Dal Diario di Ivan Merz: 27.II.-11.IX.1914.
Ivan Merz all’inizio del suo Diario riferisce come si era deciso a scriverlo per suggerimento del prof. Ljubomir Maraković. Dal 27 febbraio 1914 fino al 4 novembre 1921 egli regolarmente, anche se non sempre con la frequenza del primo anno, annoterà le sue riflessioni sul momento che vive. Gli uomini con cui è in contatto, in casa, in scuola, in caserma, sul fronte, all’università, gli avvenimenti piccoli e grandi di cui è testimone, le letture che sono la sua passione, i vari stati d’animo, i sentimenti più intimi, i suoi sforzi verso la perfezione e le lotte che deve affrontare per superare gli ostacoli, le tentazioni più segrete, tutto questo ci viene rivelato dal suo diario.
Il Diario è contenuto in 20 quaderni di diverso formato e spessore.
Il I quaderno comprende il periodo dal 27 febbraio al 15 ottobre 1914.
Il II quaderno dal 7 dicembre 1914 al 16 marzo 1915.
Il III quaderno dal 17 marzo al 24 giugno 1915.
Il IV quaderno dal 26 giugno al 28 ottobre 1915.
Il V quaderno dal 12 novembre al 9 dicembre 1915.
Il VI quaderno dal 9 dicembre 1915 al 28 febbraio 1916.
Il VII quaderno dal 7 marzo al 15 luglio 1916.
Il VIII quaderno dal 17 luglio al 28 dicembre 1916.
Il IX quaderno dal 3 marzo 1917 al 5 maggio 1917.
Il X quaderno dal 7 maggio al 22 luglio 1917.
L’XI quaderno dal 9 settembre al 5 ottobre 1917.
Il XII quaderno dal 27 ottobre al 25 dicembre 1917.
Il XIII quaderno dal 27 gennaio al 24 settembre 1918.
Il XIV quaderno dal 25 settembre al 21 novembre 1918.
Il XV quaderno dal 23 settembre 1918 al 15 luglio 1919.
Il XVI quaderno dal 17 luglio 1919 al 6 febbraio 1920.
Il XVII quaderno dal 22 febbraio 1920 al 4 novembre 1921,
con alcune annotazioni dal 21 gennaio al 27 marzo 1928.
Il XVIII quaderno dal 21 al 25 agosto 1924 (sul pellegrinaggio a Lourdes e sul soggiorno nel castello di Argent).
Il XIX quaderno contiene l’annotazione del 15 settembre 1924.
Il XX quaderno contiene le meditazioni, riflessioni e propositi fatti negli esercizi spirituali.
Ivan apre il diario con l’esclamazione in italiano: «Evviva l’arte!», e come motto del diario trascrive dieci versi dal Manfred di Byron, in lingua tedesca, che noi riportiamo in traduzione italiana (secondo l’ed. Mursia 1994, p. 123). In fondo aggiunge una specie di dedica, in croato: «Questo è la mia corona di fiori che ripongo sulla sua tomba. Alla santa e onorata memoria del primo amore, che mi ha rigenerato».
Il diario è scritto in croato, ad eccezione di qualche pagina in tedesco e, verso la fine, in francese. Merz scrive di getto, per lo più di sera, talvolta a notte avanzata, qualche volta a letto (di nascosto dai genitori) e allora lo fa a matita. Non cura molto la forma linguistica, quindi il suo stile non è sempre perfetto, né egli ritorna su quanto ha scritto, per fare delle correzioni. Pertanto nel tradurre qualche frase bisogava allontanarsi dalla lettera del testo, per poter riportare in modo chiaro il pensiero dell’autore. La grafia di Ivan è in genere chiara, solo raramente qualche parola non è decifrabile.
Riportiamo quasi integralmente la parte autobiografica del Diario. Le poche omissioni (segnalate con puntini…) non alterano minimamente l’immagine dell’autore: si tratta di qualche frase poco chiara nell’originale, talvolta di qualche parola illeggibile; altre volte sono stati omessi dei particolari insignificanti, che avrebbero potuto interessare lo stretto ambiente studentesco di Ivan, ma che non dicono niente al lettore di oggi, specialmente non croato. In qualche descrizione Ivan è molto minuzioso, il che dimostra il suo dono di osservazione, che però ad un certo punto può annoiare il lettore; questo vale principalmente per il primo quaderno del diario. Si tratta talvolta di quelle «fanciullagini di maturando», come Ivan stesso più tardi le ha chiamate (v. lettera a N. Bilogrivić del 28 dic. 1916, infra, Cap.VI Intr.). Nel Diario ci sono molte recensioni delle opere letterarie da lui lette, che qui vengono solo indicate.
Nel Diario di Merz ci sono anche delle riflessioni interessanti sugli avvenimenti politici del tempo; questi brani non sono mai stati pubblicati nemmeno in croato, perché le condizioni politiche del paese non lo consentivano. Essi sono stati tralasciati anche nella seconda redazione della biografia di Ivan, scritta dal dr. Kniewald (Zagreb 1964). Oggi si possono pubblicare, anzi qualche riflessione di Merz del 1918 appare quasi profetica. Tuttavia abbiamo creduto opportuno fare una cernita di questi passi, tralasciando quelli che sono soltanto il riflesso della lettura dei giornali dell’epoca (all’inizio della Prima guerra mondiale) e riportando invece le riflessioni personali di Ivan nonché le registrazioni dei fatti di cui egli stesso è stato testimone.
Una prima traduzione italiana del Diario è stata fatta dalla dott.ssa Celina Sarić, delle Suore Scolastiche Francescane di Cristo Re; si è trattato del testo inserito dal Kniewald nella sua biografia. Abbiamo ritenuto opportuno revisionare la traduzione tenendo presente il manoscritto (in fotocopia) di Ivan Merz, quindi nella nostra traduzione ci sono dei brani che non figurano nel libro di Kniewald, mentre qualche altro da lui riportato è stato da noi tralasciato. Abbiamo cercato che la traduzione fosse il più possibile aderente al testo originale, talvolta forse anche a scapito dell’eleganza del testo italiano.
EVVIVA L’ARTE!
Motto del diario:
«Io ho avuto … durante la giovinezza nobili aspirazioni a dominare la mente degli altri uomini, a diventare la luce delle nazioni e salire non so dove, per poi forse cadere; cadere però come una cascata di montagna, che precipitando da incredibili altezze rimane giù in mezzo alla spumosa potenza del suo abisso (che scaglia in alto colonne di nebbia che diventano nuvole e si trasformano in pioggia che cade dai risaliti cieli), senza perdere la sua intima forza». (Byron, Manfred, Atto III, la scena con l’abate)
Questo è la mia corona di fiori che ripongo sulla sua tomba.
Alla santa e onorata memoria del mio primo amore,
che mi ha rigenerato.
27 febbraio 1914.
Ieri, giovedì, abbiamo fatto il compito in classe sull'”Utilità del diario”. Maraković ci ha spiegato la grande utilità del diario, specialmente menzionando il periodo di Goethe, quando la gente aveva maggiore sensibilità. Ciò si può vedere da molti diari; ad esempio il marito di Lotti scriveva il diario, così possiamo confrontare le lettere di Werther con questo diario. Constatiamo che quasi tutti i fatti concordano. – Durante l’ora e durante la giornata ho riflettuto su questo e sono arrivato alla conclusione che Ljuba – come sempre – ha ragione.
Durante l’ora di religione sono venuto a sapere dal dott. Pajić che nell’undecimo, dodicesimo e fino al quindicesimo secolo i cavalieri bosniaci erano allo stesso livello culturale dei cavalieri occidentali, anzi erano più istruiti di quelli, perché la maggioranza dei Bosniaci sapeva scrivere, mentre quelli non lo sapevano. Ho concluso che, se non ci fossero stati i Turchi, Dio sa a quale livello culturale sarebbe ora la Bosnia, oppure Dio sa se l’Europa centrale (meridionale) sarebbe culturalmente arretrata rispetto all’Occidente. – Leggendo a scuola la ballata riflessiva di Vigny “La mort du loup”, mi sono reso conto quanto pessimisti devono essere i Francesi, sostenendo che bisogna fare il proprio dovere per il dovere e non per il premio, e quando viene la morte bisogna morire stoicamente. Il (professor) Skok ci ha fatto presente che Kant con il suo imperativo categorico esprime lo stesso pensiero. E poiché volevo informarmi meglio sull’imperativo categorico (nelle linee generali conosco la filosofia idealistica di Kant che ha influito sulla visione di Schiller sul dramma), consultai la Filosofia di Bazala,1 ma quest’opera è scritta così scientificamente che non sono riuscito ad orientarmi. Leggendo Ruski pripovjedači (I narratori russi) di Šrepel e avendo saputo che Hegel e Schelling avevano esercitato un grande influsso sul modo di pensare della gioventù russa, cercai in Bazala l’esatta descrizione (?) di questi filosofi, ma non ho potuto capirci nulla, anzi quello che conoscevo di loro, è espresso con frasi grosse e poco chiare. Riflettendo sulla filosofia di Kant, mi sono accorto che egli con grande razionalismo e circonlocuzioni è arrivato quasi alle stesse conclusioni, che Cristo ha ennunciato con parole semplici. – Il realismo è subentrato in Russia, in Germania e in Croazia in seguito all’assolutismo. (In Germania inizia con Heine, in Russia al tempo di Nicola I e del suo assolutismo.) Poiché venivano descritti soltanto i circoli aristocratici, e questi venivano attaccati dai patrioti, (gli scrittori) cominciarono a descrivere le classi inferiori e in modo reale, come Gogolj nel Revisor e Taras Buljba…
28 febbraio 1914.
Leinert dà a ciascuno di noi tre domande sulla trigonometria piana. Di queste 48 domande, ognuno ne riceverà una all’esame di maturità. Katović ha parlato di Kovačić e da quanto ho sentito, questi non mi piace, è troppo fantastico-romantico. Luban (Maraković) ha detto che Zola non è affatto idealista e che egli presenta il contadino, quintessenza del popolo, in modo ributtante. Il suo idealismo consiste solo nell’aver voluto creare il “Roman expérimental”. E’ possibile. E’idealista Ibsen? Penso di sì, perché mettendo in rilievo i lati negativi vuole migliorare l’umanità. Ho letto il racconto “Malinova voda” nei Lovčevi zapisci (Memorie di un cacciatore, di Ivan S. Turgenjev). L’ambiente e il paesaggio sono stupendi. Nel circolo letterario Kučinić ha fatto una conferenza su Kranjčević. Ha esposto nei dettagli ed è stato bene compreso, ma non ha parlato con la chiarezza francese. Luban ha conosciuto Kranjčević personalmente, perché questi a Livno abitava presso i Maraković.2 Egli ha perfino il manoscritto di un serio dramma storico di Kranjčević. Verso sera ho letto la monografia su Michelangelo. Questo genio mi impressiona in modo particolare. Dio mio, ci sono anche oggi tali uomini, il cui ideale è l’arte e che rimangono uomini? Michelangelo lavorava e faticava solo per l’arte e mi sembra che, dopo aver terminato la Cappella Sistina, non abbia voluto accettare il premio. Vorrei vedere con i miei occhi tutte queste opere. Quando mi trovo chiuso in una casa, divento scontento, quando però esco all’aria, mi rassereno e sono allegro, come adesso. Buona notte.
Lunedì, 2 marzo 1914.
Ieri sera sono stato alla Kristalina. C’era abbastanza allegria, però quando sono ritornato a casa, mi sono ricordato che è la quaresima e che non si devono frequentare i divertimenti. Bisogna riconoscere l’autorità spirituale, perché senza l’autorità non c’è unione. Ieri ho parlato con Milić, è un’anima buona, ma superficiale – non crede in Dio, il suo dio è il nazionalismo. Dice che il popolo ha bisogno di Dio, ma lui non ne ha bisogno. Il suo sistema quindi si basa sulla menzogna, perciò non può essere duraturo. Oggi Jarakula ha letto un opuscolo sui Tedeschi in Bosnia. Il libro è tendenzioso, ma contiene molte cose vere. Riporta le parole di Haeckel che dice che i Tedeschi dovrebbero sottomettere i popoli balcanici, perché questi sono incapaci di un lavoro culturale. Questo è terribile ed è una vergogna che un Tedesco colto dica una cosa del genere. Il popolo tedesco, come ogni altro popolo, non è affatto ideale, è egoista. Dovrebbe imporsi il sistema d’amore di Tolstoj, e la forma dello Stato dovrebbe essere simile a quella che esisteva una volta in Italia. Così si arriverà alla cultura materiale e sociale. Questo dovrebbe essere l’deale a cui tendere, sebbene sia irraggiungibile. Mi dispiace che i Serbi, come popolo che si desta, non segua Tolstoj, bensì educhi all’estremo fanatismo diffondendo tali opuscoli.
Nella fisica abbiamo parlato della velocità della luce. La luce di alcune stelle ha bisogno di 8-10-25-250 anni per giungere fino a noi. Dio, come è grande l’universo, tutto è luce, tutto si muove con perfetta precisione. Tutto è grande, immensamente grande. Le stelle girano velocemente nello spazio,…tutto è immenso in questo enorme spazio; anche la nostra terra, come una briciola, si muove e gira velocemente, mentre su di essa l’uomo è un immaginario punto matematico, eppure invidia, morde e si insuperbisce. Che cosa è l’uomo? Niente? Questo nulla, questo punto matematico nel punto, comprende e vede il grande teatro dell’universo e ancora più lontano, lontano. Non è questa materia, che ha l’aspetto di uomo, futile, eppure così grande? E tutto questo universo, ciò che si vede e ciò che non si vede, ciò che si sente e ciò che non si sente, chi dirige questo teatro è quel grandioso Spirito che comprende tutto. Egli è.
Poiché ero stanco del divertimento, ho letto solo la monografia su Raffaello, questo artista degli artisti, il quale ai suoi quadri non dona solo un bel colore e una forma perfetta; i suoi quadri sono dei veri drammi e tragedie, epopee dell’umanità. Tale è l’illustrazione della “Scuola di Atene”, che rappresenta la disputa dei più grandi filosofi Aristotele e Platone sulla metafisica, la disputa dell’intera Ellade, mentre Diogene si è sdraiato sui gradini senza alcuna preoccupazione; egli è l’allegoria del fallimento della filosofia, il rappresentante dell’esasperazione nei confronti della cultura ellenica. Aristotele e Platone parlano delle idee più elevate, ed essi stessi sono cattivi uomini, perciò per Diogene non era onorevole occuparsi di filosofia. – Raffaello ha anche delle belle Madonne, ma ce ne sono anche nella vita. La giovane ragazza Franjić, fornaia, rassomiglia alla Madonna del Granduca. Mi piace particolarmente. – Proprio ieri ho letto qualche cosa sul plenarismo (pittura all’aperto) e sull’impressionismo di Manet e meditavo se oggi possono esserci così grandi pittori come al tempo del Rinascimento. Sono pessimista. In quel tempo tutti i pittori erano dediti allo stesso ideale, sceglievano quasi gli stessi motivi, e il modo di dipingere era ideale. Pertanto non troviamo immagini di personaggi brutti, ogni immagine è uno studio, anatomico, ottico ecc. Oggi predomina il naturalismo nella pittura, però le immagini naturalistiche non possono essere così elevate. Inoltre i motivi scelti dai pittori di oggi sono più vari che in passato. La pittura rinascimentale è abbastanza unilaterale, si è sviluppata nella direzione del mondo antico e cristiano ed ha raggiunto la perfezione. Oggi però i soggetti sono così vari che non è possibile arrivare alla perfezione. Al tempo del Rinascimento le condizioni politiche e materiali erano diverse. I papi e le famiglie ricche sostenevano i pittori, per cui questi facevano a gara, proponendosi compiti sempre più alti. La situazione attuale è nemica dell’arte. Il militarismo, la situazione politica distruggono le forze materiali della marcia Europa. Gli artisti lavorano per il denaro, e non per l’arte. Ovviamente ci sono delle eccezioni, ma le condizioni politiche non li aiutano moralmente nel lavoro, come avveniva una volta a Firenze (competizione tra Michelangelo e Leonardo nel dipingere la guerra).
3 marzo 1914.
Leinert ci ha dato da fare un facile compito descrittivo, però nessuno di noi ha saputo muoversi. Buon segno! Ho finito l’anatra con pastelli. E’ venuta abbastanza bene. Ho ricevuto da Skok la storia della letteratura francese di Fleury, il libro è scritto per gli alunni russi. Non è gran che, è piuttosto un “Nachschlagebuch” (libro di consultazione) che non un libro scientifico, e poiché è scritto per gli alunni russi, sono scritte poche righe, anzi non parla dell’eredità di Rugon Macart. Non parla delle idee stoiche e pessimistiche di Vigny ecc. ecc. Ho letto di Turgenjev alcuni racconti da Lovčevi zapisci. La descrizione della notte – notte serena, costellata di stelle che “fanno a gara nello scintillare”- è magnifica… – In sei siamo andati da lei (la ragazzza Franjić) a mangiare i panini e abbiamo riso a sazietà… Ha i capelli castani.
4 marzo.1914.
Oggi ho fatto una bella dormita per cui non sono andato a scuola. Non ho perso nulla. Nel pomeriggio ho fatto rilegare la letteratura croata. Ho suonato un’ora il pianoforte. Ho sfogliato e letto qualcosa dalla storia di Fleury. Verso sera i miei compagni volevano recarsi al ginnasio per vedere se si sapeva qualcosa dei compiti di maturità. Bisognava prendere degli esemplari scritti (descrittivi), poichè Leinert non lo ha fatto con noi e non ne abbiamo colpa. E’ questo un furto? Sì. Cercherò di tenermi in disparte. Tanto Leinert dirà più o meno quale sarà il modello. Rubare i compiti di Luban è rapina. Luban non manderà in rovina nessuno perché ci vuol bene e perché sappiamo. E’ viltà ingannarlo così: lui, nostro benefattore, che ci ha tirato fuori dall’ignoranza. Dov’è la coscienza di questi uomini? Ognuno può fare il compito di lingua croata, perché raramente accade che uno prende l'”insufficiente”; egli ci assegnerà un bel tema che noi sappiamo. Da noi ci sono alcuni che sono fiacchi in tedesco […] e non mi meraviglio che vogliono appropriarsi dei compiti. Sarebbe bene chiedere a Luban che ci dica pressappoco che cosa ci darà.
5 marzo 1914.
Motto: Meine Ruh ist hin, mein Herz ist schwer,
Ich finde sie nimmer und nimmermehr (Goethe).
Oggi gli altri (compagni) hanno fatto firmare a tutti che nel caso che il nostro furto venga scoperto, la colpa sia di tutti. Ho fatto bene nel dare la mia firma? Ciò mi tormenta. Come collega ho il dovere di aiutarli, ma devo sostenere tanta miseria e pigrizia a tal punto da lasciarmi indurre al furto? Parlano sempre del popolo, del carattere e dell’onestà, gridano contro i carrieristi, mentre essi stessi sono uguali. Se fossero oggettivi (però non lo sono), capirebbero che il modo migliore è quello dell’onestà. In questi quattro mesi con un lavoro assiduo potrebbero raggiungere tutto. Ottenere il diploma, dunque raggiungere in questo modo il titolo onorifico: è carrierismo… Essi sostengono che si tratta di avventura studentesca. Io sono per ogni avventura e non sono vile. L’onestà però è al di sopra di tutto. Se per caso questo viene scoperto e tutti noi perdiamo il pane, in questo ho peccato molto contro i miei genitori, ho fatto un delitto. Quale dovere è più grande: verso i colleghi o verso i genitori? Certamente verso i genitori. In secondo luogo, io amo i genitori un milione di volte più che i colleghi. Quindi ho sbagliato dando la mia firma. Cercherò di fare in modo che alcuni di noi, che sappiamo bene, diamo parola d’onore che faremo il compito prima agli altri e poi a noi stessi. Così potremo compiere il dovere di colleghi. Non riesco a capire questi uomini. Sono senza alcun riguardo ed alcuni di noi dobbiamo romperci il collo per la loro somma pigrizia. Questi uomini hanno continuamente in bocca il popolo. Dio, perdonami, se ho peccato. So che l’onestà e la coerenza mi sono più sante di tutto il resto. Cercherò di riparare tutto. Dio, dammi forza, ti prego!
6 marzo 1914.
Oggi è stato stabilito il piano e la funzione di ognuno nell’atto del furto con scasso. Tutto è romantico e mi ha allettato, però quando ho riflettuto e ripensato successivamente che potrei essere cacciato per un nonnulla, mi sono dominato. Se ci penso però che ci sono dei poveretti, come ad esempio B., che attendono il proprio pane per mantenere la madre, allora anch’io voglio sacrificarmi. Br. si attiene al principio “vox populi, vox Dei”, quindi il tiranno può essere ucciso. E’ la stessa cosa qui, dice lui: l’esame di maturità è una scemenza, lo riconosce tutto il mondo, e non abbiamo colpa se uno viene bocciato. Il nostro sistema scolastico non è “igienico”, i nostri libri scolastici non valgono niente, ci riducono a cretini fisici che non dovrebbero lavorare affatto a casa. L’esame di maturità è una sciocchezza e finché c’è questo sistema scolastico, abbiamo il diritto di aiutarci in un altro modo. Abbiamo scelto questo e speriamo di non essere scoperti. Tuttavia in me sento un certo dubbio di fare il male e quando andrò a confessarmi, dovrei dirlo al sacerdote, ma perché la cosa non diventi pubblica, strapperò semplicemente le domande e andrò all’esame di maturità con coscienza tranquilla; con l’aver dato a loro la mia firma, ho aiutato gli altri i quali fanno ciò perchè sono contro il cattivo sistema scolastico. O Dio, ho fatto bene? Illuminami.
Lei ha un viso piccolo, bianco roseo. E’ veramente bella.
7 marzo 1914.
Oggi sono completamente tranquillo. Vedo che ciò che faccio è un opera buona, del resto è romantico. Hanno procurato già le lampadine elettriche. Si sono suddivisi le funzioni. Questa sera ci vanno… Io non accetterò le domande. E’ una cosa interessante, si potrebbe scrivere come Turgenjev: «Il diletto lettore si meraviglierà se gli dico che può essere un’opera nobile lo scassinare la cassa di notte. Ecco come…» Ieri e oggi ho letto alcuni racconti da Lovčevi zapisci”. Di sera “Gospodska ulica” (Via dei Signori) era piena. Un mendicante italiano, senza un piede, con la barba a punta, gridava a ciascuno “Buona sera”. Suonava meravigliosamente alcuni pezzi italiani. L’armonia e il calore delle melodie italiane tranquilizza l’uomo e, se chiudi gli occhi, pensi di essere a Venezia a passeggiare, mentre un venticello caldo spira dal mare. Ti senti bene nell’anima.
8 marzo 1914.
L’altro ieri ho finito di leggere Der verlorene Sohn di Paul Heipe ed oggi Mozarts Reise nach Prag di Mörike. Questa novella è un capolavoro e in modo straordinario caratterizza Mozart e, fino ad un certo punto, alcune delle sue opere. Der verlorene Sohn è abbastanza interessante, però è troppo romantico, cerca l’effetto ed (è) senza psicologia. Oggi ho letto anche “Smrt” (Morte) di Turgenjev (Lovčevi zapisci), racconto che fa vedere come i Russi muoiono senza paura. Tolstoj lo ha dimostrato dicendo che la morte è una legge naturale e gli uomini che non si sono allontanati dalla natura muoiono facilmente.
Gli amici hanno fatto visita alla sala dei professori. Alcuni dicono di essersi spaventati perché il rimbombo è forte… Hanno trovato il diario di Ljuba, ma non hanno voluto leggerlo. Non hanno trovato altro. […]
9 marzo 1914.
Stanotte ho sognato Travnik. Ero là… Cercavo il suo (di Greta) appartamento. Quando mi sono svegliato, avevo dinanzi agli occhi la sua immagine: camminava allegramente da casa verso il negozio, vestita come a casa e con maniche corte. Era felice. Ma non c’è più, non c’è più il suo corpo, rimane solo il ricordo. Dio, perdona all’anima sua. Il mio presentimento circa la ragione del suo suicidio è psicologicamente fondato. La gente la guardava come ragazza eroticamente attraente, essa pure si è comportata apertamente così e ha alimentato tale giudizio nei propri riguardi. La gente sciocca però (non) la conosceva come ragazza dal cuore buono, sincera, inoltre dotata per natura, che ha letto molto ed era molto più intelligente delle sue compagne. A Travnik lei non ha trovato chi la comprendesse ed era scontenta senza saperne il perché. Finché era qui mi voleva bene, perché sapeva che in lei non guardavo soltanto una femmina, bensì una persona umana, e mi chiamava amico. Il nostro legame spirituale – guardando ora da lontano, lo devo riconoscere – era basato fino ad un certo punto (non del tutto) sull'(elemento) erotico. Ad ogni passo, dove eravamo soli, ci baciavamo…Io dicevo a lei e a me stesso: io bacio solo lei, e non andrei oltre… Lei era sempre moralmente più forte di me… Se ora tornasse in vita, non farei più così, ma Dio sa se il mio amore per lei sarebbe così forte se non fosse sorto in quel modo erotico… Questo amore può essere chiamato ideale. Ho trascorso i miei giorni giovanili unicamente con lei. Una simile non c’è più al mondo e con tristezza ricordo la sua figura e la sua indole; mi si stringe il cuore allorché richiamo in mente la sua immagine e penso che era polvere ed è svanita. Tanto conforto mi dà la fede che rivedrò lei stessa, in corpo e anima. Non esiste donna simile a lei, perciò estirpo sin dalla radice ogni sentimento più profondo che si presenti nell’anima verso qualche ragazza. Per me il fine, l’ideale della vita sarebbe dare il buon esempio e, in quest'”epoca meccanica della tecnica”, dare il mio contributo all’idealismo. Scriverò un’altra volta di lei e della mia conversione interiore.
Ho letto quache cosa di Turgenjev, è particolarmente bello il racconto “Rastanak” (Congedo), dove la ragazza ama sinceramente un bruto, e il racconto da Lovčevi zapisci, in cui è presentato un uomo senza particolare intelligenza, il quale viveva in campagna, ma dopo aver perduto l’amata, è andato in una grande città, dove si è entusiasmato per l’arte drammatica di Amleto, perché vi sono espressi gli stessi sentimenti per la morte (morire -dormire) come egli li sente.
11 marzo 1914.
Ieri non ho potuto scrivere, perché ci trasferivamo (dal Pajić alla stazione). Luban ci ha parlato di R. Wagner dicendo che è un fenomeno e che non deve esserci un uomo intelligente che non lo sappia. I suoi drammi (non opere) musicali si sviluppano come ogni dramma, la musica pure si sviluppa come il dramma. Prima di andare all’opera si devono studiare i motivi musicali nonché il contenuto, altrimenti non è possibile seguire le immagini musicali, lo svolgimento del dramma, i scenari, le danze ed altre arti che Wagner ha messo insieme. Peccato che Skok non spieghi la letteratura francese come fa Luban; se non mi fossi interessato da solo, non avrei nemmeno quella poca conoscenza che ho.
Ho finito di leggere Lovčevi zapisci. Il paesaggio e la descrizione della situazione russa sono straordinari. Mi è venuto in mente che forse Turgenjev, come Montesquieu (Lettres Persanes), ha voluto presentare le condizioni del suo paese, però Montesquieu si scaglia contro la situazione della Francia, mentre Turgenjev tratta con amore i lati buoni e cattivi. Turgenjev non è penetrato nella vita intima dei contadini semplici, perché non è vissuto con loro, tuttavia l’immagine del mondo contadino russo riesce magnificamente bene. Lo scrittore l’ha presentato come egli, diligente nobile-cacciatore, l’immaginava. Ha messo in evidenza la corruzione dei capi, la miseria del contadino, il nervosismo religioso sciocco delle patrizie, i banditi russi e la loro buona indole (“Tutnji”), la vita dei patrizi falliti, presuntuosi, pieni di amor proprio. Tutti brava gente. Vediamo la zingara e la ragazza (Sastanak), questi due racconti già esprimono le linee essenziali del Turgenjev posteriore – la superiorità e la maggiore fortezza della donna rispetto all’uomo… Mi sembra strano che Turgenjev non abbia descritto le meraviglie dell’inverno russo (alla fine ha solo qualche nota sull’inverno). A proposito possiamo dire che Vereščagin ha completato Turgenjev depingendo l’inverno russo in modo realista. Mentre leggo questo, mi chiedo perché leggo, mi prende un certo malumore e dopo tanto lavoro e sapere non ho trovato alcuna soddisfazione.
Giovedì, 12 marzo 1914.
In fisica abbiamo parlato delle varie illusioni ottiche e di cose inaudite. D. ha parlato di Kumičić3 che sarebbe uno scrittore storico quanto Šenoa:4 i suoi personaggi sono uomini d’oggi, solo con le maschere storiche. Quindi lo scrittore non ha colto l’ambiente storico. Non è plastico, ecc. Parlando di Faust, siamo arrivati alla “Kathechisationsscene”; se ne deduce che Faust è panteista e Goethe, sotto l’influenza delle letture di Spinoza, professava il panteismo. Secondo la mia opinione, non si tratta del puro panteismo, perché vi si trova parecchio scetticismo. Quando parla di Dio, dice: «Und bekennen, Ich glaube Ihn», poi fa capolino lo scettico e dice: «Und sich unterwinden zu sagen, ich glaube Ihn nicht». Quindi lo stesso Faust non sa se crede o non crede in Lui, però egli, appassionato della natura, vede in essa quacosa di perfetto, è Dio. Faust è quindi panteista con una dose di scetticismo, perché “forse” egli anche crede diversamente. Certo egli crede in un Essere superiore, che chiama «Allerhalter, Allumfasser» (Colui che sostiene tutto, che comprende tutto). […]
Era un giorno di contrattempi, non avevo nessuna soddisfazione spirituale più profonda, persino non ho fatto nemmeno una passeggiata.
13 marzo 1914.
Dr. Pajić ci ha raccontato che la Cappella Sistina è buia e che guardando (al soffitto gli affreschi di Michelangelo) l’uomo si fa venire il torcicollo. Strano con quale fredezza parla di quelle opere d’arte. – Nella lezione di francese abbiamo letto “Moïse” di Vigny. E’ una poesia che difficilmente si trova nella letteratura mondiale. L’argomento, trattato da molti romantici, è “il genio incompreso”. Qui è la stessa cosa. Mosè è l’uomo che sa tutto, cui si inchinano le stelle, cui obbediscono i mari, che guida sulla retta via i popoli smarriti. Egli è così grande che sa tutto ciò che avverrà. Per questo la gente non lo considera suo, non lo capisce, lo teme, ma non lo ama. A che gli serva tutto il sapere se non ha alcun desiderio e perciò non può essere felice. Pertanto prega Iddio di farlo uomo mortale, con desideri e speranze. A questo punto scompare. Si vede che Vigny non è un gran filosofo, perché Mosè avrebbe dovuto trovare la felicità nell’eterna visione di Dio e nel ritorno e nel miglioramento del popolo. Tuttavia la poesia non è senza idee: esprime il pensiero che se l’umanità raggiungesse tutto quello che desidera, per essa la vita non avrebbe più attrativa, gli uomini sarebbero infelici. Dunque Mosè qui rappresenta l’umanità piuttosto che il genio incompreso. Una particolare bellezza di questa poesia è nel paesaggio e nella grandiosa figura biblica di Mosè, che emerge come la gigantesca statua di Michelangelo.
Nel Faust ho scoperto poca differenza nel caratterizzare. All’inizio Faust riconosce “Erdgeist” (lo spirito della terra) quale essere collettivo, l’allegoria della natura, mentre nella “Kathechisationsscene” è panteista che vede la divinità in ogni particella. C’è una contraddizione nella logica, ma non nelle idee. Faust crede nello spirito della natura, ma nella “Kathechisationsscene” dubita se esiste o meno, mentre nella scena sullo spirito della natura egli lo chiama, quindi crede in esso.
Ho iniziato a leggere Eugenie Grandet e mi rendo conto che conosco poco francese per leggere senza il dizionario. Così perdo tempo e non imparo niente di nuovo, perciò penso di mettermi a studiare francese per conoscerlo a fondo. – Ho letto alcuni canti di Dante. Mi piacciono molto, peccato che la traduzione non è buona. Bisognerebbe studiare l’italiano. I versi italiani dovrebbero essere belli come quelli di Faust. – La mamma s’inquieta sempre e mi rimprovera perché lavoro.
16 marzo 1914.
… Ho sistemato abbastanza bene il quaderno della Letteratura croata, solo mi manca quello che Luba ha esposto di Osman.5 Stiamo ripassando la matematica, ma non ne ricaviamo alcun profitto. “Nadimah” ha fatto ieri sera uno spettacolo. Ha cantato la cantante lirica Dida Fritz: ha una voce meravigliosa, un soprano acuto ed esegue con particolare dolcezza i gorgheggi da assomigliare al canto di un uccello. Suo fratello, virtuoso di violoncello, ha suonato alcuni bei pezzi, non è però un artista pari allo Stano… La signorina Latas suonava il Sol minore (Gis) di Chopin. Volevo immedesimarmi in quella musica, ma non ho potuto, perché non suonava con sentimento (tremava). Sono rincasato verso le undici per poter andare in chiesa.
Leggevo poi alcuni altri canti di Dante: hanno una magnifica espressione plastica. Sono interessanti i castighi che Dante assegna ai singoli peccati. Ad esempio, quelli che né credevano né non credevano in Dio, li mette nell’antinferno insieme con gli angeli che nella lotta di Lucifero contro Dio erano indifferenti. Egli lo spiega così che essi non hanno meritato l’inferno, non essendo stati contro Dio, ma non hanno meritato nemmeno il paradiso, perché non hanno parteggiato per Dio. Perciò nell’antinferno vengono punzecchiati dalle api. I lussuriosi corrono trascinati dal vento facendo delle capriole, mentre i golosi sono immersi nel fango e lo divorano. I fondatori delle nuove sette non trovano pace nel sepolcro, e i loro desideri sono legati a questo mondo.
Ho letto Goethe im Alter (Volksbuch der Litteratur). Goethe è un personaggio interessante, ma il libro non è scritto bene. Goethe si innamorava ogni momento, si occupava della sua Vulpius ed era scontento quasi sempre. Soltanto quando si è innamorato di Marianna Willmer, questo è passato. E’ interessante che lei era ispirata da Goethe nello scrivere le sue poesie che sono così belle come quelle di Goethe. Dopo tanti anni, prima della sua morte, Goethe, avendo dinanzi agli occhi le poesie di Marianna, scrisse:
Vor die Augen meiner Lieben,
In der Fingern, dies geschrieben,
einst mit heissestem Verlangen,
So erwartet, wie empfangen,
In der Brust, der sie entquollen,
Die Blätter wanden sollen,
Immer liebevoll bereit,
Zeugen allerschönster Zeit.
Questi bei versi rispondono al mio attuale sentimento. Tra le fotografie cercavo la sua (di Greta) per vederla, ma non c’era; la mamma l’ha riposta in qualche parte. Ero triste. La giornata odierna è nuvolosa e ricordo, se non erro, che proprio in una giornata simile di primavera era venuta alla vecchia stazione lei con i suoi genitori e con il capetano W. Vi era anche K. Abbiamo giocato “zalog”. Era divertente, ed è venuto il mio turno di contare le stelle – e allora ho baciato lei, per la prima volta una donna. Facevo il ritroso, d’altra parte ero contento. Non mi sono comportato nel modo più galante verso di lei, sebbene le avessi voluto sempre bene. Lei mi offriva di bere, ed io non accettavo. Dopo che io avevo bevuto, lei beveva allo stesso lato del bicchiere. Veniva molte volte. Una volta è venuta alla vecchia stazione ed era nella piccola camera. Vi erano anche K., P.,M. Ci siamo divertiti. Lei stava seduta sul divano con le gambe incrociate…E’ vero, o Dio, anche questo mi attirava allora… Mi voleva tanto bene che faceva tutto quello che volevo io. Andavo con lei in carrozza, ogni giorno l’aspettavo all’uscita dalla scuola, l’accompagnavo a casa e alla porta mi dava un bacio. Tutto il mio rapporto con lei è intrecciato da vari baci. Quando però sono ritornato da Travnik, ho capito che l’uomo non è solo corpo. Mi sono chiesto se ho agito bene. E quando ho saputo della sua morte, nella mia anima è subentrata la crisi. Certo non ad un tratto, ma col tempo. Mi chiedo nuovamente se, senza quel legame materiale tra di noi, sarebbe esistito quello spirituale. Mediante i baci ci univamo anche spiritualmente. E’ morta, non vedrò mai più lei, la consolazione della mia vita. Dal profondo dell’animo desidero vederla Lassù, nell’altro mondo. Non posso esprimere ciò che sento per lei, lo dimostrano le mie lacrime che scorrono appena immagino questa ragazza tedesca nobile e di buona indole. Mi sembra che la mia giovinezza sia sepolta con lei nella tomba. Tutti possono ridere di cuore, ma io non posso. Guardo le ragazze, mi piacciono, ma se penso a lei, tutto il resto scompare. L’unica consolazione trovo nell’arte che mi piace molto e nella natura.
Mercoledì, 18 marzo 1914.
Ieri abbiamo avuto il compito di matematica. Non l’ho fatto, quindi non l’ho consegnato. Tutto il pomeriggio di ieri ho riordinato i miei quaderni di letteratura. Leggendo alcune cose, mi sono reso conto di quanto avevo sbagliato prima; dunque vedo che ho fatto dei progressi. Ho perso tutto il pomeriggio per questo, per cui la sera ero adirato e di malumore. Anche oggi è stata una giornata balorda. Abbiamo appreso in filosofia che l’uomo può leggere o scrivere le singole lingue o vocali o qualche altra cosa e dimenticare ad un tratto. Il che significa che in una parte del cervello si è verificato uno squilibrio. Poiché ogni uomo può imparare molte lingue ed altre cose, significa che nel cervello esiste uno spazio stabilito per questo. Quindi la testa dell’uomo è un intero universo, dove si può sistemare tutto ciò che esiste. Maraković ci ha assegnato il compito per casa. Pensavo che avesse esaurito tutti i temi più belli, ora invece costato che ancora una volta ci ha dato un tema meraviglioso: “Ottimismo e pessimismo nei maggiori scrittori della letteratura croata e serba”. Di questo argomento parlerò un’altra volta.
Questa sera ho parlato con Plach dei nostri sacerdoti e sono giunto alla conclusione che hanno bisogno di riforma e precisamente dovrebbero esserci due scuole, una inferiore e una superiore. Nell’inferiore si prepareranno coloro che insegneranno al popolo, come fanno i Serbi abbastanza proficuamente, e nelle superiori si prepareranno i sacerdoti destinati alla classe intellettuale. Le facoltà teologiche devono essere nelle grandi città e non nelle piccole, come a Sarajevo. Nelle grandi città avranno occasione di conoscere e di incontrare gli intellettuali. Tale facoltà potrebbe durare anche sette anni. Grande importanza si dovrebbe dare all’arte. Gli uomini che usciranno da queste scuole saranno di un livello superiore rispetto alla ordinaria “intellighenzia”, e con la propria preparazione s’imporranno ai giovani e li conquisteranno.
Oggi ho letto poco: solo Tannhäuser di Wagner. I versi sono belli, mi sembra però che l’azione non sia molto vivace. Le idee sono stupende. Di questo scriverò sul quaderno di letteratura.
21 marzo, alle 3 del pomeriggio.
E’ il primo giorno di primavera. Un forte vento fischia furiosamente. Strano che una stagione così mite sia preceduta da tanta forza. La natura ama i contrasti. L’altro giorno Bürger mi ha detto che sono egoista, poiché non ho dato “petak” (il massimo voto) al piccolo K. In quel momento mi sono inquietato molto, perché ho cercato sempre di diventare migliore e sottopongo alla critica il mio operato, ora egli viene a dirmi questo. Ieri la mamma si è molto alterata con la donna di servizio, tutta la sua ira ha sfogata su papà e su di me. Mi è stato difficile sopportarlo, non ho potuto portare a termine ciò che avevo intrapreso, cioè di scrivere il diario e il contenuto di Manfred. Perciò subito dopo il pranzo mi sono messo a scrivere il contenuto di Manfred ed ora scrivo il diario.
Ho scritto solo la mia impressione su Tannhäuser, mentre solo dopo la seconda lettura dell’opera ho potuto giudicarne il carattere. Tannhäuser è l’incarnazione del passaggio del poeta dall’antichità al cristianesimo. Dev’essere stupenda l’impressione musicale. Me lo immagino così, quando è andato via dalla signora Venus, la musica dovrebbe essere forte, perché si richiede una forte volontà per abbandonare questo mondo sensuale. Inoltre, quando Elisabetta ha salvato Tannhäuser, la musica dovrebbe piangere dimostrando l’animo di Mannfred che si accorge di aver una concezione sbagliata… Manfred è l’opera difficilmente comprensibile, sebbene si possa aver una vera immagine del carattere di Manfred. E’ un pessimista, l’uomo del “dolore universale”, il quale conosce tante cose, dispera dell’uomo che non è né Dio, né polvere. Oggi vorrei leggere ancora qualche cosa di Veselinović e il Cain di Byron, poiché Luban ci ha assegnato il tema sul pessimismo e sull’ottimismo nei maggiori scrittori della letteratura croata e serba. Vengono presi in cosiderazione Kozarac, Đalski, Lazarević, Veselinović.6
25 marzo 1914.
Ho letto Cain. E’ molto inferiore al Manfred, poiché non ha tante idee universalmente umane. Ho terminato il compito di croato. – Ieri mi sono confessato e per penitenza ho avuto 7 Padre nostro, 7 Ave Maria e 7 Gloria al Padre. Oggi ho provato gioia per la Comunione e cercavo di convincermi – c’è in me un po’ di scetticismo – che ricevevo Dio, il quale ha dato se stesso agli uomini fragili come cibo e consolazione. La Comunione è fonte della vita. Del resto lavoro poco, poiché non ho tanta voglia e nemmeno i libri che vorrei. Sto facendo degli esperimenti con la corrente elettrica. Vorrei leggere Eugenia Grandet, peccato non abbiamo la traduzione. La biblioteca degli ufficiali non ha affatto buoni libri. Come potrebbe averli, dal momento che essi (ufficiali) sono ignoranti.
Venerdì, 27 marzo 1914.
Ieri sera era “Burgfrauenabend”. Sebbene sia la quaresima, vi ho preso parte non per divertirmi, ma per un piacere artistico. Hollaus ha cantato meravigliosamente “Das Grab auf der Heide” (La tomba nella landa), mentre la figlia maggiore di Vrinjanin ha suonato la “Polonaise” di Chopin. B. ha suonato il violino e suo padre, accompagnato dalla chitarra ha cantato molto bene alcuni canti in lingua tedesca e polacca… i pezzi musicali erano i più belli. La gente ha come motto “l’arte”, mentre vi erano cose veramente sciocche ed anche lascive. Sono rimasto due ore, perciò oggi non sono andato a scuola. Ho perso solo l’educazione civica. Dicono che ha spiegato molto. C’era anche il compito in classe di lingua tedesca: “Was lehrt uns der Realismus in der Litteratur” (Che cosa ci insegna il realismo nella letteratura). L’idea principale è che veniamo a conoscere le condizioni sociali, le aspirazioni degli uomini e dei partiti e chi è capace per un ulteriore lavoro e chi no, secondo le conclusioni del poeta. Oggi ho letto Spettro di Canterville di Wilde ed altri racconti. Wilde è l’art-pour-l’artista, perciò è difficile capire le sue opere. Ha una bella lingua e descrizione, specialmente “Il peccatore e la sua anima”. Wilde ha formato i suoi paesaggi dall’intero mondo minerale.
Zelenika mi chiede, perché voglio entrare nell’Accademia militare se sono contro la guerra e non ho ideali nazionali. Il mio ideale è la giustizia e forse sarò vittima di questo. L’epoca contemporanea è un grande contrasto. Alcuni si stanno liberando dal giogo e mettono gli altri sotto il giogo. Io non posso essere Tedesco, perché hanno soggiogato gli Slavi, e non sono Slavo. Penso di diventar maestro e educare meglio i Tedeschi, affinché non siano fanatici come questi di oggi. Evviva Tolstoj!
Sabato, 28 marzo 1914.
Oggi abbiamo fatto il ripasso di fisica (aeromeccanica) e qualche cosa di matematica (esempi pratici di trigonometria). Quasi tutti abbiamo fatto il ripasso della letteratura croata. Ho letto Salomé di Wilde. “A prima vista” l’opera è di Wilde, ma è senza azione come tragedia. Đ. ha tenuto una relazione su Ilić all’associazione letteraria. Questi era un eurodemone, se così si dice, cioè uno spirito buono che cercava il paradiso sulla terra. Infatti ha cantato l’Arcadia e l’epoca romana. Ho scritto il contenuto di Caino. Oggi sono stato al cinema e ho visto delle sciocche opere drammatiche, che avevano delle scene commoventi. Hanno presentato anche l’arrivo del principe Wied a Durazzo. Le immagini più belle erano quelle dei giochi ginnici della gioventù (Sokolstvo). Oggi vanno al ginnasio…Volevo andare anch’io, a causa della poesia e non a causa delle domande, però non posso andare da casa, poiché i miei genitori si accorgerebbero. Ora dormono. Papà mi ha rimproverato di essere stato sgarbato, sebbene non lo fossi stato.
Domenica, 29 marzo 1914.
Oggi è morto Franjo Braun. Mi dispiace, è giovane come me, frequentavamo insieme la scuola elementare. Aveva la tubercolosi alla gola. Con lui ho trascorso tanti bei giorni dell’infanzia. Tutto passa. Tutti i giorni sono monotoni ed io sono malinconico. La stessa lettura mi dà noia, sempre le stesse cose, non ho più nessuno stimolo spirituale. Torno in me solo quando sono con i compagni. Zelenika racconta del suo povero padre, di sua madre e dell’infanzia trascorsa con il fratello che è un tenente. Ha un cuore molto buono, peccato che sia un sanguigno. – Ho letto Gespenster di Ibsen. Si evidenzia subito un grande scrittore ed idealista, però non mi piace il suo naturalismo. L’opera vuol evidenziare le parti cattive dell’umanità per migliorarle, però in quest’opera l’uomo non gode e non ha godimenti sublimi. La gente può essere migliorata in altro modo (mediante le associazioni ecc.), mentre l’arte richiede altre motivazioni che elevano l’uomo e che non lo riducono alla vita banale da cui è circondato. Un uomo buono che legge sull’ereditarietà, prova compassione per la gente depravata. Lei però, non essendo tale, non può esercitare un influsso su di loro.
Stasera erano “in visita”. Hanno una gran paura. Di Anto, che era accanto alla porta della direzione, si sentivano i battiti del cuore… In tutto, dicono che è «terribile». Io ho 3 in religione, come ha visto D.
Mercoledì, 1 aprile 1914.
Braun è stato sepolto lunedì pomeriggio. Sua madre piangeva sommessamente. Suo padre lottava con se stesso, il che era evidente. Pace all’anima sua! – Sono abbastanza nervoso ed ho mal di occhi, quindi non posso lavorare molto. Ho letto un canto di Pan Tadeus. Si legge come un romanzo, eppure è un canto epico. Ci sono dei passi lirici… Abbiamo finito le scienze naturali per quest’anno. – Byron ha esercitato il suo influsso sui romantici. Il suo Caino demoniaco, forte e insoddisfatto, ha esercitato il suo influsso su Hernani di Hugo. – Appena comincio a leggere qualche cosa, la mamma mi impedisce. Mi sto divertendo abbastanza con i miei compagni, però c’è tristezza anche nella più grande soddisfazione. Tutto è monotono. Non posso mettere in pratica ciò che ho letto e nemmeno perfezionare i miei pensieri. Mi rallegra l’idea di una grande città dove potrò allargare i miei orizzonti spirituali. Ho comprato il panino dalla mia ragazza (Franjić) che è bellissima. Un leggero rossore le ha coperto il volto. Dentro vi erano suo fratello dai cappelli rossi e una donna bosniaca che ci ha augurato buoni denti.
7 aprile 1914.
Da tempo non ho scritto. Per me la sera è più adatta per scrivere, ma la mamma mi ha impedito di farlo. Sabato, 4 aprile vi era un concerto di Stojanović-Weindlich. Il primo è un compositore di Vienna e il secondo è un ragazzo quindicenne del quinto ginnasio, virtuoso del pianoforte. – Dopo il divertimento, alle ore 11, una quindicina di ragazzi per lo più dell’ultima classe, e io ci siamo avviati sui prati di Banja Luka e abbiamo cantato. Dopo aver cantato tanti canti… siamo tornati dal monumento e abbiamo cantato “Städchen” (serenata) alla ragazza Puškar in via Rudolf. Le ragazze guardavano dietro le tende. Abbiamo proseguito il cammino e abbiamo cantato ancora due serenate, quindi siamo andati sotto le finestre della Božić. Dopo aver cantato abbastanza, uscendo dal cortile fuori, abbiamo visto accendersi una candela nella casa. Ci siamo fermati, ma poiché non si sentiva alcuna voce, siamo usciti sulla strada. Allora abbiamo sentito delle voci dalla casa e ci siamo messi a cantare. Questo si è ripetuto più volte, ma sperando di essere chiamati in casa ci siamo ingannati. Ci siamo poi incamminati direttamente dalla piccola Franjić e le abbiamo cantato, ma nessuno si è fatto sentire. Siamo così giunti davanti al “Balkan” e mentre trattavamo con la moglie del padrone del locale per cantarle, venne fuori Mutan (così Bijelić chiama il professor Skok) e disse: «Ne parleremo ancora». Non abbiamo saputo dire altro che «Bon soir». «Le concert était magnifique».
Sono quindi andati alla scuola, sono riusciti ad entrarvi e ad arrivare alla sala dei professori.
Quando siamo entrati nella sala dei professori – era la prima volta che vi entravo – il pavimento (parchetto) scricchiolava molto. Siamo andati verso i cassetti… Abbiamo rovistato dapprima nel cassetto di Maraković e, grazie a Dio, non abbiamo trovato nulla, quindi quello di Leinert e di Skok. Poi ci siamo avviati verso i registri per disporne come loro padroni. Abbiamo guardato i voti a sazietà (io ho peggiorato religione con 3 e fisica con 2). Andando verso la porta inciampai… Scendemmo e, in furia e fretta, indossammo le scarpe e poi via uno dopo l’altro sotto la pioggerella. Ci svignammo fino alla strada e poi proseguimmo insieme il cammino. Mujagić e Zelenika (che erano arrivati più tardi) mi accompagnarono a casa. Per lungo tempo non ho potuto prendere sonno, tutto ciò che avevo sperimentato mi girava continuamente per la testa. Sentivo caldo e solo allora mi resi conto che ero lì come in uno stato febbrile e teso, sebbene mi fosse sembrato di essere libero e senza paura. Era bello e un’azione da studenti. Sono andato là a causa della poesia e non a causa delle domande. Skok ci ha sgridato ieri perché abbiamo “gironzolato” e si è acceso come non mai… Oggi non c’è scuola e ho “passato la visita” (militare). Per ora non sono ancora approvato. Mi è stato diagnosticato di aver la vista debole… Domani saprò l’esito. Sono alto 1 metro e 73,5 cm.
Il mio stato spirituale è abbastanza misero. Sono molto scettico. La latteratura mi solleva, specialmente di sera, e quando esco da casa mi chiedo perché lavoro… – Luban ci fa lezione sulla “moderna” (nuovo orientamento nella letteratura) e questo mi interessa ma, dopo aver studiato tutto questo, mi sento male nuovamente. – Oggi ho ricevuto “Gral” da Mihanović ed ho letto Auf den Pfaden des jungen Goethe (Sui sentieri del giovane Goethe). Da tempo non ho letto una cosa così bella. Mi ha riempito di entusiasmo…
Domenica di Pasqua, 12 aprile 1914.
Abbiamo 13 giorni di vacanze. La Quaresima era abbastanza triste. Il tempo stesso richiamava in mente la passione e la morte del grande Maestro. Anzi è caduta anche la neve. La processione non è stata così gioiosa e maestosa come prima. Un’atmosfera pesante ci sovrasta. A causa della miseria sociale e politica o per mancanza di ideali? Sarà principalmente per quest’ultima ragione. Difficilmente qualcuno avrà pensato che si è offerto Colui che è fine e meta dei nostri desideri eterni, il Padrone della perennità e dell’immensità cosmica, che ha cura di ogni dettaglio della natura, di ogni filo d’erba e di ogni formica. Oggi ho partecipato alla messa solenne nella cattedrale, cantata in paleoslavo. E’ più bello che in latino. Se la messa fosse celebrata in paleoslavo sarebbe più sublime e attirerebbe maggiormente i Croati, perché sarebbero fieri di avere la loro chiesa antica (di ufficiare come si faceva anticamente). […]
Non leggo nulla. Vorrei leggere in francese, però non ho la traduzione. Ho iniziato a leggere Peer Gynt di Ibsen. Poiché non riesco a capire tutte le allegorie, ho cercato la sua (di Ibsen) biografia, dove probabilmente ci sarà anche il commento. Ma chi può trovare ciò a Banja Luka? Così al 3. atto ho smesso di leggere. – Sono giunto alla conclusione che potrebbe servire ai miei ideali se superassi l’esame di maturità con ottimo esito: mi ammetteranno all’università con maggiore facilità. Finora non mi sono preoccupato della maturità, perciò ora mi impegnerò. Devo fare quattro disegni, due ortogonali e due in prospettiva. Li farò durante le vacanze pasquali e così mi preparerò agli esami nello scritto. Non conosco la storia dal XII al XIX secolo. Anche questo devo fare durante le vacanze pasquali. Quest’anno leggerò un libro in francese. Non guarderò nemmeno il tedesco e il croato. Ripasserò l’analitica e la geografia. Conosco la fisica dell’anno scorso, non so perfettamente l’acustica di quest’anno.
13 aprile 1914.
Ho fatto il disegno in prospettiva. Devo completare le ombre. Non l’ho fatto con molta precisione… – Lo zio Heinrich partirà per Roma. Vorrei andare con lui.
15 aprile 1914.
Oggi ho disegnato per 5 ore ed ho terminato. Spero di poter fare un altro disegna domani. Plach ha assistito allo spiritismo. Lo spirito ha indovinato (movendo il tavolo) tutte le cose passate, e per il futuro ha detto che all’esame di maturità quattro saranno bocciati per sei mesi, e precisamente 2 cattolici, 1 ortodosso e 1 musulmano. Ciò non è possibile. La spiegazione viene dal sogno di S. […]
A Travnik c’è la benedizione di un vessillo ed alcuni “clericali” ci vanno. Probabilmente andrà anche Plach. Avrei voglia di andare anch’io, sulla tomba di lei (Greta). Non la dimentico mai, non c’è giorno che non pensi a lei e prego Iddio per la sua anima immortale. Se lo spiritismo esistesse veramente io parlerei con lei.
17 aprile 1914.
Oggi ho quasi terminato il quarto disegno. Domani lo rifinirò…Con ciò mi sono liberato per sempre dei disegni. Mi dispiace. Forse un giorno dovrò aiutare mio figlio a disegnare. Non ho fatto altro. Quando l’uomo lavora come una macchina senza riflettere, non sa perché vive. Mentre l’uomo vive deve pensare alle cose eterne e trovare felicità in questa meditazione. Ma l’uomo ha diritto alla felicità in questo mondo? Non è forse questo mondo un mondo di lavoro e di fatica e come l’uomo si comporta in questo lavoro riceve il premio nell’altro mondo che è eterno. Questo mondo è solo una preparazione. I poeti e i filosofi dicono che l’uomo troverà la propria felicità nel lavoro e che attraverso il lavoro manuale gli uomini diventeranno migliori. E’ vero, però tale lavoro occupa gli uomini in modo che questi non pensano al male e quindi non lo possono compiere. Invece è più difficile il lavoro mentale perché in esso il male tende insidie da tutte le parti e l’uomo è costretto a pensarvi. Questi uomini non resistono al male come gli operai (non fannulloni) e diventano immorali (l’odierna “intellighenzia”). Un intellettuale non deve lavorare per il salario soltanto, come si fa oggi, ma deve dedicarsi al lavoro mentale nell’interesse della causa e deve procurarsi una profonda base filosofica, per rimanere buono. Ciò è difficile, pertanto sarebbe migliore il lavoro meccanico per impedire l’infiltrazione del male, ma “l’Eternità” ha dato alla natura umana, direttamente mediante il Suo Figlio, la fede originaria che costituisce la più profonda base filosofica. Un intellettuale, se vuole essere buono e occuparsi con interesse del proprio lavoro, deve credere. La fede è più necessaria a un intellettuale che non a un operaio…(penso dal punto di vista pratico e non quello metafisico, perché la fede è indispensabile a tutti), perché l’operaio deve lavorare per avere il pane. La fede è necessaria all’operaio benestante perché lo preserva dall’abuso del capitale e dalla pigrizia. All’intellettuale la fede è non solo necessaria nella prassi, ma essa è fonte di idee eterne, dell’arte, ecc.
18 aprile 1914.
Ho finito tutti i disegni…Domani penso di imparare la geografia. Tutto per gli stupidi esami di maturità. Inutilmente si perde tempo nelle cose che, tanto, si dimenticheranno. Quanto più volentieri mi occuperei della poesia! Quando leggo qualche rivista letteraria, mi fa male al cuore nel costatare che ci sono tante cose belle, sublimi, di cui non ho tempo di occuparmi. Quando sarò allievo all’Accademia, leggerò le riviste croate e seguirò la situazione del popolo a me più caro.
Oggi ho guardato al cinema il Tannhäuser. Era meraviglioso… Domani è la Pasqua ortodossa.
Non dimentico lei (Greta), mi vengono in mente i versi di Schiller:
“O, dass Sie ewig grünen bliebe,
Die schöne Zeit der ersten Liebe”.
(Stazione), 23 aprile 1914.
La scuola è iniziata ieri. Come se le ferie non fossero esistite… Non ho letto nulla, però ho imaparato abbastanza bene la geografia. Mi interessa in modo particolare l’ottica e la pittura a colori (in 3 colori). Ieri ho guardato Saturno e il suo anello. Non posso filosofare quanto desidero, perché la mamma mi caccia a letto.
26 aprile 1914.
Sentimentalmente sono contento. Ieri è giunta la disposizione del Governo che l’esame scritto sarà il 15 giugno, e quello orale il 10 luglio. Saranno esaminati due in mattinata e due nel pomeriggio, quindi a me toccherà il terzo giorno (12 luglio) in mattinata con Mujagić. Mi piace fare l’esame con lui, perché è un buon uomo. Ho abbastanza tempo per prepararmi; in vista di ciò ho letto Peer Gynt di Ibsen. Ho capito bene i primi tre atti, ma verso la fine non ho potuto capire molte cose. L’idea di fondo di questo dramma è: come influisce la fantasia stracarica (anzi ereditariamente ammalata) sull’operato dell’uomo, se essa non può riversarsi in un’opera poetica… (Di questo argomento scriverò nell’altro quaderno).
Sto leggendo il “Gral” e mi familiarizzo sempre più e mi elevo. Quanto più conosco il cattolicesimo, tanto più vedo che è inesauribile. Desidero già ricevere il Suo Corpo, fine e causa ultima dell’umanità. Quanto è grande il Suo Amore, allorché Egli, l’Infinito, incomprensibile a noi, Egli che governa l’universo ed ogni filo d’erba, che conosce e vede i litigi del minuscolo genere umano, dona Se stesso in cibo a noi piccoli e miserabili. “Wenige wissen das Geheimnis der Liebe, fühlen Unersättlichkeit und ewigen Durst des Abendmahls. Göttliche Bedeutung ist irdischen Sinnen Rätsel…” (Novalis).
La mamma mi caccia (a letto).
1 maggio 1914.
“E’ così vano, appassito e futile ogni giorno che è passato! Quanto poche orme lascia dietro a sé! Come senza senso e scioccamente sono passate le ore una dopo l’altra!
Intanto l’uomo vuol vivere, egli apprezza la vita, spera nella vita, in se stesso, nell’avvenire…O quanti beni egli attende dall’avvenire.
Come però egli immagina che gli altri giorni che verranno non saranno simili a quello che è appena passato?
Egli nemmeno lo immagina. Egli non vuole riflettere affatto – e fa bene.
“Ecco, domani, domani” – si consola, – finché questo “domani” non lo scaraventa nella tomba. E, improvvisamente nella tomba – lo voglia o no – smetti di riflettere”.
Ecco un estratto dal diario poetico di Turgenjev (Poesie in prosa). Fino a ieri ero preso da questo sentimento, ora però c’è un lavoro più urgente – Jugoslavia.
Domenica, 3 maggio 1914.
Sto scivendo a letto, mentre la mamma e il papà pensano che io dormo. Mi dispiace di dover scrivere di nascosto… E’ un periodo interessante. Leggo poco, perché non trovo un libro adatto. Ho finito di leggere le Poesie in prosa di Turgenjev. E’ una poesia sublime, come la musica di Beethoven; poeta grande e gradito. Vorrei avere una sua fotografia. Sto facendo degli esercizi di francese. Sto traducendo in croato Eugenie Grandet di Balzac, e poi lo stesso dal croato in francese. Così mi esercito nello stile ed imparo le parole. Porto sempre in tasca il Faust e studio a memoria le cose più belle. E’ un’opera divina. Per ogni circostanza e per ogni stato d’animo si trova un passo rispondente. Il fascino particolare di quest’opera è dato dall’eleganza, dalla forza e dalla dolcezza dei versi.
Il 30 aprile […] Nel pomeriggio alle ore 6, nel Sokol serbo è stato indetto un convegno sull’accordo tra i Serbi e Croati. La sala era gremita. Kurtagić ha aperto la riunione, ha parlato di Zrinjski e Frankopan.
Ho sonno. Continuerò un’altra volta…
4 maggio 1914.
Kurtagić, secondo il suo stile, ha parlato ampolloso. Ha messo in evidenza la miserabile politica austriaca e il loro comportamento verso l’eroe di Siget.7 Poi si è soffermato sulla congiura di Zrinjski e Frankopan.8 Ha esposto tutto molto bene, ma ha parlato senza cuore, per cui non poteva far effetto. Dopo di lui si è alzato Bürger.9 Il suo discorso fluiva dal cuore, ha parlato con entusiasmo: “Crnobog ha vinto Svantevid. Dove sono quei centomila chilometri abitati dagli Slavi, dov’è l’isola Rujan (Rügen), tempio di Svantevid?10 Tutto (ora) appartiene ai Tedeschi. L’isola Rujan deve esserci di memento. Dobbiamo metterci d’accordo e fondare lo Stato jugoslavo, il Serbo sia Croato, e il Croato sia Serbo, ecc.” Tutto il discorso è stato bello e pieno di convinzione. Però non tutto è esatto. Si può forse dire che i Tedeschi nei secoli XI, XII, XIII hanno germanizzato apposta le tribù slave, allorché non esisteva una coscienza nazionale, ma solo il sentimento religioso. I Templari che battezzavano le popolazioni, al tempo stesso involontariamente le germanizzavano.
Se lo Stato jugoslavo sia una cosa buona per l’umanità, specialemnte per i Croati, è una grossa questione. Non possono essere condannati né coloro che sono pro Stato jugoslavo né coloro che sono contro, poiché entrambe le parti seguono la propria convinzione, per la verità. Chi abbia ragione è difficile dirlo. Considerando la storia, i popoli della stessa lingua si sono uniti… E’ una necessità storica. Poiché finora ogni popolo dopo la propria unificazione ha avuto obiettivi espansionistici, i popoli non uniti hanno dovuto mettersi insieme per non essere soggiogati… Poiché i Croati si trovano in condizioni cattive, devono unirsi costretti dal cattivo spirito che regna in Europa, per non soccombere sotto le altre nazioni. (Ogni Stato – non nazionalità (popolo) – ha dei fini espansionistici)… Ma prima dell’unione (con i Serbi) è necessario che i Croati si rafforzino culturalmente, cioè che costruiscano le scuole, e per poterlo fare, devono ottenere l’indipendenza finanziaria, quindi devono lottare con tutti i mezzi per conseguirla. La ripresa delle organizzazioni religiose e il rafforzamento della morale nel popolo.
Ho letto Nov život (Nuova vita) di Ljuba (Maraković), che mi ha regalato Plach. Non è molto interessante, ma sa di bontà. Indica la strada che uno scittore epico, il comico, il drammaturgo, ecc. devono seguire per creare un’arte nazionale croata. Bisognerebbe rifletterci. Ho studiato il francese. Oggi non ho suonato il pianoforte.
Il concerto degli studenti del 2 maggio è riuscito bene. Sono state raccolte 750 corone. Ho danzato con la Puškar e la Smiljanić, ecc. Abbiamo cantato le serenate alle ragazze Franjić, Božić, Puškar, Smiljanić e Franz. Con quest’ultima e con quelli di Kratena abbiamo passeggiato ieri e oggi. Non sono stato in chiesa la domenica, a causa del concerto. Sono rimasto fino alle 4 del mattino… Un’altra volta andrò in chiesa in ogni modo.
10 maggio 1914.
(Scritto a matita). A letto. Ho letto Fedone; è molto interessante. Le sue conclusioni (sono) che dopo la morte la vita comincia.
12 maggio 1914.
(Scritto a matita). A letto. Oggi è arrivato in macchina Potiorek.11 L’hanno accolto tutti gli impiegati e le scuole, tranne “Realka” (l’Istituto tecnico). Si diceva che gli studenti avrebbero imbrattato la bandiera nero-gialla e quella ungherese. Per prevenirlo, il direttore le ha fatte togliere ed ha ammonito alcuni studenti. Quando Potiorek è venuto, il vice-sindaco Milić ha fatto un discorso, secco. Poche persone hanno gridato “evviva”. Triste! La sera, i musulmani hanno preparato la fiaccolata. Vi hanno preso parte in molti, e il cadì ha fatto un discorso con molta sincerità. Affermava che i musulmani possono essere condotti sulla giusta strada, non nel senso di essere denazionalizzati, ma di essere per la dinastia, mentre nella politica (dovrebbero essere) uguali a tutte le nazionalità. Il cadì ha terminato il discorso con un “evviva”, e tutti i musulmani hanno ripetuto “evviva”. Silenzio. Ad un tratto si udì la voce: “Abbasso! Era un macellaio!” Tutti si irrigidirono. Era una situazione spiacevole. Intanto dalla massa proruppe il canto capeggiato da Gutić, Kurtagić ecc.: “Oj, Slaveni”. Come una grande ironia per tutto ciò. Tutto il mondo lo sente, io però sono fuori dei partiti e mi rendo conto che tutti i partiti per lo più hanno torto, e in poche cose hanno ragione. Condanno il lavoro negativo, perché questo proviene dai liberali fanatici prezzolati. Essi non sanno che cosa è l’amore e la verità, altrimenti glorificherebbero Gesù e sarebbero buoni. “Gloria Tibi”.
13 maggio 1914.
Potiorek era presente, la quinta ora, alla lezione di francese. Skok ha interrogato me. Traducevo “Le pot de fleur” di Gautier. E’ andato brillantemente. Questa poesia rassomiglia a “Le vase brisé” di Prudhomme. Il poeta ha descritto la ragazza senza sapere di amarla. Da ultimo l’amore è diventato così forte che non avrebbe potuto sradicarlo senza insanguinarsi. Egli ha paragonato questo con il ragazzo che ha trovato un seme e l’ha messo in un vaso. Dopo qualche tempo è diventato un arbusto le cui radici hanno spaccato la porcellana e, se il ragazzo avesse tentato di strappare le radici dalla porcellana, si sarebbe insanguinato le mani. La poesia “L’idéal” di Prudhomme è particolarmente bella, simbolica poesia religiosa. Il poeta paragona gli ideali dell’umanità con la stella che gli uomini non hanno ancora visto, ma – dice – voi, ultimi uomini, salutate questa stella non appena appare. Il che significa: ora domina la corruzione che non vede dinanzi a sé gli ideali. Alcuni uomini ne hanno solo un presentimento, ma verrà il tempo e vi sarà “un solo ovile e un solo pastore” e gli ideali appariranno.
Vado un po’ ogni giorno dalla Franjić. Peut-être c’est une “graine”. Je ne le sais maintenant. Ella tiene la testa appoggiata alla mano e legge. Le chiedo che cosa legge (Ante e D. erano dietro a lei), ed ella risponde: «Tena». Ho capito «crisantema» (crisantemo) e le ho detto che sarebbe meglio che annusasse questi fiori.
14 maggio 1914.
Abbiamo avuto il compito di croato. Un verso di Burns. Con Ljuba abbiamo analizzato meravigliosamente Werther. Ho scritto su Aristofane. Plach ha sognato che sono morto da giovanotto…
15 maggio 1914.
Oggi ho letto Eugenie Grandet ed ho studiato l’elettricità. Ho suonato il pianoforte. Mi piace molto, purtroppo sono impacciato… La piccola Franjić legge “Chrisantema” di Lotti. E’ particolarmente dolce. Ed io…? O Dio, è peccato? Che cosa sente Gr(eta)? Ella (G.) è il mio idolo. – Kratena e Ante hanno discusso dei loro movimenti. In verità i “furtimaši”12 hanno lavorato molto per il popolo. Hanno molte organizzazioni. Ante è un idealista troppo grande.
17 maggio 1914.
Oggi sono stato dal medico. Il comando del corpo ha rimandato la domanda perché non è stato indicato il grado dell’astigmatismo. Dr. Pausal mi ha visitato ed io ho letto normalmente tutte le lettere, ad eccezione delle più piccole. Veramente le sapevo a memoria non appena ho visto la tabella da vicino, e questo mi ha aiutato a leggere meglio. – Talvolta mi vengono in testa pensieri orribili. Perciò sono andato alla funzione sacra, per riprendermi. Solo il “Memento mori” pronunciato dal sacerdote ha annientato tutto il mio scetticismo e la disperazione. – Ho letto Eugenie Grandet e ho imparato molti vocaboli. Ho suonato la Cavalleria e la Barcarola. Sono pezzi particolarmente dolci. Ieri sono andati a scuola e Plach ha visto i voti. Ho 3 in chimica e religione. Non mi ha mai interrogato in chimica, ma per il fatto che sempre rido durante l’ora, perché egli non spiega, bensì traduce da un libro tedesco e ci detta alla lettera. – Vado sempre dalla piccola Franjić a mangiare il cioccolato. Quando entro sorridendo, mi chiede: “Milka?” (cioccolato al latte).
21 maggio 1914.
Lunedì, 18 maggio, a scuola è sorta la lite a causa della religione. K. l’ha attaccata superficialmente e ha offeso Luban. Anch’io mi sono acceso. – Lo stesso giorno sono partito per Zagreb a causa degli occhi. Durante il viaggio ho litigato con un luterano. Dice: Dio è anche Satana, perché ha creato il peccato. Egli non è onnipotente, perché nel mondo domina il male. Perciò non crede in Dio, bensì nella potenza del bene e del male che lottano tra di loro. La potenza del male ha predominato. Ecco a che punto conduce il liberalismo protestante: fino a negare l’Ideale dell’uomo. Del resto, la potenza del bene e del male non è una cosa logica. Questa luterano non crede nella libera volontà. Dunque, supponiamo che due litighino. Nell’uno parla la potenza del male, ed diciamo anche nell’altro. Il primo supera nell’astuzia l’altro, dunque la potenza del male supera se stessa. Ritenendomi inaccessibile alle opinioni, si allontana. Un giovane sacerdote ortodosso ne rimane meravigliato…
La mattina dopo ero nell’ospedale militare. Mi hanno fatto la visita oculistica. Hanno costatato l’astigmatismo 6/8 (quasi normale). Ho comprato “Vihor”, foglio nazionalistico, e Le disciple di Bourget. Ero poi da Kranjc. Non mi hanno aspettato, perché Šandor era tornato tardi a casa. Di sera sono andato con lui al cinema per vedere Ljubakanje (Liebelei, Amoreggiamento) di Schnitzler…Ljubakanje è riuscito tecnicamente, però era noioso e poco profondo. Mi sembra che questo sia la caratteristica del dramma moderno…
Dopo aver dormito da Kranjc, alle ore 2,30 prendo il treno. Alle 9 di mattina sto a Banja Luka e alle 10 mi reco a scuola. Ho dormito di pomeriggio. Ho suonato da “Sang und Klang” Bach e Beethoven. Ho letto 8 domande di storia. Sto leggendo Eugenie Grandet e imparo i vocaboli. Sono andato a mangiare “Milka” (Franjić). Noi studenti domani andiamo a Kostajnica.
29 maggio 1914.
Sabato, 23 maggio, abbiamo fatto una gita con Leinert. A mezzo giorno abbiamo preso il treno in quarta classe, dove c’era molto posto. Subito presso la via dell’Imperatore alcune ragazze ci salutavano con mano e noi mandavano a loro baci dalla carrozza. Era allegro… Abbiamo visto Anka Jović a Ivanjska… A Prijedor e a Novi uscivamo per comprare aranci e dolci ecc. Abbiamo fatto i biglietti a Dobrljin e siamo passati in terza classe (caffé). Giunti a Kostajnica, ci siamo avviati al centro con gli zaini sulle spalle. La Kostajnica Croata è una città sporca, sebbene sia asfaltata. Davanti alle porte stavano sedute delle donne che ci scrutavano con occhio critico. E’ la vera Samur-Ville de Province. Abbiamo attraversato la via principale, poi indietro per un’altra via parallela e attraverso i giardini. Lì sorge la nostra chiesa, non molto bella… Cammin facendo, gridavamo i nomi delle signorine di Kostajnica che P. aveva procurato quando eravamo a casa. Raggiungemmo il ponte sul fiume Una. Lì è veramente bello. A sinistra, davanti al ponte si erge un bel edificio in Secession, mentre dall’altra parte del ponte, sulla riva opposta, i ruderi di una città di Zrinjski. Un vero contrasto. Ci fermammo sul ponte per osservare il fiume Una. Esso scorre e scorre. Ha visto l’orgogliosa città di Zrinjski, ora guarda le sue rovine e l’edificio moderno che “in breve tempo” seguirà la sorte della città di Zrinjski. Stando sul ponte, un Ebreo, vagabondo, già cameriere, ci fece in tedesco una predica sulla morale. Poi attraversammo il ponte e visitammo i ruderi del vecchio castello. Una bella veduta. Da una parte si vede il fiume Una con tutta la città di Kostajnica Croata, mentre dall’altra parte, dove una volta erano situati i cannoni, la vista spazia sulle colline di Bosnia. Una città eroica – quanti attacchi ha dovuto subire da parte dei Turchi! Proseguiamo un po’ più avanti e subito sentiamo l’atmosfera bosniaca. Gli zingari cantano e suonano, mentre i musulmani bevono caffé davanti ai bar. Un insegnante musulmano ci salutò e per mezzo del sindaco ci ottenne l’alloggio. Depositammo le nostre cose in quella casa. Con soddisfazione di tutti, alle finestre e sulle panche sotto le finestre c’erano delle bellissime ragazze. Entrammo nel “caffé” e ci mettemmo a sedere, e il maestro ci fece mangiare e bere. Le ragazze passeggiavano accanto a noi, e noi trasmettevamo a loro i saluti di Banja Luka. Io gridavo il nome di Ostrašnjak, nome che ho avuto da Plach. Infatti tra quelle ragazze c’era anche lei. Con il maestro siamo andati a Hrvatska Kostajnica (Kostajnica Croata) ed egli ci ha raccontato ciò che aveva udito da un suo amico, un ufficiale turco, circa la conquista di Drinopolje. La verità è che l’hanno conquistata i Bulgari, e non solo i Serbi, come questi sostengono… Siamo tornati a Bosanska Kostajnica (Kostajnica di Bosnia) e abbiamo scritto alcune cartoline; io ho scritto alla Franjić, firmando Milka, e a casa. […]
Ho dormito mezz’ora, il resto della notte l’ho trascorso vegliando. Siamo partiti alle 4 di mattina. Abbiamo lavato la faccia per strada e ci siamo congedati dalla bella Kostajnica. Alla stazione ferroviaria abbiamo preso caffé, un cane legato alla catena ci incuteva paura. L’abbiamo nutrito con cornetti. Col treno siamo andati fino a Dobrljin. Col traghetto abbiamo attraversato il fiume Una per vedere i villaggi croati che sono caratteristici. La strada verso Zrinj era faticosa, ma bella. Mentre salivamo abbiamo guardato i campi coltivati e i prati. Il sole scottava. Abbiamo chiesto ai contadini: Quando raggiungeremo Zrinj? Dicevano sempre: ancora mezz’ora, invece noi abbiamo camminato ancora due ore. Siamo arrivati a Zrinj. E’ un bel villaggio. Da lontano si vedeva la chiesa, e quando la vidi mi sentii contento. La nostra chiesa! Dopo aver mangiato a sazietà arance e limoni, Plach ed io siamo andati dal sacerdote perché ci accompagnasse. Non ha potuto farlo perché doveva celebrare la messa. Alcuni di noi hanno bevuto latte in una casa dei contadini, poi abbiamo scritto delle cartoline. Il notaio ci ha condotto sulla fortezza Zrinj, da cui il casato croato dei Šubić ebbe il nome di Zrinjski, che è adesso così glorioso e onorato. Per vie tortuose raggiungemmo i ruderi, una volta abitazione degli eroi, i quali con mano potente difendevano l’Europa dagli attacchi dei Turchi. E’ tutto un rudere. Dentro c’è un frutteto. Si nota una fossa, colmata dalla terra, che immetteva nel corridoio sotterraneo. Ci spostammo verso la parte settentrionale del castello e demmo un’occhiata sotto. Terribile. E’ la parte più resistente del castello, per cui qui era la residenza della famiglia. Ci arrampicammo poi sulla torre, rivolta verso la parte sud-est. Da tutte le parti ci sono piccole finestre che aprono la visuale in lontananza. Immediatamente sotto il castello si scorgono i tetti delle case di una via, e un po’ più lontano la chiesa. Più in là si vedono i monti e la strada che gira intorno. I muri della torre sono molto grossi. Qui una volta i soldati austriaci facevano guardia in attesa dell’attacco dei Turchi… Il castello è stato incendiato due o tre volte e alla fine, dopo la catastrofe di Wiener Neustadt, è stato abbandonato. Adesso questi ruderi sono solo storia vivente, ricordo della gloria e della potenza di una volta. Tutto è transitorio. Solo quel qualcosa di grande e di ignoto rimane. A questo bisogna anelare.
Abbiamo mangiato bene e verso le 11 siamo partiti per Novi. La strada era bella. A dir vero anche ora bisognava salire ma non come prima. Cammin facendo abbiamo bagnato i piedi. Abbiamo attraversato parecchi villaggi e i contadini erano molto ospitali e puliti. Sebbene fosse domenica, non abbiamo visto un solo ubriaco. Solo prima di Novi e Dvor c’erano degli ubriachi. Eravamo già stanchi e ci fermavamo dapertutto, sdraiandoci all’ombra dei vicini boschetti, e mangiavamo zucchero. A Novi siamo giunti verso le 4 del pomeriggio. Ha una bella posizione. Il fiume Una è meraviglioso, con le sue sponde e le case che vi si rispecchiano. Siamo tornati a casa alle 9 di sera.
Il giorno seguente Luban ha fatto la lezione di storia romana. Ha esposto bene, ho preso appunti. Ieri sera ho sognato Greta e le ho parlato. La mattina ho sofferto molto, ero triste tutto il giorno. Ho letto Eugenie Grandet in lingua serba, e in francese appena 110 pagine. Ci sono molte parole che non conosco. Ho letto quasi tutta “l’educazione civica”. Nella rivista “Luč” c’è un bel articolo sull’arte di Beuron (L’art pour Dieu).
3 giugno 1914.
Ieri abbiamo fatto disegno libero per l’esame di maturità. Era l’ultima ora di disegno. Leinert ha detto che non avrebbe dato altri esempi… K. ha chiesto a Pavičić se a ciascuno avrebbe chiesto l’argomento che ha preparato, ed egli ha risposto: «L’esame di maturità è una formalità. Saluta gli altri e dì loro di preparare bene il proprio argomento e gli altri in modo generico…». Quando ho sentito ciò, mi sono reso conto che l’esame di maturità è roba da bambini. Maraković mi ha detto di imparare il romanzo realistico, per riguardo a Elkehard. A D. ha consigliato di preparare Werter, ecc. Ieri non ho fatto nulla perché mi sentivo debole. Oggi leggo in originale Eugenie Grandet.
4 giugno 1914.
Durante la lezione di francese abbiamo parlato di H. Taine e della sua concezione secondo cui lo Stato non è altro che potere poliziesco. Nell’ora di croato abbiamo terminato Lazarević, Ljubiša, Veselinović e Matavulj. Di pomeriggio ho giocato a tennis fino alle 6,30. Ho lavorato sul disegno e traducevo Eugenie Grandet.
Venerdì, 5 giugno 1914.
Durante l’ora di religione Pajić ci ha letto (qualche brano) sull’inquisizione, e (precisamente) da un libro che fino ad un certo punto giustifica questo procedimento, cioè l’espulsione dei Mori dalla Spagna. Fanatismo! – Ho giocato due ore a tennis. Ho terminato un disegno descrittivo (pentadodecaedro in prospettiva con le ombre) e ho letto Eugenie Grandet. – Ho letto nella rivista “Hrvatska Prosvjeta” la bellissima recensione di Maraković sui Gitanjali di Rabindranat Tagore. Lo studierò ancora… Alle 4,30 di pomeriggio dovevo recarmi alla lezione di pianoforte, ma poiché ho giocato a tennis e non avevo l’orologio, sono arrivato in ritardo, dopo le 5. Non deve avvenire più che a causa del divertimento trascuri il dovere. Così ho messo in imbarazzo anche l’insegnate, il che mi dispiace.
Domenica, 7 giugno 1914.
Ieri sono stato interrogato in fisica… Ho saputo bene. Leinert ha parlato della storia della matematica dicendo che dobbiamo saperla per l’esame di maturità… Nel pomeriggio ho letto Eugenie Grandet. Di sera sono stato alla fiera. Ante era con me dalla Franjić. Ci siamo divertiti con la Vlašić. Questa mattina mi sono alzato alle 11 e ho dormito benissimo. Per questo non sono andato in chiesa, sebbene questa sia una debole ragione. Sono arrivati i libri di Göschen (Volkskunde, Geschichte der Mathematik, Pädagogik, Differential, Integral, Luftschiffe, Meteorologie, Wetterkunde, Aufsatzentwürfe, Englische Literaturgeschichte, Ibsen, Björnson, Shakespeare, Astronomie), Natur-und Geisteswelt e Miniaturbibliothek. Mi fanno comodo per l’esame di maturità. – Oggi ho messo a posto la traduzione dell'”Inno” di Novalis e ho composto qualche cosa a modo di Rabindranat Tagore. Penso di inviarlo alla rivista “Luč”. – Sono stato alla fiera e ho speso tutti i biglietti che il padrone della giostra aveva dato a papà. Ho girato con la Ballian, la Puškar, la Szalaj ecc. Ho visto un’illusione ottica: una testa senza corpo. Non so come spiegarlo. Di mattina ho pensato a Greta, perché ho sognato Travnik.
11 giugno 1914.
In questo tempo c’è stata la fiera e vi sono andato tutti i giorni con la piccola Franjić. Ha una buona educazione del cuore. Le ho promesso alcuni libri. Ho letto la recensione su Shakespeare. Per l’esame di maturità non ho studiato nulla, tranne la geografia l’altro ieri. Oggi ho fatto la Comunione. Ho inviato a Pajić la traduzione di Novalis perché la mandi a “Luč”.
12 giugno 1914.
Oggi è il penultimo giorno di scuola. Skok si è congedato da noi con grande commozione. Per la prima volta da quando lo conosco ha sbattuto con il libro, poi ha chiesto a ciascuno che cosa voleva. Ci ha consigliato: lavorare onestamente e non cercare mai il premio. «J’ésperais pleurer, mais je croyais souffrir». Così passa il tempo. E’ passato ciò che mi era caro.
13 giugno 1914, alle 2 di notte.
Dio, che cosa ho visto adesso! Lordume e schifezza. Poveri […] I colleghi che stimavo di più sono andati a questionare con le donne di servizio e provocare e disonorare gli altri. Alcuni altri sono andati “giù”! Poveri […] Così dev’essere quando siete animali. Sempre parlare di ideali, e vi rotolate nel fango.
16 giugno 1914.
Sabato, 13 giugno, tutti, tranne Kučinić, eravamo da Machnig. Lì un certo maestro serbo suonava meravigliosamente la fisarmonica. La sua amata si è buttata nell’acqua, perché i genitori di lei volevano darla ad un altro. Tutto il suo dolore egli trasmette in queste melodie. Siamo andati poi da Vlahović, alcuni si erano già congedati. Lì era schifoso. Eravamo seduti attorno ad un lungo tavolo in una piccola camera. All’altro tavolo erano seduti alcuni uomini sposati e facevano di tutto con la donna di servizio, una persona abietta e grassa dagli occhi lucidi. Per causa sua lo stesso Z. molestava Plach e me. O Dio, come è brutto colui che non sa rispettare le convinzioni altrui, anche nello scherzo. Unica cosa bella era il canto… Al ritorno pensavo che avrebbero cantato le serenate, ma non hanno voluto. Bere ed altro volevano, ma non volevano ciò che è bello. Hanno cantato solo per una donna di servizio. Quando siamo solo i cattolici – tutti lo abbiamo detto – le cose vanno bene. Altrimenti – salvo eccezioni – diventa schifoso. Il giorno seguente non sono andato in chiesa. Avevo disposto male il tempo, così che non ho potuto alzarmi. Un’altra volta sarà meglio.
Questa notte non ho dormito bene, perché ho pensato all’esame scritto di maturità. Mi sono svegliato già alle 5 di mattina. Passeggiando di buon mattino sereno mi sentivo bene, mi ricordavo della gita (le alzate di buon mattino). Ci recammo a scuola in gruppo. Eravamo curiosi di sapere quale posto avremmo avuto. Vis-à-vis a destra era Kurtagić, dunque ci avevano disposto secondo la qualità. Entrò il direttore con la busta sigillata, seguito da Luban che era alquanto pallido. Aprì e lesse:
La giovinezza – speranza, la vecchiaia – ricordi.
L’utilità della navigazione per la nostra Monarchia.
Nessuno di noi si aspettava questi temi. Io mi sono subito deciso di fare il primo, eravamo in nove a scegliere questo tema. Scrivevo come un normale compito di classe. Ho elencato le fasi della giovinezza dell’uomo, del popolo e dell’umanità, e poi le fasi della vecchiaia, quindi ho messo in evidenza come il passato corrobora la vecchiaia (Il passato di un popolo gli dà la forza per ulteriore sviluppo, ecc.). Ho impiegato tre ore per scrivere e due per copiare. Ho scritto in tutto sei colonne. Anche gli altri hanno fatto più o meno così. Luban ha assistito. Tesoro!
17 giugno 1914.
Dopo di lui assistevano Pavičić, Leinert, Skok e Harizim. Skok e Pavičić erano molto “ufficiali”. Hanno segnato tutti coloro che erano andati in bagno. Per fortuna non era necessario ingannare. Dopo aver terminato, ero stanco. Nel pomeriggio ho riposato, poi è venuto a prendermi Plach con il quale sono andato nel Viale Vrbas. Lì abbiamo incontrato Jarakula e siamo andati a prendere ciliege… Giunti al frutteto, non ci andava di arrampicarci sull’albero, quindi abbiamo comprato un cesto di ciliege. Abbiamo conversato con i contadini, i quali dicevano: «Sono proprio eroi i Montenegrini, un pugno di persone contro tanti Turchi…»; sono Serbi e si rendono conto dell’utilità della scuola… Ai contadini pesa soprattutto il lungo servizio militare. Diceva un giovane: «E’ bene stare male, quando fanno la visita, ti lasciano libero». Un altro invece: «No, purché io sia sano, venga quel che venga». […].
Ho dormito bene. Ieri eravamo curiosi di sapere quali erano le prove e per la nostra grande fortuna erano tre di quelle che Leinert ci aveva già assegnato. […]. Tutti eravamo felici. Ho finito tutti e tre gli esempi e ho aiutato anche gli altri. […].
(Oggi) Dopo che abbiamo preso i posti, il direttore ha aperto la busta e Maraković ha letto: “Luftschiffe und Flugversuche”. Tutti ci siamo guardati sorridendo. Ha aggiunto ancora tre punti (da trattare) nell’esposizione: 1. Geschichtliche Entwicklung, 2. Luftschiffe Ballons, 3. Flugapparate und ihre Erfolge. Ho scritto subito in bella copia e avevo finito in un’ora e mezzo. Sebbene all’esame assistessero Pavičić e Skok, ho corretto tanti compiti, così che nessuno aveva più bisogno di correzioni. Come assistenti erano anche Maraković e Leinert. Skok ci ha consegnato anche le pagelle. Kurtagić ed io abbiamo eccellente (per la prima volta nel Resoconto il mio nome sarà stampato in grassetto! Bravo!), sebbene un po’ forzato. Anche gli altri hanno avuto delle buone pagelle. Le pagelle sono una sciocchezza. Basta dire: promosso o bocciato, perché se uno si interssa di una materia, ma riceve un brutto voto, perde la voglia per quella materia. Si desta anche l’invidia. Tutti abbiamo terminato prima del tempo previsto, quindi siamo usciti a far due passi insieme. Nel pomeriggio ho dormito meravigliosamente bene e ho pagato a Wolf 16 corone per i libri. Gli devo ancora 10 corone, perché oggi ho ricevuto ancora Englische Literaturgeschichte (Göschen) e Geschichte der Musik.
Il papà mi ha dato 5 corone per l’esito eccellente, mentre la mamma dalla gioia non cessava di chiaccherare… Fino alle 5 del pomeriggio ho aspettato la signorina Latas per la lezione di pianoforte, ma poiché non è venuta, sono andato di nuovo a tennis. Ho giocato appassionatamente per circa mezz’ora. C’era anche Luban e per primo ha iniziato a parlare dei compiti. Aveva corretto 9 compiti. Gli ho chiesto se qualcuno era fuori tema. Mi ha risposto di sì. Gli ho chiesto se aveva corretto il mio compito. La risposta era “sì”. «E come è andato?» – «E’ un segreto professionale», e poi sotto voce, perché gli altri non capissero, ha proseguito: «A nous deux». Lo sapevo anch’io e mi sono reso conto che non dovevo chiedere davanti agli altri. Domani c’è il compito di francese.
L’esame di maturità è roba da bambini. Alcuni si agitano inutilmente, altri perdono tempo inutilmente. Quelle 5 ore di lavoro passano come un minuto. La sera ci incontriamo e parliamo dell’oggi e del domani e ci accorgiamo che il tempo vola con enorme velocità. E’ passato ciò di cui abbiamo tanto parlato e che abbiamo tanto atteso, e domani arriverrà qualcosa di nuovo che pure passerà, e presto arriverà la morte. Se la vita consistesse in un lavoro così meccanico come sono stati questi ultimi giorni, l’uomo dovrebbe suicidarsi. Ma quando questo cessa, nell’uomo entra il sentimento dell’Eternità e dell’Amore, della bellezza e del lato attraente della vita. Voglio vivere per la mia materia preferita, anche se sarò eternamente povero, e non tormentarmi con un lavoro macchinale, guadagnare i soldi e, come un rispettabile filisteo, alzare la cresta, darmi l’aria di un uomo intelligente, serio e misterioso, se non lo sono. – Evviva l’arte!
19 giugno 1914.
Gli esami scritti di maturità sono passati. Ieri abbiamo avuto il compito di francese: 13 strofe della poesia “L’Isolation” di Lamartine. Skok scriveva alla lavagna e non la finiva più. Era tanto lunga. Tutti eravamo arrabbiati… Ho fatto circa dieci compiti per gli altri. Copiavamo con la carta carbone… Nel pomeriggio siamo andati a mangiare le ciliege… Abbiamo raggiunto la capanna di un contadino, dal quale siamo stati l’altro giorno. Egli non vuole cogliere le ciliege perché verrà a raccoglierle il latifondista musulmano. E’ difficile la situazione dei contadini: devono lavorare per gli altri. Attraverso il frutteto siamo saliti verso un’altra casa. Ci salutarono un contadino sporco con un grosso gozzo ed una contadina magra e cenciosa. A loro abbiamo chiesto delle ciliege ed essi ce le hanno portate. Seduti sull’erba, abbiamo mangiato a sazietà. Quindi abbiamo chiesto il prezzo. La contadina ci disse: «Se non volete pagare, non dovete, o potete dare quanto volete». Buona gente. Dopo aver pagato, ci siamo avviati verso Vrbas per una strada fangosa. Z. portava sulla nave una ragazza grassa che chiamano Barabba. Ci imbarcammo e ci mettemmo seduti accanto a loro… Ho sofferto molto, in me provavo una lotta tremenda tra l’Eternità e la passione, non vedevo il momento di arrivare all’altra sponda. La passione blocca direttamente il pensiero logico, così che mi è stato difficle concentrarmi sul mio ideale: su “Ewig Weibliches”, il “Memento mori”, il lavoro per l’umanità, il sentimento estetico, ecc. […]
Sabato, 21 giugno 1914.
Ieri sera volevamo acchiappare Maraković a motivo dei compiti dell’esame di maturità e ci siamo riusciti […]. Stamattina mi sono alzato alle 9,30 e mi sono recato da Plach per vedere se c’è la mia poesia nel “Đački Vjesnik”. Non c’è. Dopo aver fatto una passeggiata sui prati di Banja Luka, sono ritornato a casa per studiare. Ho litigato un po’ con la mamma: ella sogna che io finirò nello stato maggiore, il che non risponde ai miei principi. E’ terribile, quando mi si costringe di scegliere secondo la loro volontà! Facevo un po’ di matematica, ma non andava. Ho perso la volontà di fare gli esami di maturità. Dopo il pranzo ho letto le questioni di storia. Questo è più interessante. Ho suonato il pianoforte. Sto suonando la serenata di Moszkovski, cercherò di impararla per quanto possibile. Leggerò un poco. Soffro perché non posso occuparmi di ciò che vorrei. Ho fatto una passeggiata con Grünwald e con i colleghi. Mi hanno rotto l’anima con gli esami di maturità. Bürger mi ha detto che gli ha raccontato Ljuba che nel compito di croato mi sono un po’ impelagato. Sono andato poi nel negozio dalla Franjić e le ho raccontato di Đalski, di Kumičić e dei componimenti umoristici di Maraković. Successivamente passeggiavo sotto la sua finestra insieme con Ante, Šandor e Plach. Si parlava di lei.
E’ questo l’amore? No. Ella non mi conosce. Io non la conosco. Non abbiamo fatto nulla di intimo. Lei è chiusa, anch’io lo sono. Non è come Greta che esternava subito il suo sentimento. Allora perché le corro sempre appresso? Non possiede una particolare bellezza fisica. Pare che sia buona. Tolstoj sostiene che l’amore è passione. Tutta la letteratura amorosa si basa su questa. Però in me non c’è la passione. D’altra parte l’uomo è per natura portato verso la donna. Forse “das Ewig-weibliche” attira o si tratta di una forza suggestiva, come afferma Kleist. Sarà quest’ultima cosa, altrimenti perché sempre attira ad essa? O forse la forte e resistente natura maschile è solo la metà dell’essere umano e questa cerca l’altra parte a cui è connaturale la delicatezza e la tenerezza. Questo rimane sempre un mistero.
Adesso è una notte meravigliosa. L’infinito meccanismo cosmico è immobile. Non si vedono né pilastri né traverse, eppure sta fermo. Con quale velocità si muove e gira questo infinito e l’uomo, polvere, pensa tutto ciò. Dove ciò conduce? Perché l’uomo ha il corpo, se è essenzialmente anima? Perché? Dove? Come? Misteri eterni.
Il pensiero, la scintilla, l’intelligenza, questa scintilla dell’eterna Verità, a quali pensieri sublimi ci conduce e quanto possiamo capire! E che cosa è l’Infinito! Quando ci penso mi vengono le vertigini. Splendore che l’uomo non può immaginare. Erdgeist (lo spirito della terra), ma non “abscheuliches Gesicht” (volto atroce), bensì lo splendore della Verità assoluta, che la scintilla non può sopportare.
25 giugno 1914.
L’altro giorno vi era la festa dei Sokol.13 Hanno fatto bene gli esercizi ginnici. Vi era anche la piccola (Franjić) e ho ballato con lei. L’ho accompagnata a casa. L’altro ieri ero nel negozio da lei insieme ad Ante. Sono buone amiche lei e la Vlašić: hanno parlato della morte. La desiderano tutte e due. Non mi meraviglierei se qualcuna di loro facesse come Greta… Non sanno perché vivono. Oppure stando al lavoro tutto il giorno, pensano. Arrivano alla conclusione che il tempo passa e quando arriva la morte, all’uomo sembra di essere appena nato. Non c’è alcuna idea che le sostenga nel mondo. Non sanno che la vita è sacrificio. Esse si vogliono bene, sono delicate e nobili, e non sanno perché vivono. Avrebbero bisogno di una organizzazione femminile che facesse loro capire quale missione importante hanno nell’umanità (educare i figli, incoraggiare il marito, indirizzare al bene, entusiasmare per un lavoro sociale in genere). Non sanno affatto che hanno il dovere di lavorare per gli altri e non di godere. Esse vorrebbero aiutare tutti – tale è la natura della donna -, ma la ragione non dice loro il perché. Credono nell’Altissimo, perché glielo detta il sentimento. Ciò va bene. Perché vanno in chiesa? Non lo sanno, ma a loro piace quando i maschi vanno in chiesa. Quella sera Ante ed io abbiamo chiuso il negozio e l’abbiamo accompagnata a casa. Ogni pomeriggio lavoro per circa 4 ore. Ho quasi finito la matematica. Leggo Verlorene Liebesmut. Ieri sono stati da me Ante e D. ed abbiamo lavorato nel parco insieme. Nella rivista “Luč” non è uscito l’Inno di Novalis e non mi hanno comunicato di averlo ricevuto. C’è sempre tempesta. Una vita come questa è sciocca. Se avessi soldi studierei Shakespeare e invierei alla “Luč” un articolo per il giubileo.
28 giugno 1914.
Orrore! Interrompo la scrittura consequenziale del diario. Francesco Ferdinando, principe ereditario, è stato ucciso in Bosnia – in Bosnia. Anche la moglie. Dove sei, sogno dei Croati?14 Il fato affligge. Gli ideali sono distrutti. Lo hanno ucciso gli “amici” degli Slavi: i Serbi. Barbari.
29 giugno 1914.
Ieri non ho potuto finire, perché sono arrivati i genitori. Tutto è misterioso ancora, tuttavia sono venuto a sapere tutto. Si tratta di un complotto dei Serbi contro di lui (Ferdinando). Prima hanno trovato degli esplosivi nella ferrovia da Metković. A Sarajevo è esplosa una bomba e, se non erro, è stato ferito gravemente il generale Merici. Appena Ferdinando è venuto a saperlo, con la macchina si è avviato verso l’ospedale per trovarlo. Al ponte presso il municipio da tutte le parti spararono le pistole. Prima fu ferito lui e si appoggiò alla parte sinistra, fu quindi colpita lei e si accasciò su di lui […]. E’ questo complotto il segno dell’aspirazione alla libertà? Niente affatto. La libertà è un ideale che si raggiunge con mezzi onesti. Se Ferdinando fosse stato un tiranno, nemico degli Slavi, non ci si meraviglierebbe, ma egli era un uomo buono. I Cechi e i Croati lo preferivano a chiunque altro, ed ora le loro speranze sono svanite. I Serbi che dicono di essere una cosa sola con i Croati, hanno demolito tutto. Che cosa meritano? La storia li condannerà. Questo egoismo smisurato, la natura niceana (di Nitsche) senza religione: tutto questo porterà il frutto meritato. In Bosnia verrà il tempo della Rivoluzione francese. Gli uomini egoisti, con il pretesto della liberazione faranno insorgere il popolo. Ne seguirà il reciproco massacro. Bestie…
Ho sentito che i cattolici e i musulmani – Croati – si sono messi insieme ed hanno dimostrato contro i Serbi, distruggendo l’hotel Europa ed altro.
L’esemplare organizzazione serba sta estendendo le sue reti in tutta la Bosnia. Anche qui (a Banja Luka) c’è un centro. L’eparca di Banja Luka ha ricevuto, non si sa perché, l’ordine di fuggire da qui. Pare che anche qui si stiano preparando le dimostrazioni. L’esercito sta all’erta.
Ciò che aumenta il disprezzo (per l’accaduto) è la circostanza che ieri era il giorno di San Vito (Vidovdan – secondo il calendario giuliano). Era il raduno regionale dei Sokol. Hanno fatto esercizi ginnici dalle 6 del mattino. Con il treno delle 9 sono arrivati circa 1500 contadini… Era molto bello. Sono venuti anche i Sokol da Zagreb. Per la città è sfilato il corteo, con la banda musicale, di circa 3000 persone, tra contadini, sokol, contadine, bambini, cittadini ecc. Ogni gruppo era preceduto da un prete (pope ortodosso). Uno di loro, al posto del copricapo di prete aveva il beretto di Sokol. Il corteo era imponente, ma terribilmente morto. In genere, in queste occasioni si canta. Appena furono informati dell’attentato, tutto si è sciolto e i contadini venivano spediti a casa con il treno […].
Il sommo dell’ironia erano le bandiere croate che i Serbi hanno fatto issare sul campo di esercizi ginnici e sulla stazione. Uccidere l’amico dei Croati e, in segno di amicizia, issare le bandiere croate. Ironia! Dov’è la sincerità e l’amore? Da questo subbuglio la verità uscirà intatta. Dov’è Cristo che i nemici hanno crocifisso e che dona la luce della Verità? Egli farà uscire i suoi seguaci dal subbuglio. La storia è la lotta per la verità.
30 giugno 1914.
Questa mattina ho appreso dai giornali che è vero tutto ciò che ho sentito ieri […]. Qui, questa sera, i musulmani croati e i cattolici croati stanno per concordare in che modo esprimere pubblicamente le condoglianze. Sembra che si prepari la distruzione del “Balkan” e in genere il massacro dei Serbi. Sono invitati gli studenti di fiducia. Questo non adrebbe bene. Manifestare pubblicamente la disapprovazione di quel che hanno fatto i Serbi va bene, ma non andare a demolire. Questo non è un lavoro positivo. Il male dev’essere combattuto con il bene.
Non sono agitato più… Con l’agitazione e l’odio non si può ottenere nulla. Un carattere assolutamente cattivo esiste solo nella fantasia, e non nella realtà. I Serbi si sono comportati in modo subdolo, ma da ciò non deriva che sono tutti cattivi. […].
O Dio, dammi la forza, che io non sia pusillanime.
2 luglio 1914.
Ieri e oggi ho lavorato di mattina e nel pomeriggio. Ho finito la geografia e quasi l’educazione fisica. Ancora non la so bene. L’esame di maturità sarà il 10 c.m. Qui è stata proclamata la corte marziale… Di giorno non succede niente, ma è brutto di sera. Non si può dire una parola… Ho fatto una passeggiata in attesa di Luban, ma non l’ho trovato.Penso che sia un anno dalla morte di sua mamma. Il tempo passa terribilmente presto. Con Greta è lo stesso. Di lei parlerò un’altra volta.
4 luglio 1914.
Sono passate le ore 9. E’ arrivato il treno ed io mi sono congedato dagli amici Katović e Ante. Fuori piove a dirotto, mentre l’orologio batte tic-tac, tic-tac. Sto meditando. Un anno fa la terra si trovava allo stesso punto dell’universo. Però mentre scrivevo questo, essa nel frattempo ha percorso un lungo tratto e sempre corre velocemente attraverso l’universo impiegando un anno per il suo percorso. La nostra piccola terra, e noi uomini minuscoli, più piccoli di quanto ci sembra l’organismo del verme più piccino: guardandolo al microscopio, vediamo che si muove. E questo essere infinitamentre piccolo è un organismo che si nutre, si muove ed ha uno scopo. E noi uomini “enormi” non ci occupiamo delle miriadi di questi piccolissimi organismi. – Ma che cosa è l’eternità? Verme e uomo sono un debole paragone, addirittura nullo. Il verme e la terra intera, anche questo è poco. Il verme e l’universo: forse questo è giusto. Accanto all’universo che cosa è l’uomo verme? Il corpo è il verme, però l’uomo non è il corpo, in lui c’è qualche cosa di invisibile che dimentica il corpo. E’ la Sua scintilla – infinitamente piccola, il fondo della Sua scintilla, è sempre però Sua. E questa pochezza ci fa fare delle conclusioni sull’universo intero, sull’infinito, anzi su di Lui. E’ stupendo. Sono entusiasta della meravigliosa armonia, della melodia che sento ma non odo, delle immagini che conosco e che non ho mai visto, penso al primo amore. Che caduta dall’eternità nella transitorietà. Ma ciò che era cattivo e transitorio in questo è passato, quel che era di sublime e di nobile continua a vivere nel mio cuore, lo eleva e gli dà nutrimento, forse semina anche un buon seme. Altissimo, Ti prego che sia così! Lei (Greta) forse in quel momento è spirata. Io non lo sapevo. Ho pregato ardentemente il Signore di conservarla in vita ed ero convinto del successo della preghiera, era però troppo tardi. Lei già aveva cessato di esistere. La sua anima si è liberata da ciò che è transitorio e se ne è andata. Dove? Nell’eternità, ma mi vengono i brividi, o Dio, se ci penso che si è tolta la vita da sola. La vita è la lotta per la Verità, lei invece con vigliaccheria ha desistito da questa lotta. E’ figlia del XX secolo, di principi leggeri. Se vivesse ora, forse sarebbe tutto diverso, oppure no. Forse anch’io sarei ancora figlio del XX secolo. Chi lo sa? L’Altissimo regola nel migliore dei modi.
Il primo amore è il più profondo, perciò il suo ricordo mi è sacro. Non le ho portato i fiori sulla tomba, perché i sentimenti si indebolirebbero se venissero palesati al mondo. Suo padre e sua madre forse piangono, ed io soffro quando richiamo alla mente la sua immagine. Era più intelligente delle sue compagne, leggeva sempre i libri e si entusiasmava. Nessuno però le ha dato la profondità. Trascorreva la vita in monotonia, pensava al giorno che viene, che va, non vedeva l’ora che se ne andasse. Forse si sarebbe sposata, avrebbe avuto i figli e poi sarebbe morta. Così è la vita. Però non sapeva il perché della sua vita. Forse non sapeva nemmeno che esistesse l’Eternità e che tutte le meraviglie del mondo, tutta la natura portano alla conoscenza che tutto proviene dallo Spirito infinito, dall’Ideale dell’umanità, dalla Verità, dalla Bontà e dall’Amore. E’ passata, passerò anch’io e tutto questo, ma noi tutti saremo. Forse lei è! Ho paura al pensiero che abbia perduto l’Eternità. O Dio, Dio sommamente buono, ascolta la preghiera del misero verme che teme di volgerti lo sguardo, il cui cuore viene avvelenato dal diavolo, Eterno Dio, concedi a Greta l’Eternità. Perdona anche a me tutto il male commesso e indicami la via della giustizia.
Torniamo agli uomini. La vita è la lotta per la Verità e riflettiamo su di essa. L’esame di maturità è il 10 di questo mese. Ho finito l’educazione civica fino ad un certo punto. Oggi non ho lavorato, perché questa mattina ho partecipato al Requiem per Ferdinando. C’era molta gente, anche i musulmani. Trent’anni fa sarebbe stato ammazzato ogni musulmano che fosse venuto in chiesa, oggi invece già vanno d’accordo (con i cristiani). Se Dio vuole, «sarà un solo pastore e un solo gregge». Fra secoli questo avverrà. Nella chiesa ortodossa non è andato nessuno, mentre alle 12 c’è stata (la preghiera) nella moschea. Un tenente musulmano ha guidato i musulmani, soldati bosniaci. Bello! Ma solo se fossero aiutati e non trattati secondo la stupida politica austriaca. Dando a loro le scuole ecc., li avrebbero come i migliori amici, altrimenti saranno i peggiori nemici. Tale è la loro natura.
Nel pomeriggio sono stato nel convitto e sono andato in barca con Seid e Plach. Poi abbiamo parlato molto nell’ufficio di Seid. C’era anche Alić. Abbiamo parlato di politica. Ragiona bene, però è imbevuto di spirito antidinastico, senza che egli stesso ne sappia il perché. Potrebbe essere ricondotto sulla giusta strada perché è accessibile ad una più profonda riflessione. Tutti sono anarchici. Per loro compiere un attentato è una cosa da niente, e non pensano che il male va combattuto con il bene, se si vuole lavorare per la Verità. «A chi ti colpisce con la pietra, restituisci con il pane». Mi sono accorto che mi vuol bene e gli dispiace che ci separiamo, appena ci siamo conosciuti. Tale è la vita.
Ho visto la ragazza e i suoi lunghi capelli… Sua madre non vuole che io l’accompagni… Ieri Ljuba è partito per Zagreb. Gli ho parlato di Ante e mi ha promesso che mi avrebbe dato da leggere qualche cosa su Turgenjev (per l’esame di lingua tedesca). Sono stanco. Buona notte.
Lunedì, 6 luglio 1914.
Il tempo passa terribilmente veloce. Sono già trascorsi 20 giorni dagli esami scritti, invece a me sembra che ciò sia stato ieri. Ogni giorno ho lavorato molto, eppure mi sembra di non aver fatto niente… Venerdì sarà il primo giorno dell’esame di maturità, a me toccherà il sabato. Mi sembra che affronterò questa seccatura con flemma. Durante questi 20 giorni potevo studiare Shakespeare e ritemprarmi moralmente. Questo lavoro monotono ammazza l’uomo. Con la ragazza non ho parlato molto. Sono andato da lei con Bürger per prendere lo yogurt, ma non c’era… Sono incapace di pensare, vorrei tutto il giorno navigare sulla nave, nuotare, cantare, saltare e liberarmi di questi “maestosi” libri. I letterati non sono libri, essi sono specchio della bellezza e della natura. Come la natura, essi guidano l’uomo alla metafisica.
Mercoledì, 8 luglio 1914.
La vita è lavoro. Questo lavoro però è stupido. Questa vita è abbastanza stupida, tuttavia è cara. Ieri e oggi ho lavorato tutto il giorno, circa 6 ore. Ho terminato la fisica. Domani fino a mezzogiorno finirò la geografia e la storia. Con ciò finisco il lavoro per l’esame di maturità. Quindi ho finito mezza giornata più tardi del previsto.
Ogni giorno mi reco in via Salvator dove la ragazza passeggia con la Vlašić… Non posso avvicinarmi a causa di sua madre. Le voglio bene, sebbene non la conosca. Tutto ciò è transitorio. Non ho amato nulla così profondamente come Greta, eppure anche questo è passato. Ricordo che mi ha nobilitato, però si può vivere anche senza questo.
In questo stupido lavoro, solo il Diario mi ricorda la poesia. Andrò al mare. Dove, non lo so. Mi piacerebbe andare là dove si parla solo il francese. Domani arriva (l’ispettore) Alaupović con la macchina. Il direttore ha raccomandato a noi candidati all’esame di maturità di aspettarlo.
Sabato, 11 luglio 1914.
Finis finaliter. Ho fatto l’esame di maturità. Mi sono liberato dalle preoccupazioni, però – a mezzogiorno ho pianto. Chi sa perché. Un nuovo passo. La fanciullezza è passata. Iniziano i grandi doveri. Gli ideali diventano questioni reali. Passerà anche la vita.
12 luglio 1914, alle 2 di notte.
Questa è forse la giornata più bella e più triste della vita. La tristezza è più duratura dell’allegria. Per otto anni sono cresciuto con i colleghi ed ora abbiamo festeggiato il commiato. E’ proprio impossibile credere. E’ stato difficile separasi anche dai professori, specialmente da Ljubo. Tutti eravamo un’anima sola, ci conoscevamo e siamo fioriti uno accanto all’altro. Perciò ci capiamo benissimo. Passerà tutto, però il ricordo rimarrà finché vivremo. Quando da vecchi ci incontreremo, ricorderemo (questi anni) con le lacrime negli occhi. Tale è la vita. Uno strano enigma – no. Egli ha spiegato tutto, ed anche questo ci dev’essere. Nel bicchiere di miele ci dev’essere anche fiele. Appena sarò calmo, seguirà la descrizione di tutto…
Venerdì, 17 luglio 1914.
Oggi, alle cinque parto per Abbazia-Opatija, perciò in fretta e furia scriverò ciò che ho trascurato. Il primo giorno dell’esame era il 10, venerdì, otto giorni fa. (…) Mi sono alzato più presto del solito e tutti abbiamo aspettato sul corridoio davanti alla direzione. Ovviamente l’ispettore è arrivato in ritardo. Quando finalmente è arrivato, la commissione – Ljuba, Alaupović, il direttore, Harazim, Pavičić, Leinert – è entrata. Per un’intera ora hanno discusso, mentre noi, fuori, scalpitavamo con i piedi. Finalmente si aprì la porta e fummo chiamati dentro. La stanza ci ha fatto una strana impressione. […].
Bijelić ha avuto l’esempio che aveva fatto in classe […]. Di geografia (il professore) gli ha chiesto la posizione della Monarchia. Egli si è talmente spaventato che al posto di «strada mondiale» (Oceano Atlantico) ha detto «strada imperiale», e ha situato Tripoli in Asia […]. Burzić si è talmente confuso da affermare che 2 al quadrato fa 16, e non sapeva trovare Zagreb sulla carta geografica […]. Il giorno seguente mi sono alzato prima del solito, ho cantato e comprato una fotografia. Ero particolarmente di buon umore, sebbene non avessi dormito bene…
Opatija, 19 luglio 1914.
Interrompo l’ordine del diario, altrimenti non potrei descrivere le mie impressioni.
Il 17 sono partito con il treno delle 5. Papà e mamma hanno deciso di farmi partire, dopo che hanno saputo che qua viene anche la signora Teschner. Hanno inviato il telegramma chiedendo se c’era una stanza libera e quando hanno avuto la risposta che c’era una a 9 corone, mi hanno mandato. Ho baciato la mamma e il papà. Erano baci autentici. In essi abbiamo sentito tutto l’amore. Ci siamo guardati, poi ci siamo baciati ancora una volta e poi di nuovo. Com’è dolce l’amore dei genitori. L’amore è più forte dell’odio e della paura. Osanna a Cristo, che tanto offendo!
Nello scompartimento c’era una signora con la bambina. La bambina ed io ridevamo sempre perché ci siamo accorti che ognuno di noi ha trovato il suo simile. A Prijedor ho visto Joco. Mi ha chiesto come era andata la nostra ultima cena. A Dobrljin ho parlato con Marijanović che si lamentava della sua carriera; in settembre sarà impiegato nelle ferrovie di Bosnia. Da Dobrljin fino a Zagreb sonnecchiavo. A mezza notte passai sul treno per Rijeka. Tutto era pieno e trascorsi la notte sul corridoio. Era terribile, perché era difficile star sempre seduto ed era impossibile camminare. Non vedevo l’ora che si facesse giorno. Una ragazza dai capelli castani, dal volto rotondo, pallido ma pieno, dalle lunghe sopraciglia e dagli occhi castani ha attirato la mia attenzione. Aveva un piede appoggiato su un tubo e con il suo soave volto verginale aveva un aspetto eroico. Era un sogno, non c’è più. Due signorine, una di loro brutta, sono entrate 2 ore prima che raggiungessimo Rijeka. La ragazza più brutta parlava di sua sorella e del suo rapporto amoroso con Mirko ecc., dalle sue parole traspariva l’invidia. Alle 7 di mattina sono giunto a Rijeka, ho preso la mia valigia e un Croato, vedendo che non sapevo la strada, mi accompagnò fino al molo. Nel ristorante presi il caffé poi, per fare il biglietto, andai alla cassa, intorno alla quale si pigiava tanta gente di diverse nazionalità. Con difficoltà riuscii ad avere il biglietto, quindi mi recai al piroscafo. Pioveva e soffiava un forte vento. Ho tolto il cappello esponendomi alla pioggia e al vento. Più tardi sono andato nel salone. Ad Abbazia un inserviente mi portò alla pensione Lederer. Il capo cameriere, un giovane uomo presuntuoso, mi disse che c’era disponibile una camera per 14 corone. Mi son visto perso. Con molta difficoltà mi assegnò una camera da 10 corone.
Opatija, Pensione Lederer (Habsburg), camera N. 96, ore 9,45 di notte.
In un primo momento mi sembrava orrendo. Provavo rimorso nel dover pagare tanto, d’altra parte sentivo soltanto chiacchiere della sciocca aristocrazia ungherese delle finanze -degli Ebrei. Cercavo delle persone conosciute, senza trovarne alcuna. Solo il giorno seguente ho visto un mio lontano cugino, sig. Lochner, mentre suonava nell’orchestra. Con lui sono andato due volte a passeggio e mi ha messo in guardia su tutto. E’ un grande avversario degli Slavi. Sostiene che i Tedeschi hanno fatto prosperare Abbazia e che i Croati non hanno speso un soldo. E’ vero, ma da ciò non consegue che Abbazia appartiene ai Tedeschi. Questa è la terra avita dei Croati. Essi non potevano farla prosperare, perché non avevano i soldi. E’ ovvio che la vogliono, e i Tedeschi sono abbondantemente indennizzati in quanto i Croati permettono loro di costruire le scuole tedesche sul territorio croato.
Ieri ho fatto il giro con la barca e di sera sono stato nel ristorante Quarnero con Krudil, uno studente di Gorizia, che Lochner mi ha fatto conoscere. E’ un ragazzo garbato. Oggi mi sono alzato alle 10, ho fatto il bagno fino alle 12, poi ho pranzato, dormito, sono andato a piedi fino a Lovran e indietro, ho ascoltato i dischi, ho cenato, mi sono ritirato in camera, dove ho scritto 5 cartoline…
Opatija, 22 luglio 1914.
Mi sono alzato alle 9, ho preso tanto sole che mi sono abbronzato. Durante il bagno il momento erotico influisce fortemente su di me. Mi rendo conto che l’istinto è brutto e che potrebbe gettare nel fango tutta la mia ideologia, e tuttavia sempre si manifesta. Quando invoco la Vergine, mi aiuta molto, però riappare di nuovo. Il soggiorno qui è piacevole per il corpo, l’uomo però pensa troppo al corpo. Pensa solo quando mangerà, quando dormirà, dove andrà adesso e dove più tardi. Il mare è di una bellezza straordinaria, ma non è facile goderlo come quando c’è qualcuno che mi capisca. Mi ricordo sempre di Greta. Quando vedo qualche ragazza ridere con un ragazzo, io soffro. Non troverò mai una ragazza simile a Greta. E se la trovassi, il ricordo a Greta offuscherebbe il mio rapporto con lei, l’uomo non potrebbe essere pienamente sincero. – Dopo il bagno (il prezzo con il latte 1,58) sono andato al ristorante Lokey a prendere limonata, poi al pranzo. Nel pomeriggio ho dormito, ho passeggiato, ho preso il gelato con Krudil, studente di Gorizia, poi ho fatto il giro in barca con il sig. Lochner e Krausz. Dopodiché ho comprato delle fotografie, ho cenato e son tornato a casa…
Opatija, 23 luglio 1914.
Mi sono alzato alle 9 circa. Mi ha svegliato il postino. Ho ricevuto 100 corone da papà e 10 da mamma di nascosto. La buona mamma me le ha inviate perché mi sentissi bene. Non potrò mai essere così buono. Il cielo era scuro, le onde si accavallavano, si affrettavano alla riva. Irrompevano sulle rocce lanciando in alto la schiuma, e tornavano indietro scontrandosi con l’onda successiva e facendo schiuma. Non ho fatto il bagno, ma ho passeggiato ascoltando la musica… Proprio mentre veniva suonata una melodia di Wagner, iniziò a piovere e tutta la gente scappò. Ero appena arrivato a casa quando scoppiò un tremendo temporale. Per passare il tempo fino al pranzo, presi Nordsee di Heine e lessi la bellissima “Sturm”, “Thalatte” e ancora una…
Il pranzo era cattivo. C’era anche la carne avariata. Per di più si aspettava molto tra una portata e l’altra, così che si applaudiva quando le inservienti apparivano. Tutti indicavano a un Bosniaco-musulmano, dicendo Törek, Törek, Turco, benché egli fosse Croato…
Ho dormito fino alle 5, passeggiando poi ho incontrato M.P. Era contento, anch’io. Appena ha visto la nave da guerra, esclamava: Tecnica, tecnica. Poi ha iniziato a parlare eroticamente. Gli ho chiesto di smettere… Ho scritto a casa, […] e a tutti i colleghi. Domani scriverò anche a Ljuba. Fuori tuttora infuria la tempesta.
Opatija, 25 luglio 1914.
Ieri ho spedito 10 cartoline (…), oggi anche a Pajić. Quasi lo dimenticavo. Con ciò ho finito di scrivere. Ieri ho fatto il bagno e nel pomeriggio ho dormito. Non riesco a dormire di giorno, e dormo poco di notte a causa del caldo nella camera. Nel pomeriggio ero con Lochner […]. Oggi ho fatto il bagno e mi sono cotto al sole. Sono abbronzato abbastanza, soltanto non riesco ad ingrassare, purtroppo. Dopo il bagno sono andato al pranzo. La signorina che stava seduta accanto a me, mi disse che ci sarà la guerra. Un fulmine a ciel sereno. Avevo dimenticato completamente la politica e la guerra con la Serbia. Soltanto ora mi sono ricordato che gli Ungheresi parlavano di ultimatum, di Serbi, di bombe, ecc., ma non avevo capito il perché. Dopo il pranzo sono andato subito a comprare “Neues Wiener Journal”. A lettere cubitali è scritto che è stato presentato l’ultimatum. […] Ho letto “Figaro”; è molto sciovinista. Parteggia per la Serbia… Se sapessero, forse anche lo sanno, come è orrendo il granserbismo, come vogliono prendere la terra altrui – in Bosnia la maggioranza sono i Croati – e come fanno la loro politica con i più terribili mezzi come gli attentati, la diffusione di libelli infamatori, l’invio delle bombe, la corruzione della gioventù!
Nel pomeriggio ho incontrato B. con i suoi fratelli… Lussuriosi. Sempre però ho girato il discorso su altre cose […].
Domenica, 26 luglio 1914.
Sorpresa inaudita. E’ ormai la guerra. Nessuno se l’aspettava dall’Austria, così energicamente. Certamente sarà di mezzo il conte Tisza. E’ giusto che l’egoismo e la brutalità dei Serbi siano puniti, ma questo poteva fare l’Europa. Però la non-cultura del XX secolo è più grande della cultura. Invece di risolvere la questione in alcuni giorni, tutto fa prevedere che l’egoismo delle nazioni porterà alla guerra mondiale. Da questa guerra la Verità uscirà intatta. “Tutto passerà, ma le mie parole non passeranno”. Verranno però molti nuovi mali. E di nuovo ci saranno lotte, per i giusti diritti, ma con i cattivi mezzi…
Stamattina sono andato in chiesa, ma poiché era strapiena, la gente stava fuori. Non potendo seguire nulla, me ne sono andato. Dunque due domeniche senza la messa. In questo caso anch’io sono abbastanza colpevole. Potevo recarmi prima. Sono venuto a sapere che c’era la guerra. I Serbi non hanno accettato l’ultimatum. Dietro a loro sta la Russia. Alcuni dicono che non si può andare col treno, altri dicono che si può andare. Dove? Qui non posso rimanere a causa dei genitori. Saranno preoccupati. Se il treno non funziona, andrò in Boemia. Ho mandato a casa una cartolina espresso per comunicarlo. Per sicurezza andai a Rijeka. Lì la gente si spingeva intorno al giornalaio. Venni a sapere che i treni viaggiatori partivano in tutte le direzioni. Ritornai proprio nel momento in cui veniva suonato Radetzky-Marsch… Uno dei presenti non aveva tolto il cappello e lo hanno schaffeggiato. Anche questo è avvenuto in mattinata. Le passioni si agitano. E’ il fetore della cultura del XX secolo… Parto domani mattina alle 7. Ho 30 corone. Dunque 23 corone costa l’alloggio e 11 corone ho dato per mancia.
31 luglio 1914.
A Rijeka a stento sono riuscito ad entrare nel tram e raggiungere la stazione. Tutto era pieno. Alcune donne Serbe si facevano largo e chiedevano il biglietto per Belgrado. Il treno era strapieno. La gente correva nelle carrozze, l’uno tirava l’altro, spingeva, si gridava, mentre le donne si disperavano. Osservavo tutto. Gli uomini sono proprio “nitsche-ani”. L’uno spinge l’altro per avere un posto migliore, però questo sistema di Nitsche è alquanto poco pratico, perché tra gli uomini c’erano anche di quelli che non erano egoisti e che aiutavano gli oppressi, prendendo per mano gli sfacciati che, avendo figli, volevano occupare i posti, e fermandoli. Così succede anche nella vita. «Nur Gesetze können uns die Freiheit geben», come dice Goethe. Le leggi stabiliscono la via da seguire per non venire in contrasto con gli altri, sulla quale via possiamo svilupparci all’infinito. Tale è anche la fede cristiana. Essa è per noi la legge morale e ci apre una strada immensa e giusta, per non venire in contrasto con il bene.
La carrozza era strapiena. Eravamo in piedi nel corridoio. Abbiamo aspettato a lungo fino alla partenza del treno che era pieno di soldati. Alcuni giovani ebrei presuntuosi hanno presto occupato il posto, si sono accomodati, mentre le donne e i bambini dovevano stare in piedi. Più tardi sono andato nella carrozza-ristorante, ho pranzato bene… Nel pomeriggio giunsi a Zagreb e lasciai il bagaglio nel deposito bagagli.
2 agosto 1914.
Mi recai immediatamente dalla signora Teschner per informarla di non andare ad Abbazia… (Più tardi) sono andato a fare una passeggiata con la signora Teschner. Ad un tratto, in via Ilica gridarono: I Serbi stanno demolendo. Ci spaventammo, ma poi dissero: I Serbi vengono demoliti… Ci affrettammo alla piazza Jelačić, dove la gente si era radunata. Vedemmo il fuoco uscire dal negozio di Nikolić, mentre i ragazzacci con pietre e a pedate attaccavano il negozio. Rimasi inorridito: dunque i Croati distruggono i Serbi quando li vedono in pericolo… All’arrivo dei pompieri, la folla impediva ad essi di spegnere il fuoco… Arrivò l’esercito, e tutti fuggirono. Ma quando vide che l’esercito non faceva niente, la massa gridava: Evviva l’esercito! Poi la folla si è riversata verso la “Narodna kavana” (Caffé nazionale) e, ammucchiando le sedie e spezzando le porte, ha dato tutto alle fiamme… Allora la folla, al grido della ragazzaglia «Abbasso gli omicidi Valacchi (=Serbi)», andò verso la Banca e al Ćuk.In un baleno Ćuk fu distrutto… A lungo veniva attaccata la Banca… Quando avevano già sfogato la loro rabbia e la folla si era accalcata attorno al Srpski Sokol, è giunto l’esercito… L’esercito ha bloccato tutte le strade… Nel frattempo a Zagreb fu dichiarata legge marziale e la folla cominciò a calmarsi piano piano… – In un primo momento io non ho approvato le demolizioni, però adesso vedo che ciò era lo sfogo della natura schietta dei Croati. Essi sanno che il Commissariato è stato introdotto a causa dei Serbi, che i proprietari dei negozi demoliti sono i propagatori della Grande Serbia, presso i quali sono state trovate delle bombe, quindi hanno sfogato il loro rancore distruggendo i beni materiali, esprimendo così la propria disapprovazione. Certo, c’erano anche di quelli che hanno cercato di riempire le proprie tasche. Alle persone però non hanno fatto alcun male…
Mentre sotto la pioggia accompagnavo la signora, è passata una donna ed ha sollevato la gonna… Poiché ho girato la testa istintivamente, hanno cominciato a fare dei discorsi erotici, dicendo ch’io sarei cambiato, ecc. Ho sofferto nel sentire questo proprio dalla mamma di Greta, cui voglio bene. Mi sono reso conto che quest’unico elemento erotico nell’educazione ha ucciso anche nella figlia la naturale vita religiosa dell’uomo, così che ha potuto decidersi per il suicidio. Ovvero, detto più chiaramente: con pensieri erotici, vivendo alla giornata, senza preghiera e senza pensare all’eternità, la vita diventa senza scopo. Nel momento di rassegnazione e indisposizione l’uomo si chiede: perché non suicidarsi? e può arrivare a farlo. Ci congedammo, mi recai alla stazione… Entrammo in treno ed anche il dott. Panzal, medico militare, viaggiava per Banja Luka. Dormivamo come potevamo. A Sunja siamo usciti per prendere un caffé. A Dobrljin venni a sapere che la mamma era partita per Abbazia per raggiungermi. Sono sceso a Ivanjska perché il papà è stato trasferito lì. Sta bene. Anzitutto abbiamo parlato di mamma e il giorno seguente dovevo andare ad Abbazia a prenderla, ma aspettai se non sarebbe tornata da sola… Il giorno seguente la mamma è tornata col treno e raccontava di aver sofferto moltissimo. Per l’agitazione non ha mangiato affatto. Era contenta di trovarmi, ma il cameriere, al quale aveva chiesto di me, le disse che non c’ero. Subito è ritornata al treno, portando da sola le pesanti valigie, senza mangiare. Doveva star seduta fuori (dello scompartimento) e la pestavano. Le donne le dicevano che il cameriere l’aveva ingannata e che io ero ancora ad Abbazia. Lei piangeva per aver fatto un viaggio inutile e perché non mi avrebbe visto mai più, perché le avevano detto che i ragazzi del 1896 erano stati chiamati alle armi. Era felice quando è tornata. E’ ancora un po’ nervosa.
Banja Luka, 3 agosto 1914.
E’ stata dichiarata la guerra alla Serbia, perciò vorrei presentare l’aspetto di questa città in questo periodo. I riservisti e le reclute arrivano dai villaggi con i treni e con i carri. Circa 4000 carri di contadini sono radunati sulla pianura di Banja Luka e ogni giorno si dirigono verso Mostar. Le reclute e i riservisti sono sistemati nell’Istituto tecnico (Realka), nella Scuola femminile e nella Scuola ortodossa. I contadini sono intorno alla chiesa e ora cantano, ora vanno a prendere il cibo, ora vengono presi i loro nominativi. Tra questi si trovano Bogdan Babić, Poljokan, Izrael ecc. L’altro ieri questi sono partiti per Gradac (sic). -Poiché presso i Serbi hanno trovato delle bombe ed altre cose compromettenti,… un gran numero di Serbi è stato incarcerato nella città. L’organizzazione del distacco dall’Austria era esemplare. Soltanto adesso è stato trovato del materiale da cui risulta che un giorno tutti i non-Serbi di qui sarebbero stati ammazzati. Sono in carcere Z., M.,… Anzi il Dr. Krsmanović, nostro direttore, che da tutti era ritenuto leale, è in carcere per alto tradimento. E’ noto che egli sapeva del convegno tenuto il giorno dei Zrinjski e Frankopan15 e che non ha denunciato. Poiché questo convegno era antidinastico, sono in carcere le guide Jarakula, Kurtagić, quest’ultimo portato da Vlasenica. Jarakula (Serbo) ha voluto coinvolgere i Croati, mentre non ha indicato alcun Serbo. Non ci è riuscito. Bürger è innocente in carcere. Egli non pensava che la “Jugoslavia” fosse antidinastica, egli era solo per l’amore tra Serbi e Croati. Poiché ha detto che è d’accordo con i Serbi, credendo che essi fossero per la dinastia, è accusato di alto tradimento. E’ pronto a morire, come mi sembra.16 Kučinić è spaventato, in seguito all’accusa di Jarakula, ma da lui non si è trovato nulla. Sono stati interrogati gli altri studenti, e Tomjanović, che ha partecipato alle riunioni segrete della “Jugoslavija” (ne sono state tenute quattro, come ho sentito), ha detto tutto, coinvolgendo così anche molti professori […].
Io sono stato assegnato alla Croce Rossa. Ieri sono arrivati qua i “domobrani” croati (esercito croato)… Le signorine li hanno cosparso di fiori. Il consigliere Schnitzler li ha salutati ed ha consegnato loro la città, e il sindaco salutandoli ha espresso l’augurio che si sentano come a casa loro… I soldati sono stati accompagnati e per la strada ci sono state delle manifestazioni contro i Serbi… Ce n’era anche troppo. Stupide donne con le lingue kilometriche gridavano senza cuore. Sarebbe stato meglio se avessero cantato i canti patriottici e con la santa serietà gridato «Abbasso Pietro e i propagatori della Grande Serbia»… I manifestanti sono andati al sindaco gridando «Evviva il sindaco croato». Egli li ha salutati invitandoli ad esser tolleranti verso i Serbi. – Allora Kučinić si è rivolto al muftì, sottolineando la concordia dei cattolici e musulmani, che sono un solo popolo, con due religioni. Il muftì ha messo in rilievo la lealtà verso l’Imperatore. Si è cantato l’inno imperiale… Con un chierico – non ne so il nome – e con sua sorella sono andato a casa. […].
6 agosto 1914.
Il mondo è in fiamme. Il diavolo trionfa. […].
Lunedì, 17 agosto 1914.
Non so nemmeno io perché non ho scritto nulla così a lungo. Quando l’uomo ha meno da fare, trova meno tempo. Stiamo vivendo un tempo di grandi avvenimenti, ma a dire il vero, il tempo di grandi avvenimenti non esiste. Il tempo passa e fa maturare le situazioni. Col tempo i popoli progrediscono materialmente e spiritualmente, sorgono pian piano le mire espansionistiche, si arriva alla guerra, col tempo anche questa cessa, molte cose vengono bruciate, vengono le nuove, ecc. Ogni giorno, ogni minuto secondo è portatore di grandi avvenimenti. Le guerre sono per così dire esplosioni e maturazione di quel processo di crescita attraverso i minuti secondi. […].
In quest’ultimo tempo ho fatto gita in barca e ho fatto il bagno. Sono stato a Šargovac per la trebbiatura. Spesso mi incontro con la ragazza e con Vikta.17 Leggo la S. Scrittura, Shakespeare e Turgenjev (Dim=Fumo). Tutto per divertimento. Provo un gran piacere in queste cose.
Talvolta sembro brutto a me stesso. Dopo una tale giornata, quando sono a letto mi consolano e sollevano soltanto i pensieri religiosi. La vita religiosa, il pensiero all’Eternità, la Morte, l’Amore: questo è grande. Soltanto lo scetticismo, con la sua tremenda ironia vorrebbe con un semplice sentimento distruggere ciò che è più sublime nell’uomo. I miei colleghi sono stati a lungo in carcere. Da Milanović non hanno trovato le bombe, come si diceva; però ieri la guardia nazionale lo ha preso in flagranti in una situazione scomoda e lo ha condotto attraverso la città. Non è solo lui tale tra i buoni. Incohérence de l’Idéal. Bürger e Jarakula sono ancora in carcere. Jarakula non si considera colpevole (!). Bürger non ha difficoltà, ma i genitori piangono.
Domenica, 30 agosto 1914.
Da tempo non ho scritto nulla, sebbene ne avessi sentito il bisogno. E’ esploso ciò che si accumulava per 200 anni. La lotta per la Verità. Il fuoco, la tempesta, il rombo dei cannoni, però Essa vincerà. Se i Polacchi, gli Ucraini e gli altri popoli soggiogati non si libereranno adesso, lo faranno un po’ più tardi. E’ una guerra quale non si è mai vista finora […].
Mi si pone l’interrogativo se la guerra non sia in ogni caso contraria all’etica. Non significa questo raggiungere un fine buono con mezzi cattivi? Se uno mi attacca e vuole annientarmi spiritualmente e fisicamente, io ho il diritto di difendermi per impedire questo crimine. I Polacchi insorgono, in questo caso si tratta di autodifesa. La guerra in questo caso è santa […].
Non so nemmeno io in che cosa ho speso il tempo. Leggevo i giornali. Per qualche tempo ho suonato il pianoforte, ma da quando sono impiegato alla “Croce Rossa”, ho smesso di suonare. Ho finito di leggere il Dim di Turgenjev e dall’insieme risulta che l’opera è di Turgenjev, ma, con tutta la sua bellezza, non può essere paragonata al Plemićko gnijezdo […].
Talvolta mi incontro con la ragazza. Mi rendo conto sempre di più che non è fatta per me. Ha delle buone qualità, ma non ha quello slancio spirituale, quella larga visuale del mondo che io cerco. Con Greta potevo leggere Schiller, discutere della storia e in genere di tutto, lei capiva tutto, anzi alcune cose conosceva meglio di me. Aveva letto molto ed era libera nel mondo. Sono poche le ragazze di questo tipo. Penso che il rapporto, se di rapporto si può parlare, si scioglierà pian piano. Cercavo la ragazza per parlarle, e quando ci incontravamo, parlavamo di cose insignificanti. Oggi dopo la Messa – nemmeno io so perché – mi disse che ho le gambe sottili come Šandor. Stranamente sciocco. Proprio non mi aspettavo da lei che cominciasse a parlare del corpo.
Le tentazioni mi attaccano tremendamente, però la preghiera mi sostiene. Nel santo dei santi (R. Tagore) – nel mio cuore, la fede è incrollabile. C’è dello scetticismo. La lotta è eterna. So di non essere perfetto, ma i peccati mi pungono, però non so quali sono. Nel momento in cui faccio del male, mi accorgo che è male, più tardi però dimentico e faccio lo stesso. Avessi qui un confessore intelligente per confidarmi ed essere compreso e avvertito! Cercherò di andare a confessarmi prima della partenza (all’Accademia militare) e a ricevere il Corpo quale conforto per la vita futura. […].
Martedì, 1 settembre 1914, ore 2 del pomeriggio.
Si sta combattendo una guerra tremenda. L’umanità non ha sperimentato una tale guerra. Si tratta dell’esistenza della monarchia. Le catene della Polonia e dell’Ucraina, pare, già si spezzino. O forse non è ancora venuto il tempo per questo. Torneremo un passo indietro nella storia? I Russi, speriamo, non vinceranno e non le terranno soggiogate. Altrimenti occorrerebbe ancora un secolo per liberarsene […].
11 settembre 1914.
Domani andrò nell’Accademia. Ho letto il Dim. Meraviglioso. Ho scritto qualcosa su questo. I Russi a Leopoli. La città di Belgrado è distrutta. Ho parlato con i feriti. La guerra è terribile […].
- Albert Bazala (1877-1947), filosofo croato, autore, tra l’altro, della prima Storia della filosofia in croato: Povijest filozofije, 3 voll., Zagreb 1906, 1909, 1912.
↩︎ - Silvije Strahimir Kranjčević (Senj 1865 – Sarajevo 1908), poeta croato. Fu alunno del Collegio Germanico-Ungarico di Roma, che lasciò, fu quindi insegnante a Mostar, Bijelina, Livno e direttore della Scuola commerciale a Sarajevo. Nella sua poesia predominano i motivi sociali, patriottici e filosofici.
↩︎ - Eugen Kumičić (1850-1904), scrittore croato di novelle, romanzi e drammi.
↩︎ - August Šenoa (1838-1881), poeta, critico letterario e teatrale, narratore e romanziere.
↩︎ - Osman – poema epico del poeta di Dubrovnik, Ivan Gundulić (1589-1638).
↩︎ - Josip Kozarac (1858-1906) e Ksaver Šandor Đalski (il vero nome Ljubo Babić) (1854-1935), scrittori croati; Laza Lazarević (1851-1890) e Janko Veselinović (1862-1905), scrittori serbi.
↩︎ - Nikola Šubić Zrinjski nel 1566 difese Siget (Szigetvár), a ovest di Pécz in Ungheria, dagli assalti di Solimano II.
↩︎ - Petar Zrinjski e Franjo Krsto Frankopan furono implicati nella congiura dei magnati ungheresi e croati contro Leopoldo I, in seguito alla pace di Vasvár fatta con la Porta dopo la vittoria di Montecuccoli presso San Gottardo (1E agosto 1664), pace che i congiurati considerarono un tradimento. Scoperta la congiura, il bano croato Petar Zrinjski e suo cognato Franjo Frankopan furono condannati a morte e giustiziati il 30 aprile 1671 a Wiener Neustadt. I loro resti mortali furono nel 1919 trasferiti a Zagreb e deposti nella cripta della cattedrale. – Fin dalla seconda metà del secolo XIX, ogni anno il giorno 30 aprile i Croati commemorano Zrinjski e Frankopan.
↩︎ - Vedi infra, nota 29.
↩︎ - Nella mitologia degli antichi Slavi, Crnobog (Crni bog = dio nero) era la più potente forza oscura in opposizione al Bijeli bog (dio bianco), Svetovid o Svantevid, dio del sole e della guerra, il cui culto era vivo soprattutto sull’isola di Rujan (Rügen). Cf. Leksikon Minerva, Zagreb 1936, coll. 233 e 1364.
↩︎ - Oskar Potiórek (1853-1933), generale austro-ungarico, governatore nella Bosnia ed Erzegovina.
↩︎ - Vedi Cap. II, nota 12.
↩︎ - Sokol (Falco), movimento per l’educazione fisica, morale e intellettuale del popolo, fondato da Miroslav Tyrš (1832-1884). Da Praga, dove fu fondata la prima organizzazione (1862), il movimento si difuse in altri paesi slavi. “Hrvatski sokol” (Sokol croato) fu fondato a Zagreb nel 1874. Fu liquidato nel 1929, in seguito alla legge con cui veniva istituito il “Sokol del regno di Jugoslavia”. Cf. Leksikon Minerva, Zagreb 1936, col. 1304 (Sokolstvo). Vedi infra, Cap.X Intr. e nota 1.
↩︎ - Era opinione diffusa che Francesco Ferdinando avrebbe risolto il problema dell’unificazione delle terre croate riordinando la Monarchia.
↩︎ - Cf. le annotazioni del Diario del 1, 3 e 4 maggio 1914, che riguardano la commemorazione dei Zrinjski e Frankopan del 30 aprile.
↩︎ - Bürger era il compagno di classe di Merz. Di lui il prof. Ljubomir Maraković ha lasciato scritto nel suo Diario, alla data 1 settembre 1914: «I signori amministratori (governanti) vogliono ad ogni costo lavare la propria coscienza nera con opere “eroiche”, incarcerando la gente per qualunque cosa. E mentre proviamo ribrezzo per l’inumanità dei Belgi e la ferocia dei Serbi – e con pieno diritto -, al tempo stesso qui i signori inquisitori mettono in ferri, stringendo finché le ossa cominciano a rompersi, gli studenti che non vogliono confessare – è da chiedere se essi stessi lo sappiano – ciò che gli inquisitori vogliono sapere. (…) Bürger, il nostro più dotato studente, nato stilista e un individuo originale, che ha unito in sé la convinzione cattolica (tra l’altro, ha scritto della s. Comunione quotidiana) con l’idea nazionalista Šjugoslava!Æ – una figura paradossale, ma per questo più degna di rispetto, poichè così giovane è così forte, e sopporta tutto per la propria convinzione – questo giovane perderà la vita: così malato allo stomaco e esaurito lo tengono ancora adesso in carcere e lo tormentano perché confessi una cosa che egli non può mai confessare, poiché non esiste: chi gli ha fatto accettare l’idea della Jugoslavia. Egli stesso è il suo campione per convinzione già dal tempo quando essa non esisteva nelle organizzazioni ecc. Questo giovane è un vero “eroe del nostro tempo”: per la sua convinzione cattolica è venuto in conflitto con il proprio padre e ha abbandonato la casa paterna per un anno intero, viveva a stento e soffriva, talvolta senza un soldo, ma non voleva cedere; e ora sopporta le pene per la sua convinzione politica e dicono che non ha tradito nessuno nemmeno con una parola, mentre i Serbi blaterano tutto il possibile e proprio vigliaccamente riversano la colpa su tutti, solo non su se stessi».
– Per il clima che regnava in Bosnia in quel tempo è significativa l’annotazione del Maraković del 2 settembre: «Eccomi nella terra dell’agitazione, e non dell’entusiasmo: Questo popolo non è buono per l’entusiasmo, perché non è portato dall’amore e dall’orgoglio: qui c’è solo l’odio. I musulmani vorrebbero saziarsi dei Serbi, i cattolici si struggono di gioia maligna, mentre i Serbi sono perfidi e sfacciati come prima, anzi, tenendo presenti le circostanze, ancora più impudenti. Genìa perfida, e che cosa vuoi; non si frenano nemmeno in questo tempo pericoloso, né rinunciano ai loro progetti perfidi: perfidia e ancora perfidia, che non conosce cose sacre. E anche questi che come leali e non pericolosi sono rimasti in libertà, non sono affatto migliori: neanch’essi distinguono più i confini del bene e del male, anch’essi presentano tutto in quella luce di irresponsabilità e di perfidia: l’uomo viene preso dalla rabbia e dal raccapriccio quando deve parlare con loro. Non li ho mai odiati, essi stessi però fanno spegnere ogni scintilla di simpatia nei propri riguardi».
↩︎ - Vedi infra, Cap. V, nota 24.
↩︎