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POSTULAZIONE DELLA CAUSA
DI BEATIFICAZIONE DI IVAN MERZ
Zagabria, 2002
Trduzione dal croato: Mirta Mesnjak
Le domande sul mistero della vita e dell’esistenza Ivan se le poneva già nei primi anni della sua giovinezza. Il problema della morte e della sofferenza, con il quale si raffrontava quotidianamente, in particolare modo sul fronte, ha cambiato completamente la sua concezione del mondo. L’unica risposta soddisfacente al problema della vita e dell’esistenza la scopre gradualmente nella fede cristiana.
Oh Dio, quanto è grande l’universo: tutto splende, tutto si muove!
Con quanta velocità si muove questa immensità, che gira mentre l’uomo ci pensa su. Dove porta tutto ciò? Perché l’uomo ha corpo quando è in sostanza spirito? Perché? Dove? Come? Eterni misteri.
Più di tutto mi interessa la filosofia della vita. Desidero penetrare nel mistero della vita.
La vita religiosa, pensare all’Eternità, alla Morte, all’Amore, questo è qualcosa di grande.
La vita non è godimento, ma sacrificio.
La vita è un lottare per la Verità, osserviamola.
La vita deve essere per noi un sacrificio, per non guardare molte cose belle.
Questa vita è solo una breve preparazione per l’eternità.
Dobbiamo cercare di addolcire anche questo breve periodo di esistenza vivendo in modo ascetico.
Sento che questa vita è solo una fase transitoria verso quell’eterna.
Non ci opponiamo all’armonia che c’è nell’universo.
La vita è una breve e difficile prova, chi la supera passa alla vita piena di splendore e di colori.
Il dolore, la sofferenza, lo sguardo a tante migliaia di persone mutilate, uccise e sofferenti fanno scivolare dall’uomo tutto ciò che è effimero e gli suggeriscono, con grande forza, lo scopo della vita.
Veramente, è soltanto quando l’uomo si ritira in solitudine, nell’oscurità, che la vita reale gli sembra un sogno.
Nella solitudine e nell’oscurità l’uomo sente che la vita spirituale, quella notturna e di preghiera, è più reale di tutto ciò che è visibile. Occorre tendere solo a questo.
La questione più importante per l’uomo è il problema della morte.
Parlando sinceramente, non temo la morte, perché il regno vero è lassù.
Riflettendo sul mistero della vita e della morte, Ivan si rende conto molto presto della fugacità di tutte le cose terrene. Il suo pensiero è costantemente rivolto all’eternità. È nella fede cristiana che trova le risposte a tutte le domande sulla vita.
L’uomo ha diritto alla felicità qui?
Non è forse questo il mondo del lavoro e della fatica e, a seconda di come l’uomo si mostra nel lavoro, ottiene il premio nell’altro mondo, che è eterno.
Quando nella natura tutto è così splendidamente ordinato, allora anche l’eternità della nostra vita deve volgersi nel senso della giustizia.
Per noi è un onore superare le difficoltà e accumulare tesori per quell’altra grande vita.
La felicità consiste in questo: occorre centrare/focalizzare tutti i nostri desideri per quell’altro mondo.
Quando penso alla fugacità nulla mi compiace. Solo la vita ascetica, da monaco, nell’adorazione eucaristica, forse mi offre soddisfazione.
Sappiamo che questa vita è una breve fase e che dopo di essa saremmo nel cielo eterno.
Bisogna indirizzare tutte le forze di questa vita verso la vita che segue l’esistenza sulla terra.
Siamo eroici, sacrifichiamo un secondo di questa vita per entrare nel cielo senza fine.
Dobbiamo sempre essere coscienti della fugacità di questa vita, che è solo la minima parte dell’eternità.
Usiamo tutte le nostre energie per salvare le nostre anime e quante più anime del prossimo.
Anche i genitori se ne andranno e tutto sembrerà un sogno, fino a quando anch’io entrerò nella strada buia ed orribile. No, non è né buia né orribile, ma chiara, piena di splendore soprannaturale. Là si glorifica Resurrectio – la Risurrezione.
Rinunzia ed Eucarestia sono le vie che ci portano verso l’eternità.
L’uomo è solo un passeggero qui, la sua vera destinazione non è su questa terra, egli è stato scelto per qualcosa di più.
Occorre sparire da questa terra, bruciare completamente, per poter entrare con quanti sono più cari, là dove ci attende il Padre, il Figlio, la Beata Vergine Maria nello Spirito Santo, gli apostoli, i martiri, gli angeli, le vergini – tutti quei sconfinati mondi dell’Apocalisse.
Quando verrà finalmente il tempo in cui non ci sarà più alcun peccato? Quando vedremo l’Agnello risorto e lo splendore della sua eternamente bella Madre?
Quando saremo uniti ai canti dei cori celesti, quando ci perderemo nell’eterno cantare Sanctus, Sanctus, Sanctus, avvolti dallo splendore divino?
Ivan osserva il mondo intorno a sé e con logica riflessione arriva alla conclusione che esiste un Creatore che governa tutto. Intanto, la sua fede in Dio è passata attraverso periodi di crisi e di dubbi. Gradualmente, in particolare tramite l’esperienza della sofferenza nella guerra, la sua fede si purifica, si consolida ed in lui cresce la brama di unirsi a Dio.
Tutte le meraviglie del mondo, tutta la natura, insegnano che tutto proviene dallo Spirito immenso, dall’Ideale dell’umanità, della Verità, della Bontà e della Bellezza.
Il mistero della notte mi occupava sempre di più e moto dell’Universo ho sentito il polso di Colui che era nel principio e che adesso è e regnerà nei secoli dei secoli.
Le melodie divine reggono e riempiono tutto l’universo.
In ogni singola anima (umana) c’è la tendenza verso qualcosa di grande.
Il nostro cuore tende ardentemente a Dio.
Dio esiste ed io credo fermamente, anche nei momenti di grande difficoltà e di dubbio, che Egli è l’unico, l’eterno grande Dio.
Credo nel Signore Dio onnipotente, credo che Egli sia perfetto Spirito nella libertà di volontà e di grandezza.
Il fatto è che Dio esiste, che Lo sento attorno a me, in me, qui, là, lì, dappertutto.
Poiché Dio esiste, ne consegue che la nostra vita ha uno scopo.
Se crediamo nella Divinità assoluta, allora il caso non esiste.
L’amore verso i genitori mi mostra che l’amore, l’anima e Dio non sono una utopia e che tutto questo esiste, che l’uomo è davvero un’idea che tende alla sua fonte.
Dove non ci sei Tu, Dio, là non c’è nemmeno gioia .
Tutta la vita è una lotta tra il bene e il male, attraverso la quale arriviamo all’Ideale della nostra vita: all’Altissimo.
La miglior apologia dell’operare divino nell’umanità è lo spirito unitario che pervade i movimenti cattolici del mondo.
Nessuna forza umana, nessun sistema filosofico può creare lo spirito unitario che invade i movimenti cattolici del mondo. Esso è opera della Forza che è sopra di noi, la forza che cerchiamo e che vogliamo conoscere.
Leggendo il diario di Ivan notiamo come egli, attraverso l’arte e poi tramite le proprie riflessioni, giunge alla conoscenza della vera religione e del suo valore nella propria vita. Egli trova la vera religione solo nella fede cattolica, alla quale in seguito dedicherà tutta la sua vita.
Parlare con l’Altissimo, questo legame, questo riconoscere l’Altissimo, è religione.
Senza preghiera la religione è morta.
Parlare in base ai propri sentimenti, meditare sulle Sacre Scritture e sui piani dell’Altissimo, è preghiera.
Il miglior modo di usare il tempo è contemplare Dio e le verità rivelate.
La società moderna si dispera, perché ha perso il legame con la prima Sorgente.
La soddisfazione assoluta si trova solo in Dio.
Il nostro spirito aspira allo Spirito perfetto, grande. Nella preghiera si parla con Esso e ci si trova così bene che è come respirare l’aria fresca delle alture.…
Quando il cuore si eleva negli spazi mistici avverte una sete incantevole, tanto più grande, quanto più si è vicini alla Fonte.
Dio, quanto Ti amo, quanto Ti ringrazio, perché riempi la mia anima di una delizia singolare, piena.
La mia anima si eleva, vola a Te, vorrebbe con una forza sovraumana uscir fuori da questo petto e salire in alto per unirsi eternamente a Te.
Esiste un Dio che continuamente agisce sulle anime umane.
Ivan Merz non ci ha lasciato una teoria di preghiera ma la sua esperienza di preghiera e il suo esempio. In questo capitolo abbiamo raccolto le sue brevi preghiere, annotate principalmente nel suo diario, in varie occasioni, da studente, da soldato al fronte, oppure già da uomo maturo. Sono preghiere scaturite dal profondo del suo cuore, sincere, influenzate dalle circostanze nelle quali egli si trovava. In particolar modo, attraverso queste sue suppliche possiamo conoscere ancora meglio la sua anima totalmente devota a Dio. Guardando indietro e osservando la figura di questo santo, possiamo constatare che Dio aveva gradualmente esaudito tutte le sue preghiere riportate qui sotto.
Dio, perdonami, perché Ti ho abbandonato. Dammi di nuovo forza, perché possa conoscerti sempre e in tutto e sentirti ovunque.
Dio, con il fuoco della tua misericordia, brucia i parasiti del peccato nella mia anima, affinché buono e santo possa apparire davanti a Te.
Dio, Consolatore, vieni e pervadi il mio essere con gli atomi dell’eternità.
Mia buona Madre, la più grande, Ti prego, riempi la mia anima di bei sentimenti e nobili pensieri, indicami sempre la giusta via, benché mi sia difficile seguirla.
La mia preghiera adesso va all’Immacolata: che segua ogni mio passo in questa città di Vienna. Che ogni mio cammino e passo sia indirizzato verso il bello.
Madre eterna, Tu che sei l’incarnazione della poesia, di tutte le cose belle ed eterne, fa che io possa continuare a ricevere i doni della bellezza!
Dio aiutami, dammi la grazia di diventare il padrone del mio corpo. È meglio morire che essere un uomo rammollito, lo zimbello delle passioni.
O Dio, se già fossi da Te! La cosa migliore sarebbe che, con il fuoco della tua misericordia, Tu bruci i parasiti del peccato entrati nella mia anima, affinché buono e santo io possa apparire davanti a Te.
Dio, dammi la forza per poter raccogliere tutte le mie passioni in un pugno e, con la mano destra, le possa scaraventare, con tutta la forza, contro la roccia, affinché si frantumino come un pezzo di vetro e si disperdano dappertutto.
Dio, Dio, quando potrò farlo, quando camminerò su questa terra purificato! Aiutami, Dio, perché è meglio non-vivere che vivere così.
Dio, ti prego dammi la grazia per bruciare la mia pigrizia e sensualità! Dona al mio spirito la supremazia sullo stomaco che mi vuole soggiogare. Santifica il mio corpo e la mia anima!
O mio Dio, dammi la forza per amarti ardentemente e credere in Te così fortemente che, senza pensare ed avere paura, innocente come un bambino che non ha mai sentito parlare di paura, io possa passare per i luoghi dove sovrasta la morte.
Dio mio, illuminami affinché presto arrivi alla ferma decisione. Che la Tua volontà si compia sempre, perché qui siamo solo dei passeggeri, mentre nella nostra vera patria nessuno mi chiederà se ero professore oppure muratore. Eppure, qualche attività occorre svolgere!
Ti prego, Gesù, dammi la possibilità di riflettere sulle verità eterne e di unirmi ogni giorno a Te, mio Dio.
Dio, prendimi e non permettere che io distolga il mio sguardo e mi penta della mia scelta. Fai che io accetti il calice della sofferenza, che in questa terra invochi il Tuo nome e possa in seguito guardarTi in faccia!
Nel centro dell’esperienza cristiana di Ivani Merz c’era Gesù Cristo. Ivan lo incontrava e lo sperimentava in diversi modi e in vari campi. Prima lo vedeva come il sovrano dell’universo, poi presente nell’Eucaristia, nella liturgia della Chiesa e nella gerarchia ecclesiastica, anzitutto nel vescovo di Roma – il papa, e poi Lo riconosceva nel prossimo.
Cristo è il Padrone dell’eternità e dell’infinità dell’universo.
È venuto dall’eternità, entrò nella storia e diventando il centro di tutto il macrocosmo, si è donato a noi per rinnovarci nel corpo e nell’anima.
Cristo è lo scopo e la meta di tutti i nostri desideri eterni.
E’ venuto nel mondo per santificare tutta la natura.
Quanto più conosco il cattolicesimo, tanto più vedo che è inesauribile.
Voltati dal cattolicesimo, tutto attorno a te diventa buio e brutto.
So e sento che il cattolicesimo è l’unica vera fede…Non ho mai pensato che le altre potessero essere migliori della fede cattolica.
Cattolicesimo è il portatore universale della verità, della morale e della grazia.
La vita all’Università di Vienna, poi la guerra, lo studio e, infine, Lourdes mi hanno convinto completamente nella verità della fede cattolica.
Tutta la mia vita ruota attorno a Cristo Gesù.
La fede cattolica è la mia vocazione e deve esserlo anche per ogni uomo, senza eccezione.
Bisogna dimenticare se stessi completamente e lavorare per il nostro Signore Gesù Cristo, che è l’unico eterno.
Ivan era molto devoto al Cuore di Gesù. Gli ultimi sei anni della sua vita (dal 1922 al 1928) veniva alla Basilica del Sacro Cuore di Gesù, a Zagabria, ogni giorno per sentire la Santa Messa e ricevere la Comunione. La Provvidenza ha premiato il suo amore verso il Sacro Cuore di Cristo, infatti i resti mortali di Ivan oggi riposano dentro la stessa Basilica. La speranza di unirsi al Cuore di Cristo è espressa anche nell’ultimo scritto di Ivan – nell’epitaffio sulla sua tomba.
Ho fatto la nona Santa Comunione in gloria del Santissimo Cuore di Gesù e credo di poter contemplare le profondità della Santissima Trinità.
Devo, in qualche modo, meritare qui l’immenso amore di Cristo e per questo cercherò, con l’aiuto di Dio, di continuare quanto meglio l’opera di santificazione.
Le mie preghiere al Cuore di Gesù sono state esaudite. Dopo vent’anni papà ha ricevuto la Santa Comunione. É stato convertito dall’elemento sopranaturale: dalla grazia. Rimane ancora da convertire mamma. Cuore di Gesù, aiutami!
Cuore di Gesù, a Te dedico la mia vita: se è per la Tua gloria che io soffra e così arrivi a Te, che sia fatta la Tua volontà.
Il Santissimo Cuore di Gesù è il fattore più potente per la recristianizzazione della società.
Tutto per la gloria del Santissimo Cuore di Gesù!
Attendo la misericordia del Signore e l’indivisibile, totale ed eterno possesso del Santissimo Cuore di Gesù.
Il primario e privilegiato posto d’incontro con Cristo per Ivan Merz, l’Eucaristia, era ed è diventata il centro della sua vita spirituale. I suoi pensieri sull’Eucaristia che aveva annotato sono pieni di entusiasmo ed amore. L’amore verso Gesù, presente nell’Eucaristia, era il punto di partenza di molte delle sue imprese apostoliche.
Dove è Dio più presente a noi uomini se non nella Santissima Eucarsitia?!
Quanto grande è il Suo amore quando Lui, che è l’Immensità, dona a noi, piccoli e miserabili, se stesso da mangiare.
Quanto è grande Colui che si da a noi come il Pane e ci dona tutta la Sua grandezza, tutto il Suo amore.
La Comunione è la fonte della vita.
Durante la Messa mi sono immedesimato tanto che ho davvero sentito in modo mistico la transubstanziazione.
Durante la transubstanziazione ho sentito misticamente che lì era presente Cristo, che dobbiamo adorare.
Non si può esprimere quello che si sente quando Cristo si unisce a noi nella Comunione. C’è il desiderio di avere di più, ancora di più, di avere Cristo intero, la Luce, il Dio – il Creatore.
Quando penso ai miei sentimenti durante la Comunione, è come se fossi in un sogno, misterioso, strano e bello, come un sentimento, qualche atmosfera, e quando sono immerso in quel sentimento dimentico tutto, mentre qualcosa mi attira, mi attira irresistibilmente.
Ieri ho preso la Comunione e sono così allegro e contento; mi sembra come se mai dovessi rattristarmi, quand’anche dovessi avere dei momenti difficili.
Ognuno sa come la vicinanza all’Eucaristia ristora.
Proprio adesso ho bisogno della forza spirituale, di attingere alla fonte inesauribile dell’Amore, da quella potenza onnipossente dell’Eucaristia.
L’Eucaristia riempie l’anima di luce più chiara di quella del giorno, che trasforma l’Eucaristia in soddisfazione spirituale, e tranquillizza l’anima, facendola sentire come qualcosa di sconosciuto e immenso.
Vorrei tanto, tanto attingere di nuovo a questa Fonte, all’Eucarsitia. O Dio, aiutami!
Neanche io riesco a capire il motivo di quel fortissimo desiderio di Pane, di quella piccola Ostia.
La mia bocca e tutto il mio essere vorrebbe l’Ostia per fondersi con essa.
È come se avessi percepito, vagamente, quelle leggi, quel qualcosa che muove tutto, e poi sentito la Madonna col Bambino e il tutto riunirsi nell’Ostia.
Vorrei mangiare il Signore che mi ama più di chiunque e che mi è più caro di qualsiasi altra cosa al mondo.
Non c’è la Santa Eucaristia. Vivo qui, sul fronte, come un pagano, come se l’Agnello non fosse più nel centro dell’universo.
Domani vado a prendere la Santa Comunione, per assorbire di nuovo la forza per la lotta.
L’altro giorno vidi un sacerdote sul campo di battaglia. Avrei voluto baciare le mani che tenevano Cristo.
Non dimentichiamo l’immenso amore di Cristo e dedichiamo più attenzione alla piccola Ostia bianca, che ci aspetta solitaria nelle chiesette gelide.
Il mondo vive per sé, come se non fosse successo il miracolo dei miracoli – l’Eucaristia.
Sono stupendi alcuni brani del Vangelo di San Giovanni sulla Santa Comunione.
Il digiuno e la Comunione, due cose opposte. Il digiuno procura sofferenza e ci priva del piacere, mentre la Comunione ci offre l’immenso piacere e trasforma il nostro corpo nell’essere Divino.
Nella Santa Comunione si trova il punto culminante della liturgia intera.
Tutte le preghiere e i canti solenni, tutte le vostre meditazioni e opere durante la giornata devono essere cristocentriche ed indirizzate verso quell’unico momento della vostra giornata – la Santa Comunione.
Unendovi a Cristo nella Santa Comunione, già su questa terra, si realizza il vostro ultimo scopo e voi diventate partecipi della stessa essenza Divina.
La Santa Messa senza la Comunione è, in certo qual modo, frammentaria.
Il Salvatore ha assunto le specie del pane e del vino e con ciò ci ha detto chiaramente che vuole, che durante ogni Santa Messa, lo mangiamo.
Il sacrificio della Santa Messa è completo solo se dopo la Comunione, attraverso gli stretti legami d’amore, ci uniamo a Gesù, fondendo un’essenza nell’altra.
Siamo dei cattolici contemporanei e diventiamo, attraverso la Santa Comunione, i partecipanti dell’infinita vita della Parola Divina.
L’Eucaristia é il mezzo più forte, quel fuoco che in noi brucia la ruggine del peccato e dona vita alla nostra anima.
Attraverso l’Eucaristia sperimentiamo in noi le parole di San Paolo che dice: “Vivo, ma non io, bensì Cristo in me”.
L’Eucaristia ci porta verso la cima della perfezione cristiana, verso la vera vita interiore.
L’Eucaristia è la nostra prima gioia sulla terra; attraverso essa siamo già partecipi della futura gloria celeste.
Attraverso la Santa Comunione nella nostra anima cominciano a scorrere le acque che portano alla vita eterna.
La Santa Comunione nel modo più veloce e più facile rigenera ed eleva la nostra vita interiore.
Nella Santa Comunione l’anima celebra le sue vittorie, diventa simile al suo divino Sposo, diventa divina e partecipe dell’infinito e dell’eternità.
L’idea centrale della spiritualità di Ivan Merz è l’amore verso la Chiesa, che traspare in ogni suo scritto ed in ogni suo operare pubblico. Lui é entrato profondamente nel mistero della Chiesa, come Corpo mistico di Cristo; da ciò è poi seguito il suo impegno apostolico. Ivan vede Cristo anche nella Chiesa, come istituzione, specialmente nella persona del vescovo di Roma – il Papa.
Dio è diventato uomo e ha lasciato sulla terra la Sua Sposa, la Chiesa Cattolica Romana.
Vedo nella Chiesa la chiara immagine dell’amatissimo Salvatore e Dio Gesù, con tutte le sue perfezioni.
La cosa più grande che ci sia al mondo è la Santa Chiesa; quella più grande che ci sia nella Chiesa è la Messa e nella Messa la transubstanziazione.
La Chiesa è il punto culminante e il centro della cultura e di tutta l’umanità. Essa è il maestoso riflesso dello stesso infinito Cristo.
Lo scopo finale degli esseri umani è quello di raggiungere il Regno di Cristo, che possono raggiungere solo attraverso la Chiesa.
Tutto nel mondo, nell’ordinamento terreno deve servire, al fine di consentire alle persone, riunite alla Chiesa e così a Cristo, di resuscitare nell’eternità.
La Chiesa ha l’esperienza lunga due mila anni; essa è guidata dallo Spirito Santo stesso.
Senza i grandi principî offerti dalla Chiesa, l’ordinamento sociale non può poggiare su solide fondamenta né è possibile il rinnovamento della società umana.
Sono profondamente convinto che un cristiano, fuori della Chiesa, non troverà bellezza e arte complete.
Secondo la stessa essenza della vita cattolica, tutto ciò che è cattolico deve concentrarsi nel vescovo, come suo punto focale.
Il divino statuto della Chiesa ci garantisce la corretta, normale e regolare vita cattolica rigeneratrice, che deve scorrere dal vescovo, come se fosse la sua fonte.
La concezione della Chiesa è quella di inserire, attraverso i secoli, in un insieme armonioso le particelle del suo giudizio critico su tutti i fenomeni della vita, che cambiano di continuo.
Riguardo alla valutazione etica dell’arte, cioè che è bello solo quello che è anche buono, essa sarà più obiettiva se le saranno applicate le verità cristiane.
Le verità della fede sono gli unici criteri artistici per comprendere obiettivamente la vita e l’arte.
Anche gli atei, gli internazionalisti e i vari teorici, che studiano la storia della Chiesa e la sua attuale attività, vedono che la Chiesa è l’unica a spingere l’umanità in avanti.
Il popolo croato è stato cullato nel seno della santa Chiesa cattolica e dalla quale ha ricevuto molti beni spirituali e temporali.
I papi a Roma seguivano con amore paterno il destino del piccolo popolo croato e si sono impegnati per la sua istruzione e libertà politica.
Il destino del popolo croato era inseparabilmente vincolato a quello della Chiesa Cattolica; nascondere questa benefica influenza della Chiesa su tutto lo sviluppo del popolo croato sarebbe l’atto di più grande ingratitudine.
L’amore e la lealtà di Ivan Merz verso il Papa, come Vicario di Cristo, erano una delle sue principali caratteristiche spirituali, da maturo intellettuale cattolico, qual’era. In questo ha superato anche molte persone della Chiesa. Ivan diffondeva nel suo ambito, specialmente tra i giovani, l’amore e la stima per il Santo Padre e per lo studio delle encicliche e dei discorsi del Papa.
Nella persona del Santo Padre vedo il mio Dio e il mio Signore.
Il Papa è Cristo, visibile e vivente sulla terra.
Il papato è la base e la roccia irremovibile sulla quale è costruita tutta la Chiesa.
Il papato si espande misteriosamente su tutte le diocesi del mondo.
La Chiesa che si erige sul papato, che rappresenta la sua base, riceve da esso tutta la sua forza e la sua solidità.
La Provvidenza ha messo sul monte un faro – il papato – che attraverso i secoli illumina la terra e aiuta a distinguere la verità dall’errore, il bene dal male.
Nell’Anno Santo (1925) abbiamo compreso più profondamente che cosa significhi la sovraumanità papale.
Abbiamo capito che la grandezza dei popoli dipende dalla loro fedeltà al Papa, dal loro rapporto verso i comandamenti e verso i desideri del Vicario di Cristo.
Sul mare agitato degli errori e delle passioni che scuotono l’umanità, la cattedra di Pietro è “l’ancora di speranza e il porto della salvezza” nel quale dobbiamo trovare il rifugio, se non vogliamo perire.
Una delle caratteristiche essenziali di ogni cattolico romano è quella di amare il Santo Padre, nonché quella di operare secondo le sue disposizioni e i suoi desideri.
Il romano Pontefice è Cristo visibile tra la gente, lo sposo della Chiesa universale.
Amore e lealtà verso il Papa sono di fondamentale importanza per ogni credente, per la società, per la famiglia e la scuola, per la stampa e l’arte, come pure per l’economia e la politica interna ed internazionale.
Il papato è pietra e base della vita spirituale di ogni credente.
L’edificio della nostra vita spirituale, della nostra conoscenza religiosa e delle nostre attività deve erigersi sulle incrollabili fondamenta delle verità che il papato insegna inequivocabilmente.
Il Papa deve essere l’oggetto del nostro particolare rispetto e amore, una parte della vita della nostra anima.
Roma come centro del cristianesimo era per Ivan non solo la santa Città eterna, ma anche la città nella quale risiedeva il Vicario di Cristo sulla terra. Essa era anche la città santificata con il sangue dei primi martiri cristiani e con la vita di tanti santi. Per questo motivo, in maniera così commovente, descriveva Roma e il suo significato per ogni cristiano.
Nell’istante in cui arriverete a Roma e vedrete i pellegrini, provenienti dai vari continenti, sentirete molto chiaramente la grande attività della Chiesa Romana, la madre di tutte le Chiese del mondo.
Quando siete a Roma vi sembra di trovarvi in un’enorme centrale elettrica che, in tutto il mondo, manda l’energia del grande e miracoloso rinnovamento.
A Roma avete l’intuizione, il sentimento che tutto sia fragile e instabile, ma che la barchetta di Pietro dondola senza timore in mezzo alle onde, perché è ancorata nell’incrollabile roccia di Pietro.
Tutti i popoli corrono alla Città Eterna, a questa loro seconda patria, per inchinarsi al loro Re e Padre e per confessare la propria fede nella Chiesa Cattolica, l’unica Chiesa universale fondata da Cristo, che rimarrà fino alla fine del mondo.
A Roma si riesce ad avvertire che tutti i popoli sono fratelli e sorelle, appartenenti alla comune famiglia e alla Santa Chiesa, il cui padre e capo è l’eterno Vicario di Dio – vescovo di Roma.
La vita spirituale di Ivan Merz era caratterizzata dalla profonda devozione verso la Beata Vergine Maria. Già come ragazzo ricorreva alla Madonna per chiedere aiuto nella lotta contro il peccato e per chiedere di conservare la purezza dell’anima. Aveva approfondito tale devozione specialmente a Lourdes, dove si è affezionato anche al rosario, che è diventato, insieme all’Eucaristia, il suo più fedele compagno fino alla sua morte. Era grande promotore della devozione verso la Madonna di Lourdes, alla quale dedicava numerose conferenze, articoli e brochure.
Attraverso Maria, Dio infinito dona a noi la Sua propria vita.
Fino alla fine della nostra vita attingiamo, attraverso Maria, alla vita divina!
Il sacerdote che ci consegna l’Eucaristia si sostituisce alla Beata Vergine Maria, che nel suo immenso amore ci dona non solo la pienezza della propria vita interiore ed eterna, ma Dio stesso, Gesù Cristo eucaristico.
A Lourdes hai la sensazione che lì c’è “Lei”, la Madre di Dio, la più grande, la più potente e più la bella di tutte quelle cime dei Pirenei che circondano Lourdes.
A Lourdes Essa risiede in un modo speciale e penso che lì tutte le persone devono avvertire questa sensazione che lì c’è Lei.
Ogni candela che tremola (nella processione a Lourdes) è un’anima che oggi, domani o tra qualche anno andrà da Lei.
Oh! verrà quanto prima quel momento – questo è il pensiero che viene in mente alle persone – perché a Lourdes il pellegrino, in un certo senso, già “pregusta” il Cielo.
Nella processione a Lourdes un cardinale della Santa Chiesa romana portava il Santissimo Sacramento, mentre i sacerdoti pregavano in nome del popolo e davanti ad esso. E il Santissimo Sacramento passava lentamente vicino ai malati, sdraiati o seduti…
Se in quell’occasione qualche malato davvero guarisce istantaneamente, allora Dio è presente sotto le specie del Pane e tutte le “assurdità” della Chiesa Cattolica sono la vera verità salvifica.
Oh! che favola magica di chiese illuminate, di fiumi e di laghi, di canti entusiasmanti, di guarigioni miracolose e di gente santa, che per amore verso il prossimo sacrifica la propria vita; che favolosa scena che Padre celeste a Lourdes offre ai suoi figlioli sulla terra!
Sì, a Lourdes ho imparato che cos’è il rosario e d’ora in poi esso è il mio secondo migliore amico.
Lourdes ha aggiunto alla mia fede razionale anche un momento affettivo…
Anche se la Beata Vergine Maria non ha guarito del tutto i miei occhi – così che leggo con qualche difficoltà – a Lourdes mi sono affezionato al rosario, che mi sarà, insieme all’Eucaristia, il più fedele amico fino alla morte.
Quando nella vita incontrerete difficoltà e tribolazioni, prendete in mano il rosario ed esso vi consolerà e vi darà la forza per poter sopportare tutto, con calma e con pieno abbandono alla Volontà Divina.
Preghiamo sempre Maria, fino al giorno in cui, pieni di gioia santa, giungerà la morte, nel tenero abbraccio di Maria e sul Cuore di Gesù.
Liturgia – il culto ufficiale della Chiesa Cattolica – era il centro della vita spirituale e di preghiera di Ivan Merz. Dal cuore della liturgia, della Santa Messa, cioè dall’Eucaristia, egli attingeva quotidianamente la forza e lo zelo apostolico. Il suo interesse per la liturgia inizia quando era ancora studente. Per la sua tesi di dottorato aveva scelto il seguente tema: “L’influenza della liturgia sugli scrittori francesi”. Consideratala la liturgia anche sotto l’aspetto artistico, in quanto in essa si esprimano tutte le arti. I suoi bellissimi pensieri sulla liturgia, qui appresso riportati, ci rivelano il santuario della sua anima, costantemente unita a Dio,a cui aspirava a cantargli incessantemente le lodi.
Nella liturgia l’uomo rende a Dio, nel modo più perfetto, quella gloria che gli spetta.
La liturgia è la preghiera ufficiale della Chiesa, Sposa di Cristo e il dialogo tra la Sposa e il divino Sposo.
Le preghiere e i gesti della liturgia, le sue melodie e i suoi profumi sono la proiezione del Cielo sulla terra e la fotografia della vita interiore di Dio.
Così come l’Agnello, secondo San Giovanni, è il centro del cielo, così anche la santa liturgia gira attorno alla Santa Ostia – attorno allo stesso Gesù Cristo.
Nella liturgia si riflette, come in uno specchio, la vita di Cristo.
Come è dignitosa e solenne la Santa Messa nel monastero dei trappisti! Come in essa tutto prosegue lentamente, perché si possano udire i palpiti/battiti dell’eternità. Perché avere fretta quando si canta lode a Dio, per la quale è stato creato?! L’uomo è arrivato alla sua meta, deve solo guardare.
La bellezza dei riti cattolici è così magica che chi ha sentito una sola volta il loro incantesimo, ha sentito nell’anima la brama di lasciare tutto e di dedicare la propria vita alle preghiere liturgiche, cantando giorno e notte, senza fine, lodi alla Santissima Trinità.
Nella Chiesa, durante la Santa Messa, ci si sente direttamente come se ci si trovasse in un’isola in mezzo al mare agitato, sull’isola della verità e della vera vita.
Attraverso la meditazione liturgica ogni cattolico diventa grande e universale e comincia a sentire quello che sente la Chiesa stessa.
Nella liturgia possiamo riconoscere più facilmente tutte le bellezze della vita interiore di Dio.
La liturgia è la più grande creazione artistica al mondo ed è anche l’arte centrale, perché artisticamente rappresenta la vita di Cristo, che è il centro della storia.
La nostra santa liturgia è il riflesso artistico della vita interiore di Dio. Essa è dunque l’arte “per eccellenza”, perché è viva, come lo è anche il nostro Signore.
Come la teologia è la scienza centrale, così la liturgia rappresenta l’arte centrale.
La liturgia è un insieme artistico, nel quale partecipano tutte le arti, e sulle quali essa esercita la sua influenza.
Essa è l’espressione dell’anima della Chiesa; sulla liturgia si potrebbe facilmente creare la teoria dell’arte.
L’anno liturgico riflette, come in uno specchio scorrevole, la vita di Gesù, dal Suo essere dentro la Santissima Trinità e attraverso la Sua vita terrena, fino al Suo ritorno.
Tra i popoli cattolici non c’è un’ora, né un momento, in cui i religiosi, oppure i sacerdoti, non preghino il breviario. Quanto è magnifica la Chiesa che, insieme alle schiere celesti, canta incessantemente lode al Creatore !
Oltre al messale, il più bel libro di preghiere è il breviario. Esso, però, non è solo un libro di preghiere, ma è anche, insieme al messale, la più bella opera letteraria che l’umanità possiede.
Penso che la massima bellezza sia nel messale e nel breviario, nella Messa pontificale e nei canti gregoriani.
La musica liturgica supera tutti gli altri tipi di musica. Essa tratta ed esprime quello che è principale, essenziale, unico necessario, cioè l’amore verso Dio.
I canti gregoriani, la musica liturgica, sono la musica della santità.
La liturgia collega non solo le singole persone di un popolo in un unico insieme, ma crea dei fili tra tutti i popoli e li rende fratelli e figli di un Padre nei cieli.
Ogni singola anima si educa nel rispetto della liturgia.
Liturgia è pedagogia, nel senso letterale della parola, perché grazie ad essa il credente vive, nella sua anima, tutte le fasi dell’eterna vita di Cristo.
Attraverso la liturgia cattolica, tutte le persone sulla terra meditano nello stesso giorno le stesse cose e in questo modo si rafforza la consapevolezza dell’unità di tutti i popoli cattolici.
La Santa liturgia è uno dei mezzi più potenti della pace universale.
Dalle prime pagine del diario di Ivan possiamo individuare le due realtà in continua tensione tra di loro nel suo animo. Da un lato, c’è il suo tendere alla perfezione morale, agli ideali, come li rappresenta il cristianesimo, e, dall’altro lato, c’è il suo sentirsi debole nella realizzazione di questi ideali. Egli sente dentro di sé la divisione, come San Paolo quando parlava delle due leggi che erano nel suo essere, cioè, la legge del corpo e quella dello spirito, che lottano l’una contro l’altra (vedi Lettera ai Romani, 7, 21-23). Questo periodo di lotta, durante la sua maturazione, si protrarrà per tutti gli anni della guerra e degli studi. La maggior parte dei testi sotto citati sono stati scritti in questo periodo di maturazione.
Per noi la fede cattolica è legge morale e ci apre un’immensa strada, quella giusta, per non venire in conflitto con il bene.
Non basta solo credere. La nostra fede deve essere un sistema, una guida (putokaz) nella vita, per non andare contro i principi di giustizia e di eternità.
“Aut catholicus aut nihil” – cattolico o niente. Riguardo a questo non ne ho mai avuto il più piccolo dubbio.
É facile teoretizzare sul cristianesimo ed entusiasmarsi per il Signore, quando Egli da noi non chiede niente, ma il mio scopo deve essere quello di diventare cattolico praticante.
L’uomo è molto debole e senza l’aiuto degli altri non può nulla.
Nel nostro corpo vi è una legge completamente diversa da quella che vi è nella nostra anima.
Questi ultimi giorni ho ceduto abbastanza. Ero pigro, mangiavo in maniera sregolata, pregavo poco e non ho patito per nulla, mi sono arrabbiato, ero avaro e per questo ho perso il legame con Lui.
Le tentazioni mi assalgono orribilmente, ma la preghiera mi solleva. Nel sancta sanctorum (u svetinji nad svetinjama), nel mio cuore, la fede è incrollabile.
Il motto dell’uomo deve essere – lavorare tranquillo e educare se stesso.
Si deve essere consapevole ogni momento della propria dipendenza dall’armonia dell’universo.
Bisogna lottare duro per non affondare nell’abitudine.
Vorrei essere umile! Molto umile! Vorrei distruggere tutta quella superbia innata e tendere umilmente alla verità, solo per essa stessa.
Dovrei pregare più a lungo Dio per non perdere quel legame mistico con Lui, per sentirLo in ogni pensiero, in ogni sguardo ed in ogni lavoro.
Dovrei ogni giorno leggere il Vangelo per almeno mezz’ora, meditarlo e poi, a mezzogiorno, dopo l’Ave Maria, immaginami cose trascendentali e così passare tutto il giorno, tutta la vita, in questa luce mistica, realizzando, nella mia anima, un capolavoro e cercando la Verità e il Senso.
Anche la mia vita interiore è una lotta continua… Mai in pace, una certa forza inesorabile mi spinge verso l’alto.
Perché esiste in me tanta voglia di perfezione e di avvicinamento al più Grande? Perché una forza soprannaturale mi dice sempre: digiuna, non mangiare troppo, sii un superuomo?
Guardavo i corpi di circa venti persone morte durante questi ultimi combattimenti… Ecco, questa è la vita … Ascesi, osservare la vita e il lavoro: è solo questa la direzione, senza nessuna concessione in ‘questa’ terra, questo è l’unico comportamento giusto nella vita.
L’umiltà, l’abnegazione, il silenzio e le opere buone – sono le uniche cose reali adesso e dopo la morte.
Aspirerò alla santità, all’unione con il Signore e lo pregherò per darmi la forza per lottare e l’energia per creare.
Su questa terra esistiamo solo temporaneamente, dopo un attimo non siamo più qui; questa vita ha senso soltanto se viene vissuta come preparazione per l’altra.
Chi dice che il digiuno sia una sciocchezza, non sa nulla. Senza digiuno non c’è vera vita spirituale, senza di esso l’uomo non ha il controllo di se stesso.
Dio, dammi la volontà forte quand’anche dovessi essere nudo come un verme! La cosa importante è la libertà dello spirito e l’Io forte che non teme neanche la morte; tutto il resto è secondario.
Santa povertà! Non preoccuparsi dei piaceri sensuali! Donare tutto ed amare ardentemente il prossimo, quanta gioia c’è in tutto questo!
Realizzare l’ideale della santità cristiana non é possibile senza un intensa vita spirituale, che comprende ogni tipo di preghiera, dai sacramenti di confessione alla Santa comunione, dalla lettura delle Sacre Scritture ai libri spirituali. Ivan è pienamente consapevole che é questa l’unica via per raggiungere le vette della perfezione cristiana. Usa seriamente tutti i mezzi che la Chiesa e i maestri della spiritualità cristiana gli mettono a disposizione, per realizzare questo scopo e per fare della propria anima un capolavoro.
Amo molto il silenzio e la quiete, posso riflettere e pensare al mistero dell’Eucaristia, posso anche pregare a lungo …
É bello entrare nella chiesetta buia e, al tremolio della luce perpetua vicino al tabernacolo, al tramonto, pregare in silenzio il rosario ed ammirare eternamente l’Eucaristia: questo splendore, questa grandezza e questo Amore immenso.
Non ho parole per esprimere quanto l’ambiente religioso influisca positivamente uomo.
L’impatto molto profondo è nella chiesa, dove, alla luce mistica di molte candele, si svolge nello stesso istante, innumerevole volte, il mistero di tutti i misteri: la Santa Messa.
L’umiltà, la preghiera, la lettura spirituale e l’esercizio di volontà nel fare il bene rappresentano i quattro presupposti senza i quali qualsiasi vita spirituale non sarebbe possibile.
Lo scopo di tutte le persone é la loro santificazione, cioè, diventare simili al Verbo incarnato, al nostro Salvatore Gesù Cristo.
La contemplazione, cioè, la vita dell’anima nella costante comunione con Gesù, é la vita migliore.
La meditazione costante e coerente é l’unico modo per non perdere mai l’equilibrio e per gioire ogni giorno con Cristo oppure per soffrire insieme a Lui.
Sento in me l’ardente desiderio delle alture infinite, l’ardore di abbracciare indisturbato il Padre, il Figlio e lo Spirito.
L’umiltà, la preghiera, la lettura spirituale, l’esercizio della volontà nel fare il bene, la confessione e la Comunione sono i mezzi che aiutano ad arrivare finalmente allo scopo: far entrare Dio nella nostra anima. Solo allora si colmerà il grande vuoto che c’é nella nostra anima e che solo l’immenso Dio può colmare.
L’uomo che vuole vivere una vita pienamente umana deve vivere la vita di Grazia, la vita dell’anima unita a Dio. Questa é l’unica vera vita.
Avere Grazia sulla terra e gloria nel Cielo é lo scopo di tutti gli sforzi umani.
Ognuno di noi porta dentro di sé le fondamenta della cattedrale che deve costruire: é il tempio dello Spirito Santo, nelle nostre anime.
Chi é la migliore maestra della vita spirituale se non la santa Chiesa che, oltre ad avere un’esperienza di due mila anni, opera sotto l’influenza dello stesso Spirito Santo!
Tutto l’operare dell’uomo deve cercare di facilitare all’anima umana la vita religiosa quanto più profonda, la contemplazione.
Il Vangelo é davvero un libro meraviglioso, perché ogniqualvolta lo leggiamo ci sembra sempre di leggere un libro nuovo.
I due sacramenti – la confessione e la santa Comunione – sono fonte di riforma continua e proficua nella vita interiore di ogni cattolico.
Dio vuole guidare le persone tramite altre persone. Il confessore riceve da Dio le grazie particolari per indicare la Volontà di Dio.
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Lo stato in cui si trovava l’animo di Ivan, dopo aver ultimato gli studi ed iniziato, nel 1923, il suo lavoro pubblico, viene testimoniato dalle sue risposte ad un’inchiesta. Ne riportiamo qui di seguito solo alcune.
Che cosa prego la mattina e la sera?
La mattina: meditazione per tre quarti d’ora. La sera: recita del rosario, l’esame di coscienza e preparazione del materiale per la meditazione del giorno successivo.
Quanto mi aiuta la confessione?
Mi aiuta a superare più facilmente gli errori.
Quante volte all’anno ricevo la santa comunione?
Quotidianamente.
Che cos’é la vita spirituale?
È meditazione sulle cose divine; partecipazione alla vita interiore di Dio; diventare in qualche modo Dio.
La vita spirituale mi é necessaria? Perché?
Sì, perché senza di essa cesserei di vivere. Senza vita spirituale c’é l’inferno.
Ho dei dubbi relativi alla fede?
No.
Qual’ è, secondo il mio parere o esperienza, il modo più sicuro di conservare la purezza?
L’entusiasmo per la Santa Chiesa, basato sulla conoscenza della fede. La Santa Comunione quotidiana, il dominio sistematico e quotidiano del corpo (nel mangiare, nell’alzarsi velocemente dal letto, fare ginnastica ogni giorno per almeno 10 minuti), e non cercare la compagnia femminile.
Il mezzo particolare per crescere nello spirito e per avvicinarsi all’ideale della perfezione cristiana era rappresentato dagli esercizi spirituali che Ivan faceva ogni anno. Essi sono stati conservati nei suoi preziosi appunti, che testimoniano il modo in cui si avviava, a grandi passi, verso la santità cristiana. Qui di seguito sono riportati solo i pensieri più importanti, presi dai suoi appunti, scritti durante gli esercizi spirituali.
Poiché il peccato é il male più grande, a dire il vero, l’unico male, per privarci dell’unico bene – Dio, ne consegue che occorre odiare più di qualsiasi cosa il peccato e lottare contro di esso con tutti i mezzi.
Il peccato é il motivo delle più grandi catastrofi dell’umanità.
Al centro di ogni apostolato deve esservi la lotta al peccato. In questa cornice principale vi rientrano altri tipi di apostolato.
Chi lotta nelle fila della Chiesa ha un solo nemico: il peccato, tutto il resto sono cose meno importanti, utili per contrastare il peccato e per promuovere la salvezza delle anime.
Tutto quello che accade e succede é come se venisse da Dio stesso, per questo nulla deve turbare la nostra pace spirituale.
Gesù, come é dolce essere nel Tuo esercito e servire sotto il tuo vessillo.
Dimentico tutto quello che mi é caro quando ricordo la tua figura celeste e la tua cara Madre. Gesù, mi dono tutto a Te.
Preferirei servirti laddove ci si pensa costantemente a Te e si presta servizio a Te e a nessun altro.
Non avere altro Sposo che te, mio Salvatore. Non permettere che ti tradisca mai e dammi la forza perché soffrendo consapevolmente diventi sempre più simile a te.
Ho sentito l’Amore di Dio che si manifesta nei Suoi immensi benefici, corporali e spirituali, nei quali è sempre presente.
Il beneficio più grande é che l’infinito Dio si dona a noi.
Dio manifesta il suo infinito amore dandoci come cibo, nella piccola Ostia, tutta la Sua immensità e la sua infinità.
O, la profusione dell’Amore divino che doni alla creatura umana, così insignificante e terrena, un tale dono incomprensibile! Come il contraccambio, o Dio, dono a Te me stesso.
La vita comoda, senza croce, per me è vergognosa.
Compiere coscienziosamente i doveri professionali e considerare questo la mia croce, la crocefissione quotidiana che porta la benedizione per salvare le anime, lavorando nell’Azione Cattolica.
Per non tirarmi indietro, davanti alle difficoltà e agli sforzi fisici, non giudicherò da solo, ma chiederò consiglio alla mia guida spirituale.
Sul letto di morte vorrei essere stato l’inviato del Grande Re, sempre cosciente della sua presenza e consapevole che lode, gloria e servizio a Dio sono le uniche cose importanti, mentre tutto il resto é vanità.
La vita spirituale di Ivan aveva come scopo la salita verso la perfezione cristiana, verso quell’ideale di vita insegnato da Cristo Signore. La crescita nella santità implica lo sforzo, la lotta contro il peccato, le inclinazioni cattive e l’egoismo radicato in noi, nonché l’aspirazione ad acquisire le virtù cristiane. La tradizione cristiana aveva descritto quest’aspirazione alla santità in tre gradi: il primo è il percorso di purificazione (dal peccato e dalle imperfezioni), il secondo è quello dell’illuminazione (acquisizione delle virtù nella scuola dei consigli evangelici) e, infine, quello dell’unione (con Dio nella contemplazione e nella mistica). Attraverso il diario e gli altri scritti di Ivan possiamo seguirlo, passo dopo passo, nel suo salire verso la perfezione cristiana, lungo i tre percorsi.
Quanto sono lontano dalla perfezione! Quanto fango, lurido fango c’è ancora su di me. Ci vorrà ancora molto lavoro prima che sia lavato.
Dobbiamo dedicare tutta l’attenzione all’educazione di noi stessi e allo studio del cattolicesimo, che, purtroppo, non conosciamo meglio di uno scolaro qualsiasi delle elementari.
La lotta per la perfezione, l’ascesa deve essere il nostro pane quotidiano. Essa ci apre gli orizonti interni, ci rende disinteressati, ci sostiene nella lotta contro il male e ci dà la forza per non soccombere.
Tutto deve indirizzare l’anima umana alla perfezione.
L’umiltà, l’umile sottomissione alla volontà Divina è il fondamento di tutte le altre virtù; su di essa deve appoggiare l’edificio della nostra vita interiore.
Le vite dei santi sono delle ripide cime, simili ai monti alpini, dove l’aria è pulita e da dove si può osservare l’umanità da una prospettiva completamente diversa.
Soltanto nella gloria celeste – nel cuore di Gesù – l’albero della nostra vita interiore, sbocciato sulla terra, raggiungerà la sua piena altezza e fioritura.
Soltanto nel cielo la nostra anima diventerà il perfetto riflesso del santissimo, eterno, trino e divino Sole.
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Mentre si impegnava nella perfezione cristiana, Ivan faceva dei progetti relativi alla sua perfezione morale da attuare nella vita quotidiana. Qualche volta li chiamava ‘direttive per la vita’, altre volte ‘regole di vita’, oppure semplicemente ‘decisioni’. Sono state conservate varie versioni delle sue decisioni prese in particolari periodi della sua vita: alla fine della guerra, durante gli studi e a Zagabria, quando era già adulto. Queste decisioni rappresentano la preziosa testimonianza di come Ivan lavorava seriamente sulla propria educazione e per il conseguimento delle virtù cristiane, rispondendo prontamente agli stimoli della grazia Divina. Qui di seguito riportiamo solo alcune di queste decisioni.
Cercherò di fare umilmente la volontà di Dio, per non essere troppo avido di sapere.
Non mi devo dimenticare di dominare il corpo. Avere il letto duro, alzarsi presto, qualche volta fare digiuno rigoroso.
È importante anche la cura della salute e dell’aspetto fisico. La nuova generazione deve essere sana, allegra e bella.
Mai dimenticare Dio! Aspirare continuamente ad unirsi a Lui.
Ogni giorno, meglio all’alba, dedicare un periodo solo per meditare e pregare, possibilmente vicino all’Eucaristia o durante la Santa Messa. Questo periodo di un ora deve essere la fonte della giornata.
Dopo la guerra devo iniziare una nuova, rigenerata vita nello spirito delle conoscenze del cattolicesimo.
Fare ginnastica tutti i giorni, in qualunque circostanza.
Donare ai poveri una parte dei miei beni.
Almeno una volta al giorno pregare Dio.
Mettersi nelle situazioni spiacevoli.
Di notte fonda andare nei posti che incutono timore, vincere la paura, rinforzare la fede.
Accettare con gioia l’umiliazione davanti agli altri.
Essere a più stretto contatto con la vita.
Prima di ogni preghiera ricordarsi della meditazione mattutina.
Piccolo segreto, dire: “Gesù, tramite Maria, desidero amarTi ogni giorno di più!”
Come penitenza, fare i propri doveri professionali nel modo quanto più perfetto possibile.
Tutti i giorni prendere la Comunione e possibilmente adorare Gesù nel Santissimo Sacramento.
Una volta a mese non mangiare e non bere nulla per 24 ore.
Durante ogni pasto fare qualche penitenza per la salvezza delle anime.
Quando c’è abbastanza cibo, mangiare quanto meno è possibile i dolci.
Mai lamentarsi del cibo.
Nell’alzarsi la mattina, nel lavarsi e nell’andare in chiesa, pensare alla Santissima Eucaristia.
Chi vive secondo regola, vive per Dio; perciò, non cambiare le proprie decisioni senza un motivo importante.
Nei suoi numerosi scritti e in particolare nel suo diario, Ivan Merz scriveva molto spesso sull’amore, sulle ragazze, sulla purezza, sulla sessualità, sul matrimonio e sulla famiglia. Ad ognuna di queste realtà, inclusa la sessualità, Ivan guardava con la luce della fede e dei principî cristiani. In molte parti del suo diario parlava della lotta e dello sforzo di mettere le energie dell’impulso sessuale sotto il controllo della ragione e dei principi morali cristiani. Nei suoi scritti dava ai giovani dei consigli concreti su come conservare la castità e prepararsi al matrimonio. Era attratto dall’ideale di purezza morale, perciò si rivolgeva in preghiera alla Santissima Vergine Maria, che rappresentava il suo ideale di donna e di purezza.
Quando sento parlare di cose brutte, quando anche nella mia anima vogliono entrare delle brutte immagini, vedo sempre inalterabile l’immagine della Madonna con il Bambino, quell’espressione bella e maestosa, quel punto focale di tutte le cose sublimi.
All’Onnipotente che aveva disposto le orbite del sole e delle stelle, la crescita di ogni fusto e il compito di ogni formica, prego che anche a me, da adesso in poi, indichi la via verso la Purezza, la grande arte, e verso l’Altissimo e l’ Eterno.
L’altro giorno, alla Santissima Vergine, ho fatto voto di castità fino alle nozze. Forse esso durerà anche fino alla mia morte (Banja Luka, 12 XII 1915).
Un uomo intelligente non potrebbe mai impressionarmi quanto un uomo casto. Questo mi conferma la veridicità dei morali principî cristiani. Castità, e sempre castità, deve essere il mio motto.
Ogni aspetto della politica cristiana deve cercare di fare in modo che vi siano più famiglie cristiane, nelle quali i coniugi vivano inseparabili e fedeli fino alla morte.
La bontà divina è quel qualcosa di eternamente femminile, che traspare attraverso l’essere femminile, e incita all’amore più forte verso Dio.
La ragazza è il riflesso della perfezione Divina a te destinata per sollevarti e completarti. Però, per esserti davvero d’aiuto occorre che entrambi entrate nel matrimonio puri, perché altrimenti potrebbero esserci delle difficoltà nei giorni amari .
Nella fidanzata guarda prima di tutto l’indole e la spiritualità, nelle quali è nascosto l’eterno tesoro per la tua discendenza. Occorre che prima delle nozze tutti e due siate intatti, perché solo così rimarrete fedeli nella castità coniugale.
Evita le occasioni di tenerezza, di innamoramento prematuro e il contatto fisico. Sviluppati affinché tu possa offrire alla ragazza molto nella famiglia, e non solo chiedere e ricevere da lei.
E se nel periodo di sviluppo del tuo carattere, un bel viso ti fa perdere la testa? Allora addio alla formazione del carattere, all’educazione professionale e all’apostolato. Sarai distratto, in ogni occasione penserai a lei … Prima ancora di iniziare a vivere, la vita ti avrà già sopraffatto. Questo è il male…
Non dico che innamorarsi sia un male; anzi, è una cosa grande se ti innamori al momento giusto. Ma è un grande male se ti innamori troppo presto, perché l’innamoramento bloccherà la tua vita spirituale proprio nel periodo in cui la Provvidenza aveva previsto il tuo sviluppo spirituale e fisico.
Il ragazzo sobrio si rende conto delle conseguenze negative dell’amore precoce, per questo sin dall’inizio decide di rifiutare tutto ciò che può portarlo a frequentare troppo presto una ragazza.
Il ragazzo cristiano sa molto bene che la vita casta non nuoce alla salute, ma, al contrario, gli dona indescrivibile freschezza e forza.
Egli sa che nel cuore dell’uomo di carattere solo due donne possono occupare un posto importante: sua madre e la madre dei suoi futuri figli. Per questo deve custodire la santa purezza del suo cuore come una la più belle cose della sua gioventù.
Per conservare questa perla eviterà tutte quelle occasioni che potrebbero indurlo al male, cioè le conversazioni cattive, i brutti spettacoli teatrali, il cinema e in particolare il ballo immodesto e l’alcol.
Come le acque straripanti di un fiume, domate dalle dighe, che scorrono lungo il letto fino alla centrale elettrica per produrre la corrente che illumina le regioni lontane e mette in moto le macchine nelle grandi fabbriche, così il ragazzo onesto deve arginare la gigantesca ed impetuosa forza del suo impulso sessuale con le dighe della morale (čudoređe) cristiana e del decoro, fino a quando deciderà liberamente, se questa è la volontà di Dio, che l’istinto sessuale sarà nel matrimonio l’autore legittimo di vita, di felicità e di benedizione.
L’amore terreno tra un ragazzo e una ragazza, come pure tra marito e moglie, era sempre visto da Ivan alla luce delle verità cristiane e del prototipo che si realizza nel rapporto tra Cristo e la Chiesa.
La Chiesa insegna che il matrimonio-amore è l’immagine del legame tra Cristo e l’anima-Chiesa. Cristo, secondo la grazia, proietta la sua natura nell’anima umana, la eleva al suo livello, la pervade con la sua immagine, si rispecchia in essa e l’ama immensamente. Tutto ciò che passa è solo un paragone.
L’amore terreno ha un significato molto più sublime. Esso è l’immagine dell’amore che lega Cristo alla sua Chiesa.
Il matrimonio tra marito e moglie è l’immagine misteriosa del legame di Cristo con la Chiesa.
L’amore coniugale è immagine, presagio, preparazione per l’illimitato amore di Dio.
Come il presagio, l’amore terreno indirizza l’uomo ad un amore più perfetto – quello tra Cristo e la Chiesa – che lo farà felice non per un certo periodo, in modo imperfetto e transitorio, ma questo amore sarà eterno e totale.
L’aspirazione dell’anima umana è troppo profonda, perché l’amore terreno possa soddisfarla per sempre.
Anche l’amore coniugale più sincero è sempre turbato dalle malattie, dalle preoccupazioni, dalle sofferenze ed, infine, quando giunge la morte, si trasforma in dolore e tristezza. Allora lo spirito deve eroicamente tornare in sé e cercare, nell’abbraccio di Dio, l’appagamento della sua sconfinata aspirazione all’amore.
Quando questa vita è passata e il legame coniugale si scoglie, l’uomo deve unirsi al Figlio di Dio, per il quale è stato creato. Allora ogni singola anima instaurerà con Cristo risorto il rapporto di fidanzamento.
Chi è sposato arriva alla convinzione che l’amore totale, indivisibile non si può raggiungere su questa terra e che soltanto l’inseparabile amore nell’eterna unione con Dio potrà soddisfare il cuore umano.
L’amore umano è solo l’immagine dell’amore Divino, dell’amore di Cristo verso la santa Chiesa, e il camino verso l’abbraccio di Dio.
Vi sono anime elette che già su questa terra vivono quel particolare rapporto di fidanzamento con Cristo e rinunciano all’amore umano. Le anime, che hanno fatto voto perpetuo di castità, già su questa terra cominciano a vivere la vita celeste e pensano solo e incessantemente al loro Sposo celeste.
La parola “apostolato” indica ogni lavoro e sforzo perché la novella di Gesù Cristo e la fede cristiana si diffondano e le persone, rese felice dalla Sua verità e dal Suo amore, entrino nel Suo Regno. Quasi non c’era un campo di vita umana nel quale Ivan Merz non avesse svolto l’attività apostolica, impegnandosi ad introdurre ovunque i principi del Vangelo di Cristo. Il campo principale del suo apostolato erano i giovani, ai quali si dedicava prima di tutto esercitando la professione di professore di liceo, e poi lavorando instancabilmente nella direzione dell’organizzazione cattolica per la gioventù, chiamata “Orlovstvo”.
Formare delle grandi persone è lo scopo del Movimento Cattolico popolare (svenarodni).
Occorre guadagnare l’anima per lo Sposo celeste, nascondere e dimenticare se stesso, affinché l’anima di una persona o dell’amico diventi partecipe e consapevole dell’operare divino sulla terra.
La nuova generazione cattolica è stata sommersa dalle onde di quei fiumi che sono scaturiti dalla Città eterna, già nell’anno 1905, quando il compianto Papa Pio X aveva pubblicato il documento sulla Santa Comunione frequente e quotidiana.
I giovani nutrono ardente amore verso il nostro Salvatore, che è sempre con loro nella Santissima Eucaristia; lì essi attingono forza per il loro operare e per l’apostolato.
In merito a questo, i giovani sentono concitato amore verso la Santa Chiesa, Sposa immacolata di Gesù, e verso i suoi vescovi e sacerdoti.
I giovani hanno gli occhi sempre puntati verso Roma, dove si trova quel faro che, con i suoi raggi, illumina tutta la terra.
Mentre le vecchie generazioni mettevano in risalto l’amore verso Dio e verso il popolo, le nuove generazioni manifestano questo amore verso Dio in forma più concreta, cioè nell’amore verso Gesù eucaristico. Vogliono, invece, subordinare l’amore per il popolo all’amore per la Santa Chiesa.
Ai tempi dei pagani tre erano i ceti sociali privi dei diritti: le donne, i bambini e gli operai. La Madre di Dio, il piccolo Gesù e San Giuseppe, cioè la Sacra famiglia, non sono forse l’allegoria della rinnovamento sociale nel cristianesimo e della liberazione della donna (Maria), del bambino (Gesù) e dell’operaio (Giuseppe)?!
Le sette appaiono nelle società malate e mostrano quanto i cristiani non hanno fatto il loro compito.
Le persone vogliono conoscere il cristianesimo di persona e per questo c’è bisogno di società in cui si possa parlare liberamente di queste cose, senza restrizioni.
Se, dunque, vogliamo diventare portatori del grande pensiero cattolico, allora tutte le nostre organizzazioni cattoliche devono costantemente sottolineare che la profonda e intensa vita religiosa è l’unica condizione per formare grandi individui, che durante la loro esistenza realizzeranno le proprie grandi idee.
La letteratura e l’arte sono solo i dettagli in questa grande opera: il Regno di Dio. L’aratore, il calzolaio, il macellaio, il giurista e la guardia, tutti loro sono gli operai che lavorano su questo grande edificio. Non importa tanto che cosa si fa, ma come.
Tutte le professioni sono ugualmente valide davanti a Dio, si deve soltanto lavorare secondo la Sua volontà.
La bellezza dell’opera umana è solo riflesso dell’inesauribile Bellezza divina, mentre l’attività artistica è solo la continuazione, il perfezionamento dell’operato di Dio.
Tutti siamo invitati a cooperare con Dio, in ciò si racchiude il senso della vita di una persona e di tutta la storia del genere umano.
Tutta l’attività umana deve essere svolta per amore, per apostolato, perché il Regno di Dio si diffonda tra le persone.
Il cristianesimo subordina ogni attività umana allo scopo spirituale e soprannaturale dell’uomo.
Più importante dell’arte è educare e portare le persone a Gesù; in questa faccenda l’arte, come tutto ciò che è stato creato, deve solo aiutare l’uomo ad arrivare a Gesù.
Nel lavoro, il primo criterio che deve essere osservato è la salvezza delle anime, il bene della Santa Chiesa e questo nel modo in cui viene inteso dalla Santa Sede.
So che è difficile soffrire ma alcune persone hanno la vocazione a soffrire. Noi siamo il corpo di Cristo e i ruoli dei suoi membri sono divisi. Gli uni devono soffrire per allontanare il castigo di Dio che dovrebbe cadere sugli altri.
Il cattolicesimo non si diffonderà tra di noi se non ci sarà la categoria degli Operai, quella dei Supplicanti e quella dei Sofferenti. Questa è la legge per diffondere il Regno di Dio sulla terra.
Finora, nel nostro movimento, abbiamo avuto solo la categoria degli operai e nelle nostre anime abbiamo creato l’ideale dell’Operaio per il Movimento Cattolico. Abbiamo pregato poco e abbiamo sofferto quando era inevitabile. L’ultima categoria è certamente quella più significativa, perché imitazione del totale Sacrificio del Salvatore sulla Croce.
Giacché il caso non esiste, reputo che il piano della Provvidenza consista nel nostro comprendere il mistero della Sua vita: soffrire per gli altri. È vero che è facile parlare di croce, ma è difficile portarla.
Chi vuole essere un vero operaio per la causa di Dio non deve conoscere se stesso; il culto della propria persona è il più grande ostacolo a molti successi nel nostro lavoro.
Il fondamento del nostro apostolato e del nostro successo è in noi stessi, nel nostro rapporto con Gesù, che vive in noi.
Quali sono i mezzi per innalzare prima di tutto noi stessi? Sono la meditazione quotidiana, la frequente partecipazione alla Santa Messa e l’accostarsi ai sacramenti, l’esame di coscienza e la lettura spirituale quotidiana.
Se utilizziamo i mezzi di cui sopra, Gesù vivrà in noi sempre di più, comprenderemo meglio il senso della vita e l’economia della salvezza e ci renderemo conto con quale ardore il nostro Amore – Gesù, ama ogni singola anima.
In ogni istante i nostri nemici devono essere consapevoli che noi in essi amiamo qualcosa che loro stessi non conoscono e che siamo pronti ad aiutarli tanto nelle cose meno significative, quanto in quelle più importanti.
L’amore caritatevole deve ovunque guidare i nostri passi. È completamente errato quello che succede spesso, cioè, che attacchiamo i nostri oppositori, senza distinguere le loro idee sbagliate dalle loro anime immortali che occorre salvare.
La vera amicizia si basa solo sulla fede nelle stesse verità eterne. Tutto il resto può essere armonia tra i diversi interessi terrestri, l’egoismo, ma non è amicizia.
Un componente del nostro movimento può avere amici solo tra i cattolici convinti, qualora frequenti gli oppositori deve essere sempre consapevole del fatto di essere apostolo tra loro, il rappresentante di Gesù Cristo del quale rende testimonianza.
Amo l’umanità, amo le persone comuni, sconosciute che sulle proprie spalle portano tutto il peso della storia.
Fare opera di carità a chi soffre è il fondamento di ogni vita spirituale.
Una giornata dedicata agli altri non è per niente persa, ma guadagnata. Nei giorni in qui non facciamo nulla per gli altri, ma solo per noi stessi, sono giorni persi.
Nel catechismo c’è scritto: se uno prega per se stesso, allora lo fa per necessità, ma se prega per un’altra persona, allora è per amore (karitas) e questa preghiera vale di più. Preghiamo, dunque, gli uni per gli altri.
I cattolici sono tenuti, davanti a Dio, ad amare la loro patria e lavorare meglio di chiunque altro per la sua prosperità.
L’uomo che non ama l’anima immortale del suo prossimo non può essere un vero patriota. Che cosa importa ad una persona avere tutti i tesori di questo mondo se la sua anima è nel peccato mortale?
La cosa più importante per ogni patriota è cercare che la sua anima e le anime dei suoi fratelli non siano nel peccato mortale.
Soltanto un cristiano può amare veramente la sua patria. Amandola, ama ciò che è più meritevole in essa: le anime umane, e in esse la loro vita immortale.
Il vero patriottismo non si deve limitare a questa terra, ma deve guardare verso l’eternità.
Il patimento e il dolore seguivano Ivan Merz sin dall’età giovanile. Si trattava di patimenti fisici, per la malattia agli occhi, e per la sua partecipazione sul fronte durante la guerra, come pure della sofferenza interiore causata dall’incomprensione del suo ambiente e del suo lavoro. Ivan ha lasciato nel suo diario molti scritti relativi ai suoi patimenti. La sua esperienza della sofferenza ebbe invece una conseguenza spirituale positiva e contribuì al suo immergersi nel mistero della croce di Cristo e alla comprensione del valore salvifico della sofferenza.
Il dolore ara profondamente l’anima e documenta l’esistenza dell’etica. Dove non c’è dolore e dove tutti sono sazi, proprio lì si vedono in modo più evidente gli errori etici di Nietzsche e di altri.
Tutta la storia è stata scritta col sangue, tutti i valori culturali sono il prodotto del dolore.
Chi vuole capire la cultura deve aver sofferto non solo spiritualmente, ma anche fisicamente.
Sono convinto che tutto ha il suo scopo, questo lavoro e le mie piccole sofferenze. Attraverso il dolore l’uomo vede le cose in un’ottica diversa e comprende meglio la parola amara: la vita.
Il dolore è linfa della vita, esso la domina ed è l’autore delle religioni. Dove non c’è dolore possiamo essere sicuri che non c’è neanche vita vera.
Dio sa già che cosa ne sarà di me. Egli mi ama immensamente e sa se per me è meglio morire o continuare a vivere. Allora, perché temere se Egli guida il mio cammino! Bisogna vivere, lodarLo sempre e non preoccuparsi del pericolo mortale.
Che cos’è la vita? L’altro giorno un uomo era stato colpito vicino al cimitero (sul campo di battaglia), era rovesciato e giaceva immobile, come se non fosse mai vissuto. Ma allora, lo scopo della vita è godere, cedere alla passione?! Uno strano scopo, se con la morte tutto cessa.
Sono grato a Dio per aver partecipato alla guerra, perché essa mi ha insegnato molte cose che altrimenti non avrei potuto sapere. Desidero vivamente di nuovo diventare libero e conformare la mia vita a ciò che ho riconosco come giusto.
Adesso posso studiare il problema della croce in teoria; voglia Dio che mi crei delle basi solide per non cadere nella prassi sotto la croce.
Il cristianesimo è stato costruito sul sacrificio. Chi non conosce il sacrificio, non può comprendere il cristianesimo.
L’uomo è fatto di anima e di corpo, per questo è necessario che entrambi con sacrificio rendano gloria a Dio, Creatore dell’universo.
Se il Signore vuole che Lei soffra e non guarisca, allora bisogna abbandonarsi nelle Sue mani, perché neanche il più piccolo bacillo si muove senza il volere del Signore.
Per diffondere il Regno di Gesù, l’uomo può fare di più con la sofferenza che con il grande lavoro, le dotte discussioni e i brillanti discorsi e articoli.
Se Gesù ha scelto che Lei sia apostolo nella sofferenza, sono convinto che Le darà anche forza per fare bene questo apostolato, con la partecipazione della Vostra volontà.
Forse con i nostri occhi non vedremo i frutti di questa sofferenza ma lassù, nel Cuore divino, ci sarà dato vedere quante anime sono state salvate con la sofferenza e a quante iniziative cattoliche essa aveva portato benedizione.
La sofferenza è il mezzo più potente per salvare e santificare le anime.
Beate quelle anime che, dalle mani del Signore, con gioia accettano ogni dolore e, unite a Gesù, l’offrono per diffondere la Sua Chiesa tra le anime e nella società.
E’ facile ricevere ogni giorno la Santa Comunione e banchettare con il Signore. Come è amaro, però, quando si deve mangiare il duro legno della croce.
Durante l’operazione pensavo continuamente a come sarà bello nel cielo.
Che cosa vuol dire morire? Dopo viene un altro mondo. Là sarà così bello e gioioso!
Presagendo la morte Ivan aveva scritto prima dell’operazione il suo testamento. Si trattava, infatti, della bozza dell’epitaffio per la sua tomba. È stato scritto in latino ed era l’ultima cosa che egli aveva scritto. In poche frasi ha riassunto tutta la sua vita e la sua fede nel futuro, promesso da Colui al quale aveva creduto e dedicato la vita intera. Quelle parole non esprimono né la paura né l’incertezza davanti al mistero verso il quale si incamminava. Da ogni parola scaturisce solo la serena speranza e la sicura fiducia nella vita eterna, come pure la beatitudine che la fede cristiana promette ad ogni cristiano. Il testamento di Ivan è la stupenda conclusione della sua vita e la corona della sua devozione. Il testamento è stato inciso sulla lapide del marmo bianco collocata sopra la sua tomba, che si trova nella Basilica di Sacro Cuore di Gesù, a Zagabria. Ne riportiamo sotto solo la parte più importante, tradotta dal latino.
Deceduto nella pace della fede cattolica.
Per me vivere era Cristo e morire il guadagno.
Attendo la misericordia del Signore e il possesso indiviso, totale ed
eterno del Santissimo Cuore di Gesù.
La mia anima ha raggiunto lo scopo per il quale è stata creata