C a p i t o l o VIII
A. DAL DIARIO DI IVAN MERZ : 24.X.1918 – 14.X.1920
Banja Luka, 24 ottobre 1918.
(Presentazione e analisi di Iphigénie di Racine, tutto in lingua francese).
Banja Luka, 25 ottobre 1918.
La gente muore della malattia spagnola. La scienza moderna non ha trovato ancora il rimedio.
L’Austria va in pezzi. A Zagabria si è costituito il “Consiglio nazionale”, a Rijeka (Fiume) ci sono disordini.
Albeggia, farà giorno!
(Segue l’analisi di Phedre di Racine, in lingua francese).
Banja Luka, 29 ottobre 1918.
La Jugoslavia è libera formalmente.1Il “Consiglio nazionale” è l’organo legislativo2 sotto la guida di Korošec, Pavelić e Pribičević. Gli impiegati ferroviari ungheresi sono scappati. Il traffico si è fermato. Qui si costituiscono i comitati.
(Segue l’analisi di Athalie di Racine, poi alcune riflessioni e una citazione dal libro Mehr Freunde del vescovo Keppler).
Banja Luka, 2 novembre 1918.
La Jugoslavia è libera. Quattro giorni fa l’esercito di qui (la cavalleria dalmata) si è liberato. Hanno fatto irruzione nei magazzini di roba e di generi alimentari e hanno depredato tutto. Hanno danneggiato molto l’ospedale. La poveraglia clandestina, le donne delle varie classi, i prigionieri italiani hanno dimostrato il loro eroismo. Si sparava tutto il giorno. In questi due giorni è stato mandato via l’esercito, e il “Consiglio nazionale” ha assunto il governo. Per la maggior parte sono i Serbi, che con instancabile energia operano e dimostrano di aver meritato davvero la libertà. Le loro sofferenze sopportate e le lacrime versate nelle prigioni in questi ultimi anni li hanno resi forti. I Croati fanno poco; ogni azione ha il carattere serbo.
Hanno fatto presto l’ordine e hanno costituito l’esercito nazionale. Benché mi rallegri della libertà, non mi ci ritrovo, perché tutti mi guardano con un certo disprezzo perché sono straniero. Ritengo però che questa crisi passerà presto. Ora posso imparare l’umiltà e dimostrare che sono spiritualmente libero, senza alcun timore di fronte alle istanze che con uno sguardo bieco guardano gli stranieri.
Tutto è nelle mani di Dio, per cui non temo né per i miei genitori né per me; Egli è padre di tutti noi e si cura dei suoi figli – anche usque ad mortem.
Dicono che Tisza3 è stato ucciso, a Vienna e a Budapest ci sono disordini. Il fronte indietreggia, l’Intesa ha riconosciuto lo stato degli Slavi del sud.4 C’è la pace, e non sono più soldato. Già si sentono i dissensi per quanto riguarda la forma di governo.
Maslovare, 14 novembre 1918.
La vita di Cristo è troppo elevata, per cui difficilmente riesco a innalzarmi a tanta altezza da poterla capire. Più facilmente comprendo la vita dei santi che non stanno così in alto; essi sono dei mediatori che ci introducono nella comprensione della grandezza di Cristo. Adesso sto leggendo la vita di s. Elisabetta di Turingia, la leggo volentieri. Mi si apre il mondo della letteratura cattolica che presenta uomini grandi – superuomini, mentre la letteratura profana descrive la vita così com’è, senza la pretesa alla santità della vita. In realtà viene disegnata la belva umana – e in questo Zola ha ragione – la quale agisce come piace al suo corpo, e se intraprende qualche opera etica, lo fa solo perché il peccato genera il dolore e la morte e, per liberarsi di questi, anche un uomo areligioso è costretto a creare certi principi etici, che oggi vengono formulati nella scienza giuridica.
O Dio, Ti chiedo la grazia di bruciare la mia pigrizia e sensualità; dona al mio spirito il potere sullo stomaco che mi vuole schiavo. Santifica il mio corpo e la mia anima!
(Segue l’analisi di Jocaste di Anatole France).
Maslovare, 21 novembre 1918.
Mi sono dominato a fatica per non baciare una certa maestra Irma, con la quale ho viaggiato da Banja Luka. Pensavo di esser forte in questo riguardo, però quel comportamento femminile incostante, quel camminare qua e là, quell’avvicinarsi, il movimento delle labbra, quel parlare con parole spezzate, tutto mi diceva: vieni, baciami e abbracciami. Non mancava molto, ma con l’aiuto di Dio mi sono dominato. Più tardi ho osservato con maggiore precisione il suo volto: la lucentezza del naso, le vene sottili sopra il naso, il colore delicato-spento sotto gli occhi – tutto tradiva che la sua anima non era vergine… In tutto ciò c’era abbastanza peccato, e gli stessi sogni dopo di questo tradivano la tragedia di questo peccato. Oltre a Dio ho pensato anche a Zora: sono convinto che lei avrebbe respinto questa tentazione con maggiore eroismo. Ho perso abbastanza gioia interiore, che è la prova migliore della grazia di Dio.
(Comincia il XV quaderno)
Maslovare, 23 novembre 1918.
Alban Stolz, Die hl. Elisabeth.
Oh che vita ideale! Quante lotte, quante ricerche presso gli antichi popoli colti per (scoprire) l’ideale della vita: quanto Platone, Aristotele si sono avvicinati alla Verità, e quanti errori hanno comesso. Noi siamo felici e strafelici, perché il cristianesimo con la legione dei suoi Santi – eccettuo Cristo perché è troppo sublime – nelle più svariate situazioni rappresenta l’idea della vita, che raggiunge il culmine dell’armonia con tutto il macrocosmo, così che ad essi – come nel primo Adamo – tutto viene sottomesso.
Anche Alban Stolz ha scritto un’opera classica: la miglior vita di Santo che io abbia letto finora. Di solito i Santi vengono presentati come uomini terribili, di volto magro triste, che si mortificano terribilmente, mentre in realtà sono creature luminose, piene di gioia interiore e di felicità, la cui bellezza si riflette eo ipso sul loro corpo. Sono esseri ideali, superuomini nel vero senso della parola: sono luci e pilastri della Chiesa… In tutte le religioni e confessioni possono esserci uomini santi nel senso cattolico, ma fino all’altezza raggiunta ad esempio da s. Teresa, da s. Elisabetta e da s. Francesco d’Assisi possono crescere soltanto sul Corpo mistico di Cristo, succhiando, per così dire, direttamente e materialmente lo Spirito Santo.
Lo stesso Stolz è un grand’uomo, altrimenti non potrebbe mai comprendere certi momenti della santità. Tutta questa vita – come è detto nella Prefazione – è illuminata da una luce soprannaturale: Stolz ha cercato di dare senso ad ogni dolore, ad ogni avvenimento secondo il piano di Dio. E’ impossibile elencare tutti i dettagli; il libro comprende tutta la vita e può essere letto per tutta la vita. Esso indica la via verso una nuova grande arte – quella cattolica. L’opera è frutto della letteratura cattolica tedesca ed è una guida per noi. Vi si trovano molti motivi eterni: per la pittura, per la musica, per la scultura e – quel che è essenziale e più importante – per la vita. Essa santifica la vita e crea uomini che saranno portatori di grandi idee; essi a loro volta faranno fruttificare vari rami della cultura e creeranno altre grandi opere. I grandi uomini, i santi sono all’origine di tutto, essi sono promotori del Regno di Dio sulla terra. […]
No, nella letteratura moderna non c’è l’amore per il prossimo. Le opere moderne sono state scritte da uomini che hanno lasciato la libertà ai propri istinti, non distinguendosi molto dagli animali, dandosi al piacere, oppure da uomini che hanno sofferto, ma non hanno saputo dare alla sofferenza un significato soprannaturale, santificandola, bensì hanno sofferto istintivamente come gli animali, arrabbiandosi contro i propri persecutori, biasimando le condizioni sociali, insomma gli altri – ma mai se stessi. Proprio ciò che fa sì che l’uomo sia uomo – l’essere santo predestinato alla gloria (o Kuvačić,5 prega per me!) – come l’umiltà, la mortificazione, non si trova nei nostri artisti. […]
La potenza assoluta dello spirito è sconosciuta agli artisti di oggi. Se qualcuno sperimentasse la lotta per la santità, sarebbe pieno di motivi inesauribili: tutto pullulerebbe e divamperebbe. L’arte odierna invece è nuda: il culto dell’atto, della carne e della libertà animalesca – queste conseguenze del peccato -, le vite brutte, povere, gli schiavi bianchi limitati – questo è il suo contenuto. La grande arte, l’arte santa! Quel gesto di s. Elisabetta che attraversa un torrente, e una mendicante (da lei in precedenza beneficata) la getta nell’acqua, e la Santa non solo le perdona, ma nella sua anima semplice la ringrazia perché ritiene di aver meritato questo trattamento, vale più di tutta la “Moderna”.6
La santa ingenuità del bambino: vale più di tutto il tesoro di questo mondo; che cosa non ha già creato nella vita pratica e nell’arte! La grandezza di Omero e della nostra poesia popolare si basa proprio sulla ingenuità. E quale sarà un’opera artistica compenetrata dall’ingenuità cristiana! Sarà la più grande opera d’arte nel mondo, il capolavoro… Questo sarebbe l’opera; ma la vita dei santi è la somma opera d’arte che la ragione umana non afferra, è un’apparizione del cielo sulla terra, davanti alla quale bisogna mettersi in ginocchi e piangere d’ineffabile gioia, mentre i milioni di voci angeliche cantano in tutti i toni…: Gloria, gloria, gloria.
Dopo aver riferito alcuni particolari della vita della Santa, continua:
La sua vita è così sublime che noi uomini comuni crediamo di dover sprofondare (di fronte ad essa). E’ enorme questa altezza: essa è opera della Grazia di Dio. Perciò non dobbiamo disperare se siamo molto al di sotto di lei. Ella ci indica la via, e noi cerchiamo di essere umili e preghiamo, e il Buon Dio non ci abbandonerà. Santa Elisabetta, prega per noi!
Maslovare, 26 novembre 1918.
(Presentazione e analisi di Le chat maigre di Anatole France).
Maslovare, 27 novembre 1918.
Dicono che il re Petar è nominato re della Jugoslavia.7 Mi sottometto se così stabilisce Korošec, nel quale ho fiducia, però mi dispiace molto che non vi sia la repubblica, a cui alla fine si arriverà. Inoltre i Karađorđević non mi sono molto simpatici. Del resto, se lo Stato avrà un ordinamento democratico, così che il re sia soltanto una figura, senza il diritto di decidere della guerra e della pace e senza il diritto di veto, allora va bene.
Sto conducendo una vita molto comoda, posso dire che è una vita ideale. Lavoro per conto mio e leggo quanto voglio. Ascolto la gente, specialmente le donne. Regna una grande immoralità. Le donne si sono impantanate nell’insulsaggine e nell’ostinazione, specialmente una certa T. L., bella ostessa, la quale nella sua ostinazione non vuole obbedire a nessuno.
Sto criticando molto gli altri, mentre io stesso sono un gran vigliacco. Ho paura dei lupi, e poco fa ho sparato al cane del padrone Urbais; per fortuna non l’ho colpito. Qui ho una buona occasione per esercitare concretamente la mia fede: di recarmi in luoghi paurosi nelle ore di buio. Dio, Dio, aiutami a vincere questa mia disgraziata vigliaccheria.
Maslovare, 29 novembre 1918.
La mentalità dei Serbi è davvero completamente diversa da quella croata-cattolica. Un enorme entusiasmo regna tra di loro: tanta allegria e felicità, come se fossero nei cieli. Hanno usurpato la volontà del popolo e hanno dichiarato re Petar (Karađorđević), benché i musulmani e i cattolici siano contrari a questo. Cadono in quegli stessi errori in cui è caduta l’Austria: costruiscono il proprio potere sulla violenza.
I Croati cattolici hanno ottenuto la libertà, ma in realtà tutti sono abbattuti; proprio perché si sentono meno liberi di prima. Se Petar prende il potere e i Serbi vorranno sottomettere tutti con la forza, nascerà l’opposizione che distruggerà i Karađorđević. Non abbiamo bisogno di re né di egemonia; vogliamo la giustizia e l’amore.
I cattolici non possono abbandonarsi a un tale entusiasmo, perché in essi anche inconsapevolmente c’è quel carattere cosmopolita che non conosce nemici che siano solo cattivi, e amici che siano solo buoni. La nostra gente, inconsapevolmente, ha la mentalità cattolica: i cattolici non si abbandoneranno alle tendenze rivoluzionarie che richiedono anche vittime innocenti. L’evoluzione cattolica è lenta e misericordiosa. Qualcuno mi dirà che senza la tendenza rivoluzionaria non si sarebbe giunti nemmeno a questo rivolgimento, né alla libertà. Non così presto, però questa libertà è solo formale, e il popolo non la capisce; intanto gli intellettuali si ubriacano di allegria e di alcool, mentre i contadini vanno in rovina materiale e soprattutto in quella morale. Il contadino serbo è moralmente molto giù; non conosco ancora il nostro. La libertà è davvero una cosa meravigliosa, ma gli effetti della libertà non si avvertono ancora, come dovrebbero avvertirsi.
M. Maeterlinck, L’oiseau bleu.
E’ una bella fantasticheria, però essa è frutto di una vita comoda. Tocca soltanto un lato della vita – la gioia naturale -, mentre evita il mistero del dolore, della paura, dell’eroismo. La filosofia della vita che si rispecchia in quest’opera può accontentare soltanto la ricca borghesia che conduce una vita normale, prebellica. Oggi quest’opera non soddisfa affatto: davanti all’uomo d’oggi sono emersi nuovi, eterni problemi che egli vuol risolvere. Di essi non c’è traccia in quest’opera. Il cristianesimo ha risolto questi problemi da tanto tempo, e questa guerra mondiale ha solo confermato la sua verità e la sua grandezza. Quest’opera è il prodotto della vita fiamminga dove non si conosceva la miseria e il dolore, e dove essere poveri significava non avere tutti i giorni dolci e zucchero, mentre avevano il resto per la vita: il pane, il combustibile e la casa. Ma come quest’opera può accontentare un uomo che in mezzo all’inverno non ha né abito, né tetto, né cibo? Qui la risposta sulle diverse specie di felicità non soddisfa, mentre il cristianesimo con quell’unico paragone: “le volpi hanno le tane, e il Figlio dell’uomo non ha dove poggiare la testa” dimostra che c’è Qualcuno che accanto a lui porta la croce… e con la sua filosofia della pazienza e con la sua visione soprannaturale risolve ogni minimo particolare. […]
Altrimenti è interessante leggere quest’opera che con la sua nobiltà e la pace classica fa una buona impressione; tuttavia a causa della sua moderna filantropia senza fede merita di essere messa all’Indice. Essa infatti potrà esercitare un buon influsso soltanto sulla gente che vive bene e onestamente, ma se questi uomini si troveranno davanti ad un elementare dolore – se saranno disonorati o perseguitati -, non riuscendo con la loro filosofia eudemonistica a illuminare anche questo lato della vita, ricorreranno al suicidio. Parlando con molti buoni uomini che condividono questa visione della vita, ho sentito dire che nel caso di una disgrazia si toglierebbero la vita. […]
(Continua l’analisi dell’opera).
Maslovare, 12 dicembre 1918.
(Presentazione della commedia Le mariage de Figaro di Beaumarchais).
Maslovare, 13 dicembre 1019.
(Presentazione di La nuit vénitienne di A. de Musset).
Maslovare, 16 dicembre 1918.
E’ morto Stadler… l’arcivescovo odiato.8 Aveva molti avversari: lo chiamavano “austrofilo”, riccone, commerciante… Sentivo che doveva essere un uomo straordinario, se lo perseguitavano tanto…
(Segue la presentazione del dramma André del Sarto di A. de Musset).
Maslovare, 17 dicembre 1918.
(Presentazione del dramma Les caprices de Marianne di A. de Musset).
Maslovare, Il compleanno di Greta, 18 dicembre 1918.
Dio abbia pietà di lei!
(Segue la presentazione della commedia Fantasio di A. de Musset, quindi della biografia si S. Giosafat Kuncewycz, scritta da Dionizije Njaradi. A proposito di quest’ultima, Merz, tra l’altro, annota:)
Le Vite sei santi di Dio sono il tema più sublime della letteratura. Una biografia, anche se di infimo grado, nasconde in sé tanta poesia e tanti valori solo per il fatto che è la biografia di un Santo. La Chiesa di Dio è un giardino in cui crescono i più vari santi. Tutti si rassomigliano, eppure quanta differenza tra una s. Teresa e un s. Francesco, tra s. Elisabetta e s. Tommaso, s. Agostino e s. Giosafat. Tutti questi sono superuomini che hanno in comune come fondamento: l’unione mistica con Dio, l’assoluta padronanza sul corpo e la carità evangelica verso il prossimo. Per grazia di Dio uno si distingue per la sua attività organizzativa, un altro per la sua vita mistico-poetica, il terzo per la sua lotta materiale, il quarto per la vita di studioso. Tutte queste sono delle alture scoscese, come quelle alpine dove l’aria è pura e da dove si può osservare l’umanità in tutt’altra prospettiva. Noi uomini comuni, invece, siamo come i turisti che desiderano raggiungere queste vette e arrivati ad una certa altezza, non possiamo proseguire… oppure scivoliamo e precipitiamo nell’abisso.
Nella vita di un Santo la cosa più interessante è la sua vita spirituale e corporea; la sua attività nella società ne è solo la conseguenza. S. Giosafat si alzava d’estate alle 2, e d’inverno alle 3 di notte. Mangiava alla sera dopo aver terminato il lavoro, dormiva sul duro, non magiava carne e si flagellava fino al sangue. Nella preghiera era visto, come certi altri santi, illuminato da una certa luce e elevato da terra. Che cosa accadesse allora nella sua anima, noi non possiamo nemmeno immaginarlo. Con la grazia di Dio che attingeva nella preghiera, raggiunse tale grado di eroismo da affrontare la morte con gioia. Infatti, per un’anima santa il desiderio più grande e più sublime è quello della corona di martirio…
Cristo è venuto al mondo per santificare tutta la natura, ogni uomo e ogni nazionalità. Pertanto, ritengo, è un grosso errore da parte dei responsabili ecclesiastici il loro timore con cui guardano alla inculturazione9 delle forme ecclesiastiche. Proprio in questo deve mostrarsi l’eternità dello Spirito che guida la Chiesa, che Esso nonostante la diversità delle forme, la diversità delle lingue, può tenere unita e fortemente legata insieme tutta questa grande organizzazione, composta di variopinti elementi dei popoli che hanno messo al servizio dell’esaltazione della Chiesa tutta la propria mentalità e colorito nazionali. Il colorito romano ha dato finora i più grandi valori alla Chiesa, ma esso non è l’unico – né la Provvidenza divina vuole che sia l’unico. Con ciò il fervore giovanile deve diminuire e alla fine deve predominare la ristrettezza le cui tracce già appaiono. Le liturgie nazionali devono innestarsi sulla vite della Chiesa e da questa trarre immensi flussi di vita che rigenererà tutto il popolo. Noi oggi appena lo comprendiamo, ma la storia della Chiesa giudicherà diversamente. La Chiesa è un organismo vivo che si sviluppa, ed essa ha appena vissuto la fase romana o latina, perché i Romani (neolatini) sono stati finora portatori della cultura cattolica. I Germanici, in seguito al protestantesimo, non hanno contribuito allo sviluppo della Chiesa nemmeno lontanamente tanto (quanto avrebbero potuto), e ora dagli Slavi cristiani dipende tutto l’avvenire. Se si uniscono alla Chiesa cattolica, essi stessi si renderanno felici e alla Chiesa porteranno grandi valori: strapperanno la Chiesa alla sfera latina e ne allargheranno gli orizzonti internazionali, così che nasceranno grandi opere nelle lingue nazionali, simili a quelle di Tommaso e di Agostino, e nella Chiesa domineranno le consuetudini nazionali e alcune Verità, più consone alla natura di alcuni popoli e finora poco capite, si manifesteranno in tutta la santità e grandezza attraverso i nuovi Santi che appariranno.
Per le nostre condizioni la cosa più importante è il problema dell’unione (delle Chiese). La Bosnia ha una grande missione: unire gli ortodossi con Roma, e così indicare la via a tutto l’Oriente. Ci saranno grandi lotte, come si vede dalla Vita di S. Giosafat. I più grandi nemici dell’unione sono l’indifferenza religiosa e l’ignoranza. Anche per questo Giosafat è stato perseguitato e ucciso. Solo dopo la sua morte è stata compresa la sua grandezza e molta gente – per cui egli si è sacrificato – si è convertita. La Chiesa russa ha continuato fino ai tempi recentissimi a perseguitare la memoria di quest’uomo e il popolo unito (alla Chiesa di Roma).
Maslovare, 20 dicembre 1918.
(Analisi della commedia On ne badine pas avec l’amour di A. de Musset).
27 dicembre 1918.
Santa povertà! Non curarsi delle dolcezze sensibili! Donare tutto e amare ardentemente il prossimo, quanta gioia c’è in tutto questo! La paura scompare da sé. Pertanto bisogna vivere per un periodo più lungo proprio così come ti detta la coscienza, e sarai felice, né avrai paura.
La paura della notte, del buio e dei lupi, sono la prova che in me qualcosa non è in ordine. Perché temi, uomo di poca fede? Io non dormo, sono sempre con te e veglio su di te, anche se tu pensi che io dormo, come sulla nave – e tu non sei in un luogo più sicuro quando ti trovi in una stanza calda e chiusa, che quando in un bosco sei circondato da lupi che ululano. Perché hai paura della morte e della sofferenza? Io so quando e come morirai e ardo d’amore per te, e pensi forse che ti abbandonerò? Anche se permettessi che i lupi ti sbranino, pensi forse che questo non sarebbe un mio decreto e che per questo ti amo di meno? Non temere nessuno, figlio mio, e se il tuo corpo si disfa, tu continuerai ad esistere. O Dio mio, dammi la forza di amarTi ardentemente, di credere in Te fortemente, di camminare per i luoghi che nascondono il pericolo di morte, senza riflettere e senza paura, come un bimbo innocente, al quale nessuno ha parlato di paura.
Banja Luka, 28 dicembre 1918.
(Presentazione di L’école des maris di Molière).
Banja Luka, 3 gennaio 1919.
Pascal, Pensées. (Alcune riflessioni generali sull’opera).
* * *
Vienna, 17 febbraio 1919.
(Recensione del romanzo pedagogico Lienhardt und Gertrud di Johann Heinrich Pestalozzi).
Vienna 17 marzo 1919.
Studio e frequento varie organizzazioni. Quelli intorno al “Gral” hanno istituito “Christlich-deutsche Volksbühne” e ieri vi è stata la prima rappresentazione: Der Abt von Fiecht di Karl Domanig. In questa occasione ho visto Kralik. Recitavano gli operai e le operaie e facevano molto bene, solo che il dramma come tale non ha valore. E’ troppo lungo, manca l’azione drammatica, tutto è troppo epico. Il dramma si potrebbe abbreviare e adattare al palcoscenico. […] Anche da noi non sarebbe difficile creare una cosa simile e così aumentare la consapevolezza del proprio valore negli operai.
Vienna, 31 marzo 1919.
I Serbi hanno una forte organizzazione massonica. Tutta la loro vita – da Pietro (il re) fino all’ultimo “fratello” – è al servizio dei framassoni. Qualcuno in base ai documenti ha esposto delle cose che ci hanno scosso. Tutti noi abbiamo dormito e non ci siamo accorti di quel che accadeva intorno a noi? L’unica speranza della Chiesa da noi – il nostro Movimento studentesco – si è diviso. “Hrvatska straža” e “Dan” hanno cessato di uscire… Si tratta forse di un caso? Non si è forse intenzionalmente gettata tra le nostre file la fiaccola della discordia? Per di più si notano le tendenze centrifughe tra il clero (i francescani di Bosnia). Tutta la stampa nemica è in mano ai framassoni. E’ l’ultimo momento per organizzarci e cominciare la lotta. Il cristianesimo come base comune dei Serbi e Croati è per ora quasi un’utopia, perché i framassoni sostengono l’ortodossia, in quanto questa è in opposizione al cattolicesimo. Non so se sarà possibile organizzare una parte degli intellettuali cristiani serbi, per iniziare insieme il lavoro di ripresa della cultura cristiana. Ritengo però – ahimé – che sia troppo tardi; non so se in tutta la intellighenzia serba si troverebbe uno solo che non sia imbevuto di liberalismo.
Ci aiuti il caro Gesù a vincere Satana in noi stessi e ad amare il nostro Creatore e il nostro prossimo, per poter così glorificare e dilatare la santa Chiesa.
Vienna, 2 aprile 1919.
(Recensione della tragedia Maria Magdalena di Hebbel – 1844).
Vienna, 4 aprile 1919.
(Recensione di Florian Gayer di G. Hauptmann).
Vienna, 12 giugno 1919.
Studio il gotico e il tedesco antico. Ieri si son fatti avanti col terrore i Serbi (Kostić, Dr. Jakšić, Adamović). Vogliono che giuriamo per la dinastia, per il governo centrale, per l’unità del popolo. – Ho letto Otello e ho ascoltato l’Aida.
Vienna, 13 giugno 1919.
Verdi, Aida. Non si può paragonare con Wagner. La musica non è tutt’uno con le idee dell’opera… Ha delle bellissime melodie…Il contenuto è molto superficiale… (Il motivo) è romantico e non risponde al tempo di oggi, poiché non ha alcuna motivazione spirituale. Un amore, che è divinità a se stesso, è psicologicamente un assurdo…
Vienna, domenica, 1 luglio 1919.
P. Leifert parla nella Congregazione (Mariana) del sacrificio. Tutti i popoli avevano dei sacrifici. Si sacrifica gradualmente sempre di più… un animale, un delinquente, un bambino, un giovane – però nulla di questo può distruggere l’offesa infinita. Soltanto quando si sacrifica l’Infinito, si può espiare l’offesa infinita. […] Passa alla liturgia […] Menziona la rivoluzione di Lutero il quale non può credere in un Dio che si sacrifica tutti i giorni per i nostri peccati quotidiani, ma sostiene che si è sacrificato una sola volta. Menziona Calvino e Giansenio, quindi illustra il mistero della santa Messa.
La riunione di tutte le Congregazioni nella Konzertahaus. Canta il coro “Dreizehnlinden”. Si parla dell’attività caritativa, dell’apostolato, dell’attività di “Volksbund”, del socialismo come pseudoreligione, eresia contro cui si lotterà con successo.
Vienna, 15 luglio 1919.
Abbiamo visitato il convento dei gesuiti a Kalksburg. E’ sistemato idealmente, è un’isola di pace e di soddisfazione.
I bolscevichi hanno voluto proclamare la repubblica sovietica. Dicono che ci sono molti feriti. – Studio il tedesco antico. Pecco…
(Comincia il XVI quaderno)
Vienna, 17 luglio 1919.
Ho guardato Des Meeres und der Liebe Wellen di Grillparzer. E’ un Seelendramma, la fine è tecnicamente abbastanza lacerata, ha però alcuni momenti profondi tragici che ricordano J’aime la majesté des douleurs humaines di Vigny.
Vienna, 20 luglio 1919.
Ritorno dal Don Juan di Mozart. Il contenuto mi richiama in mente i romanzi dell’inizio del XIX secolo che descrivono il peccato molto dettagliatamente e con attrazione, ma alla fine terminano moralmente. […] Il preludio musicale è bello. La musica in sé è molto tragica, mescolata ad un erotismo raffinato. Il testo non risponde nemmeno lontanamente alla composizione musicale.
Vienna, 25 luglio 1919.
Gli Americani ci danno ogni giorno il caffé col cioccolato ed un panino per 30 soldi. Dietro a questo gesto e in genere dietro a questa pietà organizzata sembra nascondersi un certo spirito religioso. Come un balsamo agisce questo comportamento nel vecchio mondo, logorato dall’odio.
Ritengo che i cristiani si comportino poco cristianamente verso gli Ebrei, come se non comprendessero la tragicità di questo popolo infelice, che era stato predestinato a vivere un passato magnifico e a generare il Messia; e ora maledetto vaga disprezzato, senza re né sacerdoti, in paesi stranieri. Penso che i cristiani dovrebbero mostrare più misericordia verso questo popolo interessante, non solo per pietà verso la (sua) storia, ma anche perché una parte di esso alla fine si convertirà. I nonni di questi futuri convertiti sono tra di noi, e noi li perseguitiamo. Più comprensione e carità verso questi uomini, e così già adesso attireremo molti nell’abbraccio della nostra santa Chiesa. In modo particolare dobbiamo interessarci di quegli Ebrei che soffrono, e ce ne sono tanti. Il capitalismo e il ricco, di qualunque religione, rimane il nostro avversario. – Scheeben10 scrive meravigliosamente.
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Banja Luka, 27 luglio 1919.
Abbiamo organizzato i corsi durante le vacanze. Recentemente è stato pubblicato in “Luč” (Anno XIV, num. 9-10) Nov život. – Studio tutto il giorno.
Banja Luka, 29 luglio 1919.
Leggo i poeti tedeschi del XVI secolo. Il flusso della Riforma ha invaso gli spiriti: tutta la poesia è al suo servizio. Si polemizza sulle verità della Chiesa e ci sono delle cose sane in questo movimento. Esso era necessario per rigenerare i vecchi e corrotti rappresentanti della Chiesa. Però la superbia è la caratteristica di questo movimento ed è interessante leggere Fischart ed altri che hanno completamente dimenticato la comunità cristiana, mettendo l’egoismo nazionale al di sopra di tutto. La Riforma è la madre dello sciovinismo nazionale: essa ha liberato gli spiriti dal “giogo” dell’universalismo romano ed ha creato l’ideale nazionale, che ha reso infelici i secoli successivi. Fischart, ad esempio, accompagna la sua poesia “Ernstliche Ermahnung” con le parole: Germania domitrix gentium. (…)
Banja Luka, 31 luglio 1919.
Lutero è una personalita interessante. […] Interessante e abbastanza presuntuoso, anche se è uno spirito grande che ha compreso chiaramente molti difetti del suo popolo: “Es muss aber ein iglich Land sein eigen Teufel haben…; unser teutscher Teufel wird ein guter Weinschlauch sein u. muss Sauf heissen” ecc.
Banja Luka, 3 agosto 1919.
E’ interessante seguire lo sviluppo della letteratura tedesca, le vigorose opere del poeta epico tedesco Wolfram (v. Eschenbach, c.1170-c.1220), la profonda lirica di Walther von der Vogelweide (c.1170-c.1228), la splendida prosa del mistico Seuse (Suso) (c.1295/1300-1366), di Mechtild (Matilde) (di Hackeborn – m.1299 -, o quella di Magdeburgo – m.1283); poi viene la Riforma e si crea un abisso. Cercate valori forti e profondi: ci sono solo polemica, discussioni, nazionalismo sciovinista e brutale fino all’estremo. Hans Sachs (1494-1576) trae ancora un po’ di forza dalla tradizione cattolica, mentre Fischart (Johann, c.1545-c.1590) e tutti quelli che seguono non conoscono la poesia.
Improvvisamente si creò un vuoto: mentre in Italia i classici creano le opere d’arte di valore universale, in Francia e in Spagna le arti fioriscono, in Inghilterra sulla base delle tradizioni nazionali cattoliche si arriva a Shakespeare, nella Germania protestante non c’è nulla. E se appaiono delle opere di qualche valore, ciò è dovuto all’influsso dei paesi vicini, per lo più cattolici. E’ tremenda questa tragedia del popolo! Su questo rifletterò un’altra volta.
E in quali condizioni ci troviamo noi? La letteratura di Dubrovnik è grande, essa è cattolica.11 I Serbi non ne hanno una simile. Sui tempi successivi rifletterò ancora: sono troppo vicini a noi per poter individuare oggettivamente i valori duraturi. […]
Banja Luka, 5 agosto 1919.
E’ molto interessante lo studio della storia della letteratura. Nel deserto della letteratura del XVII secolo, tra i formalisti rozzi o raffinati, tra i drammaturghi senz’anima o ampollosi, tra i grassottelli idilliacamente beati, si erge la maestosa figura del gesuita Friedrich Spee, che nell’opera Cautio criminalis lotta contro la cremazione delle streghe, canta splendidamente e con entusiasmo del findazamento dell’anima e curando i soldati feriti muore di una malattia infettiva. L’uomo viene preso dall’entusiasmo per la nostra santa religione che nei momenti disperati genera superuomini: s. Ignazio, s. Francesco Saverio ed altri.
Spero in Dio che si troveranno anche da noi tali uomini, proprio adesso quando la Chiesa è scossa e incombe il pericolo che da noi essa venga distrutta. Il movimento contro il celibato, contro la disciplina ecclesiastica, l’azione dei “riformatori” massonici per aiutare i sacerdoti ribelli:12 sono i segni premonitori di una grande lotta culturale (Kulturkampf) nella nostra patria. Bisogna pregare il buon Dio che ci dia degli uomini grandi.
Banja Luka, 21 agosto 1919.
(Breve presentazione del romanzo di Hans Jakob Christoffel v. Grimmelshausen (1616-1676) in cui descrive gli orrori della guerra dei Trent’anni (Der abenteuerliche Simplicius Simplicissimus)).
Banja Luka, 28 agosto 1919.
In quest’ultimo tempo abbiamo fondato l’Associazione per i giovani e abbiamo riattivato l’Organizzazione per gli studenti delle scuole medie. Avremmo messo in piedi anche l’associazione per le ragazze se il Vescovo non l’avesse proibito, perché non permette che i maschi tengano conferenze alle ragazze. Ci siamo rivolti al Seniorato di Zagreb chiedendo aiuto in tale questione.
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Zagreb, 26 settembre 1919.
Ci siamo trasferiti qua. Rimpiango la Bosnia e gli uomini. Difficilmente potrò immedesimarmi in questa mentalità. Lì la gente ha un carattere più marcato; questi mi sembrano incolori e indolenti.
Ufficiali e soldati francesi! Che differenza tra essi e i robusti biondi Tedeschi, i loro ufficiali alti e soldati sviluppati!
Ieri è stato il giorno più importante della mia vita. Ho fatto la nona santa Comunione in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù e credo che potrò guardare le profondità della Santissima Trinità. Devo almeno in qualche modo meritare questo immenso amore di Cristo, quindi con l’aiuto di Dio cercherò di continuare più intensamente l’opera di santificazione.
Zagreb, 1 ottobre 1919.
Novalis (Leopold von Hardenberg), Heinrich von Ofterdingen. (Recensione del romanzo).
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Vienna, 9 ottobre 1919.
Friedrich Schlegel, Lucinde.
Questo non è affatto un romanzo. E’ quasi senza contenuto… L’idea è il libero amore. E’ un’apologia dell’individuo che si crea la morale. E’ un pensiero rivoluzionario per quel tempo. […]
Vienna, 10 ottobre 1919.
Sono interessanti le lettere romantiche, specialmente le lettere di Dorotea Veith e di Caroline Böhmer. In esse si può studiare l’essenza dell’amore. Nell’anima di queste donne è proiettata l’immagine dell’amante. Esse vivono nelle idee dei loro amanti, pensano e concludono come loro. Egli (l’amante) eleva la donna al proprio livello e nell’anima di lei vede il proprio prodotto, vede se stesso. Proprio queste lettere mi confermano l’insegnamento della Chiesa che dice che il matrimonio (l’amore) è il rapporto tra Cristo e l’anima (Chiesa). Per mezzo della Grazia Cristo proietta la sua natura nell’anima dell’uomo, la innalza al proprio livello, la permea con la sua immagine, si specchia in essa e l’ama infinitamente. “Alles Vergängliche ist nur ein Gleichnis”.13
Vienna, 12 ottobre 1919.
Nell’epoca pagana queste tre classi erano senza diritti: le donne, i bambini e gli operai. Demostene ha pensato male della donna; essa era disprezzata se era sterile. A Roma le donne venivano gettate nel Tevere, lo stesso avveniva con i bambini. Le madri spesso gettavano i bambini ai cani. Gli operai erano schiavi: Cicerone dice che è vergognoso stare in officina.
La Madre di Dio, Gesù Bambino e s. Giuseppe – la Sacra Famiglia, non è essa un’allegoria del rinnovamento sociale nel cristianesimo e la liberazione della donna (Maria), del bambino (Gesù) e dell’operaio (Giuseppe)? La storia conosce i grandi movimenti femminili e operai e noi li viviamo. Deve nascere anche il movimento dei bambini. Il piccolo Perica, la piccola Hely di “Dio santo”, le organizzazioni dei bambini dell’Angelo Custode annunciano la rivoluzione dei bambini. Dal punto di vista psicologico sembra un assurdo che i bambini irragionevoli facciano dei movimenti sociali, però ciò avviene. Il bambino si trova oggi in una situazione miserevole, come lo era una volta la donna. Soltanto i genitori amano i loro bambini con un amore animalesco, altri li abbandonano in modo che grandi masse di bambini deperiscono per la miseria. (Bambini, organizzatevi!). Quando fra cento o mille anni – sotto la pressione dell’estrema necessità – si arriverà al grande movimento dei bambini che, naturalmente, sarà promosso dai liberali, questi profitteranno di questa omissione della Chiesa e l’attaccheranno, non pensando alla profezia divina che l’Altissimo ci ha dato simbolicamente e realmente nella Sacra Famiglia: non penseranno che il primo iniziatore del movimento dei bambini è il cristianesimo che, nel tempo in cui nemmeno si presentiva l’importanza dell’organizzazione né la santità dell’anima del bambino, ha adorato nel Bambino tutti i bambini dall’inizio del mondo fino alla sua fine. I cattolici dovrebbero già iniziare l’organizzazione dei bambini.
Vienna, 14 ottobre 1919.
Jean Paul, Leben des vergnügten Schulmeisterleins Maria Wuz in Auenthal. (Recensione dell’opera). Poi prosegue:
Perché al buio si può discutere con più interesse? Perché dalla corrispondenza possiamo conoscere un uomo meglio che dalla conversazione? Perché eserciteremo maggior influsso sugli uomini e li conosceremo meglio, se non guarderemo troppo il loro esterno (volto, corpo ecc.)? Perché, osservando il volto, vediamo l’uomo così come è in realtà. Sul volto in genere si rispecchia il lato buono e quello cattivo della sua natura, esso è il riflesso della sua momentanea grandezza spirituale. Nella conversazione dunque inconsapevolmente interpretiamo il discorso dell’interlocutore con le varie sue espressioni del corpo (volto). Con ciò anche le sue tendenze ideali non esercitano nel discorso quell’influsso che vorrebbero. Ma se ascoltiamo un tale al buio, senza averlo mai visto, e ci lasciamo trasportare in una conversazione su qualche argomento ideale, quell’uomo ci piacerà – e noi a lui. Conosceremo i lati buoni della sua natura e da questi prenderemo lo spunto per le nostre riflessioni, guadagnando la sua simpatia ed esercitando un influsso positivo. Anche nelle lettere emerge la natura buona – poiché l’uomo istintivamente cerca di nascondere i difetti davanti agli altri -e conosceremo le sue tendenze buone, il che è il modo migliore per conquistare l’uomo.
Ai sacerdoti si raccomanda di non guardare troppo la gente: così daranno meno importanza a ciò che è esteriore e nella loro mente si imprimeranno meglio i lati buoni delle persone con cui hanno da trattare…, e così guadagneranno di più gli uomini, reagendo al bene che involontariamente notano in essi.
Non guardare troppo gli uomini è un buon mezzo di ascesi, per liberarsi dalla curiosità di cui siamo schiavi.
Vienna, 16 ottobre 1919.
Analisi della commedia Der gestiefelte Kater di Ludwig Tieck (1773-1853).
Vienna, 30 ottobre 1919.
Analisi del poema Savonarola di Nikolaus Lenau (1802-1850).
Vienna, 2 novembre 1919.
Anaslisi di Ahnfrau di Grillparzer, rappresentata nel Dutsches Volkstheater.
Vienna, 4 novembre 1919.
Analisi di Feldblumen di A. Stifter.
Vienna, 9 novembre 1919.
Analisi della commedia Der zerbrochene Krug di Heinrich v. Kleist (1777-1811).
Vienna, 12 novembre 1919.
Analisi della tragedia Der Erbförster di Otto Ludwig (1813-1865).
Vienna, 16 novembre 1919.
Analisi della tragedia Der 24. Februar di Zacharias Werner (1768-1823).
Analisi di Phantasien im Bremer Ratskeller di Wilhelm Hauff (1802-1827).
Vienna, 25 novembre 1919.
Analisi della novella Der Oberhof di Karl Immermann (1796-1840).
Vienna, 26 novembre 1919.
Analisi della “storiella romantica” Undine di Friedrich de la Motte Fouqué (1777-1843).
Vienna, 2 dicembre 1919.
Analisi di Isabella von Aegypten di Achim v. Arnim (1781-1831).
Recensione di Der Meineidbauer di Arzengruber.
Vienna, 9 dicembre 1919.
Analisi della tragedia Leben und Tod der heiligen Genoveva di L. Tieck.
Analisi di Spaziergänge eines Wiener Poeten di Anastasius Grün (Anton Alexander v. Auersperg, 1806-1876).
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Zagreb, 24 dicembre 1919.
Breve recensione di Zarathustra di Nietzsche.
Zagreb, 5 gennaio 1920.
Analisi del romanzo Wilhelm Meister di Goethe.
Zagreb, 7 gennaio 1920.
Riflessioni sullo scritto di Lutero An den christlichen Adel deutscher Nation.
Un libro straordinariamente forte in cui Lutero enumera tutti i peccati del regime di Roma… Lutero in un primo momento era profondamente convinto di fare bene… si è insuperbito però per aver attaccato con successo la corruzione nella Chiesa e ha cominciato a criticare anche quello che non capiva. Tutto il diritto ecclesiastico, come anche quello civile, dicendo che la Bibbia è sufficiente. Afferma di conoscere Aristotele meglio di san Tommaso ed esige che non si leggano le opere pagane. Racommanda che tutti gli uomini si mettano a lavorare i campi, per compiere il precetto “nel sudore del tuo volto…(scienza teologica!), proibisce di prendere gli interessi, sebbene egli stesso dica di non intendersi di queste cose… Sono particolarmente interessanti i brani dove attacca il celibato, poiché dice che il papa non può esigere questo dai sacerdoti e che il sacerdote non può essere unto da altri, ma che è sufficiente che egli sia eletto dal popolo. Accanto a questi luoghi che mostrano l’impreparazione teologica, ce ne sono altri meravigliosi, dove esige che il papa viva nella povertà, che siano abolite le case di tolleranza ecc. E’ commovente leggere quest’opera in cui si vede la forte personalità – come scolpita in pietra – di Lutero che combatte il male, egli stesso però cade in un grande errore, intromettendosi anche nelle cose che non capisce. E’ tragico quando gli uomini influenti di grande autorità peccano; essi distruggono le istituzioni stabilite e mandano in rovina (intere) generazioni.
Zagreb, 8 gennaio 1920.
Recensione di Buch von der teutschen Poeterey di Martin Opitz (1597-1639), e di Horribilicribrifax di Adreas Gryphius (1616-1664).
Zagreb, 12 gennaio 1920.
Riflessioni sull’opera Der Heilige di C.F. Mayer.
Analisi di Der verlorene Sohn di Paul Heyse.
Recensione di Huttens letzte Tage di C.F. Mayer.
Zagreb, 14 gennaio 1920.
Analisi del racconto Hadlaub di Gottfried Keller (1819-1890).
Zagreb, 15 gennaio 1920.
Nell’odierna “Narodna politika”14 sono pubblicate le bellissime lettere di Terseglav (redattore di “Slovenec”) dalla prigionia (Ekaterineburg). Scrive della grande missione della nuova Russia che dovrebbe unirsi a Roma, della lotta che dobbiamo cominciare per la internazionale. Termina dichiarando di non aspettare la ricompensa dagli uomini, ma soltanto dall’alto, e che il suo fine unico è lavorare per la gloria di Dio e per la Chiesa.
Recensione di Der Narr auf Manegg (dalle Züricher Novellen) e di Der Langvogt auf Greifensee di Gottfried Keller.
Zagreb, 16 gennaio 1920.
Analisi del dramma Die Ehre di Hermann Sudermann (1857-1928).
Zagreb, 19 gennaio 1920.
Nello sviluppo degli Stati c’è la tendenza verso l’Assoluto. Poiché il cristianesimo è la verità assoluta, rappresenta un progresso generale, quindi anche del diritto statale e delle istituzioni statali, l’introduzione dei principi cristiani, non solo per quanto riguarda le esigenze della morale cristiana, ma anche quelle dei valori cristiani che all’uomo e allo Stato chiedono di diventare qualcosa di più di una cosa naturale (cioè di realizzare le norme, vitali per l’individuo e per la società, che si oppongono alla natura). Così in America hanno imposto il divieto dell’alcool e in tal modo l’America attraverso l’evoluzione è arrivata all’idea cristiana: Abstinentia vera pax invenitur. Ogni vera evoluzione – nella vita del singolo e dell’umanità – è la via verso la perfezione cristiana. Tutto il resto è decadenza.
Zagreb, 23 gennaio 1920.
Recensione del romanzo Soll und Haben di Gustav Freytag (1816-1895).
[…] in questo romanzo non ci sono i valori eterni. Questa esaltazione del lavoro per il lavoro è una terribile rozzezza che toglie dignità all’uomo… Il romanzo non ha valore dal punto di vista etico, perciò non vale nemmeno dal punto di vista estetico. Gli manca la poesia…Bisogna lodare la tendenza patriottica del romanzo, ma che cosa dicono i Polacchi leggendo l’opera? La provincia di Poznan appartiene ai Polacchi, e i Tedeschi hanno su di essa tanto diritto quanto permettono loro i Polacchi. Perciò un osservatore oggettivo di quegli avvenimenti (l’insurrezione dei Polacchi del 1863) dev’essere dalla parte dei Polacchi, e non dei Tedeschi. […]
Zagreb, 25 gennaio 1920.
Sono stato al comizio di protesta dei comunisti. Il compagno Delić e il dr. Radošević hanno parlato contro il terrore bianco in Ungheria. Secondo le loro esposizioni in Ungheria la situazione è terribile: le milizie bianche distruggono, ammazzano e trucidano migliaia di uomini innocenti. Il compagno Delić ha parlato molto oggettivamente; ha spiegato perché la Comune di Ungheria ha fallito: per mancanza di coscienza internazionale.
Un Serbo attaccava con parole roboanti il capitalismo e il capitale di Zagreb, mentre il dr. Radošević molto illogicamente diceva come essi avrebbero ammazzato ogni socialista che si fosse macchiato di crimine, e poco dopo esaltava la Comune russa per aver abolito la pena di morte.
Il comunismo possiede in sé tre quarti della verità. Quelle grandi idee che entusiasmano le masse sono il patrimonio del cristianesimo. Povere masse, guidate da capi senz’anima.
Zagreb, 29 gennaio 1920.
Sono stato presente a due conferenze nella Scuola evangelica della nuova religione degli “Assolutisti”. Un certo signor Tomić…è propugnatore di tale religione a Zagreb. Il pubblico è formato di operai più intelligenti e di impiegati di grado inferiore. Mi sembra trattarsi di una setta buddista che potrebbe conquistare molta gente, se venisse impostata su una base scientifica. Si basa sulla teoria dell’assoluta evoluzione: dal caos proviene il cosmo. Noi siamo nel processo dello sviluppo. Da un organismo inferiore se ne sviluppa uno superiore. Quindi l’uomo si è sviluppato dalla scimmia. La cosienza è eterna, però essa cresce. Dobbiamo tendere verso le prospettive interiori, per conoscere il nostro universo interiore. La felicità è nell’uomo, è inevitabile lo sviluppo dell’universo, quindi anche dell’umanità. Dobbiamo conoscere questo sviluppo e illuminarlo con la nostra coscienza. Il dolore è il conflitto tra il desiderio e la possibilità. Lo stesso signor Tomić ha parlato in modo convincente, con slancio, da cui si vede che egli ha vissuto queste idee e gli sta a cuore la verità. Ogni vibrazione della sua voce tradiva il desiderio della felicità assoluta, come anche quella stanchezza dopo un lungo vagare e cercare, (nonché la soddisfazione) di aver finalmente trovato riposo in questa religione. Gli uditori erano attenti. Ahimé, essi non sanno che quel tanto di vero che c’è in questa religione, e che a loro piace, è molto più grandioso nella loro propria fede. Non conoscono il cristianesimo. Quale gioia sarebbe per il sig. Tomić se dopo quella burrascosa ricerca conoscesse il cristianesimo. Tali sette sorgono in una società ammalata e dimostrano in che misura i cristiani non hanno compiuto la loro missione. Gli uomini individualmente desiderano conoscere il cristianesimo e per questo sono necessarie le associazioni, dove possano del tutto liberamente, senza restrizioni, parlare di queste cose. In tutte le possibili associazioni, sette, religioni ciascuno può studiare l’anima naturaliter christiana.
Zagreb, 2 febbraio 1920.
Ampia recensione di Dichtung und Wahrheit di Goethe.
Zagreb, 6 febbraio 1920.
Presentazione del dramma Kätchen von Heilbronn di Heinrich v. Kleist.
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(Comincia il XVII quaderno)
Vienna, 22 febbraio 1920.
Ieri sera Žaren15 ha tenuto nel “Jug” un’ottima conferenza sul bolscevismo. Ieri in compagnia di Ivanković e di Fuchs ho visitato il convento St. Gabriel presso Mödling. Abbiamo visitato la chiesa, il museo coloniale (sono magnifiche le incisioni cinesi in legno: tutta la vita è incisa in legno con maestria) e la tipografia.
Oggi è venuto da Zagreb (Avelin) Ćepulić e ha portato l’infausta notizia della morte di Pero Rogulja. Dio abbia misericordia di lui. E’ un colpo terribile per noi. Era la personalità più forte nel Movimento cattolico croato. E’ morto al colmo della sua attività – come il defunto Eckert.
Korošec è vicepresidente del nuovo ministero. Forse il popolo, (finora) sotto il terrore di Pribičević, si sentirà un po’ alleviato.
Vienna, 25 marzo 1920.
Il grande Congresso cattolico dell’arcidiocesi di Vienna. I cattolici austriaci in quest’ultimo tempo hanno lavorato molto. Ovunque arriva la rete delle loro organizzazioni. Hanno una forte stampa. Ho ascoltato la conferenza sull’attività della “Charitas” che ha in mano due terzi di tutte le organizzazioni caritative e che è organizzata in modo esemplare. Un sacerdote ha parlato magnificamente dell’organizzazione internazionale e interconfessionale per la difesa dei bambini e come il papa ha dato loro 20 milioni di lire. Colpiscono soprattutto quelle idee che riguardano la coscienza cattolica universale. Così durante la conferenza pomeridiana sulla stampa uno dei segretari delle cooperative cattoliche olandesi ha illustrato il lavoro degli Olandesi per la stampa cattolica: come le organizzazioni per iniziativa privata hanno cominciato a cercare i giornali nelle stazioni ecc. In Italia ogni membro dell’organizzazione ha il dovere di tenere almeno un giornale cattolico.
Nel popolo regna un grande entusiasmo. C’è qualcosa che sa di martirio in questi uomini sofferenti che dopo le lotte cruente con i socialisti e con il capitalismo ateo sono rimasti entusiasti seguaci di Cristo e ubbidienti al loro arcivescovo che amano tanto, (il cardinale) Piffl.
Vienna, lunedì, 5 aprile 1920.
Dal mercoledì delle Ceneri fino ad oggi sono stato a St. Gabriel presso Mödling. E’ stata la mia Pasqua più bella: vivevo il riflesso artistico dei grandi avvenimenti – la passione di Cristo e la Sua risurrezione – immedesimandomi nell’arte liturgica. All’inizio abbiamo digiunato, osservato il silenzio e meditato. Quando il chiasso del mondo si è dileguato e l’anima è rimasta tranquilla, sola con se stessa, dalla profondità, come la schiuma, emergeva il fango del peccato che si era accumulato quasi inconsciamente. Quindi il meraviglioso canto delle lementazioni e la bellissima Messa del Giovedì Santo con la sua gioia e la santa Comunione durante la Messa solenne, proprio come quando Gesù istituì la santissima Eucaristia, poi la tristezza in mezzo a questa Messa con i movimenti ritmici di tutti i religiosi e il meraviglioso accompagnamento dell’orchestra, ecc. L’adorazione della Croce, la passione della via crucis (il Venerdì Santo) hanno scosso la mia anima. Il sabato poi quella grande gioia per il Salvatore risorto, che ha trovato così meravigliosa espressione nella liturgia.
Come la teologia è il sapere centrale, così la liturgia è l’arte centrale. Essa è del tutto oggettiva e corrisponde all’ideale di Wagner, il quale ha voluto unire tutte le arti in una sola. La liturgia è l’espressione dell’anima della Chiesa, sulla sua base sarebbe facile elaborare la teoria dell’arte. In essa, come in uno specchio, si riflette la vita di Cristo, non però quale ci appare nella storia, bensì così come la vede uno spettatore oggettivo che non è legato né al tempo né allo spazio, ma contempla la vita dall’alto e vede l’intima unione soprannaturale di tutti gli avvenimenti: diciamo, come la vede un angelo. In tal modo l’arte diventa il vero specchio della vita che coglie anche quei fili che all’uomo comune sfuggono. La liturgia ha raggiunto l’apice: essa è la più alta creazione artistica che esista al mondo, inoltre essa è l’arte centrale perché in forma artistica rappresenta la vita di Cristo che è il centro della storia. Tutte le altre arti devono usare lo stesso metodo che lo Spirito Santo usa nella liturgia: l’artista deve presentare la guerra, l’amore, la lussuria, l’assassinio ed altri temi in una unione (visione) soprannaturale, e quanto più ci riesce, tanto più valore avrà l’opera d’arte. Naturalmente, per questo ci vuole che l’artista sia santo. Prendiamo un esempio. Cristo dice: Chi guarda la donna del prossimo con concupiscenza, commette peccato nella propria anima. Per Cristo questo è sufficiente ed Egli non può spiegare quest’idea in lungo e in largo, poiché Egli deve gettare il seme di tutte le idee che dominano o domineranno nell’umanità. Questa idea è stata bene elaborata da Tolstoj nella “Sonata di Kreutzer”: egli contempla oggettivamente la società umana e questa si rispecchia nella sua anima in modo particolare. L’immagine in questo specchio mostra tutte le trame della lussuria e del peccato in cui si è impigliata la società moderna… Tolstoj si serve, dunque, del metodo liturgico. Quell’espressione del Vangelo è solo un anello al quale ha riannodato questo romanzo. Questo metodo si può applicare a tutte le creazioni artistiche, che hanno un valore artistico in quanto sono teocentriche.
Non dimenticherò mai il convento St. Gabriel, che dimostra come la Chiesa cattolica fa nascere ovunque fiori meravigliosi. Nel convento ci sono circa 300 teologi tedeschi dal Reich, che vanno in Togo, Nuova Guinea e in altri paesi per diffondere il Vangelo di Cristo. Nella maggior parte sono uomini belli, forti, silenziosi e umili. Si alzano alle 3,15 del mattino e hanno concentrato tutto il loro amore nel servizio di Dio. St. Gabriel è un piccolo Beuron. […]
Vienna, 18 aprile 1920.
Ieri sera c’è stata una interessante riunione del “Jug”. Erano presenti oltre ad Avelin (Ćepulić), Žaren e Besednjak, anche il dr. Isidor Cankar, il dr. Šarabon e ancora un “senior” nonché Ivančić. Volevamo mandare alla “Ljudska stranka” (Partito Popolare Sloveno) una lettera, per consigliar loro quale azione intraprendere contro i comunisti che si preparano a fare la rivoluzione in Jugoslavia dopo la mietitura. Hanno già iniziato l’agitazione tra i soldati. Besednjak ha proposto che anche noi cominciamo a fare propaganda tra i soldati, e Ćepulić ha suggerito che tutti i partiti non comunisti facciano un blocco contro i comunisti. Alcuni erano per la coalizione, altri contro. C’è una grande confusione di concetti.
Secondo la mia opinione, i partiti liberali sono un nemico forte tanto come i comunisti, forse ancor più forte. Il liberalismo ci distrugge la morale, pian piano avvelena il popolo, mentre i comunisti senza riguardo distruggono la cultura materiale, pensando che così distruggeranno anche la nostra fede. Essi hanno un programma chiaro, per cui possiamo facilmente prendere posizione, sebbene – se si arriverà alla rivoluzione – ci distruggeranno le tipografie, il sistema delle nostre cooperative e fucileranno i nostri capi. Ma così ci renderanno solo più forti. Pertanto penso che la nostra tattica dev’esser la seguente: il Partito popolare (sloveno e croato) non deve entrare in coalizione né con i liberali né con i comunisti. Noi non dobbiamo organizzare la resistenza contro la rivoluzione comunista, perché in tal modo difenderemmo l’ordine economico capitalista, che è non cristiano tanto quanto quello comunista. Ora la cosa più importante è far risaltare nel popolo l’idea del cattolicesimo quale segno distintivo che ci distingue sia dalla borghesia sia dal comunismo. Mille persecuzioni non sono in grado di annientarci, se abbiamo dei cattolici convinti che formeranno le proprie organizzazioni, non appena l’irruzione del comunismo si sgonfierà. Noi dobbiamo elaborare con precisione il nostro programma economico solidaristico e far vedere alle masse, che soffrono a causa dell’ordinamento capitalistico, che deimiserabili non si interessano solo i comunisti, ma in primo luogo i cristiani. Dobbiamo, dunque, lottare contro i comunisti e contro la borghesia, rilevando ciò che ci separa, e non menzionando quello che ci unisce (come, ad esempio, ci unisce ai comunisti la lotta contro il capitalismo, perché mi sembra che la Provvidenza abbia assegnato ai comunisti la missione di distruggere il capitalismo e con ciò instaurare l’equilibrio, sconvolto dal liberalismo, per realizzare il solidarismo).
Leggo Goethe di Baumgartner. Goethe come uomo è presentato molto bene. Dal punto di vista estetico – ho letto il periodo di Leipzig – l’opera è proprio scadente…
Soffro un po’ la fame.
Vienna, 24 aprile 1920.
Ieri sono stato all’accademia di “Logos”. E’ stata interessante la conferenza di P. Streicher sulla separazione della Chiesa dallo Stato; egli ha bene dimostrato che per principio non si deve nemmeno parlare di qualche separazione, perché la Chiesa sin dall’inizio si intrometteva nella vita pubblica statale e voleva rigenerarla. Ha citato il Sillabo di Pio IX del 1864, poi l’opinione di Lacordaire e di Montalambert, i quali chiedevano la separzione per liberare la Chiesa dal giogo dello Stato. Il dr. Razowsky ha tenuto la conferenza sullo scisma ceco.
Stasera si è tenuta l’assemblea generale del “Jug”, e il dr. Isidor Cankar ha fatto la conferenza sulla “Religione come base della cultura”. Soprattutto faceva riferimento al cristianesimo primitivo che cercava soltanto di rigenerare le anime, tutto il resto è seguito spontaneamente. Così chiede anche a noi di rigenerare le nostre anime, per essere il seme della nuova cultura.
Abbiamo proclamato Avelin (Ćepulić) come “senior” e gli abbiamo regalato il numero I di “Naše kolo”.
Vienna, 25 aprile 1920.
L’epoca attuale ha trovato un’espressione artistica permanente nel grande crocifisso della chiesa dei Carmelitani a Döbling (terminato quest’anno). Nella rappresentazione della sofferenza di Cristo è concentrato il dolore di milioni (di uomini). Ogni dito del piede, il ventre affossato, le mani impotenti, i muscoli, tutto sembra ispirato dai cadaveri dei caduti in guerra. Sotto quella croce stavano le donne in preghiera. Pare, dunque, che l’artista sia riuscito a rappresentare quest’epoca tetra. Quest’opera ha lasciato anche su di me una forte impressione, non so però se essa avrà un valore duraturo. Dovrei immergermi in essa per vedere se dal crocifisso risplende la gloria della passione superata. Temo che la risposta non sarebbe del tutto positiva; anche in questo l’opera sarebbe espressione di quest’epoca.
Vienna, 27 aprile 1920.
Oggi P. Schmidt ha parlato della Samaritana. Ha sviluppato psicologicamente come Cristo lascia la Giudea, dove è stato imprigionato Giovanni Battista e dove vorrebbero arrestare anche lui. Egli si sottrae, passa per il paese dove vive la gente disprezzata dagli Ebrei, per estinguere lì la sua sete di anime. I Samaritani accoglievano il decalogo, ma credevano in altro. Gesù si è seduto accanto al pozzo, viene la Samaritana con la brocca in mano (è mezzogiorno). Gesù le chiede acqua. Egli ha fatto un piano preciso per conquistare quest’anima. Non ha sete dell’acqua, ma di un’altra cosa. La Samaritana si meraviglia che egli, Ebreo, chieda acqua a lei… Quando le accenna di avere dell’acqua che non fa venire la sete, ella lo prende alla lettera e gli chiede quest’acqua, chiamandolo Signore; e quando alla fine le dice che ha avuto cinque mariti e che quello con cui vive non è suo marito, tutta confusa lo chiama profeta; e quando lei vuol sapere la differenza tra il culto degli Ebrei e quello dei Samaritani – in questo infatti si distinguevano – Cristo si eleva al di sopra della ristrettezza nazionale ebraica, affermando che Dio può essere venerato dovunque, ma ciò dev’essere fatto in spirito e verità. Con ciò pensa alla liturgia, perché proprio su questa la Samaritana aveva posto la domanda. E quando Gesù le dice di essere il Messia, questa donna, intellettualmente e moralmene debole, è schiacciata: siamo curiosi di sapere che cosa risponderà, ma a questo punto l’Evangelista meravigliosamente interrompe; vengono gli apostoli portando il cibo, mentre la Samaritana, scossa spiritualmente, dimentica la brocca e corre in città per riferire tutto. Gesù si fermò due giorni in quella città e molti credettero in lui. Si vede che san Giovanni evangelista voleva bene ai Samaritani, tanto da descrivere questo episodio nei dettagli. Lì si è formata anche la prima comunità cristiana.
Gesù si reca in Galilea; ad un tratto lungo il viaggio si presenta un padre che gli chiede di guarire suo figlio. Lo chiede senza alcuna fede. Gesù quasi bruscamente gli dice che i suoi conterranei vogliono solo vedere i miracoli (pensando ai Samaritani stranieri che hanno creduto subito), e gli ordina: Va, tuo figlio vive. Quando il padre si rese conto che tutto era avvenuto secondo quel comando, credette lui e tutta la sua famiglia. Così anche in questo caso Gesù conquistò tutta la famiglia. Si nota che a Cristo sta a cuore di conquistare le singole anime, mentre allontana la psicosi delle masse.
Oggi i nazionalisti tedeschi ed altri ariani hanno chiuso l’università. Sono furiosi contro gli Ebrei che hanno invaso la Germania e l’Austria.
Vienna, 28 aprile 1920.
Ho assistito all’assemblea dei comunisti jugoslavi nel Caffé Schlosselhof. I comunisti volevano protestare a nome di tutti gli studenti contro il terrore del governo che aveva mandato l’esercito contro gli operai di Ljubljana; in quell’occasione alcuni operai sono stati uccisi. Hanno esposto il loro programma, dimostrando la loro poca istruzione, in quanto non conoscono nemmeno il comunismo stesso. Besednjak e Kamušić li hanno confutati bene, affermando che i capi dei comunisti erano colpevoli per aver mandato le masse contro i battaglioni dell’esercito, mettendo a repentaglio la loro vita.
Vienna, 10 maggio 1920.
Ho guardato Torquato Tasso. L’opera non mi ha impressionato affatto, perché non ho avuto mai i sentimenti del Tasso. Quindi il problema che Goethe risolve qui non è universalmente umano, e come un’opera artistica completa può fare effetto solo su colui che ha vissuto simili sentimenti. No! Penso che nemmeno questi possa trovare pieno godimento nell’opera, perché la soluzione non è buona. Lo stesso carattere del Tasso è condotto fino all’assurdo: egli è l’incarnazione di un nervo e la sua reazione ad ogni minimo pensiero è cento volte più forte dello stimolo. […]
Vienna, 12 maggio 1920.
Spiritualmente sono produttivo al massimo quando domino le opposizioni o quando soffro. Finora ho sofferto superando gli ostacoli (la guerra, la fame), perché la Provvidenza mi ha messo in quella situazione. Allora soffrivo volentieri. Però non sono ancora arrivato a tale altezza da scegliere volontariamente la via più perfetta: la via della sofferenza. Se analizzo bene la mia vita, (vedo che) nel dominare me stesso non spreco molto più energia di un comune liberale. Sono salito ad una certa altezza e su di essa mi tiene la forza della perseveranza. C’è però in me la fiamma per le altezze infinite: l’ardore per l’abbraccio non turbato del Figlio e del Padre e dello Spirito, e a questo si arriva soltanto con un disciplinato, tattico superamento di sé.
Non sarebbe forse possibile non pensare mai al cibo, non mangiare fino a sazietà al pranzo, dormire soltanto sei ore, ricevere tutti i giorni la santa Comunione, quotidianamente fare ginnastica e, nonostante il consumo di energie che si perdono in questo, studiare sistematicamente dieci ore al giorno e diventare un uomo eccellente nella scienza? Santa Caterina da Siena, prega perché io abbia una volontà ferrea!
Vienna, 14 maggio 1920. (Ascensio Domini).
Sono stato a St. Gabriel. Diciasette sacerdoti novelli hanno celebrato nella chiesa strapiena la loro Prima Messa. Il predicatore ha fatto loro un’omelia forte: sui sacrifici che li attendono al di là dell’Oceano e sul modello dei missionari, Gesù Cristo, il quale deve vivere in essi, se vogliono compiere l’atto eroico di lasciare la patria e i genitori e recarsi nelle terre straniere per predicare il Vangelo e lì morire. Tutti i sacerdoti novelli sono forti; la maggior parte di essi erano ufficiali durante la guerra; ossuti di aspetto, fanno un’impressione eroica.
Se noi laggiù avessimo dei missionari, si diffonderebbe molto la concezione eroica del cristianesimo. Allora fenomeni come quelli dei canonici epicurei di Zagreb e le secessioni dei “gialli”,16 paragonati con gli eroi del cristianesimo, sarebbero visti nella giusta luce dal popolo. Beato il popolo che genera i missionari.
In “Narodna politika” è uscito il mio articolo sulla Rinascita religiosa dei cattolici austriaci, e in uno degli ultimi numeri di “Luč” la corrispondenza sugli Studenti cattolici in Austria.
Vienna, 16 maggio 1920.
La Congregazione del “Jug” funziona già abbastanza bene. Nel pomeriggio sono stato da Braunias e ho visto il bollettino cattolico olandese della scuola media e la relazione delle organizzazioni cattoliche della gioventù italiana (i loro giovani sono tra i 16 e 40 anni), terribilmente militarista e nazionalista. Ho visto il foglio “Unitas”, che è l’organo centrale di 33 associazioni universitarie cattoliche. Hanno una attività molto vivace, vogliono che W.V. (Wissenschaftsverband) riunisca anche gli altri gruppi non centralizzati. Inoltre “Quickborn”, l’unione delle organizzazioni studentesche astemie-sportive dei cattolici tedeschi, ha pubblicato un piccolo almanacco illustrato e ha comprato un castello sul Meno. Quindi gli studenti (medi) cattolici in Germania lavorano molto bene.
Con Braunias sono andato a trovare il dr. Katann, capo-redattore del “Graal”, il quale mi ha chiesto informazioni sulla letteratura cattolica jugoslava. Ovviamente ho potuto dargli le informazioni sulla Croazia. Si metterà in contatto con Maraković e lo pregherà di scrivere un articolo. […] I Tedeschi lavorano molto. Sono sulla soglia dell’epoca romantica. L’idea cattolica che ha affascinato gli intellettuali, deve ancora penetrare nelle masse, per poter creare nel popolo un unico organismo cattolico che di per sé farà nascere tutti i rami della grande cultura.
Osservando lo sviluppo del movimento cattolico universale in tutti i paesi, si nota quale grande ruolo ha avuto la Chiesa: i popoli che erano quasi senza organizzazioni cristiane, non conoscendosi tra loro, hanno creato indipendentemente delle strutture del tutto analoghe; quel bollettino olandese per le scuole medie potrebbero leggerlo con gioia i lettori di “Zora” e viceversa. Il cattolicesimo ha arato le anime, e da questo terreno è germogliata la coscienza comune. Bastava eleggere il presidente, il vicepresidente, il segretario e il tesoriere, e l’associazione è fatta. La coscienza della solidarietà c’è già nei fedeli. La base del progresso culturale, economico e di ogni altro progresso è: “Cercate prima il regno di Dio e il resto vi sarà dato in sovrappiù”. Il resto cresce da sé, come lo dimostrano i primi secoli del cristianesimo, quando si curava soltanto l’educazione spirituale, religiosa, e indirettamente sono sorte le cattedrali, gli Stati cristiani, la filosofia ecc.
Sto notando che grandi meriti per la cultura dell’Europa hanno i Gesuiti.La Riforma ha significato l’inizio dell’anarchia, la cui fase attuale è il liberalismo e il bolscevismo. D’altra parte, osservando gli operatori nel campo della cultura, in Olanda i Gesuiti pubblicano “Bouchershorn”(?), in Germania sono essi a guidare intellettualmente il movimento culturale cattolico (“Stimmen der Zeit”). (Katann appartiene al gruppo di Kalcksburg). Maraković è alunno dei Gesuiti. I Gesuiti svolgono l’attività tra gli studenti medi di qui. Io stesso indirettamente – attraverso Ljuba (Maraković) e Nina (Nikola Bilogrivić) – devo molto ai Gesuiti.
Vienna, 27 maggio 1920.
Ringrazio lo Spirito Santo per aver esaudito la mia preghiera: la mia conferenza improvvisata sulle “Organizzazioni cattoliche francesi” è riuscita bene. Avevo letto soltanto Terhunte e ho aggiunto alcune mie idee sulla Internazionale cattolica (KIPA, Oesterreichische Korrespondenz ecc.).
Vienna, 8 giugno 1920.
Nell’associazione “Jug” si discute animatamente se in linea di principio accettare i Serbi nell’associazione, al fine di promuovere tra di loro un movimento analogo al nostro. Gli Sloveni sono favorevoli, i Croati sono contrari. Anzi, gli Sloveni vogliono che l’associazione non si chiami “cattolica”, ma “cristiana”.
P. Kronseder ci ha fatto in “Jug” una conferenza straordinaria su “Religion und Persönlichkeit” (Religione e personalità)… La conferenza era zeppa di dati scientifici interessanti. Nessuna parola era superflua, e ognuna vera. Mi ha impressionato soprattutto quando ha parlato della situazione nelle Chiese orientali, dei monaci, di Athos… Eravamo soggiogati da un genio di tale grandezza mentre lo ascoltavamo. Quando paragoniamo la profondità della vita e la solidità del sapere di molti cattolici a Vienna (con le nostre condizioni), ci sentiamo piccoli con il nostro scribacchiare nei vari giornaletti. Se osserviamo le nostre lotte interiori e la nostra vita religiosa e la paragoniamo con la vita nella patria, ci sembra di essere dei grandi; ma quando la paragoniamo con la vita interiore di un P. Schmidt, di un Kronseder, allora avvertiamo la nostra superficialità, la corruzione, il marciume. Dio, aiutami a liberarmi dalla superficialità e dalla menzogna!
Vienna, 21 giugno 1920.
Perché nella Germania del XVI o XVII secolo non è nato uno Shakespeare? Probabilmente perché in seguito alla Riforma la morale delle masse era decaduta e un tale ambiente non poteva far emergere un genio. […]
* * *
Zagreb, 3 agosto 1920.
E’ terminato il convegno delle Aquile a Maribor. Siamo tornati con un treno speciale per gli studenti, studenti e studentesse. A Maribor dormivamo sulla paglia in una scuola. Ho dormito nella stanza della “Liga” insieme con Galkovski, Prikryl, Protulipac, Radić, Mayr-Harting (rappresentante del Segretariato degli studenti cattolici dell’Austria) e Ljubo Maraković. Tra di noi regna perfetta armonia. Nei corridoi e nelle altre camere dormivano gli altri universitari e studenti della scuola media. Il raduno degli studenti della scuola media nella grande sala strapiena è stato certamente il momento più solenne. Hanno parlato Mika Galkovski e Protulipac. Specialmente il discorso di quest’ultimo ha colpito, quando l’oratore ha cominciato a elencare le persecuzioni del governo nella soppressione delle Congregazioni (mariane) ecc. Il raduno degli universitari era noioso: Žaren ha esposto con notevole competenza le nostre necessità nel campo economico, come anche la necessità che venga studiato il socialismo e il bolscevismo, ma non ha parlato affatto di una base solida cristiana necessaria per questo. Il raduno delle associazioni universitarie per le vacanze è stato alquanto più vivace, quando si è alzato Žužek, un tipo socialista tra le nostre file, esigendo che dobbiamo occuparci praticamente dei problemi sociali, penetrando nei vari ceti sociali per studiare le loro necessità. Afferma che solo un ordine economico socialista o cristiano-socialista può oggi abbattere il capitalismo. Dice che il socialismo cristiano è un concetto subordinato al solidarismo. Secondo i tempi, il feudalismo, il capitalismo ed altri sistemi economici erano buoni, ma la società attuale può essere guarita soltanto da questo (socialismo cristiano). E’ contrario all’appellativo “cristiani sociali”, perché – dice – anche i ricchi nelle nostre file sono sociali, ma non sono socialisti, non essendo tali da cedere le proprie stanze agli operai che sono senza tetto ecc. Contro Žužek si è alzato il dr. Lovrenčič, opponendosi a che venga introdotta nelle nostre file la discordia e venga usato il termine di socialismo, perché ciò significa cedere al liberalismo ateo. Egli ha messo l’accento sul momento religioso, che è in pericolo. E’ stato salutato da fragorosi applausi. Ho visto che il dr. Lovrenčič è un tipo autentico della vecchia generazione cattolica slovena che aveva posto le solide fondamenta su cui ha iniziato ad ergersi la Slovenia cattolica.
Il raduno dei rappresentanti della “Liga”, sebbene molto faticoso, è stato assai interessante ed ha fatto vedere quali correnti serpeggiano tra i nostri studenti. Il più interessante è stato l’affare “Krek”; benché a causa di questo temessimo la scissione nel movimento, Dio ha esaudito le nostre preghiere ed è stata raggiunta la tregua. Quelli di “Krek” hanno promesso di sottomettersi all’Episcopato. Maraković ammoniva in modo particolarmente commovente, affinché ci mettessimo d’accordo e che “Krek” si sottomettesse allo spirito della Chiesa. Il dibattito si è protratto a lungo, perché molti del “Krek” non avevano vissuto a fondo questa idea, quindi gridavano in un modo veramente rivoluzionario, non volendo sottomettersi all’Episcopato.
La solenne sfilata era grande, alcune migliaia di Aquile (ragazzi e ragazze) slovene e un po’ ceche passavano accanto a noi, quindi gli altri in costumi nazionali da tutte le nostre regioni ecc. Sono stati bene eseguiti gli esercizi ginnici all’aperto. Verstovšek nel suo discorso ha ben caratterizzato lo stato del pensiero cattolico tra gli intellettuali dell’attuale Slovenia. Ha salutato il reggente Alessandro, lo ha acclamato ecc. Della missione cattolica delle Aquile non ha detto niente. Proprio la missione religiosa (delle Aquile) in opposizione al liberale “Sokol” (Falco) non è stata messa in risalto da nessuna parte, così che il raduno non può produrre quei risultati che si aspettavano. Tra gli Sloveni di oggi il lavoro e l’organizzazione è tutto, mentre il momento religioso sta scomparendo. Perciò vediamo che da loro tutto è freddo, senza entusiasmo. Tra i Croati l’idea religiosa è molto più forte, e le organizzazioni verranno da sole fra alcuni anni.
Particolarmente bella è stata la danza, il “kolo”, sul campo di Tezno, nei costumi nazionali croati, guidato da Ljubo Maraković. Sembrava che l’uomo avesse piantato dei fiori bianchi e variopinti in mezzo all’erba verde, e che questi danzassero al suono di “Seljančica”.
Maraković era presente ovunque e osservandolo più attentamente mi sono ancora una volta convinto che è profondamente compenetrato da una fede viva.
Alla mia relazione sull'”Unione internazionale cattolica studentesca” erano presenti circa 100 uditori. Marakovic presiedeva ed ha salutato cordialmente i delegati tedeschi e boemi (dr. Faber, Mayr-Harting, Hohl e Winter). Ho parlato con l’ardore che mi ha dato la santissima Eucaristia.
Quanto all’Internazionale, abbiamo fatto alcune conclusioni pratiche (lo scambio di studenti, di edizioni ecc.).
Zagreb, 6 settembre 1920.
Ieri l’Associazione dei giovani ha organizzato a Ivanić Grad l’assemblea nazionale. Ci siamo andati Ljuba, Kolarek, la signora Bedeković, Jesih, il rev.do Rihtarić ed altri. Dopo la santa Messa e un lauto pranzo, il dr. V. Deželić ha tenuto una relazione sulla cultura cristiana. Tutte le ragazze indossavano costumi nazionali (motivi di foglie rosse). Al mattino il Terz’Ordine (per lo più “Domagojci”) ha cantato meravigliosamente la messa in lingua paleoslava, nel pomeriggio le Litanie lauretane in croato e l’Ave Maria. Dopo la Benedizione eucaristica c’è stata la festa popolare. Lo studente di medicina I. ha fatto una relazione, H. ha recitato una poesia, e uno scolaro ha recitato “Fratarska oporuka” di Šenoa. Il coro cittadino ha cantato bene. Dopo il “kolo” (danza popolare) è seguito il ballo in un salone.
Impressione: Sono strane le vie di Dio. La Grazia agisce dappertutto e gli uomini nemmeno si rendono conto di essere dei burattini delle grandi idee, che muovono tutto. I cittadini sono tremendamente borghesi; ci tengono alla religione, ma tale religione si riduce a questo: abbiamo bisogno della religione per vivere bene e contenti su questa terra. Sono caratteristiche le parole del mio ospite che si lamenta di non poter respirare, dopo aver mangiato bene. Sciocco! A pranzo consuma fino a tre specie di carne, senza alcun contorno di verdura. Questo cristianesimo borghese è un terribile pericolo per noi ed esso è in buona parte responsabile, se il cristianesimo viene screditato dappertutto.
L’idea (la mentalità) del digiuno non è ancora penetrata nei ceti del popolo, e nemmeno nel clero. Dovunque vada, il parroco parla del cristianesimo nel modo più ideale, brinda alla religione e alla patria per mezz’ora con il bicchiere di vino e riempie lo stomaco di oche, di papere e di altri cibi pesanti. Perciò si possono scorgere in lui delle lotte spirituali: si scusa di non poter (stare o andare?) con noi (è notte) perché è sfinito dalla stanchezza. E la stanchezza la attribuisce, ad esempio, al fatto che non ha potuto addormentarsi fino alle tre di notte. Qui non esprimo un’accusa, questo però caratterizza il tenore della vita interiore di una guida spirituale in una città di provincia. E’ ovvio che la morale dei cittadini che si orienta secondo questo parroco, dev’essere più bassa. La quantità di cibo che ad es. il mio ospite consuma, per lui non è affatto un problema di vita interiore: egli lavora abbastanza, quindi deve mangiare molto e bene. Per lui il mangiare è un atto moralmente indifferente.
Perché il cristianesimo possa riprendersi, anzitutto dev’essere santo il clero – deve sempre avere sotto gli occhi Cristo al Monte degli Ulivi, come supera l’attacco di tutte le croci, Cristo che vince Satana il quale chiede che cambi le pietre in pane. L’educazione della volontà è il tema attuale per il clero croato.
Questo cristianesimo superficiale degli studenti di teologia di Zagreb è evidente anche nell’inno dei fumatori, che esalta il tabacco come passatempo. Il seminario teologico in cui regna uno spirito così superficiale, necessariamente produrrà dei sacerdoti per i quali l’ideale del cristianesimo è quella morale borghese: essere cristiano per vivere bene materialmente sulla terra. Per questa ragione abbiamo tante lotte con il clero che non può capire l’entusiasmo del nostro movimento che vive la fede di Cristo, diffondendola dentro la chiesa e fuori: non agendo tanto con le prediche, ma per il fatto che i suoi uomini lasciano tracce indelebili nel proprio ambiente.
Bisogna propagare l’idea del digiuno, dell’astinenza, delle virtù passive. Ho constatato con apprensione che anche i nostri migliori uomini, che devo ringraziare per aver trovato la via verso Dio, non hanno conosciuto quest’idea. Essi dovrebbero vivere per alcuni anni tra gli uomini affamati e miseri, e allora arriverebbero a questa conoscenza.
Penso che le masse socialiste estenuate dalla fame e dalla miseria mi siano più care dei sazi borghesi cattolici.
Zagreb, 30 settembre 1920.
Nel foglio “Le Semeur” (Septembre 1920: XVII9, Montréal, Canada, 90 rue St Jacques) è uscito l’invito al raduno di Maribor.
Zagreb, 7 ottobre 1920.
La serata è stata interessante. La Congregazione dei cittadini ha dato appuntamento a tutte le Congregazioni, per superare il divario tra il Partito popolare e i Cristiani sociali, e in genere perché vengano superate queste due correnti che esistono nella vita cattolica di Zagreb. Presiedeva il vescovo Lang. Il sig. Zatluka,17 prima di esser accusato da qualcuno, ha cominciato a difendersi, rilevando che i cristiani sociali hanno già pubblicato i loro manifesti e che alle elezioni escono come un partito autonomo. Sottolinea che essi sono cattolici convinti, ma che in politica continueranno nella stessa direzione, anche se le più alte istanze cercheranno di persuaderli ad entrare nel Partito popolare. Ha rilevato che essi stanno sulla posizione croata. Jesih18 ha replicato sottolineando che la sua corrente si lascia guidare dai motivi soprannaturali e che da loro non esiste il divario tra la vita nella chiesa e quella fuori della chiesa. (La sua corrente) vuole far entrare il cristianesimo anche nella politica, e non vuole separarlo da essa come Zatluka, il quale ha sostenuto che i cattolici possono lavorare anche per i programmi sociali e politici opposti. Mika Galkovski19 ha rilevato che oggi non si tratta soltanto di programmi sociali e politici, ma dell’esistenza del cristianesimo nella nostra patria. Contro il materialismo deve combattere un unico partito cattolico, secondo le direttive delle varie encicliche papali. Chi segue la “Rerum novarum”, non può dividersi secondo il programma sociale. Zatluka sottolineava sempre che egli non poteva cedere. Il convegno si è sciolto senza arrivare all’unificazione.
Successivamente nel circolo cattolico il dr. Korošec ha fatto una relazione ai “Domagojci” sulla nostra situazione interna ed estera. Dice che abbiamo perduto anche la Dalmazia, perché la delegazione (jugoslava) a Parigi ha sbagliato, parlando dietro le quinte di non aver pretese sull’Istria e su Gorizia. D’ora in poi, per alcuni anni il nostro governo coltiverà l’amicizia con l’Italia, per non aver disturbi da parte sua nell’Adriatico, e quando saremo sufficientemente forti, cambieremo la tattica. Nel frattempo bisogna promuovere in Italia l’irredentismo (slavo nelle terre slovene e croate rimaste sotto l’Italia), e per questo lavoro sono adatti soprattutto gli studenti. Con i Bulgari si giungerà all’unione, se rimane il nostro Stato (egli ritiene che rimarrà, non essendovi alcuna idea che ne minacci l’esistenza) e quando i partiti si saranno abbastanza consolidati. Già adesso esiste l’amicizia (con i Bulgari). La Piccola Intesa ha carattere difensivo contro l’Ungheria. Essa è solo sulla carta, perché i Cechi non possono dare un vero aiuto, essendo il loro esercito disorganizzato. Egli sostiene che il nostro esercito è il migliore in Europa, solo che non ha munizioni neanche per tre mesi, e nemmeno un’armata può essere provvista di armi uniformi. Recentemente il nostro esercito è penetrato in Italia per una spedizione punitiva ed entro un raggio di 15 chilometri ha raso al suolo tutto. Noi ora apparteniamo alla sfera d’interesse della Francia, la Germania e l’Austria sono nella sfera dell’Inghilterra, L’Ungheria e la Romania nella sfera dell’Italia. La nostra meta è anche Costantinopoli. In Europa non ci sarà pace finché la Russia non si consolida. – La politica interna è confusa. Il nostro accordo con i radicali è un concubinato, perchè anch’essi sono liberali. Egli ritiene che tra gli avversari il politico più solido sia il dr. Spalajković. In occasione della persecuzione delle Congregazioni (Mariane) dobbiamo cominciare la lotta aperta, perché Grđić20 è appoggiato da Pribičević. Così pure dobbiamo lottare contro gli Ebrei (numerus clausus all’università ecc.).
Ho avuto l’impressione che noi cattolici non abbiamo una politica di grande respiro, di cui l’alfa e l’omega sarebbe la diffusione della Chiesa di Cristo. Anche Korošec pensa come tutti i politici: anche per lui gli Italiani, i Romeni ecc. sono amici o nemici per motivi politici, invece di lavorare perché nella vita statale penetrino i principi di Cristo: l’amore tra gli stati, l’autodisciplina di ogni stato, la propagazione della pace, e non già fin d’ora pensare alla guerra con l’Italia, con l’Ungheria ecc.
Nelle file dei cattolici ci sono due correnti. Per una la Chiesa è l’alfa e l’omega, l’altra invece vuole che tutta la vita pubblica sia permeata dai principi cristiani, essendo questi la miglior garanzia della sua fioritura. Quest’altra corrente mette Cristo in secondo ordine nella vita pubblica. I Croati sono più vicini alla prima, gli Sloveni alla seconda corrente. In Croazia lo sviluppo è piuttosto di carattere personale. Zatluka non ha un’educazione cattolica moderna, inoltre per lui la fede è indipendente dalla politica.
P.S. Korošec ha detto che in Carinzia nella zona A, secondo le statistiche, ci sono 500 votanti tedeschi di più, però noi abbiamo speso 35 milioni di corone per la propaganda, abbiamo corrotto la popolazione così che otterremo anche la zona A. Gli Sloveni ora insistono sul plebiscito, perché i vestiti e il denaro con cui corrompevano sono esauriti, e ogni indugio significa la perdita di voti.
Zagreb, 13 ottobre 1920.
Nel plebiscito in Carinzia hanno vinto i Tedeschi.
Sono tornato proprio ora dall’esposizione di Meštrović. Mi hanno inondato a fiotti le idee. Il Cristo crocifisso, Cristo e Maddalena, Cristo e la Samaritana, la Pietà, il Cristo che scaccia i Giudei dal tempio, la Madonna col Bambino, Cristo e il tentatore, le madonne giapponesi ecc…, le cariatidi. Tutto è solo lirica: il soggettivismo ad absurdum. L’espressionismo della forma. Le forme non anatomiche rivelano una forte intensa vita interiore. L’autodidatta Meštrović si è avventurato nel mondo e la sofferenza dell’umanità diventa per lui un problema. Egli, che finora era un liberale e che solo di passaggio ha elaborato qualche motivo religioso, ad un tratto scopre un mondo particolare che da sempre si occupa dei problemi umani fondamentali. Ora (Meštrović) si interessa della religione cristiana e nelle forme esterne del cristianesimo immette la sua anima che distrugge tali forme. Senza dubbio, Meštrović è un’uomo molto dotato da Dio, però il soggettivismo moderno ha trovato in lui un tipico rappresentante. Meštrović è stato in America. Forse è stato influenzato dal movimento religioso dei Quaccheri. Forse gli piaceva il loro anelito all’Infinito e l’interpretazione soggettiva del Vangelo. Fino ad allora egli non ha mai conosciuto il cristianesimo nei particolari; non ha studiato ad es. la descrizione dell’ambiente da cui Cristo proviene, tutte le fasi della sua vita, ciò che ha sofferto, perché ha lavorato: non ha avuto abbastanza davanti a sé il Cristo vivo, come ad es. lo ha il cattolico che vive la vita liturgica. Quando ad un tratto il sofferente incolore liberale Meštrović ebbe tra le mani il Vangelo e in esso la Passione di Cristo, quali fiotti di idee sgorgarono improvvisamente! Meštrović vede Cristo sub specie del suo “io”: contempla questa figura storica come un vero rappresentante del XX secolo, che si è staccato da Cristo. Questo non è il Cristo storico, tuttavia dal mare di questi tratti effimeri del XX secolo emerge qua e là qualche tratto del vero Cristo storico. Quindi Meštrović è un puro lirico che nelle sue figure di Cristo ha immesso qualche ritaglio della propria anima: anima che sotto le macerie dei valori ideali del ventesimo secolo trova lentamente la strada verso Gesù Cristo. Bisogna ammirare Meštrović per aver saputo con tanta virtuosità esprimere la sua vita interiore. Gli artisti sono dei tipi dell’umanità i quali, esprimendo il proprio mondo spirituale e la propria via a Cristo Gesù, mostrano la direzione in cui si è mosso l’ambiente da cui Meštrović proviene. Questo è l’Europa occidentale civilizzata che è sulla via della conversione, e non affatto l’ambiente jugoslavo. Meštrović è estraneo a noi, e voglia Iddio che il nostro popolo non pervenga mai allo stadio di quei popoli, alla cui disposizione psicologica risponde il crocifisso di Meštrović.
Una donna in preghiera è stilizzata in modo meraviglioso. Nelle madonne c’è solo il soggettivismo: tutta questa vita di Cristo, Maria col Bambino ecc. sono delle concezioni artistiche di un osservatore ateo, alla cui anima bussa la Grazia. Troverà la via verso di Essa?
Ogni opera d’arte, se è riuscita tecnicamente, è un documento del rapporto dell’artista con Dio. Di conseguenza, possono essere opere d’arte anche le opere che sono contro Dio, purché esprimano questo rapporto. Ciò si può costatare soprattutto nell’arte lirica. Un artista, ad esempio, guarda la vita di Cristo da un punto di vista del tutto sbagliato – come anche Meštrović in molte cose – e riesce a incarnare questa sua visione in un’opera, con ciò egli documenta lo stadio in cui si trova la sua vita interiore e, se è un virtuoso sul piano tecnico, creerà un capolavoro, ma questo non sarà una vera opera d’arte, poiché da una tale opera si esige oltre la virtuosità dell’espressione anche la giusta comprensione delle idee che muovono il mondo. Pertanto ci sono due specie di opere d’arte: 1) le opere che esprimono meravigliosamente la vita interiore, senza tener conto della verità della concezione della vita, e 2) le opere che, oltre alla virtuosità della forma, hanno una giusta concezione della vita. Le opere del primo gruppo sono dei documenti del rapporto dell’artista con Dio e non appartengono propriamente alla vera arte in senso stretto.
Zagreb, 14 ottobre 1920.
Dal punto di vista materiale nella vita non mi andrà mai così bene come adesso. Tutto mi va come desidero. Ogni sera posso farmi la doccia, dormire sul pavimento pulito, alzarmi alle 5 di mattina, recarmi alla s. Messa e spesso ricevere la s. Comunione. Il cibo è sufficiente, la carne mai, il vestito non è logoro, i colletti sempre puliti. Ho, dunque, tutto ciò che il mio corpo richiede. La famiglia offre all’uomo il mezzo più efficace perché possa essere spiritualmente forte. Ora posso studiare teoricamente il problema della croce e voglia Iddio che io adesso sappia crearmi una base così forte che poi nella prassi non soccomba sotto la croce.
- Dal punto di vista giuridico-formale, lo Stato proclamato indipendente il 29 ottobre 1918 non si chiamava ancora Jugoslavia; cf. sopra, Cap. I.
↩︎ - Il Consiglio nazionale non aveva il potere legislativo (v. Cap. I).
↩︎ - Conte Stefano Tisza (1861-1918), presidente del governo ungherese, che ha influenzato molto la politica dell’Impero austro-ungarico.
↩︎ - L’Intesa non aveva riconosciuto il nuovo Stato, ma Merz il 2 novembre non lo poteva sapere (cf. sopra, Cap. I, num. 15).
↩︎ - Su don Ivan Kuvačić v. Diario al 31 luglio 1918, sopra, Cap. VII, A.
↩︎ - “Moderna” è il termine per il nuovo indirizzo nella letteratura e nell’arte, specialmente all’inizio del XX secolo.
↩︎ - Anche qui Merz anticipa gli avvenimenti, annotando come avvenuto ciò che formalmente avvenne qualche giorno più tardi.
↩︎ - Su Josip Stadler v. sopra, Cap. I, nota 19.
↩︎ - Merz non conosceva il termine “inculturazione”, ma la parola da lui usata – ponarođenje, dal verbo ponároditi=rendere nazionale – corrisponde sostanzialmente a quello che oggi intendiamo per inculturazione.
↩︎ - La lettura delle opere del teologo Mathias Joseph Scheeben (1835-1888) doveva certamente contribuire alla formazione teologica di Merz, prima che egli si mettesse a studiare sistematicamente la teologia secondo il manueale di Pesch.
↩︎ - Sulla letteratura di Dubrovnik nel suo periodo d’oro (XVII secolo) cf. Franjo Trogrančić, Storia della letteratura croata, Editrice Studium, Roma (1953), pp. 138-216. (Bibliografia in italiano, pp. 357-359).
↩︎ - Nell’immediato dopoguerra ci fu in Croazia un movimento di preti “riformatori” che chiedevano una più giusta distribuzione dei beni ecclesiastici, l’introduzione della lingua volgare nella liturgia, la recita facoltativa del breviario, la costituzione di una specie di Chiesa nazionale e, soprattutto, l’abolizione del celibato obbligatorio. Queste richieste furono pubblicate in un libretto dal titolo “Savremene želje katoličkog nižeg klera države SHS” (I desideri attuali del basso clero cattolico dello Stato dei Serbi, Croati e Sloveni) che aveva la copertina di color giallo, onde il movimento di questi preti fu chiamato “giallo”, e i preti “gialli”. Fu Petar Rogulja a chiamarli così. Essi avevano il loro periodico “Preporod” (Rinascita), che usciva a Koprivnica, dove il giorno di Pasqua, 4 aprile 1920, cinquanta intellettuali laici con un manifesto pubblico diedero appoggio alla loro Associazione (copia stampata in Kniewald, Diario, pp. 85a-85b). Kniewald, p. 85, riferisce che nelle riunioni del Seniorato si discuteva molto di questo problema.
↩︎ - “Tutto ciò che passa, è solo un paragone”. J. W. Goethe, Faust, 2a parte, finale atto V.
↩︎ - Il giornale cattolico “Novine” di Zagreb, dal 17 novembre 1918 cambiò il nome in “Narodna politika” (Politica nazionale).
↩︎ - Lo studente sloveno Francé Žaren.
↩︎ - Vedi sopra, nota 40.
↩︎ - Commerciante, deputato, presidente dei Cristiano-sociali.
↩︎ - Il sac. Pavao Jesih era segretario del Seniorato e del Partito Popolare Croato.
↩︎ - Vedi infra, lettera di Merz a Mika Galkovski.
↩︎ - Stjepan Grđić era l’incaricato per l’istruzione pubblica nel governo regionale di Sarajevo.
↩︎