PROCESSO INFORMATIVO
“sulla fama di santità, virtu e miracoli”
del Servo di Dio
I V A N M E R Z
Art. 153. Almeno dal tempo degli studi a Parigi, Ivan era considerato non solo un cattolico esemplare, ma anche un santo uomo. E’ significativa la lettera della Signorina Michaut in cui espone alcuni fatti della santa vita di Ivan a Parigi ed anche le opinioni di coloro che l’avevano conosciuto. (cf. Art. 26).
Il 15 maggio 1929, a Parigi, nella commemorazione dell’anniversario della morte di Ivan, il noto mons. Beaupin dichiarava di non aver incontrato un uomo di una così profonda convinzione religiosa come lo era il dr. Merz.
P. Irenée Hausherr S.I., professore di ascetica e mistica orientale al Pont. Istituto Orientale di Roma, scrive di aver riscontrato in Ivan Merz le qualità di un santo, forse più che in qualsiasi persona di sua conoscenza.
Tornato a Zagreb, Ivan diventa “autorità spirituale” per tutti coloro che entrano in più stretto contatto con lui. E’ stato “autorità” non solo con la sua conoscenza delle direttive pontificie, ma soprattutto con la sua ineffabile personalità, la sua attrattiva di santo. Il suo ricordo rimane vivo. Le sue lettere e i suoi regali vengono conservati come reliquie.
Art. 154. Ivan fu considerato santo ancora in vita; lo affermano le lettere degli Ecc.mi
Arcivescovi e Vescovi dopo la sua morte.
Subito dopo la sua morte fu pubblicato un profilo biografico di 8 pagine, alla fine la seguente preghiera: «Signore Gesù Cristo, che, come speriamo, hai reso l’anima del tuo servo fedele Ivan partecipe della vita della Santissima Trinità nella gloria celeste…». Questa pubblicazione reca l’imprimatur della Curia Arcivescovile (di Zagreb) del 17 maggio 1928.
La convinzione generale circa la santità di Ivan esplose pubblicamente nelle commemorazioni e negli articoli apparsi immediatamente dopo la morte. Di questi articoli se ne contano 150 nei primi tre anni dopo la morte di Ivan.
Art. 155. La sua morte fu accolta come la morte di un santo. Ovviamente, furono celebrate per lui le ss. Messe richieste dalla carità cristiana e dalla prudenza, ma si diceva già allora che bisognava implorare le sue preghiere e non pregare per lui. Spesso si deceva: «Ora può aiutarci più di prima».
Migliaia di cittadini di Zagreb e di quelli venuti dalla provincia sfilavano davanti al feretro da giovedì (giorno della morte) alla domenica (giorno del funerale). Alcuni gli baciavano la mano con la devozione che si riserva alle reliquie dei santi. Altri lo toccavano con le corone e con altri oggetti.
Nonostante una pioggia torrenziale, al funerale parteciparono circa cinquemila persone per venerare non tanto l’amico, quanto il santo.
In occasione della traslazione del corpo di Ivan nella nuova tomba il 17 maggio 1930, la convinzione che veniva traslato il corpo di un santo era ancora maggiore.
Art. 156. La sua tomba tutt’oggi viene visitata da singole persone e da gruppi, come
la tomba di un uomo santo venerato per la sua vita e in cui si ha fiducia.
Nel 1937 è stato scritto che un custode del camposanto di Mirogoj (Zagreb), visto che la tomba di Ivan era frequentemente visitata, cominciò a chiedere ai visitatori chi era il morto tanto visitato. Ebbe le seguenti risposte: «L’uomo migliore che io abbia incontrato in vita». «Sacerdote… Benché fosse laico, egli viveva, lavorava, soffriva come Gesù vuole che viva, lavori e soffra ogni suo sacerdote». «Il mio più grande amico». E’ stato chiamato anche: il consigliere buono, giovane angelico, religioso, professore santo, il figlio buono ed esemplare, martire e vittima, caro fratello. Il custode iniziò a voler bene a Ivan e di notte, dovendo far guardia, si intratteneva più a lungo sulla sua tomba. Egli con la sua famiglia chiamava Ivan “il dottore buono”.[1]
Oltre agli articoli su Ivan, sono usciti anche tre libri:
Dr. Ivan Merz – život i djelovanje (Dr. Ivan Merz – vita e attività), biografia scritta dal dr. Dragutin Kniewald, professore alla Facoltà Teologica di Zagreb, Zagreb 1932.
Božji čovjek Hrvatske (L’uomo di Dio della Croazia), Zagreb 1938; un volume contenente vari articoli, pubblicato per il 10E anniversario della morte di Ivan.
Vitez Kristov Dr. Ivan Merz (Il cavaliere di Cristo Dr. I. M.), Zagreb 1943; biografia scritta dal p. Josip Vrbanek S.I. e pubblicata per il 15E anniversario della morte di Ivan.
Tutte queste pubblicazioni concordano sulla santità di Ivan. E’ particolarmente significativo che il p. Vrbanek, il quale per alcuni anni era stato direttore spirituale di Ivan, ha scritto la biografia con l’intenzione precisa di contribuire alla sua beatificazione. Prima della stesura della biografia si era rivolto a molte persone che avevano conosciuto Ivan, pregandole di mettere per iscritto i propri ricordi e le proprie opinioni. Il giudizio unanime espresso nelle risposte è che Ivan era un santo: noi lo veneriamo come santo, lo invochiamo come tale, speriamo di venerarlo un giorno sugli altari. E tra coloro che hanno risposto vi sono vescovi, professori della Facoltà Teologica, sacerdoti e laici che per primi devono dire la loro opinione.
Grazie ricevute
Art. 157. Una serie di ringraziamenti pubblicati sulla stampa cattolica (ad esempio in “Glasnik Srca Isusova” (Messaggero del Sacro Cuore di Gesù) testimonia la fiducia dei devoti di Ivan nella sua potente intercessione. A questa attribuiscono l’aiuto nella salute – guarigione dalla tubercolosi, o dopo le operazioni difficili o gravi dolori -, il buon esito degli esami, l’aiuto nella ricerca del lavoro, nei parti difficili.
Ad Ivan si rivolgono per l’aiuto nella scelta della vocazione, per la conversione dei peccatori, per la pace delle famiglie, per la consolazione nelle difficoltà.
Art. 158. Tra le varie grazie attribuite all’intercessione di Ivan, riportiamo in particolare la guarigione di Anica Ercegović, di Gradusa presso Sunja. Essa la descrive così:
«La mia malattia e la cura inutile si protrasse dal 1924 al 1930. Tutti i medici consultati di Sunja, di Kostajnica, di Zagreb, di Ogulin e infine il dott. Vl(adimir) Ćepulić[2] di Zagreb diagnosticarono cuore debole, mal di milza e di reni, tubercolosi polmonare. Tossivo fortemente e sentivo come delle ferite in tutto il corpo. La febbre oltre 39 gradi. Prendevo regolarmente tutti i medicinali e sono andata a Ogulin per cambiare l’aria. Ma fu poco sollievo, anzi sono ritornata con dolori reumatici, mentre le mani e le dita si erano deformate. Inabile per qualsiasi lavoro serio, ero avvilita anche spiritualmente, soprattutto quando mi morì anche la mamma il 16.VI.1930. Con la speranza di sollevarmi almeno spiritualmente, mi recai a Zagreb, a Vrhovec, per gli esercizi spirituali. La Suora che ci assegnava il posto nella Casa, rimproverava la signorina M. Grgić per avermi trascinato in quello stato, e quando mi cominciò l’emorragia nasale, tutti temettero che morissi. Tuttavia resistetti i tre giorni e poi andai sulla tomba di Merz, per chiedergli aiuto. Rimasi a lungo inginocchiata pregando in silenzio e piangendo. “So che non sono degna di guarigione, però tu, fratello buono, aiutami presso Gesù!”. Mentre stavo ancora pregando, ebbi una netta convinzione che in quel momento sarei guarita. Ritornai a casa e mi misi a fare i lavori più pesanti. Potevo mangiare tutto e aumentavo di peso di continuo. Volevo avere il certificato della guarigione il giorno di San Luca, e quello stesso giorno andai dal Dott. Ćepulić. Appena mi vide, disse: “Ma lei è guarita!”. Tuttavia mi visitò e mi diede l’attestato: “Oggi ho visitato la signorina Anica Ercegović e accertato che è completamente sana”. Era la mia ultima visita dal medico fino a questo giorno, il 6.I.1943. Mi sento leggera come l’uccello nell’aria. Dal 1930 ogni domenica, mercoledì e venerdì mi accosto alla S. Comunione, faccio 5 Km. fino alla chiesa, così al ritorno. Non faccio la colazione nemmeno quando ritorno, ma mi reco subito al lavoro».
Art. 159. Qualcosa di insolito accadde a Natale 1942, nell’ospedale statale di Sarajevo. Da tre settimane vi era ricoverato un sacerdote-studente di teologia Ante Paradžik. Era nella camera con altri tre compagni, tutti gravemente affetti da tifo intestinale, e lui anche con meningite, malattia che portò alla morte Ivan Merz. La crisi si era prolungata e da tre giorni era in agonia, raramente aveva attimi di coscienza. In uno di quegli attimi, la vigilia di Natale, il confessore P. Vrbanek gli propose di raccomandarsi al vescovo Lang, e se fosse rimasto in vita, avrebbe poi attribuito la guarigione alla sua intercessione; o se preferisce, si raccomandi al defunto Merz che soffrì dello stesso male. Il malato rispose: «Voglio raccomandarmi a Lang e a Merz». Dopo una breve preghiera, il malato perse nuovamente coscienza. Da quel momento però cessò l’agonia: egli cominciò a prendere cibo, smise di tossire, riprese lentamente i sensi e guarì completamente.
Il giorno di Natale cantava i canti natalizi ed incoraggiava gli altri a cantare. Il medico Dott. Husner rilasciò l’attestato che questa guarigione non si può spiegare con le forze naturali.
All’obiezione che l’ammalato si era rivolto con la preghiera sia a Lang che a Merz, il P. Vrbanek risponde: «Se l’invocazione di Merz non fosse gradita al Signore, certamente non avrebbe esaudito la peghiera, anche se fosse stato invocato insieme a qualsiasi altro santo». (Vrbanek, Vitez Kristov, p. 228).
Art. 160. La fama di santità di Ivan Merz è comune a tutti coloro che l’hanno conosciuto, specialmente tra la gioventù, i sacerdoti e gli intellettuali, in varie parti della nostra patria. Questo concetto di santità è sorto spontaneamente, mentre era ancora in vita e ancor prima che si scrivesse su di lui. La fama non è stata creata artificialmente, non si è formata a causa delle sue doti naturali, bensì a causa delle sue virtù.
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Tutto ciò sarà dimostrato dai testimoni bene informati. Essi addurranno anche la ragione della loro conoscenza: sia perché hanno visto, sia perché hanno udito, oppure perché si sa per tradizione, perché se ne parla, oppure perché è pubblicamente e generalmente noto.
Questi articoli vengono ora proposti dal vice-postulatore il quale si riserva il diritto di proporre anche altri, nel caso fossero necessari, senza l’onere di dimostrazioni superflue…
Vicepostulator
Dr. Marcus Klarić
[1] Vedi le precisazioni dell’autrice dello scritto, Viktorija Švigir, infra, Teste IV, ad art. 153-156.
[2] Specialista per le malattie polmonari.