ecc.mo arcivescovo (Šarić) – a quanto pare – per ora non vuole esporsi troppo in questa faccenda e desidera che Voi da soli in qualche modo sistemiate la questione con il relatore, l’ill.mo sig. Akšamović.
Quando la questione sarà maturata al punto da provocare una discussione più pubblica, allora anche il Distretto – come Le ho detto – agirà secondo questa (Sua proposta?).
Come avrete certamente letto, nel Foglio diocesano di Split è stato subito stampato questo nuovo Regolamento, sebbene non (siano pubblicati) gli Statuti.
Ma come sapete, le condizioni sono tali che Mostar e Split devieranno sempre a sinistra: anche se essi si distaccano, non lo faranno gli altri Distretti e perciò non bisogna temere che la Lega si disfarà. Lo so, questo non va bene, Voi però tentate tutto, anche quello di cui ha parlato a Zagreb
Con cordiale saluto in Cristo
Pavlinac
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Lettera del dr. Čedomil Čekada a Ivan Merz, Sarajevo, 18 dicembre 1927. – Orig. in Arch. Merz, F35 – 27.
Nel frattempo l’arcivescovo Šarić ha preso la decisione in merito al Regolamento: per le Aquile nel territorio della sua arcidiocesi non cambia nulla.
Caro dottore,
Mi sento in dovere di informarLa della presa di posizione dell’ecc.mo sig. Arcivescovo nella questione dell’ulteriore funzionamento dell’organizzazione delle Aquile nel territorio dell’arcidiocesi di Vrhbosna e del Distretto di Sarajevo.
L’Eccellentissimo ci ha dato l’espressa direttiva di continuare a seguire in tutto l’attuale Regolamento delle Aquile, perché questo secondo il suo intendimento risponde a tutte le esigenze essenziali dei principi di organizzazione dell’Azione Cattolica. Di conseguenza, da noi rimane competente la Lega e il Distretto nei limiti come finora, e il Distretto mantiene tutte le sue prerogative riguardo alla direzione immediata delle associazioni.
L’Eccellentissimo ha altresì sottolineato che a queste direttive deve attenersi anche la nostra Giunta diocesana nel rapporto con il Distretto e con la Centrale delle Aquile.
La prego di prendere atto di questo e di far sì che anche da parte della Centrale si seguano queste direttive.
Cordialmente saluta, con il “Dio vive!”, dev.mo
Dr. Čedomil Čekada
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Petizione dello HOS alla Presidenza della Conferenza Episcopale, Zagreb, 2 gennaio 1928. – Copia in Arch. Merz, F35 – 37a.
Sulla traccia delle proposte di Merz riferite al Consiglio Federale dello HOS (v. sopra, 4) fu stesa la seguente petizione alla Presidenza della Conferenza Episcopale.
La Presidenza della Lega Croata delle Aquile ha ricevuto con doveroso rispetto il rescritto di cotesta Presidenza (della Conferenza Episcopale) num. 187/Pr. del 20 ottobre 1927 in merito alla sistemazione degli Statuti e del Regolamento della Lega Croata delle Aquile, in vista dell’ulteriore organizzazione dell’Azione Cattolica.
Con profonda gratitudine accogliamo la dichiarazione del rev.mo Episcopato, secondo cui gli Statuti della nostra Lega sono conformi allo spirito e ai principi di organizzazione dell’Azione Cattolica, così come la prescrive la Santa Sede. Questi nostri Statuti e il Regolamento sono stati approvati dal rev.mo Episcopato già nel febbraio del 1924, e secondo essi la nostra Lega ha sviluppato la sua attività tra la gioventù, la quale attività il nostro Episcopato ha tante volte definito efficace e utile.
La Presidenza dello HOS, nel suo lavoro impostato sugli Statuti e il Regolamento dell’organizzazione delle Aquile, era consapevole di attuare quella struttura dell’organizzazione delle Aquile quale è realizzata anche negli altri paesi slavi.
(Rilevato che tutte le Leghe delle Aquile nei diversi paesi hanno una struttura comune, continua:)
Tra queste caratteristiche fondamentali dell’organizzazione delle Aquile in tutti i paesi
e in tutte le regioni vanno annoverate le norme dei nostri Statuti e del Regolamento nelle cose essenziali; in particolare: che la Lega delle Aquile è una lega di associazioni; che la Lega può guidare ogni associazione e ogni membro, se necessario (ad es. per i raduni generali); che i distretti delle Aquile e i comuni ecc. sono organi amministrativi della Centrale che attraverso di essi mette in pratica i propri principi e l’organizzazione; che la Lega può escludere ogni membro (ad es. nel caso che manchi nei riguardi del raduno della Lega). Tutte queste norme sono armoniosamente sviluppate nei nostri Statuti e nel Regolamento e costituiscono la parte integrale di quello che è comune ed essenziale a tutte le organizzazioni delle Aquile.
(Assumendo le norme comuni delle Aquile degli altri paesi, la Lega Croata delle Aquile ha assunto certi obblighi internazionali, dai quali non è opportuno recedere: pertanto, per avere una maggiore stabilità e sicurezza nella propria attività, ha fatto approvare dall’Episcopato i propri Statuti e il Regolamento. La petizione continua:)
Tenendo presenti tutte queste circostanze, il Consiglio Federale della Lega Croata delle Aquile, che è sopra la Presidenza dello HOS e del quale fanno parte anche i rappresentanti di tutti i Distretti diocesani con il diritto di voto, ha discusso seriamente della questione come venire incontro nel modo più semplice all’intenzione dell’Episcopato espressa nel menzionato rescritto, e al tempo stesso preservare l’organizzazione delle Aquile da inutili agitazioni. Perciò il Consiglio Federale ha unanimemente deciso di pregare il rev.mo Episcopato per quanto segue:
Poiché gli Statuti dello HOS corrispondono (alle esigenze) dell’Azione Cattolica, riteniamo che il modo più idoneo per attuare le direttive dell’Episcopato consista nel completare il Regolamento, non modificando le norme attuali di questo; e precisamente che quest’aggiunta sia fatta in tre direzioni:
a) nella questione del ruolo dell’assistente spirituale nell’organizzazione delle Aquile;
b) nella questione del rapporto delle Aquile con l’autorità ecclesiastica;
c) nella questione del rapporto delle Aquile con le centrali di coordinamento.
Queste aggiunte sarebbero effettuate dall’assistente spirituale dello HOS, per quanto riguarda il punto a); le altre norme sotto b) e c) sarebbero emanate dal Consiglio Federale dello HOS in forma d’istruzione indirizzata alle associazioni.
Queste aggiunte le ha elaborate il Consiglio Federale, con l’approvazione del suo assistente spirituale, il quale prega il rev.mo Episcopato di volerle confermare.
Desideriamo ricordare soltanto alcune ragioni che hanno indotto il Consiglio Federale a chiedere che, invece di modificare alcuni paragrafi del Regolamento, sia concesso che questo Regolamento venga completato mediante una circolare obbligatoria:
La modifica degli Statuti e del Regolamento comporta enormi difficoltà, quasi insormontabili. Eccone soltanto alcune:
A) Soltanto l’Assemblea generale può modificare gli Statuti e il Regolamento, né può farlo il Consiglio Federale o la Presidenza dello HOS. Adesso è proprio impossibile convocare l’assemblea generale […] E’ impossibile convocare adesso durante l’inverno i delegati di 200 associazioni delle Aquile ragazzi e di 100 associazioni delle Aquile ragazze; quanto alle finanze, ciò significa sborsare circa 200 mila dinari per le spese di viaggio di questi delegati, e noi questo denaro non lo abbiamo. Non possiamo pretendere da coloro che non hanno questi soldi, di venire all’assemblea generale per modificare gli Statuti e il Regolamento.
B) Anche se fosse facile convocare l’assemblea generale, noi oggi non potremmo assumerci la responsabilità di tutte le conseguenze che seguirebbero se la gioventù dovesse discutere dell’ordinamento disciplinare dell’organizzazione. E’ noto che la gioventù difficilmente accetta di essere sotto le norme giuridiche stabilite e non appena si comincia a discutere di queste norme e dei loro elementi essenziali, già sono sepolti la disciplina e l’ordine. La prassi di questi ultimi mesi, solo perché si è sentito che qualcosa sarà cambiato, ci fa capire che sarebbe inevitabile il crollo della disciplina e dell’ordine nell’organizzazione, se all’ordine del giorno della discussione venisse messa la questione del cambiamento essenziale della struttura dell’organizzazione. Le conseguenze non mancherebbero, e sarebbe lo sfacelo. E l’Episcopato non voleva questo.
C) Il cambiamento degli Statuti equivarrebbe a mettere in questione l’esistenza della nostra organizzazione davanti alle autorità statali. A mala pena abbiamo ottenuto l’approvazione degli Statuti della Lega e adesso sarebbe difficile andare di nuovo davanti all’autorità statale. Sarebbe questo un salto nel buio.
Poiché gli attuali Statuti e il Regolamento sono conformi con i principi delle Aquile nel mondo, e secondo queste norme, con l’approvazione del nostro Episcopato, abbiamo ordinato la nostra organizzazione, e poiché questi Statuti e questo Regolamento sono pienamente conformi con i Regolamenti dell’Azione cattolica approvati dalla Santa Sede; ed essendo convinti che all’Episcopato sta a cuore l’unità dell’organizzazione delle Aquile, che è stata particolarmente sottolineata dalla Conferenza Episcopale del 1924 e del 1926 come “condizione essenziale per il successo dell’Azione Cattolica”, siamo convinti che le Norme allegate attueranno nel miglior modo le intenzioni del rev.mo Episcopato.
D) […] Ci sembra che nel momento in cui cambiassimo il nostro Regolamento mettendolo in contraddizione con le organizzazioni delle Aquile di altri paesi, non avremmo più il diritto morale di usare il nome di Aquile. Non vorremmo disturbare le buone relazioni tra le Aquile dei paesi slavi alla vigilia del grande raduno panslavo, che ha anche il compito di contrapporsi al raduno panslavo del Sokol, che ha onorato le celebrazioni di Hus, che sono state il motivo della rottura delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Cecoslovacchia.
Per queste e molte altre ragioni il Consiglio Federale ha deciso che venga pregato il rev.mo Episcopato di approvare le aggiunte al Regolamente che noi alleghiamo e che nel complesso ancor più fortemente specificano le necessarie direttive sull’attuazione dell’Azione Cattolica, e che, per il fatto di essere emanate dal Consiglio Federale dello HOS, saranno facilmente promulgate ed eseguite senza difficoltà.
Per gli Statuti e il Regolamento dello HOS preghiamo il rev.mo Episcopato che nel senso delle precedenti conferme rimangano interamente in vigore.
Baciando le mani consacrate, in Cristo devotissimi
Presidente: Assistente spirituale: Segretario:
(Protulipac) (Mons. Beluhan) (Ivan Merz)
12
Dalla lettera dell’arcivescovo Šarić a Ivan Merz, Sarajevo, 11 gennaio 1928. – Orig. in Arch. Marz, F35 – 39.
Prima di inviare la precedente Petizione alla Presidenza della Conferenza Episcopale Merz la sottopose all’esame dell’arcivescovo Šarić, insieme con tutto il materiale che intendeva allegare alla Petizione. Il testo della petizione figurava come allegato IV e in cima Merz aveva scritto di sua mano: «Prego esaminare questo fascicolo e restituirlo con le osservazioni». L’arcivescovo di fatto esaminò attentamente i documenti e rispose con la seguente lettera, restituendo l’allegato IV, come richiesto da Merz.
Caro Dottore,
Ho ricevuto la Sua cortese del 5 c.m. e gli abbozzi allegati. Ho studiato l’argomento e Le dirò sinceramente ciò che penso.
1. Non so a che fine serva l’elaborato sotto il num. III: “Organizzazione dell’Azione Cattolica”.
Mi piace molto la sua parte positiva in cui in base all’ampio materiale tratto dagli Statuti e dai documenti dimostra che l’ordinamento centralistico delle Aquile non è contrario alla struttura dell’Azione Cattolica, come la concepisce la Santa Sede, ma che esso è stato attuato in quasi tutte le organizzazioni dell’A.C. nel mondo e, anzi, è stato positivamente approvato e lodato dalla Santa Sede, specialmente nell’Azione Cattolica Italiana che già da anni si sviluppa sotto il diretto influsso del Santo Padre. Penso che non sia necessaria una migliore apologia delle Aquile e della Vostra posizione, di queste costatazioni documentarie. Ciò che nell’Azione Cattolica è stato positivamente approvato dalla Santa Sede, non è né può essere in alcun caso contro lo spirito e la struttura essenziale dell’A.C. Ritengo che sarebbe necessario portare queste argomentazioni davanti all’Episcopato, in qualunque forma, almeno in una memoria indirizzata alla prossima Conferenza Episcopale.
La prima parte, introduttoria, dove procede sistematicamente, non mi pare così buona. Almeno il modo di esprimersi e la logica delle deduzioni non sono sempre sufficientemente esatti e precisi.
Lei talvolta espone così come se il sistema centralistico delle organizzazioni professionali seguisse dall’essenza dell’A.C., per cui sarebbe a priori l’unico corretto. Ritengo che ciò non possa essere dimostrato. Nelle organizzazioni dell’Azione Cattolica è essenziale solo il fine (apostolato dei laici) e lo stretto appoggiarsi alla Chiesa, onde come postulato naturale segue la divisione gerarchica dell’organizzazione, per lo meno nelle linee essenziali. Il sistema tecnico dell’organizzazione, in quanto va al là di queste direttive principali, è secondario per l’Azione Cattolica, può quindi – almeno così io vedo le cose – liberamente adattarsi alle circostanze secondo l’opportunità. Non vedo in che cosa soffrirebbe l’essenza dell’Azione Cattolica se la sua organizzazione avesse carattere diocesano e se quindi i suoi Distretti fossero centrali dirette, e le Leghe soltanto organi federativi. Noi certamente riteniamo che nelle attuali circostanze d’oggi tale ordinamento sarebbe inopportuno e dannoso; da una parte renderebbe impossibile la lotta forte e unitaria di tutte le forze cattoliche sociali in tutto il popolo, che costituisce un unico campo culturale; dall’altra parte comporterebbe molte difficoltà tecniche, in quanto ogni Distretto, se volesse lavorare seriamente in proprio, dovrebbe avere forze molto più numerose e meglio preparate di quelle di cui dispone oggi, quando la maggior parte del lavoro viene effettuata dalla segreteria centrale comune, per tutte le associazioni, quindi con una molto maggiore economicità di forze. Tutto ciò però è una esigenza delle circostanze e della maggiore utilità per la causa cattolica comune, ma non è una questione dei principi essenziali dell’Azione Cattolica.
Penso che occorra affrontare la questione da questo lato e argomentare in questo senso, perché così l’argomentazione sarà più sicura e più persuasiva.
L’ordinamento dell’Azione Cattolica Italiana con una forte centrale con ampia competenza, come anche le analoghe istituzioni nell’Azione Cattolica di altri popoli, con la conoscenza e approvazione della Santa Sede, dimostrano chiaramente che tale ordinamento non è contro la struttura essenziale dell’Azione Cattolica. E’ quindi una questione di opportunità dell’organizzazione. E tale opportunità esige forti e unitarie organizzazioni nazionali con le centrali che abbiano un ampio campo d’azione, come lo dimostra l’esempio di quasi tutti gli altri popoli cattolici, nonché le ragioni intrinseche già prima menzionate.
Su questo campo poi è possibile difendere la vostra tesi con molto successo. Se l’uno e l’altro sistema in discussione è accettabile in linea di principio, allora il sistema delle Aquile è in una posizione migliore già per il fatto che si trova nella quieta possessione, per cui i suoi avversari devono dimostrare che esso non è opportuno.
Questa è la mia visione delle cose. Se Lei la fa propria, allora bisognerebbe nel Vostro elaborato (prima parte) formulare alcune cose diversamente o almeno più precisamente. […]
Contro l’obiezione (degli avversari) che l’autonomia dei Distretti è il postulato dell’affermazione dell’autorità del Vescovo-Ordinario sull’Azione Cattolica, io sottolineerei di più che l’affermazione dell’autorità del Vescovo è del tutto uguale anche se non esiste questa autonomia e quando la direzione è nelle mani della centrale professionale. In entrambi i casi il Vescovo delega la propria autorità, ed è del tutto irrilevante se la delega al comitato del Distretto o alla Centrale. Nell’uno e nell’altro caso egli può servirsene. Se l’Azione Cattolica esige la divisione gerarchica secondo i Distretti diocesani, io penso che ciò non avvenga per affermare l’autorità episcopale, ma per volontà della Chiesa, affinché il Vescovo abbia la possibilità di seguire facilmente il lavoro delle organizzazioni professionali nel suo territorio e di potersene servire senza difficoltà per le necessità specifiche diocesane. A tal fine sono sufficienti i Distretti senza potere legislativo. Tanto in merito al Suo elaborato.
2. Quanto al progetto di completare il Regolamento con delle circolari, se già si è iniziato a eleborare una specie di Regolamento per gli assistenti spirituali, mi sembra che sarebbe opportuno precisare ulteriormente il loro campo d’azione.
(Seguone alcune osservazioni sui dettagli.)
3. L’allegata petizione alla Presidenza della Conferenza Episcopale in sé è buona, tuttavia io cambierei la sua motivazione, o meglio il meritum della petizione. La domanda che il Regolamento in pubblico non venga modificato affatto, ma solo completato con delle circolari, potrebbe apparire a qualcuno come elusione dei decreti episcopali.[17] Forse sarebbe meglio domandare che il Regolamento temporaneamente non venga modificato in pubblico, fino alla stampa della nuova edizione, e nel frattempo si cercherà di eliminare tutte le difficoltà. Se già si sottolinea l’impossibilità di cambiare le strutture fondamentali dell’organizzazione delle Aquile, occorre comunque anche argomentare che questa struttura non contraddice l’idea di Azione Cattolica.
Caro Dottore, queste sono le mie osservazioni. Le auguro molto successo. La precedente lettera l’ho ricevuta. Restituisco l’allegato IV, secondo il suo desiderio.
A Lei dev.mo nel Sacrattisimo Cuore
Ivan, arcivescovo
13
Lettera di Ivan Merz al vescovo Akšamović, Zagreb, 1 febbraio 1928. – Copia in Arch. Merz, F50 – 16a.
Merz aveva riferito alla Presidenza dello HOS sulle istruzioni del vescovo Akšamović in merito al rapporto dell’organizzazione delle Aquile con l’organizzazione dell’Azione Cattolica. Il 18 gennaio 1928, poi, informava il vescovo della soddisfazione che la Presidenza dello HOS aveva provato nell’apprendere che le Aquile avrebbero conservato l’attuale forma di organizzazione. Gli rimetteva pure la domanda indirizzata all’Episcopato, con le aggiunte al Regolamento dello HOS redatte nella forma definitiva dopo le sue istruzioni.[18]
Il 1 febbraio gli scriveva di nuovo:
Illustrissimo Signore,
Mi sono permesso di mandarLe a Đakovo l’elaborato dello HOS, che abbiamo definitivamente formulato dopo il mio colloquio con Vostra Signoria Illustrissima. Così è stata trovata la via opportuna per attuare da noi successivamente l’Azione Cattolica secondo le direttive della Santa Sede e le istruzioni esecutive del nostro rev.mo Episcopato, senza con ciò danneggiare le organizzazioni esistenti e già ordinate secondo i principi dell’A.C.
A Lei, Illustrissimo, siamo proprio grati perché si è sempre adoperato con tutte le forze, affinché da una parte fossero davvero attuati i principi dell’A.C., e, dall’altra, che l’organizzazione delle Aquile fosse preservata da vari tentativi di divisione e di anarchia che sotto il pretesto dell’attuazione dell’A.C. si è cercato di introdurre nella nostra organizzazione. Penso che sarà contento dei nostri ultimi eleborati che fanno vedere come tradurre in atto nel modo più efficace le idee dell’ultima Conferenza Episcopale, e al tempo stesso rafforzare l’organizzazione delle Aquile e ancor più dettagliatamente precisare il suo posto nell’Azione Cattolica Croata. Eravamo convinti che nell’attuazione dell’A.C., almeno fino alla riunione del Comitato ristretto della Conferenza Episcopale, non sarebbe stata introdotta alcuna novità, o almeno che ciò non sarebbe stato fatto senza la conoscenza di Vostra Signoria Illustrissima.
Siccome le questioni recentissime riguardano la nostra organizzazione e poiché l’ecc.mo dr. Bauer in merito al Regolamento pubblicato ci ha indirizzati a Vostra Signoria Illustrissima, riteniamo nostro dovere di informarLa della situazione attuale.
Avrà certamente saputo che sono stati a Zagreb l’ill.mo sig. dr. Njaradi e l’ill.mo dr. Bonefačić. Il rev.mo sig. dr. Beluhan e il dr. Merz sono andati dall’ecc.mo dr. Bauer e in quell’occasione l’ecc.mo arcivescovo (che è completamente spossato e malaticcio) ci ha detto di aver disposto che il Regolamento venga pubblicato senza alcuna modifica e che fra poco si riunirà il Comitato ristretto e che allora si potrà cambiare. Il rev.mo Beluhan e il dr. Merz hanno pregato l’ecc.mo arcivescovo di aspettare alcuni giorni, finché Vostra Signoria Illustrissima venga a Zagreb, essendo a Vostra Signoria affidato il compito di attendere ad una armoniosa attuazione dell’A.C., e in particolare perché la V. S. Illustrissima è in possesso dell’elaborato dello HOS, per cui il Suo giudizio sarebbe prezioso. Si vedeva che l’ecc.mo dr. Bauer era in una situazione molto difficile e, poiché è malato, si vedeva che desiderava la pace, per cui alla fine non si è potuto sistemare nulla. Pertanto, Illustrissimo, è molto importante che veniate a Zagreb, perché pensiamo che di nuovo si stia preparando qualcosa dietro le quinte, sarà quindi bene che l’ecc.mo dr. Bauer abbia un aiuto.
E che dietro le quinte si cerchi di creare delle difficoltà il più possibile alla nostra organizzazione, prova ne sono i seguenti fatti:
A Zagreb abbiamo scoperto un complotto tendente a creare confusione nelle nostre associazioni delle Aquile (nella sola Zagreb ce ne sono 12); i dettagli Le comunicheremo a voce.
Una associazione in Međumurje (Goričani), dopo che ne abbiamo aiutato la fondazione e mandato i libri – due giorni dopo essere stata ricevuta dallo HOS nella Lega (delle Aquile), ci comunica che quale associazione delle Aquile si iscrive come membro nell’Omladinski Savez (Lega della gioventù).[19]
Questi sono solo alcuni particolari; naturalmente, non possiamo riferirne per iscritto così come potremo fare a voce, quando – speriamo – Lei verrà a Zagreb. L’unica cosa che vorremmo ottenere con questa lettera, è: che sia stabilito come principio che nelle questioni dell’A.C. che sono di carattere generale (e non solo di Zagreb) non si decida nulla senza il consenso e l’intesa con V. S. Illustrissima. Altrimenti la Segreteria della Conferenza Episcopale decide qualcosa che forse non sarebbe condiviso dagli altri Ordinari, e così avviene che la nostra organizzazione all’improvviso si trovi nelle strette tra le decisioni e opinioni totalmente contradditorie.[20]
Si raccomanda nelle ss. preghiere…
14
Lettera di Ivan di Merz alla Presidenza dello HOS, Zagreb, 25 febbraio 1928. – Orig. in Arch. Merz, F26 – 7.
Finalmente le proposte dello HOS per l’adattamento del suo Regolamento secondo le richieste della Conferenza Episcopale (v. sopra, 10) ebbero l’approvazione dell’arcivescovo Bauer. Merz qui riferisce come sono andate le cose.
Oggi a mezzogiorno mi ha incontrato al Kaptol l’ecc.mo sig. arcivescovo dr. Antun Bauer e mi ha invitato di venire da lui alle ore 17. Ci sono andato.
L’Eccellentissimo ha portato l’elaborato della Lega Croata delle Aquile del 2 gennaio 1928 con cui lo HOS ha risposto al rescritto dell’ultima Conferenza Episcopale num. 187/Pr. del 20 ottobre 1927, nel quale rescritto la Conferenza Episcopale trattava dell’ordinamento degli Statuti e del Regolamento della Lega Croata delle Aquile in vista dell’ulteriore edificazione dell’Azione Cattolica.
L’Eccellentissimo aveva pure gli allegati del nostro Consiglio, ai quali l’ill.mo Akšamović ha fatto le sue osservazioni.
Ha chiesto che nella “Circolare dell’assistente spirituale dello HOS”, parte I, punto 11 e punto 15, la formulazione sia analoga al can. 476 § 4 (“audito parocho”) e invece “su proposta” si metta “dopo aver sentito”.
Inoltre l’Eccellentissimo chiede che nella “Circolare del Consiglio Federale” l’ultimo capoverso di 7 righe … per ora venga omesso.
Eseguite queste tre modifiche, la Circolare dell’assistente spirituale dello HOS e quella del Consiglio Federale possono essere promulgate.[21]
L’Eccellentissimo ha espresso il suo malcontento per il volantino che l’associazione universitaria “Domagoj” ha fatto uscire contro l’associazione universitaria “Mahnić”, e ha detto che assolutamente proibisce ciò che si sta verificando adesso, (cioè) che le associazioni delle Aquile vengono trasformate in associazioni della gioventù (omladinska društva) o che nelle associazioni della gioventù vengano fondate certe sezioni delle Aquile indipendenti dallo HOS, alludendo probabilmente alle associazioni di Goričani e di Prelog.[22]
Nel Cristo Re, con il (saluto) “Dio vive”
Dr. Ivan Merz, vicepresidente dello HOS
p.s. L’Eccellentissimo mi ha chiesto di fargli avere le nostre osservazioni al Regolamento dell’Azione Cattolica, stampato dopo l’ultima Conferenza Episcopale.
[1] L’art. 28 del Regolamento suonava: «Come organo consultivo del K.N.S. viene istituito il “Consiglio centrale”, che ha il compito di studiare tutti i problemi riguardanti la vita culturale e sociale dell’intero popolo. – Fanno parte del “Cosiglio centrale” i più eminenti operatori culturali cattolici che accettano l’invito del Comitato centrale per la collaborazione nel K.N.S.»
[2] L’art. 31: «Il Comitato centrale inserisce come membri del “Consiglio centrale” del K.N.S. tutti gli intellettuali cattolici – sia sacerdoti che laici – che desiderano collaborare nel lavoro del Consiglio centrale».
[3] L’art. 32: «Con il cambiamento annuale del Comitato centrale del K.N.S. non cambia il Consiglio centrale…». Tuttavia l’art. 33 prevede che «Il Consiglio centrale ogni anno elegge il suo presidente», quindi il suo ufficio poteva non essere illimitato nel tempo. Una piccola svista!
[4] Art. 34: «Il Consiglio centrale come anche i suoi organi non hanno il diritto di emettere decisioni vincolanti per il K.N.S., ma danno delle direttive, in base alle quali il Comitato e l’Assemblea formulano le decisioni».
[5] Cf. Doc. XII, 14, dove la Liga era prevista come una centrale di coordinamento, mentre nel Regolamento, art. 4, la Liga figura come una delle tre organizzazioni per la gioventù, accanto alla Lega Croata delle Aquile e alla Lega della gioventù (Omladinski savez), quindi com’era prima della Conferenza Episcopale del 1926.
[6] “Schema grafico” è un prospetto dettagliato (formato 56×48 cm) dell'”Organizzazione dell’Azione Cattolica nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni”, in cui è graficamente descritta la struttura dell’Organizzazione: nella Parrocchia (Consiglio parrocchiale, con l’indicazione di chi lo compone), nella Diocesi (Giunta diocesana, con l’indicazione dei suoi organi e delle associazioni che ne fanno parte), la Centrale (Lega Nazionale Cattolica) per tutto lo Stato. V. Arch. Merz, F7 – 31.
[7] Protulipac e Merz prepararono subito un loro progetto di Regolamento per le Giunte diocesane e il 26 marzo lo presentarono al Comitato Preparatorio per la fondazione della Giunta Centrale dell’Azione Cattolica a Zagreb. Nell’inviare copia di questo Regolamento a don Ante Radić a Šibenik, il 25 marzo 1927, Merz gli scriveva: «Ti invio il Regolamento della Giunta (diocesana) dell’A.C., elaborato secondo gli Statuti pubblicati sul “Katolički List”, tutto il resto è stato inserito (prendendo) dagli Statuti dell’Azione Cattolica Italiana, così che non è stato tralasciato quasi nulla di tutta la bellezza e compiutezza dottrinale (di principi). Oggi mandiamo questo Regolamento come proposta dello HOS al Comitato preparatorio della Giunta Centrale dell’A.C., per lo studio. Penso che questa sia la proposta definitiva per l’ordinamento della Giunta diocesana. Allego, in visione, gli Statuti dell’A.C.Italiana rielaborati; in base a questi prepareremo (gli statuti) non appena gli Statuti saranno stampati sul “Katolički List”, e per i Consigli Parrocchiali elaboreremo il Regolamento di questi Consigli. Dall’allegato puoi averne una idea. – Protulipac pensa che sarebbe opportuno già adesso costituire a Šibenik la Giunta diocesana, perché questa poi avrà voce nella costituzione della Giunta centrale» (copia in Arch. Merz, F56 – 8). – La Giunta Diocesana dell’A.C. a Šibenik fu effettivamente costituita il 20 aprile successivo, come risulta dalla lettera del vescovo Mileta a Ivan Merz del 30.IV.1927 (orig. in Arch. Merz, F56 – 12).
[8] Arch. Marz, F8 – 9.
[9] Ivan Merz, Katolička Akcija, Šibenik 1927, 64 p. formato tascabile. L’Imprimatur del 29 gennaio 1927 e la Prefazione sono di mons. Jerolim Mileta, vescovo di Šibenik, il quale in precedenza aveva voluto studiare personalmente il testo, facendovi alcune correzioni (cf. lettera del vescovo Mileta a Merz, del 29 gennaio 1927, in Arch. Merz, F56 – 4).
[10] L’opuscolo Katolička Akcija i Katolički Pokret. Dokumenti, 60 p. formato tascabile, stampato a Sarajevo, con l’Imprimatur dell’arcivescovo Šarić, del 24 marzo 1927, è dovuto a D. Kniewald, ma il suo nome non figura sul frontespizio. Nella lettera all’arcivescovo Šarić del 25.III.1927 (copia in Arch. Merz, F53 – 1) Merz scrive: «Nell’ultima riunione del KNS (Giunta diocesana) di Zagreb il rev.do Rogić ha avuto il mandato di redigere un libretto per il popolo sull’Azione Cattolica, che sarebbe diffuso nelle parrocchie. Sembra che questo libretto sarà pronto per Pasqua. Pare che sarebbe opportuno far uscire prima i documenti che Le ha mandato il rev.do Kniewald; questi poi potranno servire anche al dr. Rogić. Il frontespizio sarebbe: …Katolička Akcije i Katolički Pokret (Dokumenti)…». E’ una raccolta sistematica delle decisioni, dichiarazioni e direttive della Santa Sede sull’Azione Cattolica e il Movimento Cattolico; vi sono aggiunte anche varie dichiarazioni dei vescovi croati, in particolare di mons. Anton Mahnić.
[11] Pravila Hrv. Kat. Narodnog Saveza Nadbiskupije zagrebačke (Statuti del H.K.N.S. dell’Arcidiocesi di Zagreb) sono stati pubblicati come Supplemento del “Katolički List” num. 10, del 10 marzo 1927.
[12] Vedi sorpa, nota 16.
[13] Cf. Lettera del “Mahnićevo Đačko Orlovsko Okružje” a Mons. Beluhan, assistente spirituale dello HOS, del 18.XI.1927. Copia in Arch. Marz, F35 – 7.
[14] Il § 40 era così formulato: «I Distretti Diocesani delle organizzazioni culturali-educative devono avere nel proprio lavoro specifico organizzativo la stessa competenza come le Giunte Diocesane nel (lavoro) direttivo e organizzativo. Perciò le Giunte Diocesane ammettono che nella loro direzione rappresentino (come relatori) le organizzazioni culturali-educative solo quei Distretti Diocesani:
a) che hanno la diretta direzione (vodstvo) delle associazioni, il controllo su di esse e sui loro membri, e che nella direzione delle associazioni agiscono autonomamente, sempre però secondo le direttive della suprema Centrale culturale, alla quale rispondono per il proprio lavoro;
b) che secondo la loro struttura sono la prima centrale per le associazioni, così che la suprema Centrale professionale comunica direttamente soltanto con questi Distretti, e non con le singole associazioni;
c) che per quanto riguarda le associazioni propone la loro accettazione alla suprema Centrale, e questa le accetta, e che hanno il diritto di sciogliere le associazioni;
d) che, quanto ai singoli membri, accettano i loro ricorsi contro le decisioni delle associazioni, ed emettono decisioni definitive in merito».
[15] Il § 68 suonava così: «Centrali immediate per le associazioni sono i Distretti Diocesani, che da una parte mettono in esecuzione nell’attività specifica e nella vita dell’associazione tutti gli ordini e le istruzioni della propria suprema Centrale culturale, e dall’altra parte attuano tutte le decisioni della Giunta Diocesana nel senso di coordinamento e di relazioni tra le associazioni».
[16] Non siamo riusciti a rintracciare questa lettera del vescovo Srebrnić, né nell’archivio di Merz né in quello di
[17] Da una lettera di Merz al vescovo Srebrnić (copia in Arch. Merz, F51 – 18) sappiamo che il vescovo Akšamović, il 7 gennaio 1928 aveva lungamente discusso con il dr. Protulipac e si era dichiarato d’accordo che lo HOS attuasse ciò che l’Episcopato aveva chiesto, mediante le circolari, come lo aveva chiesto il Consiglio Federale delle Aquile.
[18] Cf. Lettera di Merz al vescovo Akšamović, del 18 genn. 1928. Copia in Arch. Merz, F50 – 14.
[19] La lettara, firmata dai membri dell’associazione, si trova in Arch. Merz, F35 – 50.
[20] Quest’ultima frase fa capire che nelle questioni discusse interveniva, dietro le quinte, anche la Segreteria della Conferenza Episcopale, più concretamente il dr. Antun Slamić. Cf. anche la lettera di Merz al vescovo Srebrnić, sopra, nota 7.
[21] Erano state previste due circolari separate, una dell’assistente spirtuale – sul ruolo di assistente spirituale – indirizzata agli assistenti spirituali nell’organizzazione delle Aquile, e l’altra del Consiglio Federale dello HOS a tutte le associazioni e distretti, sul rapporto delle Aquile con l’autorità ecclesiastica (le Aquile e l’Azione Cattolica, la Lega delle Aquile e le centrali di coordinamento dell’Azione Cattolica, il rapporto dei Distretti con lo HOS e la SHO). Queste due circolari di fatto uscirono sotto il titolo comune Orlovska organizacija i Kat. Akcija (L’organizzazione delle Aquile e l’Azione Catolica), sull'”Orlovski Vijesnik” del 15 marzo 1928, pp. 1-3 (una copia dell'”O. V.” si trova nell’Arch. Merz, F26 – 12).
[22] In forma di volantino fu pubblicata la «Dichiarazione dell’Associazione Universitaria Cattolica Croata “Domagoj”» diretta contro l’Associazione universitaria delle Aquile “Mahnić”, quasi questa fosse una organizazione nuova (mentre da cinque anni aveva gli statuti approvati dall’autorità civile!), della cui fondazione non sarebbe stata informata l’autorità ecclesiastica e che avrebbe soltanto indebolito la posizione degli universitari cattolici. A queste ed altre affermazioni del “Domagoj” rispose l’Associazione “Mahnić” con argomenti e dati statistici (foglio stampato “pro manuscripto”, 4 p.; Arch. Merz, F27 – 20). Le Aquile dell’associazione “Mahnić” vedevano nel volantino del “Domagoj” la continuazione della lotta (dei seniori) contro le organizzazioni studentesche delle Aquile. Tra gli esempi concreti di questa lotta vengono citati i casi a cui allude Merz: A Prelog esisteva l’associazione delle Aquile, iscritta nello HOS, che poi passò nella Lega della gioventù (Omladinski Savez), mantenendo la “sezione delle Aquile”. A Goričani pure l’associazione delle Aquile appena fondata e iscritta nello HOS, due giorni dopo fece sapere allo HOS di essersi iscritta nella Lega della gioventù.