Ad II Interr.: «Mi chiamo P. Ambroz Vlahov, francescano conventuale, abitante a Zagreb, Pavleka Miškine 31, nel convento dei Conventuali. Sono nato a Šepurina, diocesi di Šibenik, il 1 dicembre 1895. Ho 78 anni. Non sono legato al Servo di Dio da vincoli di parentela, bensì sono stato suo collaboratore nell’Azione Cattolica».

          Ad III interr.: «Ho visto il dr. Ivan Merz nel 1919 [leggi 1920] nel raduno di Maribor. Questo è stato il mio primo incontro con gli operatori dell’Azione Cattolica. Tutti in quel raduno mi hanno entusiasmato. Ivan Merz era uno di quegli intellettuali e mi ha fatto impressione come anche gli altri di quel gruppo di intellettuali. Da allora ho collaborato strettamente nell’Azione Cattolica, particolarmente nel movimento di Mahnić».

          Ad IV interr.: «Il 15 dicembre 1920 fui trasferito a Zagreb come cappellano della parrocchia di Sv. Blaž (S. Biagio); era il giorno dei funerali del vescovo Mahnić. Allora son venuto in contatto con il cappellano Nikola Borić, il quale mi ha suggerito di entrare nel Seniorato cattolico. Io conoscevo e stimavo gli uomini del Seniorato, non mi fu quindi difficile rispondere all’invito; un giorno sottoscrissi il giuramento prescritto e fui accolto tra i Seniori. Lì ho incontrato il dr. Ivan Merz. Ciò avvenne nei locali del “casino” di Kaptol. Qui mi incontravo spesso con il dr. Ivan Merz; egli era presidente dell’associazione dei giovani, ed io ero guida dei piccoli “Giovani eroi” per tutto il paese. Come membri del Seniorato, ogni giovedì avevamo riunioni comuni ufficiali e consultazioni. Non evitavo mai il dr. Merz, anzi ero in continuo contatto con lui come collaboratore. Nelle riunioni egli era più calmo e riservato, ma ha sempre partecipato ai dibattiti. Da principio mi era un po’ problematico perché egli era più riservato nelle riunioni».

          Ad V interr.: «Sono stato con il dr.  Merz nel Consiglio della Lega delle Aquile. Abbiamo avuto riunioni e intese in merito all’Organizzazione. In questi successivi incontri ho cominciato a rendermi conto che egli era un uomo di Dio, che pensava e viveva nello spirito ecclesiastico, che desiderava formare e allargare l’organizzazione cattolica nello spirito dei documenti pontifici che conosceva perfettamente, e che di queste cose parlava anche nelle riunioni delle organizzazioni femminili. Dava l’impressione di serietà, e mi ha fatto effetto di un santo. Per quanto ricordo, non so se abbia mai scherzato. Conversava seriamente, ma non ha mai rimproverato coloro che erano di carattere vivace e scherzoso. Ricordo che nel suo parlare e nelle conferenze era chiaro, accessibile a tutti, senza parole straniere, parlava con scioltezza davanti a grandi e a piccoli gruppi. Tra tanti dirigenti più forti dell’Azione Cattolica avvertivo che il dr. Merz era come l’anima di tutto questo movimento».

          Ad VI interr.: «Dio ci guardi!» [= Niente affatto].

          Ad VII interr.: «Dio ci guardi!»

          Ad VIII interr.: «Ho sentito parlare di lui, ma niente contro i suoi costumi, onestà e fede, bensì delle cose dell’organizzazione. Nella nostra organizzazione [delle Aquile] tutti ne parlavano nel miglior modo, ed io lo stimavo come un uomo santo. Così penso ancor oggi. Ritengo che abbiano avuto ragione coloro che di lui hanno pensato bene e lo hanno ammirato».

          Ad IX interr.: «Io non ho scritto niente della sua vita, ma dopo la sua morte ho tenuto conferenze su di lui e le sue virtù. Ho letto tutto quello che si scriveva di lui e che mi è stato accessibile: libri, riviste, biografie, articoli ecc. Penso che tutto è stato scritto nel rispetto della verità e criticamente».

          Ad X interr.: «Penso che il Servo di Dio con la sua fede, le sue virtù, la santità di vita abbia superato tutti i nostri grandi uomini. Lo dico basandomi sulla mia personale esperienza e convivenza con lui. Io stesso venero molto il Servo di Dio e mi raccomando alla sua intercessione. Anche agli altri raccomandavo per iscritto e nel confessionale di informarsi sulla sua vita e di implorarne l’intercessio­ne».

          Ad XI interr.: «Come già dissi, non ho mai sentito qualcuno attaccare la sua personale fede, le virtù e l’onestà. Ripeto che nelle discussioni sulle questioni dell’organizzazione ci sono state anche delle voci contrarie e critiche».

          Ad XII interr.: «Fino a tutt’oggi non ho sentito niente contro la santità del dr. Ivan Merz».

          Ad XIII interr.: «Il Servo di Dio, per quanto ricordo, non era un uomo faceto e pronto a ridere, era però sereno e di buon umore nella conversazione. Non era però critico nei riguardi di chi fosse più gioviale».

          Ad XIV interr.: «Non ricordo che il Servo di Dio avesse qualcosa che allontanasse la gente, era attraente agli adulti e ai giovani, uomini e donne, e ai bambini, sapeva adattarsi ai professori e ai bambini. Ne è testimonianza anche il suo successo nel movimento dei giovani. Verso le persone dell’altro sesso era sempre fine e signorile, desiderava però che fosse presente un altro uomo quando si trovava in compagnia delle donne».

          Esame sugli Articoli.

          Ad art. 1: «Non so altro che quello che si trova nelle biografie».

          Ad art. 2: «Non so nulla di particolare, non ho mai parlato con il Servo di Dio della sua giovinezza».

          Ad art. 3. 4. et 5.: «Non ho nulla di particolare da dire».

          Ad art. 6: «Ivan era fisicamente prestante e bene sviluppato».

          Ad art. 7-11: «Nulla di particolare da dire».

          Ad art. 12: «Mi era chiaro che il dr. Maraković aveva esercitato su di lui un influsso positivo».

          Ad art. 13: «Nulla».

          Ad art. 14: «Sono convinto che Ivan sotto ogni aspetto era un intellettuale al di sopra della media».

          Ad art. 15-20: «Non ho nulla di particolare da dire».

          Ad art. 21-2: «Niente di particolare che non si trovi nelle biografie».

          Ad art. 28: «Non ho nulla da dire».        

          Ad art. 29: «Ci era noto che Ivan aveva studiato filosofia e teologia dal P. Alfirević».

          Ad art. 30: «Niente».

          Ad art. 31: «Per esperienza diretta avuta nei quasi quotidiani incontri con lui so che egli era un uomo di grande ordine e di intenso lavoro. Ciò faceva un’ottima impressione a me e a tutti noi».

          Ad art. 32: «A noi tutti era nota la sua cultura generale. Ci impressionava soprattutto la sua cultura cattolica-ecclesiastica».

          Ad art. 33: «Sono convinto che il proposito di Ivan “Sarò un correttore nelle organizzazioni cattoliche” non scaturiva dalla presunzione bensì dall’amore per la causa cattolica».

          Ad art. 34-35: «Sono profondamente convinto che grazie allo studio dei documenti pontifici Ivan Merz ha introdotto le idee sull’A.C. nel movimento giovanile croato (Lega croata delle Aquile). Conoscevamo quasi a memoria il suo Libro d’oro, lo studiavamo nelle nostre riunioni e secondo questo ordinavamo la nostra vita cristiana, specialmente riguardo alla Ss.ma Eucaristia e la nostra condotta reciproca. Questo libro ci orientava anche riguardo alle altre organizzazioni cattoliche e ci dava un indirizzo giusto».

          Ad art. 36: «Non ho nulla da dire».

          Ad art. 37: «Sono sicuro che la sua vita era più ordinata di quella di molti religiosi, perciò, pur prendendo la morte con tutta la serietà, non ne aveva paura perché era pronto alla morte».

          Ad art. 38-39: «A Zagreb abbiamo sentito la morte di Ivan Merz come una grande perdita, come se fosse morto il vescovo o qualcuno più in alto. L’iscrizione sulla sua tomba risponde alla figura (del Servo di Dio) come noi l’abbiamo conosciuta».

          Ad art. 44-48: «Tutto ciò mi è noto dalla biografia. Non l’ho mai sentito parlare della propria infanzia o giovinezza».

          Ad art. 49: «Nella difesa della fede Ivan era molto deciso, ciò si è visto soprattutto nella lotta con i Vetero-cattolici, che ho potuto seguire personalmente come teste».

          Ad art. 50-51: «Non so altro che quello che si trova nella biografia».

          Ad art. 52: «Ivan considerava tutto sub specie aeternitatis. Metteva tutto in questa luce».

          Ad art. 53-56: «Ho sentito parlare che Ivan tutti i giorni faceva la Via Crucis o un’ora di adorazione eucaristica, alternativamente. L’ho sentito dal P. Foretić [S.I.]. In occasione delle nostre escursioni, raduni o pellegrinaggi Ivan non tralasciava mai la s. Comunione. Il suo esempio – di un santo che assiste alla Messa e riceve la Comunione – esercitava un influsso straordinario sui giovani, ed anche su di me e su tutti gli altri. Per la giovane generazione era particolarmente efficace la divisa: Sacrificio, Eucaristia, Apostolato. La gioventù si comunicava regolarmente almeno una volta al mese. Egli si toglieva il cappello quando passava davanti ad una chiesa, anche se distante».

          Ad art. 57-60: «Quasi sempre teneva la mano destra nella tasca in cui aveva la corona. Ha tenuto parecchie conferenze sulla Madonna di Lourdes, con diapositive. Nel 1923 ha organizzato una processione con candele in onore della Madonna di Lourdes».

          Ad art. 61-71: «Dopo l’Eucaristia, la santa Chiesa, il Santo Padre, i Vescovi, il lavoro nella Chiesa – questo era per lui la cosa più importante nella vita. Son convinto che Ivan più di tutti ha portato l’amore alla Chiesa nel nostro Movimento cattolico. Di questo si è detto e scritto molto. So che studiava attentamente le encicliche del Santo Padre e che è stato l’ideatore della celebrazione della Giornata del Papa, alla quale ha preso parte tutta la Zagabria cattolica. Nei pellegrinaggi a Roma è stato straordinariamente felice e servizievole verso tutti. Sono rimasto particolarmente impressionato dalla sua condotta durante il pellegrinaggio a Roma delle nostre Aquile (ramo femminile) nel 1926, quando a Ljubljana, a Venezia, a Firenze e a Roma ci furono delle difficoltà per il trasporto e la sistemazione. Fu soprattutto Ivan a sacrificarsi perché tutto finisse bene, e quando nella (tarda) notte aveva sistemato tutto, ha recitato il rosario e poi è andato a riposare.

          Ha considerato come una conferma papale del nostro lavoro le allocuzioni del Santo Padre alla nostra gioventù. Sono stato molto bene impressionato dalla sua profonda venerazione per i Vescovi; egli desiderava far tutto secondo le loro direttive. Rispettava molto i nostri sacerdoti cattolici e non li ha mai criticato in pubblico, benché non ci mancassero critiche. Io personalmente sentivo che egli mi rispettava come sacerdote di Dio. Non ho mai avuto motivo per contrastarlo nelle sue esposizioni».

          Ad art. 72-87: «Ho assistito alle conferenze del dr. Merz sulla vita liturgica. Si notava che parlava di cuore e per esperienza. Egli viveva tutto questo. Il resto mi è noto dalle biografie».

          Ad art. 80-89: «Ogniqualvolta ci trovavamo nelle difficoltà, Ivan stesso pregava molto e ci esortava alla preghiera, convinto che con Dio la cosa sarebbe finita bene. Non l’ho mai sentito lamentarsi particolaremente della sua malattia. Spesso incoraggiava i membri del Movimento ad avere fiducia in Dio. Specialmente nei momenti critici per il nostro Movimento cattolico ha mostrato la fiducia in Dio e la fortezza d’animo».

          Ad art. 88-91: «Sono convinto che tutta la sua vita nel nostro Movimento è stata una lotta contro il peccato. Amava le virtù soprannaturali: la preghiera, la purezza… In riparazione degli oltraggi dei Vetero-cattolici nella chiesa di Stenjevac ha organizzato l’adorazione eucaristica».

          Ad art. 92-101: «Ha tenuto delle conferenze ed ha organizzato un aiuto spirituale per le missioni cattoliche. Ha disposto che nel movimento delle Aquile sia designato un anno come “anno delle missioni”. Verso tutti gli avversari è stato buono, perdonando di cuore. Ripeto che nell’organizzazione egli ha agito sempre in modo conciliante. E’ noto il suo amore spirituale verso la nostra giovane generazione».

          Ad art. 102-105: «Non ha mai desiderato male ad altri; per quanto mi consta, voleva bene a tutti. Ha tenuto delle conferenze sulle Conferenze di S. Vincenzo e sul lavoro per i poveri. Si parlava come egli aiutava i poveri; più che materialmente, egli aiutava con la finezza del suo cuore. Egli trattava il più umile come le persone più distinte. Dai contributi mensili dei membri dell’organizzazione aiutavamo i poveri».

          Ad art. 106-118 (de prudentia): «Sono convinto che l’indole naturale di Ivan costituiva un ottimo fondamento della virtù della prudenza. Lo sentivano tutti e perciò egli era amato. Il suo giudizio sugli uomini, gli eventi, la Chiesa, e poi, da noi, sul Seniorato, le Aquile, i Vescovi, i sacerdoti, era ponderato, come colui che è straordinariamente innamorato della verità e della giustizia. Sentivamo che egli non era precipitoso nelle sue decisioni. Non lasciava al caso le cose, lavorava e pregava molto, sapendo di aver ragione. Sono convinto che il buono spirito della gioventù delle Aquile e dei Crociati era il frutto della prudenza di Ivan. E’ vero quanto è detto nell’art. 114, in particolare che nelle associazioni si insegnava il catechismo e si interrogava sulla materia. Si facevano anche concorsi. Posso testimoniare ch’egli sapeva formare i suoi collaboratori in una élite dello spirito. Non soltanto promuoveva la ginnastica, bensì egli stesso volentieri si vestiva da Aquila. Io stesso lo consultavo spesso sia nelle questioni dell’organizzazione sia in altre. Tutta la sua vita spirituale era del tutto naturale, nient’affatto affettata.

          Ad art. 119-124 (de iustitia): «Sono stato (ospite) nella famiglia di Ivan e ho visto come i suoi rapporti con i genitori, e viceversa, erano all’altezza. Amava il popolo croato, portava il tricolore ed ha lavorato per il popolo, specialmente per la gioventù. Se pensava di aver esagerato in qualche cosa, sapeva ritrattare. Considerava l’ingiustizia un peccato».

          Ad art. 125-129 (de temperantia): «Era noto che tutti i giorni faceva ginnastica, come pure sapevamo che conduceva una vita abbastanza austera. Lo ammiravamo perché, pur essendo collerico era straordinariamente mite. Era molto semplice nel modo di vestirsi e nella vita».

          Ad art. 130-138 (de castitate): «Nelle relazioni con il mondo femminile era fine e affabile, ma sempre misurato e mai troppo vicino. Educava sempre le giovani per qualcosa di grande e nobile. Quando si trattava di decidere sulla uniforme delle Aquile, cercò che tutto fosse modesto e decente. Era sempre contrario al ballo nell’organizzazione, e questa presa di posizione si è mantenuta. La sua andatura, il comportamento, la recita … rivelavano che era un sant’uomo. Se qualcuno era un santo, lo era lui».

          Ad art. 139-141: «Nella sua vita e condotta spiccava l’umiltà. E’ interessante, ad esempio, che egli non compariva sulla scena per la Giornata del Papa o in altre grandi occasioni, sebbene egli fosse l’iniziatore della manifestazione. Non si esaltava sopra gli altri. Sosteneva la tesi di piena ubbidienza alla legittima autorità della Chiesa. La Chiesa per lui era la norma di vita».

          Ad art. 142-152: «Il suo studio ordinario e straordinario, e particolarmente la sua attività testimoniano che egli era un’anima grande e forte. Era noto a tutti che, oltre agli studi ordinari, egli aveva studiato anche teologia. Con tutte le forze ha cercato di introdurre in tutte le associazioni delle Aquile, maschili e femminili, gli esercizi spirituali annui. Lo ammiravamo per la fortezza con cui sopportava tutti gli attacchi degli avversari e per la calma con cui reagiva. Né il falso carrierismo né il desiderio delle ricchezze od onori potevano distoglierlo dalla sua via. Si può tranquillamente affermare ciò che è detto nell’art. 152, cioè che le sue virtù erano al di sopra della media».

          Ad art. 153-156: «Dichiaro che già durante la vita del dr. Ivan Merz molti di noi lo consideravamo un sant’uomo. In tal senso sapevano pronunziarsi i parroci presso i quali egli radunava le Aquile. Lo confermavano i membri dell’organizzazione. Sarei felice se si riuscisse ad avere le testimonianze sulla santità di Ivan dalle centinaia di luoghi ed associazioni che lo hanno ascoltato. Sono convinto che la fama della sua santità non è scomparsa fino ad oggi. Che cosa abbiano pensato della sua santità i suoi avversari, non lo saprei dire».

          Ad art. 157-159: «Vorrei infine dire che sarebbe molto utile esaminare il più grande numero possibile dei testi che lo hanno conosciuto. Penso che essi confermerebbero la mia deposizione».