C a p i t o l o  XIII

Introduzione

            Nei precedenti due capitoli abbiamo ricostruito la controversia tra la Lega delle Aquile e il Seniorato; in questo capitolo cerchiamo di completare il quadro facendo vedere soprattutto il ruolo di Ivan Merz nell’attuazione dell’Azione Cattolica in Croazia. Così si conoscerà meglio la sua competenza in materia, il tatto nell’affrontare problemi delicati, la sua devozione alla Gerarchia ecclesiastica e in genere lo spirito che lo animava, come anche la stima e la fiducia che i Vescovi avevano per lui.

            Dopo la Conferenza Episcopale dell’ottobre del 1926 era venuto il tempo perché i vescovi si impegnassero più a fondo nell’attuare coerentemen­te, sul piano nazionale, le direttive della Santa Sede sull’Azione Cattolica. Il “Katolički List” num. 42, del 22 ottobre 1926, accennando alle conclusioni della Conferenza Episcopale, riferiva che era stato fatto il progetto per l’A.C. ed erano stati composti gli statuti che sarebbero stati stampati e inviati ai vescovi.[1]

            Furono infatti stampati a Đakovo: Pravila Katoličkog Narodnog Saveza (Statuti della Giunta Nazionale Cattolica) e Poslovnik Katoličkog Narodnog Saveza (Regolamen­to della Giunta Nazionale Cattolica). In fondo a questi testi si legge: «Dalla Conferenza dell’Episco­pato cattolico. A Zagreb, 20 ottobre 1926. Presidente: Dr. Antun Bauer, arciv. di Zagreb».

            Il 9 febbraio 1927, l’arcivescovo Bauer convocò i funzionari del “Hrvatski Katolički Narodni Savez” (HKNS),[2]  il rev.do Vladimir Kerdić  e il dr. Velimir Deželić jr., e alla presenza del vescovo Akšamović comunicò loro che, in ossequio alle decisioni della Conferenza Episcopale del 1925 e 1926, doveva aver inizio l’attuazione dell’Azione Cattolica. In concreto, lo HKNS andava trasformato in Centrale diocesana dell’A.C. per l’arcidiocesi di Zagreb, cambiando però gli Statuti, e precisamente adottando quelli stampati a Đakovo.

            Questi documenti, e più precisamente il Regolamento, furono oggetto di parecchie critiche dell’arcivesco­vo Šarić e di Ivan Merz, i quali fecero pervenire le loro osservazioni al vescovo Akšamović (cf. infra, 1).

            Il 17 marzo 1927, i delegati delle diocesi di Zagreb, Đakovo e Split, dove già era stato fondato il “Katolički Narodni Savez” (Giunta diocesana), elessero un Comitato preparatorio per la fondazione della Centrale del “Katolički Narodni Savez” (= Giunta Centrale dell’Azione Cattolica), con il dr. Stjepan Markulin presidente e il dr. Ivan Rogić segretario.

            Il dr. Rogić, che era autore del Regolamento, il 30 marzo, rispondendo ad una lettera di Merz, gli comunicava che «il Comitato preparatorio ha accettato il mio Regolamento come base di discussione. In questi giorni esso sarà spedito a tutte le Giunte diocesane fondate perché lo studino e completino».[3] Il 26 aprile il Comitato fece pervenire ai vescovi una sua relazione da discutere a Subotica, in occasione dell’incontro dei vescovi per la consacrazione di mons. Lajčo Budanović, amministratore apostolico di Bačka e Banat (1 maggio 1927); ma questa discussione non ebbe luogo.[4]

            Per accelerare l’esame del progettato Regolamento dell’A.C., fu indetta una riunione dei delegati delle Giunte diocesane esistenti, delle Centrali delle organizzazioni culturali-educative e degli Ordinari nelle cui diocesi non c’era ancora la Giunta diocesana­. Questo “Consiglio Informativo dell’A.C.” (Informativno vijeće), nei giorni 5 e 6 ottobre 1927 discusse del Regolamento e della relazione tra le singole Centrali culturali-educative e l’Azione Cattolica. Furono presi in esame i singoli articoli del Regolamento del KNS. Durante le discussioni  – che V. Deželić definisce «faticose e sottili» – «apparve che esistono due pareri opposti sulle “Centrali” e sui “Distretti diocesani” e le “Giunte diocesane”». Il dr. Rogić sosteneva la formulazione del testo stampato del Regolamento, mentre il dr. Protulipac, nella relazione del dr. Rogić sul Regolamento vedeva la tendenza di indebolire l’unità dello HOS, in quanto, secondo la concezione di A.C. adottata nel Regolamento, la Centrale di una organizzazio­ne come quella dello HOS, avrebbe avuto potere sui propri Distretti nelle singole diocesi solo nella misura in cui gli stessi Distretti glielo avessero delegato. Era questa l’idea del Seniorato – che per le Giunte diocesane rivendicava una larga autonomia -, fatta passare da Rogić nel Regolamento­.[5]

            Per sollecitazione dei vescovi Akšamović e Bonefačić e con l’autorizzazio­ne dell’arcivescovo Bauer, lo stesso 6 ottobre 1927 fu tenuta anche l’assemblea costituente della Centrale del “Katolički Narodni Savez” (Giunta Centrale dell’Azione Cattolica), durante la quale fu accolto il Regolamento del 20 ottobre 1926, alquanto modificato. Siccome il dr. Protulipac e don Ante Radić (quest’ultimo fu molto attivo nelle discussioni del “Consiglio Informativo”) avevano chiesto che fossero riveduti altri articoli ancora, il che non fu recepito dalla maggioranza, essi presentarono un votum separato, appellandosi alla Conferenza Episcopale.

            Nella Conferenza Episcopale, che ebbe luogo a Zagreb dall’11 al 18 ottobre 1927, l’Azione Cattolica fu uno degli argomenti principali della discussione. Il relatore era il vescovo Akšamović. Durante la Conferenza fu approvato il testo, ulteriormente riveduto dai Vescovi, del Poslovnik Katoličkog Narodnog Saveza (Regolamen­to della Giunta Nazionale Cattolica (Giunta Centrale dell’A. C.)) (14 ottobre 1927) e dei Pravila Središnjega Katoličkog Narodnog Savez (Statuti della Giunta Centrale Nazionale Cattolica) (18 ottobre) (cf. infra, 1 intr.).

            Dopo aver studiato minuziosamente questi nuovi testi, i dirigenti dello HOS si allarmarono assai; intrapresero quindi una serie di passi presso i singoli vescovi, al fine di far cambiare ciò che a loro parere poteva avere delle conseguenze negative per il funzionamento dell’organiz­zazio­ne delle Aquile. In concreto, occorreva garantire alla Centrale dell’organiz­zazione il potere sui singoli distretti diocesani e anche sulle singole associazioni. L’Azione Cattolica non doveva toccare la disciplina interna delle singole organizzazioni, bensì coordinare sul piano nazionale, diocesano e parrocchiale l’attività esterna delle varie organizzazioni. Molto inchiostro fu sparso sull’argomento, alla fine lo HOS riuscì a salvare l’ordinamento centralistico dell’organiz­zazione quale era stato approvato dall’Episco­pato nel gennaio del 1924.

            Bisogna rilevare che non tutti i Vescovi erano ugualmente addentro nei problemi collegati con l’attuazione dell’Azione Cattolica, per cui non erano in grado di rendersi immediatamente conto di tutte le implicazioni di certe norme così come erano state formulate nel Regolamento dell’A.C. D’altra parte, le circostanze politico-religiose non erano uguali in tutte le regioni; diversa ad es. era la situazione della Chiesa in Erzegovina rispetto alla situazione della Dalmazia o di Zagreb. In questo contesto era quasi inevitabile che la Lega Croata delle Aquile, nel suo lavoro di organizzazione tendente ad introdurre un ordinamento uniforme in tutte le diocesi, incontrasse talvolta delle difficoltà impreviste.

            Il fatto, poi, che l’Episcopato non era unanime faceva il buon giuoco del Seniorato di Zagreb che non mancava di rilevare, anche pubblicamente – senza informarsene adeguata­men­te -, i presunti “conflitti” della Lega delle Aquile con alcuni Ordinari, in concreto con quelli di Split e di Mostar. La documentazione a nostra disposizione prova però, che in questi casi nessuna scorrettezza era imputabile ai dirigenti dello HOS, molto meno a Ivan Merz, il quale cercava sempre di appianare le difficoltà, chiarendo i malintesi – perché di malintesi si trattava -, e a tal fine veniva anche incaricato dalla Presidenza dello HOS. Egli difatti era la persona più idonea per tali compiti, grazie al modo umile e rispettoso con cui rispondeva alle obiezioni, ma anche alla stima generale di cui godeva presso i Vescovi.

            Petar Grgec il 23 novembre 1926, dopo la Conferenza Episcopale che aveva chiesto la modifica degli Statuti del Seniorato, annotò nel diario: «Nelle nostre (dei seniori) file regna una grave crisi. Non abbiamo nemmeno un vescovo che ci difenda, mentre non ci sopportano il dr. Ivan Šarić, il dr. Jerolim Mileta e il dr. Antun Akšamović. Il dr. Protulipac, dr. Merz e Ilija Jakovljević bombardano i vescovi con accuse contro di noi…». La verità è che il vescovo di Split, mons. Kvirin Klement Bonefačić, era favorevole al Seniorato, anzi – nonostante l’invito della Conferenza Episcopale al Seniorato di modificare gli Statuti, per poter far parte dell’Azione Cattolica – riteneva che al Seniorato spettasse un posto privilegiato.[6]

 Anche nella Curia di Zagreb il Seniorato aveva il suo “protettore”. Infatti, alle riunioni del Comitato direttivo del Seniorato era presente, come rappresen­tante dell’arcive­scovo Bauer, il suo segretario dr. Antun Slamić, senior, che era pure segretario della Conferenza Episcopale. Di lui, che certamente esercitava influenza sull’arcivesco­vo Bauer, nella documentazione ci sono poche tracce, ma tutte nel solco del Seniorato.[7] Anche il vescovo di Križevci, Dionizije Njaradi, era un senior.[8] Dalla parte del Seniorato stava pure il vescovo di Mostar, Alojzije Mišić.[9] Tutto questo va tenuto presente per poter comprendere il contenuto dei documenti che riportiamo.

            I documenti riportati in questo Capitolo li abbiamo sistemati in tre gruppi: quelli che direttamente trattano dell’ordinamento giuridico dell’Azione Cattolica (I), quelli riguardanti il “caso” di Mostar (II) e, a parte, quelli relativi al “caso” di Split (III).


  [1] E’ curioso che il giorno stesso in cui uscì il “Kat. List”, il dr. Kniewald, registrando questa notizia nel diario, p. 191, commentò: “Qui qualcosa non è in ordine” (“Nešto tu nije u redu”).

    [2] Su HKNS vedi sopra, Cap. X, nota 15. A proposito del nome “Hrvatski Katolički Narodni Savez” (= Giunta Nazionale Cattolica Croata), l’arcivescovo Šarić, nella lettera a Merz del 5.II.1926, osservava: «Non mi piace che nel HKNS venga messo l’accento su N. Noi vogliamo K. Non Azione Nazionale, bensì Azione Cattolica! Inoltre quello N è un nostro grave errore. L’A.C. in Croazia è croata, in Slovenia è slovena, in Serbia è serba» (Arch. Merz, F53 – 25). Per comprendere questa osservazione, bisogna tener conto che quando fu costituito il HKNS (1913), l’aggettivo “Nazionale” si riferiva alla sola Croazia, mentre in seguito esso aveva assunto il significato di “Jugoslavo”.

    [3] L’autografo della lettera di Rogić si trova nell’Arch. Merz, F38 – 22.

    [4] In una lettera ai vescovi, del 5 maggio 1927, lo HOS contestava l’affermazione, contenuta nella Relazione del Comitato preparatorio, secondo cui “gli statuti di Đakovo” sarebbero stati approvati dai Vescovi; essi infatti non sarebbero mai stati “pienamente (del tutto) approvati, avendo alcuni ill.mi Ordinari mandato delle osservazioni che sono state ignorate” (Arch. Merz, F7 – 9). – Di ritorno da Subotica, l’arcivescovo Šarić il 12.V.1927 scriveva a Merz: «A Subotica non si è discusso dell’Azione Cattolica. Lo hanno voluto fare, ma io ho indirizzato tale questione al plenum dell’Episcopato. E’ un bene che io sia stato a Subotica. Ho notato una gran fretta a proposito dell’Azione Cattolica, e precisamente da quell’altra parte (Seniorato). E’ meglio procedere lentamente, ma solidamente» (Arch. Merz, F53 – 6). –  Sulla stessa linea era il vescovo Mileta nella sua lettera all’arcivescovo Bauer, del 12 giugno 1927 (v. sopra, Cap. XII, 20).

    [5] Cf. Verbale della seduta del Consiglio Informativo dell’A.C. del 6 ottobre 1927, dalle ore 10-12.45 (copia in Arch. Merz, F7 – 19); Appunti sul cambiamento degli Statuti e del Regolamento dello HOS (ivi, F35 – 43).

    [6] Mons. Bonefačić (nato a Baška, Krk, nel 1870, ord. sac. nel 1894), dopo aver ottenuto il dottorato in teologia all’università di Vienna, per sei anni fu segretario del vescovo Mahnić. Dal 1904 al 1919 fu parroco a Mali Lošinj. Sotto l’occupazione italiana dovette lasciare la parrocchia e fu anche confinato a Baška. Dal 1923 al 1954 fu vescovo di Split. Morì a Baška nel 1956. – Il sac. Ante Braškić, parroco di Vranjic (Split), attivo nell’organizzazione delle Aquile, nel riferire al dr. Protulipac dell’incontro avuto, insieme con il p. Petar Perica S.I, con il vescovo Bonefačić, scriveva il 9 nov. 1926: «Egli (il vescovo) è molto entusiasta del Seniorato, perché ciò che certi individui hanno fatto in modo non corretto non può essere ascritto al Seniorato. Secondo il suo parere, il Seniorato deve avere una posizione eccezionale nell’Azione Cattolica e può rimanere nella sua struttura attuale, cioè quando agisce nell’Azione Cattolica è apolitico, e quando (agisce) come Seniorato nella sua forma precedente, può agire come finora» (v. infra, 22). Il vescovo si sarebbe espresso così l’8 novembre 1926, dunque nemmeno tre settimane dopo l’invito della Conferenza Episcopale al Seniorato di modificare i suoi Statuti. – Di questa posizione del vescovo Bonefačić in merito al Seniorato, Protulipac e Merz scrissero al vescovo Akšamović il 17 nov. 1926, rilevando “il grande pericolo per il prestigio dell’Episcopato se diventa pubblica la discordia dell’Episcopato nell’attuazione delle decisioni comuni»; perciò pregavano il vescovo di Đakovo di mettersi in contatto con quello di Split, per fargli presente la necessità che la funzione delle Giunte diocesane sia concepita nello stesso modo in tutte le diocesi. (Arch. Merz, F50 – 2). – Il vescovo Bonefačić poi si espose apertamente a favore del Seniorato in occasione del raduno delle Aquile a Sarajevo, nell’agosto del 1927 (cf. sopra, Cap. XII Intr. 8, e doc. 24).

    [7] Cf. Cap. XI, Introd., al 20 giugno e 10 luglio 1926. Si veda anche l’accenno di Kniewald al ruolo di Slamić, Cap. XI, nota 41. Eloquente in merito è anche la lettera che Merz scrisse al vescovo Srebrnić il 1 febbraio 1928: «L’ecc.mo Bauer ci ha accolto completamente debole e sfinito. Appena ricordava alcune cose. In quest’ultimo tempo pare che la memoria lo abbandoni. Al rev.mo Beluhan e a me è proprio dispiaciuto di essere andati da lui, perché ciò l’ha agitato e più volte sua Eccellenza ci ha detto di lasciarlo in pace. Ovviamente non abbiamo nemmeno tentato di esporre alcun argomento: già prima ci aveva detto di sistemare tutto con l’ill.mo Akšamović, e adesso che l’abbiamo fatto, si danno nuovi ordini, ignorando l’ill.mo Akšamović. La cosa è difficile in quanto noi sappiamo che dietro a questi ordini stanno il dr. Slamić, il dr. Bakšić, in una parola il Seniorato. – Lei, Illustrissimo, ha detto bene che il Signore ci ha mandato una prova – in verità tutto ciò è una prova. Nei giorni passati il Distretto studentesco delle Aquile di Mahnić (MĐOO) ha ricevuto dall’ecc.mo Bauer una ammonizione perché non accoglie il rev.do Hren come conviene ad una organizzazione cattolica. Mi creda, Illustrissimo, io ho assistito alle riunioni del MĐOO quando era presente il rev.do Hren, e sono convinto che sempre è stato accolto con il massimo rispetto…» (copia in Arch. Merz, F51 – 19). Sul caso del rev.do Hren v. infra, 3.

    [8] Già alla fine del 1922 Kniewald scriveva nel diario, p. 168: «Il vescovo Njaradi stesso è un senior e pienamente dipende dal dr. Šimrak e da P. Jesih. In essi ha piena fiducia e per lui è meritorio ciò che essi dicono. Spesso ho parlato con lui, sono stato anche suo ospite a Križevci. Qui non si può cambiare nulla». 

    [9] Cf. la lettera di Petar Čule a Ivan Merz, infra, 18.