Ad II interr.: «Dr. Ladislav Vlašić, primario. (Abitante in) Osijek, Vlahovića 10. Nato il 17 gennaio 1900 a Banja Luka. Romano-cattolico, sposato. Non sono legato da vincoli di parentela con il Servo di Dio».

          Ad III interr.: «Prima di conoscerlo ho sentito parlare di lui. Egli mi ha aiutato perché potessi andare agli studi a Vienna nel 1919. Dopo un anno Ivan è andato a Parigi, lasciando a me la sua stanza a Vienna. Prima l’ho conosciuto di fama e leggendo le cartoline che scriveva a mia sorella».[1]

          Ad IV interr.: «Per un anno, durante gli studi a Vienna, sono stato spesso con lui. Lo incontravo nell’organizzazione e fuori, al passeggio e nelle conversazioni. Più tardi, nel 1926 l’ho incontrato ancora a Zagreb».

          Ad V interr.: «L’ho conosciuto dunque a Vienna».

          Ad VI interr.: «No». 

          Ad VII interr.: «No».

          Ad VIII interr.: «Mille volte ho sentito parlare di Ivan. Parlavano di lui con sincerità e correttezza».

          Ad IX interr.: «Ho letto quasi tutto quello che è stato finora scritto di Ivan. Personalmen­te ho parlato di lui nella chiesa dei Cappuccini a Osijek, il 14 maggio 1972. Ho scritto un articolo su Ivan nel “Bollettino del dr. Ivan Merz”».

          Ad X interr.: «Se c’è un santo, allora lo è Ivan. E’ una meraviglia d’uomo. Personalmen­te lo venero, e nella stanza ho una sua placca (con immagine?)».

          Ad XI interr.: «Si parlava così al tempo delle lotte tra gli appartenenti al “Domagoj” e le Aquile, dopo non più. Dopo la morte tutti lo venerava­no».

          Ad XII interr.: «No».

          Ad XIII interr.: «Era un uomo gradevole, sereno, ma non sfrenato. Molto fine, gentile».

          Ad XIV interr.: «Tutto (soltanto) positivo. Non mi risulta che a qualcuno sia stato pesante; lo rispettavo molto e lo rispetto tuttora».

          Agli Articoli ha risposto:

          Ad art. 1: «Bisogna correggere le notizie sul padre di Ivan: il suo impiego era di carattere militare, egli quindi era un impiegato militare».

          Ad art. 2: «Niente di particolare».

          Ad art. 3: «Io frequentavo l’asilo delle Suore di Carità di S. Vincenzo (Milosrdnice), e Ivan, come figlio di una famiglia tedesca ricca, andava dalle Suore del Preziosissimo Sangue di Gesù, che erano tedesche».

          Ad art. 4: «Niente di particolare».

          Ad art. 5: «La miopia non ha alcun legame con la sinusite ecc. e con la morte».

          Ad art. 6: «La professoressa Latas, ortodossa, si scrive con una t».

          Ad art. 7. «Niente».

          Ad art. 8: «Non è esatto ingegnere Božo, bensì ing. Vlado Jović».

          Ad art. 9-11: «Niente di particolare».

          Ad art. 12: «Il dr. Ljubo Maraković, da personalità cattolica ben formata ha influito maggiormente sulla formazione di Ivan».

          Ad art. 13: «Il Congresso eucaristico è stato nel 1912 (correggere)».

          Ad art. 14-21: «Niente di particolare. Correggere: Maslovare».

          Ad art. 22: «Ivan ha abitato a Vienna presso la signora Pyzinski, e dopo di lui vi ho abitato io».

          Ad art. 23: «Sono del parere che Avelin Ćepulić era un uomo straordinario e pio. Ivan e lui si completavano in modo eccellente, perché erano di indole alquanto opposta».

          Ad art. 24-36: «Niente».

          Ad art. 37: «Prima di morire Ivan ha raccomandato a sua madre di prendere Avelin per figlio».

          Ad art. 38-43: «Confermo tutto questo, ma non ho altri particolari da aggiungere».

          Ad art. 44-52: «Ivan Merz aveva una grande e viva fede, la più grande che un laico possa avere. Durante gli studi a Vienna, mentre eravamo insieme egli era straordinario e non si poteva essere migliore e più assiduo di lui. Spesso teneva delle conferenze. Il suo interesse era rivolto alle cose religiose».

          Ad art. 53-54: «Niente di particolare».

          Ad art. 55-56: «Non ho nulla da aggiungere».

          Ad art. 57-60: «Non ho nulla da aggiungere».

          Ad art. 61-71: «Sono convinto che era straordinaria la sua devozione alla Chiesa, al Papa, alle encicliche e direttive (della Chiesa). Era il più devoto alla Chiesa e al Papa. Era un uomo maturo e prudente».

          Ad art. 72-77: «La sua vita liturgica è stata determinata da ciò che ha ricevuto a St. Gabriel».

          Ad art. 78-79: «Non ho nulla da aggiungere».

          Ad art. 80-87: «Ritengo che Ivan Merz, al tempo della nostra conoscenza durante gli studi, era uomo di grande fiducia in Dio».

          Ad art. 88-91: «Niente di particolare da aggiungere».

          Ad art. 92-101: «Ivan volentieri distribuiva ciò che aveva. Già da studente, pur avendo poco aiutava qualche povero, nascondendo che io non lo vedessi».

          Ad art. 102-105: «Non ho nulla da aggiungere, mi risulta però che dava molto ai poveri».

          Ad art. 106-118: «Ivan era straordinariamente prudente, calmo e serio. Questo è da attribuire alla sua personalità cristiana sviluppata, e non al sangue. L’influenza della famiglia andava in senso opposto, e non potevano immaginare un Ivan di questo genere».

          Ad art. 119-124: «Ivan era sinceramente pio, giusto. Non l’ho mai sentito condannare qualcuno personalmente».

          Ad art. 125-141: «All’art. 130 rilevo: Sono convinto e l’ho detto anche nella conferenza, che la grandezza del dr. Merz, tra tanti grandi uomini cattolici croati, sta nella purezza di coscienza e di cuore che irradiava da lui. Ivan non è mai stato tronfio, superbo. Era un uomo naturale. Qualunque epiteto gli si dia, la realtà in lui era superiore».

          Ad art. 142-152: «Ivan attingeva la sua forza vitale nella fede, nella preghiera, nell’Eucari­stia. La sua vita era nella preghiera e nella fortezza».

          Ad art. 153-160: «Sebbene la mia conoscenza di Ivan risalga al tempo del nostro soggiorno a Vienna, sono convinto ohe dopo egli si sia incessan­temente sviluppato fino a divenire un uomo e cristiano ancor più grandioso. Intendo anch’io raccomandare ad altri di venerare ancor di più il dr. Ivan Merz. Desidero che quanto prima sia dichiarato santo».


[1] La sorella del dr. Vlašić è Vikta che Merz ricorda più volte nel Diario; v. 17 agosto 1915 e 28 febbraio 1916.