Capitolo IX
A. Dal Diario di Ivan Merz: 7.XI.1920 – 4.XI.1921.
Parigi, 7.XI.1920.
Non è ancora cominciata la vita normale. […] Sono rimasti sorpresi che siamo arrivati. Mons. Baudrillart ci ha accolto bene, ma il console (jugoslavo) ha voluto quasi mandarci indietro, perché diceva che siamo seguaci di Carlo, perché ci hanno mandato i gesuiti. (Georgijević). Dopo penosa ricerca abbiamo trovato un qualche alloggio, ma il freddo è intenso, ed anche il cibo non è gradevole (la carne due volte al giorno), così che non abbiamo ancora potuto concentrarci.
Parigi, 16.XI.1920.
Nel Cercle Montalembert, il canonico Desgranges ha parlato della “Repartition proportionelle”. In alcune regioni vengono pagati gli insegnanti e mancano gli alunni, mentre le scuole cattoliche sono piene e non ricevono dallo Stato alcun sussidio, benché i cattolici paghino le tasse come gli altri. (Il canonico) Dice che i cattolici cominceranno la campagna per costringere lo Stato a sovvenzionare le scuole confessionali.
Penso che i Francesi attendono troppo dallo Stato e dal suo aiuto, invece di organizzarsi autonomamente senza riguardo allo Stato, centralizzare la stampa cattolica e unanimemente minacciare i radicali che non pagheranno le tasse se essi non saranno giusti.
Ho conosciuto un cattolico inglese. A giudicare da questo, pare che gli studenti inglesi siano educati ancor meno autonomamente dei francesi. Sono giovani bene educati, ma in essi non si rispecchia il Movimento cattolico. I sacerdoti pensano a loro e li guidano, ma finora non ho notato nulla del laicato cattolico che rappresenti il punto di vista della Chiesa nelle cose che non rientrano strettamente nella competenza del clero.
Il nostro Movimento cattolico è unico. Ogni membro è un’unità consapevole nel lavoro per la Chiesa. Solo bisogna adoperarsi affinché il legame con la Chiesa sia più forte, che oltre alla capacità e alla consapevolezza dei dirigenti ci sia in loro l’eroismo dell’umiltà e dell’ubbidienza.
Parigi, 1.XII.1920.
Oggi è stata una seduta burrascosa nella Conference Olivaint. La conferenza riguardava la questione irlandese. Il conferenziere ha descritto la storia sanguinosa dell’Irlanda durante otto secoli e le ultime lotte della “repubblica irlandese”. Quasi tutti hanno applaudito entusiasti per la libera Irlanda. Presto sorge la reazione affermando che gli Irlandesi non sono affatto un popolo ma una tribù come i Provenzali, che non hanno una repubblica e che inutilmente versano il loro sangue, perché tanto non possono vivere senza gli Inglesi. Altri sostenevano questo punto di vista, perché a causa dell’Irlanda non dobbiamo rompere con l’Inghilterra della quale ancora avremo bisogno contro la Germania. Un Irlandese, delegato della repubblica irlandese, ha pregato i Francesi di simpatizzare soltanto con il suo popolo che conta 25 milioni di appartenenti (in America e nelle colonie).
Gli studenti cattolici francesi, sotto l’aspetto politico, sono orientati in senso del tutto liberale. Essi creano le loro alleanze solo quando queste possono essere utili materialmente e per la gloria del popolo francese. Di qualche loro orientamento politico cristocentrico non se ne parla. Il Tedesco è loro nemico, anche se tutti i giorni andasse alla mensa del Signore…
Parigi, 22.XII.1920.
Nella “Conference Olivaint” c’è stata una conferenza sulla questione spagnola. E’ stata dedicata particolare attenzione all’odio franco-spagnolo. […] Il conferenziere (M. Dijon) ha bene messo in risalto i comuni interessi religiosi, ed è molto più vicino alla visione universale del cattolicesimo che non gli altri colleghi.
Parigi, 28.XII.1920.
Mahnić è morto. Non ho avuto la fortuna di vederlo in occasione del 70E compleanno né di fare la guardia presso il suo feretro. Mahnić è la figura più marcata nella storia jugoslava che conosco e per quanto ho potuto finora sapere della sua vita interiore, è il più vicino al santo della Chiesa cattolica. […]
Parigi, 20.I.1921.
Papà, dopo 20 anni, il 12.I. ha ricevuto la s. Comunione (per le Nozze d’argento). Le mie preghiere al Sacro Cuore di Gesù sono state esaudite. Nella lettera che mi ha scritto vedo un esempio tipico di conversione: la Grazia – il momento soprannaturale lo ha convertito. Ancora devo pensare alla mamma! Sacro Cuore, aiuta!
Parigi, 22.I.1921.
Presso la “Revue des jeunes” […] sig. Henri Ghéon ha letto alcuni brani dalle opere di Péguy, di cui era amico personale. Per la prima volta ecco ho conosciuto questo autore che è il prediletto della giovane Francia cattolica. […]
Ho fatto conoscenza con p. Sertillange.
24.I.1921.
Ho parlato a lungo con il sig. Bernoville, redattore, e gli ho sviluppato le nostre idee sulla letteratura cattolica e sull’Internazionale cattolica. E’ stato entusiasta e mi ha dato l’indirizzo di René Johannet e mi ha regalato il biglietto per le lezioni sulla letteratura cattolica.
I Portoghesi pure si interessano dell’Internazionale cattolica. Due sacerdoti chiedono che si istituisca l’Ufficio cattolico d’informazioni. In genere si sente che i popoli che hanno sofferto sentono il bisogno di appoggiarsi su un’organizzazione internazionale più di quelli che stanno bene.
28.I.1921.
Il sig. canonico Beaupin ha tenuto all’Institut Catholique la lezione sui “patronages”. Eccone le idee principali. Dopo la Rivoluzione francese, il sacerdote Allemand a Marsiglia e il sacerdote Chaminade a Bordeaux raccolgono e educano la gioventù. La seconda tappa dello sviluppo è in stretta relazione con Ozanam e i fratelli di s. Vincenzo, congregazione con voti, con la missione di educare i giovani. Tale ordine e il senso che i voti sono necessari per la continuità d’azione, potrebbe servire di orientamento per la nostra azione. I “patronages”, che finora si sviluppavano indipendentemente dal parroco, adesso passano lentamente nelle sue mani e sotto la gerarchia si procede all’organizzazione. Accanto ad ogni vescovo c’è il “Directeur des oeuvres” che è in qualche modo rappresentante o intermediario tra la gerarchia e questa azione unica. Il segreto del grande sviluppo dei “patronages” sono gli esercizi spirituali (retraites fermées), e di grande utilità sono gli esercizi spirituali per i giovani tra i 12 e 14 anni. Naturalmente tali esercizi sono adattati alla loro età. L’effetto che esercita la camera singola e la concentrazione interiore – come disse l’abbé Beaupin – è grande in queste giovani anime. Dopo gli esercizi, questi giovani di solito fanno una breve relazione sulle impressioni riportate. Una questione interessante anche per noi! I “patronages”, dunque, sono una forma educativa dei cattolici francesi e adesso da questi si sviluppano le scuole per apprendisti, dove oltre all’educazione religioso-morale ricevono una solida formazione professionale.
30.I.1921.
Ho preso parte all’ultima sessione del Congresso regionale dell’Association catholique française. Si è discusso sull’orientamento sociale tra gli operai, sulle organizzazioni agrarie, sui centri di studio e del movimento liturgico. Una corrente di vita penetra questa organizzazione e vi regna uno spirito meraviglioso. Tra i membri esiste un’armonia d’anime e nelle discussioni quasi non si nota la passione. Questa gioventù cattolica è più sociale di quella studentesca e ciò è stato notato da alcuni sacerdoti. Considerando questo enorme interesse della generazione cattolica per l’instaurazione di tutta la vita pubblica in Cristo, noto l’opera di una Energia che è ovunque attiva. Dovunque – in Austria, da noi e adesso anche qui – ho ammirato l’unità d’ispirazione dei movimenti cattolici di tutti i paesi. La miglior apologia dell’operare divino nell’umanità è quest’unico spirito che ispira i Movimenti cattolici del mondo. Questo capolavoro non può essere prodotto da nessuna forza umana, da nessun sistema filosofico. Questo è opera della Forza che è al di sopra di noi e che noi cerchiamo e desideriamo conoscere. Gli atei, gli internazionalisti e tutti i possibili teorici studino la storia della Chiesa e la sua attività di oggi, e vedranno che essa è l’unica che trascina avanti l’umanità.
Mi ha profondamente impressionato la preghiera. Dopo le discussioni, durante le quali si è trattato di tutte le necessità della vita pubblica, tutti si sono rivolti verso il Ss.mo Sacramento ed hanno cantato ad una voce “O salutaris hostia”, “Magnificat”, “Tantum ergo…” L’entusiastico canto è stato l’espressione artistica dell’unione delle loro anime: affermazione della fede nella Francia cattolica del 20. secolo. Infatti, i Francesi – almeno per quanto riguarda questi che ho ascoltato oggi – possono essere fieri del loro clero e della loro gioventù.
1.II.1921.
Leggo Bossuet e mi meraviglio che in lui (Sermon sur la mort) trovo quasi gli stessi pensieri come presso Pascal. […]
Considerando il secolo di Luigi XIV si vede che la sua grandezza non è nelle grandi opere d’arte, nella potenza dello Stato. Questi re, cardinali, tutta l’aristocrazia avevano in sé poco di cristianesimo, e questo secolo d’oro della cultura raffinata ha trovato i suoi critici nei rappresentanti della Chiesa: S. Vincenzo, Pascal, Bossuet ed altri, nell’epoca di questi pregiudizi feudali insistevano sulla grandezza della povertà, della sofferenza, dell’umiliazione. Che meravigliosa attività della Chiesa che in ogni epoca indica all’umanità il vero senso della vita!
Parigi, 12.II.1921.
Sofferenza spirituale, crisi quasi fino alla disperazione. Tutto a causa degli occhi. Già pensavo di dover interrompere gli studi – il pensiero ai genitori, ai nostri uomini, tutto mi tormentava. Grazie a Dio, la vista è alquanto migliorata, ma non è ancora escluso che non sarò anch’io tra quei milioni di uomini che soffrono per tutta la vita. Naturalmente preferirei soffrire direttamente per l’idea, ma Dio sa meglio che cosa sia più utile alla Chiesa e a me stesso. Se dunque tutti i progetti, tutto il mio lavoro finora svolto saranno apparentemente inutili, la Chiesa tuttavia crescerà e Cristo ritornerà. Un uomo in più o in meno – purché quest’uomo compia la volontà di Dio in tali momenti.
Sono bellissime le conferenze organizzate dalla rivista “Lettres”. Oggi ha parlato il sig. Storez, fondatore dell’Arche, sul tema : La cathédrale miroir du monde. […]
Gesù Cristo, ti prego di guarire i miei occhi!
Parigi, S. Giorgio (23.IV) 1921.
La mia sofferenza continua e perciò non ho scritto quasi niente. Quanto al tempo passato, ringrazio Gesù Cristo di aver potuto durante la Quaresima immergermi nel mare della sofferenza del Suo Cuore e di essere vissuto in così stretta unione con Lui. Tra parentesi, ho tradotto la Via Crucis di Paul Claudel e mi pare che ogni poeta cattolico dovrebbe scrivere una Via Crucis, affinché potessimo valutare la sua grandezza di uomo.
A causa di questa mia sofferenza degli occhi non ho potuto dedicarmi allo studio della letteratura cattolica come avrei voluto; e la lingua francese, che nel frattempo ho studiato, non l’ho imparata a causa della distrazione interiore. Cuore di Gesù, a Te consacro la mia vita: se è per la tua gloria che io soffra e così venga a Te sia fatta la tua volontà e Ti prego che nel tuo Regno con me siano anche i miei genitori.
Il lavoro della nostra associazione è prevalentemente giornalistico. Per iniziativa del rev. Kuhar abbiamo raccolto moltissimo materiale sul Kulturkampf nella Jugoslavia e su questo la “Libre Parole” del 4-7.IV.1921. ha pubblicato quattro articoli che hanno fatto rumore nel pubblico francese. La nostra Delegazione a Parigi è intervenuta presso il Governo francese perché sospenda questi articoli, e il Governo ha risposto: «Se negli articoli c’è qualcosa di non vero, smentitelo, e se quello è vero, essi hanno diritto di difendersi». Inoltre, “La Croix” del 21.IV. ha riportato un articolo sulla Jugoslavia e oggi la “Démocratie”. I cattolici francesi, dunque, ci difendono con tutte le forze.
Nei giorni 14-17 ho partecipato al Congresso dell’Union Catholique des études internationales, dove tra l’altro si è discusso dell’Irlanda. La posizione che i cattolici devono prendere – anche perché la maggioranza dei cattolici inglesi pensa così – è che all’Irlanda bisogna riconoscere il diritto di una nazione che, volendo essere libera, ha il diritto di liberarsi dal giogo dell’Inghilterra.
Tali riunioni sono comode perché in tal modo i cattolici di nazioni avversarie e di altre tendenze s’incontrano e creano una direttiva unitaria d’azione per il futuro. Pare però che non si possa parlare di un solido lavoro dei cattolici sul piano internazionale finché non sarà concesso ai Tedeschi il diritto di collaborare; mi sembra che il nostro Signore Dio in questo caso neghi la sua benedizione a tutte queste internazionali. Ritengo che per la realizzazione di una idea occorrono sacrifici, e la parola del nostro Signore Gesù Cristo “Fa che tutti siano una cosa, come il Padre e il Figlio sono una cosa sola” è così grande che sarebbe quasi necessario fondare una specie di ordine che si impegnasse a far amici i cattolici francesi con i cattolici tedeschi. Cuore di Gesù, benedici l’amore franco-tedesco.
Il 17.IV. ho tenuto il primo discorso francese nel Sindacato cattolico in via Cadet 5, a nome degli studenti stranieri, in cui ho sostenuto che le organizzazioni cattoliche confessionali sono quelle cellule dalle quali dovrebbe svilupparsi in futuro la “Respublica christiana”. Oggi è stata la festa dell’Association Catholique de la jeunesse française, nella quale Šćetinec ha presentato molto bene ai Francesi il nostro Movimento cattolico. […]
Mons. Baudrillart, dopo aver lodato la civiltà spagnola che ha diffuso il cattolicesimo e la cultura latina in America, chiede che i Francesi non devono gloriarsi troppo, ma che devono conoscere anche le altre nazioni. Racconta un caso vergognoso avvenuto alla Sorbona. Oggi il Presidente della Repubblica Cinese è stato dichiarato “Doctor honoris causa” della Sorbona. Durante questa cerimonia è stato sottolineato l’avvicinamento di queste due civiltà e, quale grandezza dell’Occidente, è stato celebrato Darwin, mentre i Cinesi hanno elogiato la superiorità della cultura orientale che è caratterizzata dal dominio dello spirito sul corpo. Così i professori alla Sorbona non hanno nemmeno menzionato il cristianesimo che ha segnato nel modo più marcato la civiltà occidentale. Nel discorso (Baudrillart) ha sottolineato la disapprovazione perché i Serbi vogliono soggiogare i Croati e la loro religione. […]
Parigi, 14.V.1921.
E’ stata bella la festa di S. Giovanna d’Arc ad Orleans. La cattedrale illuminata, il clero, l’esercito…Nella “Libre Parole” ci hanno accolto bene. Il nostro Governo ci cerca a causa degli articoli nella “Libre Parole” e ieri è stato da noi un conte Polocki, probabilmente per scoprire chi è l’autore degli articoli.
Toulouse, 27.VII.1921.
Nel treno Parigi-Bordeaux abbiamo incontrato due gesuiti-teologi oriundi del Canada. Hanno raccontato della fiorente vita religiosa in Canada, della grande fertilità della razza francese in Canada, ecc. A Bordeaux visitammo – Šćetinec, Gračanin ed io – la nave Aste e tutte le organizzazioni cattoliche possibili. Abbiamo assistito all’Avant-garde dei piccoli della gioventù cattolica francese. Dovunque si sente la vicinanza di Lourdes. Così uno di quei piccoli è guarito (aveva, mi pare, tubercolosi nella gamba) e adesso gioca al calcio. Sulla riva mi mostrarono una signora in bianco, guarita dallo stesso male. Per la prima volta ho visto l’Oceano azzurro le cui onde si scagliavano schiumando e gareggiando. Questa vita incessante, questo movimento immenso sembra immagine dello Spirito Santo, che è pure l’incessante, eterna, immensa e bella vita.
A Toulouse arrivammo di notte […]
Qui mi è particolarmente piaciuta la grande pesante e austera chiesa romanica di S. Sernin, dove si conserva la testa di S. Tommaso. […]
Semaine sociale: benché abbia carattere troppo specialistico, così che in verità non capisco niente, tuttavia l’impressione globale è magnifica. Vi sono presenti i dirigenti francesi e belgi. […] La miglior prova dell’atmosfera soprannaturale che vi regna dovunque è che il presidente del congresso quotidianamente riceve la S. Comunione.
Si discute dell’Injustice dans les rélations économiques e si esaminano in fondo le cause dell’ingiustizia sociale e si formulano le direttive per il lavoro sociale nel prossimo anno. Così la Semaine sociale ha acquistato il carattere di una università itinerante.
Tutto è centralizzato nell’Università cattolica, che è come dappertutto centro della vita cattolica di una città. Sono interessanti i pranzi nel parco dell’Università […] Secondo il costume francese si tengono lunghi brindisi in cui si incensano abbastanza i Francesi. Tra tutti, due sono stati i più interessanti: un semplice missionario francese dalla Cina si lamentava che la gioventù cinese che viene in Francia cade nelle mani dei protestanti o bolscevici. Pregava ardentemente la gioventù francese di prendersi cura dei Cinesi che vengono in Francia. Da tutto il suo discorso traspariva l’ispirazione della santità. Il père Rutten1 ha pregato i Francesi di prestare maggiore attenzione agli operai. Egli sosteneva che solo l’operaio può guadagnare un altro operaio. Ogni sacerdote deve educare alcuni operai, i quali poi propagheranno ulteriormente le idee del socialismo cristiano tra i loro compagni. Ha chiesto quindi che sia istituita la “presse catholique journalière et indépendante”, poiché l’operaio non può credere alla stampa cattolica se questa è borghese. Solo l’operaio sa indovinare il tono adatto all’operaio.
Toulouse, 29.VII.1921.
Abbiamo visitato a Parapan la scuola agraria, diretta dai gesuiti. Il loro scopo è quello di formare degli specialisti che con la loro autorità di specialisti lavoreranno per la ricristianizzazione della campagna francese. Vi si educano gli operai e gli ingegneri cristiani.
Toulouse, 30.VII.1921.
Ieri sera, nella sala dei Giacobini (già chiesa dei Domenicani) ha parlato in modo interessante il generale Castelnau. Particolarmente mi è piaciuto il suo modo semplice di presentarsi e il suo comportamento cristiano (perfino ha baciato l’anello al cardinale). Ha parlato dei sette vizi capitali e li ha applicati alla storia di diversi popoli. […] Nel suo discorso non c’era odio (che differenza dai generali austriaci che non sapevano parlare in quel tono davanti al popolo!).
Il sig. Las Casas ha riferito sulla vittoria delle idee sociali cristiane nel parlamento francese e alcuni progetti di legge, che sono stati studiati e presentati dai parlamentari cattolici, sono stati recepiti. E’ caratteristico per i cattolici francesi che essi amino il loro Stato e si rallegrino ad ogni suo successo come di un successo del popolo.
Una triste impressione mi ha fatto il discorso del cardinale pieno d’odio per i Tedeschi. O Dio, perdona a noi peccatori e suscita apostoli che si sacrificheranno per l’unità dei cristiani!
La relazione del sig. Goyau (letta da un professore di Lille) è stata meravigliosa: ha presentato il meraviglioso sistema della mistica cristiana sociale e la comunione dei santi. Ha mostrato tutta la poesia che si riflette dall’anima all’anima nelle tre parti della Chiesa.
Qui ho compreso la forza della preghiera cristiana. Mi hanno caricato del peso delle preghiere, da recitare a Lourdes per le persone più sconosciute, per il p. Desbuquois e l’Action populaire, perfino per una ignota carmelitana francese. Ho conosciuto anche il tipo della giovane cattolica francese (Mlles Fayol). Sono piene di zelo soprannaturale. Mi è difficile separarmi da gente così santa. Mi hanno rivelato che tra loro ci sono state anche delle Serbe che hanno simpatizzato per il cattolicesimo. Una certa Ruža Kuzmanović si è già convertita e intende fondare a Belgrado una clinica per bambini e chiamarvi le Figlie della Carità francesi.2 Sia lodato Dio e il suo santo nome!
Dal p. Bessières3 ho preso visione dell’Apostolato della preghiera ed egli mi ha spiegato la Crociata dei bambini. I bambini di sette anni cominciano con l’ascesi e con la propaganda cristiana tra i compagni. Un’opera grandiosa!
I Belgi mi hanno promesso di trovare per i nostri operai qualche posto nelle loro organizzazioni.
Parigi, 4 novembre 1921.
Ho assistito dalle Benedettine alla vestizione di una novizia. Liturgia maestosa che mi ha dato l’impressione che la giovane andasse sotto la ghigliottina, alla morte. Muore al mondo, diventa una corda che canterà per sempre la gloria di Dio. Brucierà come il fuoco ed entrerà come la vergine saggia con la lampada accesa nella dimora nuziale dello Sposo.
Sono schiavo di Dio. Il risultato della sofferenza (occhi) è che mi sono proposto delle direttive per la vita e tutti i giorni prego l’intero rosario. Se guariscono gli occhi e se finisco gli esami e se non si frapporranno degli ostacoli esterni, entrerò dai gesuiti (se mi accetteranno).
Bisogna dimenticare tutto il mondo e concentrare tutte le forze per Gesù. Dimenticare amici, progetti, tutto – scomparire dalla terra, bruciare per poter davvero entrare con il più grande numero di prossimi là dove ci attende il Padre, il Figlio, la Beata Vergine Maria nello Spirito Santo, Apostoli, Martiri. Angeli, Vergini, Tommaso, Mahnić, Rogulja, tutti quei mondi infiniti dell’Apocalisse.
Quando nell’antichità sacrificavano esseri umani (Ifigenia) per placare la Divinità, i presenti inorridivano. La giovane saggia benedettina entra nel carcere per non uscirne mai più. Ha varcato la prima soglia della morte, che conduce al cielo.
Le antiche cerimonie pagane presentivano grandi misteri, solo il cristianesimo li ha esplicitati.
La figlia del generale abbandona il mondo (vestita come la bianca sposa) per non sprofondare(?). (La sua vita sarà) Il digiuno, mangiare stando in piedi, alzarsi nella notte buia, nella stanza fredda. Caricare le spalle della croce affinché la Babilonia pagana – migliaia di prostitute e di uomini dissoluti – si salvi.
Dio, sei grande tu che alle anime piccole infondi la forza soprannaturale e disonori gli scienziati, accademici, politici che fanno grandi discorsi e non sono disposti a rinunciare minimamente alla propria comodità.
Sì, il grano deve essere gettato in terra e lì deve morire, se vuole portare frutto.
Regina delle vergini, versa l’olio della santità nella sua anima e nel suo corpo. Il profuno della vittima che brucia riempia la terra dei suoi vapori.
Oggi l’uomo deve leggere una biblioteca e gli uomini non sanno che la Chiesa possiede la poesia drammatica più bella di tutti i possibili Sofocle e Shakespeare.
La cerimonia oltre alla bellezza del testo ha questo vantaggio rispetto alla poesia drammatica profana, in quanto questa finge qualcosa del passato, mentre noi nella liturgia assistiamo al dramma stesso.
Oh, come sono grandi le anime che rinunciano del tutto alla vita! Il seme di Adamo ha peccato non volendo ubbidire a Dio, è diventato schiavo del corpo che è sotto l’uomo. Solo l’umiltà ristabilisce l’ordine sconvolto: non cercare nulla per se stesso, annientare in sé tutto ciò che separa da Dio, sforzarsi di dimenticarsi completamente costituisce il contrappeso al peccato di Adamo che ha voluto diventare come Dio.
Oh, è molto triste la vita umana! Quante centinaia di migliaia di vergini, belle, sane, sagge hanno abbandonato la vita, la felicità, i parenti, per murarsi nei monasteri perché il loro nome scompaia. Anch’oggi la figlia del generale ha lasciato come centinaia di migliaia il proprio padre più volte decorato, per non uscire mai dalle mura di rue Monsieur.
Che cosa pensava? Il mistero della vita doveva lungamente tormentarla. Alla fine ha visto che la cosa migliore, essendo questa vita solo un preludio, sta nel cominciare quanto prima, anche se con molta sofferenza, quella vita che dura in eterno. A casa non vedeva l’ora di cominciare la regolare vita religiosa, perché tutti i possibili affari la distoglievano da questa. Varcando oggi la soglia del monastero, che cosa pensava? Che ora davvero comincerà la vera preparazione all’altra vita. Non ha avuto timore di potersi abituare alla vita monastica e che questa diventi un’abitudine? Oh sì, ella dovrà con tutti i mezzi destare se stessa, per essere sempre pronta alla venuta dello Sposo. Questa vita dovrà diventarle così poco cara da desiderare il momento di varcare la seconda soglia, che conduce al monastero del Cielo.
Dio ci conceda che l’esilio in cui viviamo scompaia.
- P. G. Ceslas Rutten O.P., promotore dei primi sindacati cristiani in Belgio. ↩︎
- Questa signorina è rimasta in contatto epistolare con Ivan Merz, al quale confidava le sue difficoltà personali e ansie spirituali, pregandolo per l’aiuto. Dopo la morte di Ivan arrivò una lettera raccomandata da Leysin (Svizzera), scritta il 20 maggio 1928 dalla sig.na Kuzmanović, gravemente malata, la quale chiedeva: «Perché questo silenzio? Perché non risponde? Non sa che Lei è l’unico a cui posso confidarmi in questo mondo e che può consolarmi con la parola di Dio?» I genitori di Ivan pregarono il dr. Kniewald di rispondere. Seguì la lettera di condoglianze del 29 maggio, nella quale la Kuzmanović confessava: «In lui io perdo l’unica guida che avevo in patria nelle questioni religiose; ma egli mi aiuterà anche dal cielo, lo spero fermamente». Il 2 luglio il dr. Kniewald le scrisse ancora, ma la lettera tornò indietro con l’annotazione: Décédé. Kniewald, Ivan Merz, Zagreb 1964 (dattiloscritto), p. 306s. ↩︎
- P. Albert Bessières, S.J., Directeur de la Revue Hostia, rédacteur aux Etudes, aux Lettres, au Bulletin des Professeurs Catholiques. ↩︎